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Mag 03, 2018 Ettore “Compa” Comparelli 3085volte

La leggenda dei fratelli Bagài e della Fata Turchina

Ettore Comparelli - Dani Ettore Comparelli - Dani Foto di Ettore Comparelli

Bagài,
conosco Simone Leo da qualche anno; è uno “malà in da la crapa” che le 100 km le fa come corto in preparazione di … Da quando partecipo alle Parkrun ci incrociamo spesso a La42 Runstation; una mattina mi chiese “Compa, saresti interessato ad entrare nello staff della UMS?”; io sciagurato risposi di sì.
La UMS è una gara di corsa di 285km non stop da fare in 48h che parte dalla Darsena di Milano e arriva a “toccare l’acqua” del mare di Sanremo; è organizzata da Impossible Target del Presidente Giacomo Lopopolo, un mio ex collega che ho sempre considerato una persona seria ma … mi sbagliavo, è della stessa pasta di Simone.
Si corre in semi-autosufficienza con 4 check point intermedi: Casteggio al km 53, Ovada al km 123, poi si scavalca il Turchino, e a Voltri, km 167, si vede il mare; infine Borghetto Santo Spirito al km 224 per arrivare a Sanremo sulla spiaggia del Pesce Innamorato; si passa sotto il gonfiabile e si tocca l’acqua del mare. Nei 4 CP ci sono dei cancelli orari e si può mangiare, fare la doccia, cambiarsi, stendersi su una brandina.
E’ fortemente consigliato avere un equipaggio di assistenti al seguito, ma 5 concorrenti erano in completa autonomia; lungo tutto il percorso è garantita assistenza sanitaria da uno staff della CRI di Genova con due ambulanze ed un pickup coordinati da Andrea Migone. Gli atleti sono equipaggiati con un tracker gps; un’applicazione permette a direzione corsa e assistenti di monitorare costantemente la posizione di tutti gli atleti (in realtà qualche tracker non ha funzionato perfettamente fino alla fine!)
Gli atleti hanno una traccia del percorso sia con gps che su carta; gli incroci ed i punti critici sono stati anche marcati con frecce UMS di vernice fluo; qualcuno ha sbagliato percorso ma è stato recuperato e rimesso in pista.
La consegna dei pettorali è avvenuta venerdì pomeriggio nella suggestiva cornice della Sala Appiani in Arena; lì sono entrato ufficialmente a far parte delle Giubbe Rosse o Red Jackets e ho gestito i drop bags dei 5 concorrenti senza assistenti che hanno consegnato le borse coi cambi per i vari CP; tra questi uno scricciolo di donna mi ha consegnato degli zaini che pesavano più di lei!
59 gli iscritti provenienti da 15 paesi diversi (Italia, Portogallo, Usa, Russia, Repubblica Ceca, Argentina, Indonesia, Svezia, Francia, Svizzera, Moldavia, Francia, Grecia, Finlandia e Spagna) + 7 staffette di 5 concorrenti. 53 gli atleti che hanno ritirato il pettorale.
In Arena comincio a capire che sto entrando in contatto con un mondo fatto di personaggi particolari, un po' strani (vùn cal pensa de fa 285 km de cùrsa l’ha de vès per forsa un po' foèra de cò), ma ricchi di umanità e con un cuore grande e coraggioso. Alcuni li conosco di vista; con altri ho partecipato alla 10 maratone in 10 giorni al Lago d’Orta, alcuni sono amici: la mia “Heidi” Francesca, il Marziano Ruggiero, Mirela&Mirko, Sara “occhiblù”, Daniele “Barbanera” di cui ho condiviso il progetto “acquista 1km” a favore di una favela brasiliana.
Le Giubbe Rosse sono divise in Team: due Team strada, 4 team di gestione CP, il Team arrivo, e sono agli ordini dittatoriali del Direttore di gara Herr Simone “Quello che dico io … si fa!”; io sono nel Team Tarabelloni con Aldo e Anna al CP di Voltri.
Alla partenza in Darsena l’atmosfera è frizzante; carichiamo il camion e le macchine e siamo pronti; il mio Team parte prima dello start per raggiungere la prima postazione da controllare a Binasco; poi proseguiamo per Pavia per presidiare un rondò; passano tutti, ognuno col proprio passo; faccio il tifo a tutti dal primo all’ultimo. Facciamo spesa e pipì all’Esselunga e mangiamo dei tramezzini; poi facciamo da scopa seguendo gli ultimi che sono Michelangelo, l’ultrabarba napoletano che ha problemi di respirazione e deve fermarsi ogni tanto, e lo staffettista Ercole che fa parte della squadra più singolare di tutte: i Feel Free che corrono a piedi nudi e/o in infradito! Ercole è a piedi nudi e ha grosse difficoltà nei tratti sterrati e sull’asfalto “sbriciolato”; facciamo l’elastico e lo seguiamo; ci fermiamo dopo il ponte sul Po e un motociclista ci grida “Uè, ghè drè rivà vùn ca l’ha perdù i scarp el cùr in pè per tèra!”.
Al CP di Casteggio, Ercole arriva qualche minuto fuori tempo massimo, ma nella fascia di tolleranza e dà il cambio a Paola, una cavallona con una chioma leonina e due gambe kilometriche che corre in infradito e fa girare la testa a tutti i passanti.
Mangiamo un piatto di pasta e ripartiamo, passando il servizio scopa ad altro team; pattugliamo il percorso avanti e indietro nel centro di Voghera; poi proseguiamo per presidiare un incrocio a Tortona; diamo un occhio alle tracce e vediamo che il numero 21 ha sbagliato percorso qualche km prima della nostra postazione; Anna lo chiama e lo ferma “Veniamo a prenderti”. E’ un atleta senza assistenza; lo riportiamo sul percorso. Intanto chiama Der Kommandant “Abbiamo un’emergenza; venite subito al Cp di Ovada”.
A Ovada, oltre al Cp della Ums c’è anche la partenza di una gara nella gara, la mini-ultra di 45km denominata Ultra del Turchino con circa 70 iscritti. Il percorso coincide col tratto Ovada-Voltri della Ums con scollinamento del Passo del Turchino. Il Cp di Ovada non è presso una sede Cri, ma sul piazzale di una bellissima gelateria in posizione panoramica sul torrente Orba.
Il presidio e la gestione dei ristori della UdT doveva essere di competenza di un gruppo di volontari locali che però all’ultimo momento hanno bidonato senza avvertire … Simone&Giacomo non hanno avuto altra alternativa che affidarsi alle loro Giubbe Rosse. All’arrivo di Ovada vengo ingaggiato per gestire uno dei ristori sulla strada; Anna avanza una timida protesta “Ma in due al Cp di Voltri saremo in difficoltà” ma viene subito rassicurata da Giacomo “Non ti preoccupare. Udt parte a mezzanotte; all’una e mezza al massimo ti riporto il Compa al Cp”. Con queste parole “profetiche” ha inizio la mia avventura della lunga notte sul Turchino.
Mi mangio un buon gelato e mi siedo sotto la veranda della gelateria; riposo un po' mentre mancano due ore alla partenza; arrivano i vari atleti, quasi tutti locali. Corrono anche Ilaria&Toma mentre Lucia farà il servizio scopa. Non conosco nessuno a parte le due Coccia: l’Alessia da Novara e la Sara Valdo (in lingua venessiàna coccia el xè el feminile de coach par indicar una alenadòra putèla) e la Sara dagli occhi belli è l’allenatrice di Davide Gallina che è in gara sulla Ums ma, tanto per non perdere l’abitudine, approfitta per farsi una “corsetta”.
A mezzanotte in punto scatta la gara; dopo circa 7 km lungo le vie del centro di Ovada, gli atleti imboccheranno la strada del passo per scollinare ed arrivare a Voltri sul mare. Tempo massimo 9 ore con navetta di rientro in due orari diversi.
Dopo 5’ salgo sull’auto di Giacomo insieme a Iulius che scende al primo ristoro; al secondo scendo io con tavolino, acqua, bicchieri e biscotti. “Torno giù da Iulius e appena sono passati tutti ti vengo a prendere e ti porto a Voltri”. Sono a Rossiglione al km 19 circa della gara, da solo, seduto sul muretto di gelido cemento del marciapiede; mezzanotte è passata da 20’, le case sono tutte buie e fa un freddo cane! Preparo qualche bicchiere, mangio due biscotti; i primi arriveranno tra 1h e mezza circa; dallo zainetto tiro fuori un libro ed inizio a leggere ma fa troppo freddo; cammino su e giù; ogni tanto passa una macchina e mi strombazza; arrivano 4 sbarbatelli simpatici con un sorrisetto di pietoso compatimento “Ma cosa fai qua? Una corsa? Ma dai? Ma da dove arrivano? Quando? Posso mangiare un biscotto?”. Rimangono qualche minuto e se ne vanno ridacchiando.  Passa una macchina dei caramba, mi guardano, vanno avanti, girano e tornano indietro “Buonasera! Come mai è qua? Una corsa? Da dove? Fino a che ora pensa di rimanere qua? Sa, noi siamo di pattuglia e dobbiamo sapere cosa succede. Buonanotte e buon lavoro”.
Arrivano i primi, veloci, sudati, con le lucette in testa sembrano delle lucciole; bevono un goccio e vanno; butto i bicchieri usati nel cassonetto; ne preparo altri; dalla casa di fronte esce un signore di una certa età, vestito di tutto punto e viene verso di me; temo che sia incazzato per il casino che facciamo ma è solo un curioso che non ha sonno e tanta voglia di chiacchierare “Due gare? Ma dai? C’è gente che è partita a piedi da Milano e arriva fino a Sanremo? Belìn, ma ce n’è bene di gente fuori di testa, con rispetto parlando neh!” 
Mi raggiungono Giacomo e Iulius; mi danno una mano e poi ripartono “Fra un po' arriva Sabrina, smontate il tavolino e lo caricate in auto con quello che avanza e poi ti porta a Voltri”; “Sabrina? Sabrina chi?” “Quella ragazza alta che era con noi a Ovada con un X3” “Cùsa l’è un X3?”
Intanto gli atleti passano, arrivano anche gli ultimi scortati da Lucia e il suo moroso e se ne vanno. Per un momento temo di dover passare la notte su un marciapiede del Turchino, ma poi arriva la salvezza; da una carrozza trainata da 180 cavalli scende Sabrina, la mia Fata Turchina; carichiamo tavolo e avanzi e si riparte; scopro così che il compito di Sabrina è di ritirare i tavoli di tutti i ristori fino a Mele per poi riportarli a Ovada. Davanti alla stazione di Campo Ligure liberiamo i volontari che se ne vanno e subentriamo; arrivano tutti alla spicciolata e … nasce la leggenda dei gemelli Compa “Belìn! Ma sai che al ristoro di sotto ci stava uno uguale spiccicato a te?” “Ma quello che stava di sotto era il tuo gemello?”
Passa Lucia, carichiamo il tavolo e via verso il prossimo ristoro su un tornante della discesa; Sabrina mi chiede se voglio andare via coi volontari; “Sì e lascio la Fata Turchina qua da sola in mezzo ai monti?”. C’è una bella luna, ma il freddo è pungente; restiamo in auto e scendiamo ogni volta che vediamo spuntare una lucina. “Belìn” ma allora è un vizio, ma quanti gemelli che ci hai?” “Ancora tu! Ma non dovevamo vederci più?”. Si ride, si scherza, si carica, si riparte. Al ristoro di Mele s’è fatto chiaro, è ormai l’alba; siamo in un centro abitato e Sabrina mi dice che, dovendo tornare a Ovada (e dopo a casa a Pavia a caricare la famiglia per venire in Liguria) è meglio se io proseguo coi volontari così le risparmio di farla venire fino a Voltri e ritorno. Mi piange il cuore a lasciarla da sola, ma capisco che è meglio così per entrambi. E poi … la lascio in compagnia dei miei gemelli! Grazie Fata Turchina!!!
E così raggiungo il mio Team alla sede Cri di Voltri; sono quasi le 7,00; mi stendo vestito di tutto punto su una brandina, ma le chiacchiere, la luce, l’adrenalina della nottata … non riesco a chiudere occhio. Torno di là con Aldo e Anna; vado al bar a prendere un caffè e faccio colazione con la focaccia di Voltri, una vera delizia. Gli arrivi si susseguono uno dopo l’altro; qualcuno si stende, si cambia, mangia la pasta, manda la crew a fare la spesa, riparte. La Feltrin gareggia senza crew; viaggia con in spalla uno zaino da 5kg e un marsupio davanti di 2 kg. “Antonella, guarda che sei la prima donna?”  -“Ma dai! E le americane?” - “Una è ritirata e l’altra in ritardo; tieni duro e la vittoria sarà tua” - “Ma dai! Non ci credo”. Dal computer della Cri monitoriamo gli arrivi. Arriva un bimbetto “Il mio papà sta arrivando. Mi fai vedere dov’è? E mi fai vedere dove sono i primi? Ma secondo te il mio papà fa ancora in tempo a prenderli tutti?”
Alla fine della messa ci fa visita anche il Parroco che vuole sapere come va la gara, dove sono gli atleti, se ci sono tanti ritirati; mi informo sugli orari e ci sarà una messa alle 11,00 lì a due passi; chiedo ai miei soci di poter partecipare; nel frattempo al nostro team si è aggiunta Angela. Arriva anche Barbanera con la sua numerosissima banda dell’Escape Team. A mezzogiorno sbaracchiamo, puliamo, sistemiamo e siamo pronti per ripartire per Sanremo. Al Cp di Voltri, km 167 il numero di ritiri è davvero molto basso.
Siamo stanchi morti e abbiamo del tempo libero prima di raggiungere Sanremo; vorremmo fermarci su una spiaggia a dormire, ma i tentativi di trovare un parcheggio falliscono miseramente e allora via in autostrada per Sanremo. Ci addormentiamo tutti; per fortuna Aldo l’autista è una roccia e resiste.
A Sanremo in spiaggia partecipiamo alla festa dei primi arrivi; la prima staffetta è ligure con un nome che è tutto un programma “Belìn che team”. Il vincitore è un giovane russo; Igor ha 30 anni e chiude in meno di 30h; al secondo posto il portoghese Joao, vincitore delle ultime 3 edizioni, secondo pur con un tempo migliore degli anni precedenti.
Grande festa per loro in una spiaggia calda e affollata. Arrivano anche le altre staffette; abbiamo il tempo per mangiare una pizza prima che arrivi la staffetta “barefoot” di Feel Free; scopro che il terzo componente è l’amico Road Simone Bianchi, che corre sempre in infradito, presente all’arrivo con moglie e i due vivacissimi bimbi. Purtroppo poco prima del loro arrivo il tempo si guasta; piove e un vento fortissimo sradica i gonfiabili che dobbiamo recuperare al volo.
Il forte temporale in serata e nelle prime ore della notte mette a dura prova tutti i concorrenti, ma soprattutto quelli senza crew; il freddo e il vento hanno falcidiato quelli senza auto di appoggio e indumenti di ricambio a portata di mano; l’indonesiano Wijaya si è ritirato; il suo equipaggio non lo ha raggiunto perché, sbarcati a Malpensa, hanno ritirato l’auto a noleggio, ma preso la prima rotonda contromano … La Feltrin si è salvata grazie all’appoggio e ospitalità della crew di Davide Gallina.
Le Giubbe Rosse hanno avuto circa 4 ore di riposo prima dell’arrivo del terzo; abbiamo cercato di dormire chi in auto, chi su una sedia chiusi nello sgabuzzino, chi su una sedia all’aperto con una coperta; io sono riuscito a chiudere occhio a malapena per un paio d’ore in auto. Poi abbiamo chiacchierato un po' sotto la tettoia dei bagni; per fortuna aveva smesso di piovere; abbiamo piazzato un gonfiabile all’inizio della spiaggia per gli arrivi notturni; ci ha raggiunto il padre di Moreno Nadal che stava arrivando in 3^ posizione, primo degli italiani. Per scaldarci un po' gli siamo andati incontro sulla ciclabile e abbiamo fatto con lui gli ultimi 3 km; ci racconta che l’anno scorso era svenuto e si era ritirato a pochi km dal traguardo; la sua gioia e soddisfazione sono incontenibili. Poi con Natalia siamo andati incontro in bici ad Antonio Tallarita che era a 7 km dal traguardo.
All’alba finalmente è tornato il sole e abbiamo potuto rimontare le strutture dell’arrivo; nelle ultime 3 ore di gara si sono succeduti una ventina di arrivi, uno più commovente dell’altro. Credo che non sia difficile immaginare la gioia di un atleta che taglia il traguardo dopo 285 km, due giorni e due notti sulla strada.
L’arrivo che mi ha più commosso (confesso che non sono riuscito a trattenere le lacrime) è stato quello del francese Jean Louis Valderrama, il mitico Crocsman. Non è più giovanissimo, ha un faccione tondo e sorridente che ricorda molto Benny Hill; un polpaccio che è la metà dell’altro; corre con un’andatura un po' zoppicante; la sua crew era formata dalla moglie con la maglietta “Assistance de Crocsman” e un cagnolino “son fils”. Dopo aver tagliato il traguardo, toccato l’acqua del mare e ricevuto la medaglia, è andato dalla moglie che lo ha baciato teneramente mentre il cagnolino scodinzolava in attese delle coccole; poi si è tolto la medaglia, l’ha messa al collo della moglie e l’ha abbracciata forte.
Da brividi è stato anche l’arrivo di Marcello Mastrodicasa che, dopo avere sbagliato strada nella notte, ha fatto una volata strepitosa per finire qualche secondo prima delle 48h del tempo limite.
Dopo le 10 tempo libero per tutti e finalmente un letto; ero talmente cotto che… ho perfino accettato di andare a letto con un uomo!
Alle 18 cerimonia delle premiazioni e poi tutti a tavola in compagnia per una bella mangiata di pesce.
Finisce qua la mia lunga avventura alla Ums; è stata una grande faticaccia che mi ha però anche dato tante emozioni. Un grazie di cuore ai miei compagni di Team Anna e Aldo e a Simone per avermi tirato dentro.
Alla prossima (forse).
Ettore “i gemelli” Compa

1 commento

  • Link al commento Rodolfo Lollini Sabato, 05 Maggio 2018 18:51 inviato da Rodolfo Lollini

    Sempre molto godibili le tue cronache, però caro il mio Compa devi inserire le traduzioni dal milanese perchè Podisti.net non si legge solo a Milano!

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