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Credo che il vero problema sia il fatto che parlare di professionismo nell'atletica (almeno italiana) non ha proprio senso. Seppure ci siano atleti che riescono a (soprav)vivere per qualche anno grazie alle proprie qualità sportive, non vedo come possano resistere al fascino del prosciutto di turno, specialmente se qualche organizzatore mette in palio qualcosa di meglio dell'insaccato.
Non credo che a gare di questo tipo capiterà mai di vedere Meucci (forse l'unico atleta italiano che si può definire professionista), però il discorso andrebbe strettamente limitato a pochi nomi.
Se poi si parla di buon gusto, la materia diventa estremamente opinabile e non mi avventuro in alcuna valutazione.