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Mag 29, 2018 Maurizio Lorenzini 2962volte

La Stralugano 2018, da spettatore

Cosmas Jairus Birech Kipchoge, il vincitore Cosmas Jairus Birech Kipchoge, il vincitore Foto Garbani

Sono abituato a correre le gare, poi a raccontarle, sempre, o quasi, da partecipante. Quasi, appunto, come nel caso di questa edizione della Stralugano che ho davvero vissuto in prima persona, seguendo molte delle fasi della gara, ma anche prima e dopo. Ecco il racconto di questa mia esperienza.

I numeri: record complessivo di iscritti, saranno un pochino meno i classificati, in particolare la mezza ha fatto qualche vittima. Sicuramente il caldo ha inciso, facilmente anche la cattiva abitudine di non idratarsi a sufficienza. Molto bene le Kids Run, una parte del programma cui gli organizzatori tengono molto.

Le condizioni climatiche: di certo non hanno aiutato, poco meno di 20 gradi alla partenza ed una leggera brezza, nel secondo giro sono diventati 25 e la brezza non c’era più. Ritengo vincente la scelta degli organizzatori di separare la City Run di 10 k, corsa la sera precedente in migliori condizioni. Partire prima per la mezza? Quindi le 9 invece che alle 10? Una cosa da valutare, tenendo presente le maggiori difficoltà di raggiungere Lugano così presto, in particolare per chi viene da più lontano.

Il vincitore (ed alcuni protagonisti): Cosmas Jairus Birech Kipchoge, un fenomeno. Gli ero vicino per diversi tratti, un grande mix di tecnica nella corsa e abilità tattica. Terza vittoria consecutiva ma è il modo in cui ha vinto a sorprendere, quantomeno chi non lo conosce. Gara sostanzialmente di testa sin dall’inizio, in occasione di qualche cambio quando il ritmo non lo soddisfaceva tornava subito davanti. Un passaggio in 14:08 ai 5 chilometri, peraltro quelli meno veloci, ed il gruppo si è ristretto a 6-7 unità, in fila piuttosto allungata, poi è diventata una gara ad eliminazione. Bravo Abraham Tadesse a gestirsi, pochi secondi al mille più lentamente per non “saltare”. Scelta che gli ha dato ragione nel proseguo della gara, ha recuperato 6 o 7 posizioni fino a giungere terzo. Molto bravo anche il keniano Timothy Ronoh Kiplagat, che addirittura salutava il pubblico che lo incitava, al passaggio successivo (ricordo che sono due giri) riceveva delle vere e proprie ovazioni. Alla fine ha chiuso in 1:01:32, suo personal best.

La vincitrice: altro fenomeno, la keniana Diana Chemutai Kipyokei. Con un passaggio pazzesco ai 10 k (31:40, media 3’10/km) ha risolto la gara già nella prima parte. Alla fine con 1:08:40 ha polverizzato il record della manifestazione (1:09:45), che apparteneva proprio alla seconda classificata, l’etiope Muliye Dekebo Hailemarian, peraltro vincitrice delle prime due edizioni. Un po’ sotto le attese l’altra keniana, Visiline Jepkesho, forse nel tempo è diventata “troppo” maratoneta, infatti negli anni 2015-16-17 ha vinto tre volte Parigi e nel 2018 anche Rotterdam. Bene la nostra Catherine Bertone, con 1:15:26 è sesta assoluta; nel dopo gara ha detto che questa partecipazione è stata un’altra tappa importante verso Berlino, dove si presenta col miglior tempo delle italiane in maratona (2:28:34).

Gli italiani: riferendomi ai quelli più dotati si può dire che non abbiano tradito, certo che un secondo giro con ventilazione uguale a zero e 25 gradi, non ha contribuito ad ottenere risultati tecnici di elevato valore. Hanno quasi tutti corso 60-90 secondi sopra il personal best. Alla fine bene Vincenzo Agnello, il primo connazionale, bene Salvatore Gambino, con 1:07:45 si migliora di 4 secondi. Bene anche Rudy Albano, che battezza il suo esordio sulla mezza con un ottimo 1:07:16. E mettiamoci anche Matteo Vecchia, dopo un periodo non eccezionale porta a casa il suo personale di 1:16:28. Complessivamente, su tutte le distanze, c’è un calo nei classificati del 10%, risultato che ritengo accettabile in uno scenario ben peggiore delle gare nostrane. Un dettaglio, purtroppo non irrilevante: a causa di uno sciopero dei treni sono rimasti in Italia diversi partecipanti.

Qualche dato e informazione sulle altre gare in programma

La 10 k City Run: quasi 2000 i classificati, con il ticinese Adriano Engelhardt e la keniana Caroline Cherono che vincono rispettivamente con il tempo di 31:49 e 34:54. Generalmente apprezzata la scelta di correre in serale, con buone condizioni climatiche e lo scenario del tramonto sul lago.

Vertical Monte Brè: una prima volta, una novità per Stralugano. Un’idea nata dalla sinergia con Scenic Trail, 9 chilometri che dal lungo lago portavano al Monte Brè, per un totale di 925 metri di dislivello. Primo assoluto il ticinese Lukas Oehen col tempo di 46:40; prima donna Isabella Morlini in 58:58, un tempo che vale il nono posto assoluto.

Walk & Run4Charity: probabilmente uno dei più importanti obiettivi per Stralugano, 3 oppure 5 chilometri corsi, o camminati, con l’unico obiettivo di fare del bene. 

La Stracombinata: un’idea degli organizzatori nata per i nostalgici della 30 chilometri, si trattava di correre sia la 10 k City Run in serale che la mezza maratona il giorno successivo. Una scelta che nel tempo potrebbe premiare

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Garbani - Lorenzini