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Non mi stupisco della “fonte” citata dal sig. Romiti, che non fa altro che confermare il chiaro schieramento ideologico in cui si colloca. Evidentemente sfugge un dato non secondario: il metodo scientifico vive di ipotesi verificabili e falsificabili, non di dibattiti televisivi, polemiche politiche, fazioni quasi calcistiche per l’uno o per l’altro. Per questo ho invitato il sig. Romiti a consultare le fonti scientifiche (non giornalistiche) dal lui stesso invocate, sulle quali lo stesso prof. Clementi (insieme agli altri 9 illustri ed esperti della materia) lontano dai riflettori e dalle telecamere, con la misura di uno scienziato anziché gli eccessi di un opinionista, ha affermato “Una possibile ipotesi di lavoro, sostenuta dalla nostra osservazione, da confermare in studi più ampi, è che le misure del lockdown e del distanziamento sociale abbiano prodotto un doppio effetto sulla popolazione. Da un lato, hanno ridotto il numero degli infetti. Dall’altro, i nuovi casi di infezioni risultano caratterizzati da una carica virale inferiore come conseguenza del distanziamento sociale, delle misure igieniche, e del diffuso uso delle mascherine e dispositivi di protezione, così come suggerito dalle nostre rilevazioni e da altri studi recenti. In assenza di conferme molecolari sulla mutazione genetica del virus nel senso di una inferiore aggressività nella nostra area geografica [...]” (traduzione mia, della pubblicazione scientifica già citata nel mio precedente commento). Valga lo stesso ragionamento sul dibattito in campo giuridico, molto ampio, articolato e ricco, cioè tutto il contrario delle affermazioni spavalde di chi, ignorando la complessità del tema, si limita a brandire a proprio sostegno le opinioni più favorevoli.
Purtroppo di questi tempi in cui tutti pavoneggiano conoscenze riciclate, l’umiltà di fronte al sapere e alla complessità del reale è virtù ormai caduta in disgrazia.