Stampa questa pagina
Ott 30, 2019 Francesca Andone 5556volte

Da Berlino… a Tokyo? Il sogno di Yassine El Fathaoui (II)

Durante l'intervista Durante l'intervista F. Andone

Concludiamo l'intervista. La prima parte è qui http://podisti.net/index.php/commenti/item/5119-dalla-fabbrica-all-olimpiade-yassine-el-fathaoui-si-confessa-i.html

Quando eri sulla linea di partenza della maratona di Berlino che obiettivo avevi? 2:11?

(Si avvicina e mi dice con voce emozionata): Ti racconto questo aneddoto. Arrivato in Germania, ho ripensato a El Guerrouj, un grande mezzofondista, un mito vivente in Marocco, ha fatto record il del mondo sui 1500m ed ha corso spesso con Bekele. In hotel il giorno prima della maratona, riguardando i video delle loro gare, ho realizzato che ero a Berlino per correre con uno dei protagonisti di quelle grandi sfide, e che ero arrivato fin lì pur essendo un operaio, mi sono commosso! Ho mandato la foto che avevo appena fatto con Bekele al mio manager, Renato Agli, e gli ho scritto: guarda da operaio dove sono e con chi sono. Lui mi ha risposto: ‘poche balle e fammi 2:13! (e scoppia in una naturale e contagiosa risata. Poi mi confessa che valutando il risultato di Roma, e rivedendo i video della Radcliffe, sognava di tornare in Italia con 2:16.

Sii fa serio e ripensa alla gara):

A Berlino sono stato intelligente, ho cambiato ritmo 3 volte, rallentando quando necessario, per aspettare il gruppo dietro di me, chiudendo in spinta con un passo di 3’ al km (puntavo il primo europeo che mi ha dato pochissimi secondi). Ancora adesso faccio fatica a capire quanto ho fatto, al significato di questo risultato ottenuto da operaio, a 37 anni, non da professionista. Aver raggiunto questo obiettivo, in queste condizioni, mi rende ancora più orgoglioso, però non voglio vivere di questo tempo, voglio continuare a migliorarmi! Finita la gara, non sapevo neanche di aver fatto il tempo minimo per le Olimpiadi, l’ho realizzato dopo, quando ho iniziato a ricevere i whatsapp con i complimenti. Ora sono pronto per rimettermi a lavorare, vorrei avere un incontro con chi di dovere per capire come programmare i prossimi mesi ed essere messo nelle condizioni di fare l’Olimpiade.

In una intervista del 2011 dicevi che il sogno nel cassetto era fare la Maratona sotto le 2h e 20’, visto che questo lo hai ampiamente realizzato, ora il sogno sono le Olimpiadi di Tokyo?

(Rimane in silenzio qualche secondo, guarda la pista di atletica attorno a se e i suoi compagni di squadra che si stanno allenando): Io vivo e lavoro qui, loro mi vedono tutti i giorni allenarmi. Mi dicono che tutte le sere soffrono per me perché inizio ad allenarmi prima di loro e finiscono sempre dopo e vedono solo una minima parte di quello che faccio. Durante l’allenamento non ho tempo per chiacchierare, mi cambio in auto e inizio subito il riscaldamento perché il lavoro è lungo. Gli obiettivi si raggiungono solo dando il 100%, niente ti viene regalato. Ho sempre fatto così, ma si vede che questo finalmente è l’anno giusto in cui vengo ripagato. Sono pronto a lavorare sodo per realizzare questo sogno.

(Mi viene la pelle d’oca mentre mi parla; percepisco, forse solo in parte, i sacrifici, le fatiche, il duro lavoro, le emozioni di questo ragazzo, che ora sta accarezzando il sogno di ogni atleta, le Olimpiadi).

Torniamo indietro con glia anni, in Marocco correvi?

No, a differenza di molti miei connazionali io non correvo e non ho mai praticato sport in Marocco, abitavo in un piccolo paese rurale dove non c’era alcuna cultura dello sport, non c’erano neanche le scuole, erano a 5 km di distanza. Arrivato qui in Italia, volevo fare qualcosa, anche per potermi meglio integrare e fare nuove amicizie, così ho iniziato a giocare in una squadra amatoriale di calcio, facevamo un allenamento a settimana e la gara alla domenica, ma io non avevo la visione di gioco che hanno gli italiani, correvo e basta.

Quindi dal punto di vista della corsa sei italiano al 100%?

Si, ho iniziato a correre nel 2007/2008 grazie ad una coppia di miei amici. Lui mi aveva invitato più di una volta, poi una sera dopo il lavoro ho deciso di provare, me lo ricordo ancora, mi sono presentato con scarpe e calze da calciatore. Mi hanno fatto fare un giro di 10 km e sono rimasti stupiti di come fossi andato e allora mi hanno proposto il “giro della chiesa” sul quale c’era un record imbattibile, punto di riferimento per tutti podisti della zona, subito l’ho battuto. Poi sono arrivate le prime gare e sui 10km, quando ancora giocavo a calcio, con un tempo di 33/34 minuti senza alcun tipo di allenamento. Il primo tesseramento è stato nel 2008 con il Traversetolo.

Fra il 2011 e il 2014 hai avuto un lungo stop causa infortunio.

(Per un momento si spegne il sorriso che ha accompagnato Yassine durante tutta questa intervista e la voce si fa più malinconica): È una cosa che mi ha segnato parecchio, non riuscivo a fare niente,neanche andare in bici al lavoro. All’epoca non sapevo nulla, ignoravo cosa fosse un infortunio. Ora invece gli amatori sono molto informati. Non avevo la disponibilità per andare da un medico specializzato e avevo anche paura di andarci per i costi. Dopo mi hanno operato e per 6 mesi sono stato completamente fermo, senza andare da un fisioterapista come avrei dovuto fare. Ho provato a riprendere a correre, ma mi faceva male allo stesso identico modo, per me psicologicamente è stato devastante, volevo mollare tutto. Ma la voglia di correre era tanta e per fortuna poi mi hanno indicato un primario di Verona che mi ha aiutato a guarire e a tornare ad alti livelli.

Una domanda dal nostro direttore Fabio Marri: come reputi la Maratona di Berlino? Per lui, a livello organizzativo è la migliore, meglio anche di quella di NY.

L’anno scorso ero rimasto impressionato dall’organizzazione della maratona di Amburgo e così è stato anche per quella di Berlino, tutto perfetto dai giorni prima della gara fino alla fine. NY non l’ho mai fatta, è sicuramente più affascinante e più mediatica, ma è anche più dura. Berlino è veloce, se sei allenato è la gara ideale per fare il PB. Inoltre, il percorso è molto bello ed ha pubblico ovunque, magari ci sono dei buchi di 1 o 2 km, ma poi passi in mezzo a folle di spettatori che ti incitano ed è come se ti spingessero avanti loro, non capisci più niente, è incredibile, una sensazione indescrivibile! Il pubblico ti fa guadagnare dei secondi, personalmente sono molto aiutato dalla gente e lì il tifo è fantastico.

Mentre corri a cosa pensi?

Uso la corsa per mettere in ordine le mie idee, i miei pensieri, tutto quello che nel resto della giornata per il lavoro o altro non riesci ad elaborare, a volte le cose sono tante che il tempo della corsa non mi basta, anzi mi dico: domani penserò a questo. Lo faccio soprattutto durante i lunghi del sabato/domenica, nelle ripetute non riesco, il ritmo è talmente tirato che non c’è neanche il tempo per riflettere.

Qual è la persona che ti ha fatto i complimenti dopo Berlino, e che più ti ha sorpreso e fatto piacere?

Ho ricevuto tantissimi messaggi, è impossibile sceglierne uno in particolare. Mi hanno fatto molto piacere i complimenti della mia prima squadra, il Traversetolo; l’articolo sulla Gazzetta di Reggio con i complimenti della giunta comunale di San Polo, paese in cui vivo. I numerosissimi whatsapp da parte dei miei colleghi, capi e datori di lavoro. I festeggiamenti con i miei compagni di squadra del Forrest Minerva, i complimenti dagli atleti delle altre squadre della zona, insomma sono veramente tanti.

Io vorrei inoltre ringraziare il mio allenatore Giorgio Reggiani che mi ha aiutato tanto nel migliorarmi e nell’ ottenere il risultato di Berlino, e il mio manager Renato Agli.

(I runners del Forrest Minerva ormai hanno finito il loro allenamento, abbandonando la pista salutano Yassine facendogli complimenti. Qualcuno scherza, gli chiede se stiamo scrivendo un romanzo visto che sono quasi 2 ore che stiamo chiacchierando, ma sinceramente il tempo vola quando si parla con una persona così simpatica e alla mano. Io avrei ancora mille domande e curiosità, ma ormai è tardi, allora gli chiedo di decidere lui cosa dire. Cerca le parole più adatte per dirmi quello a cui lui tiene di più, quello che ha dentro il cuore):

Penso sia importante credere in quello che fai, io l’ho sempre fatto! Non bisogna piangersi addosso dicendo “io lavoro, non sono un professionista” etc… forse anche tutti gli ostacoli e i problemi che ho incontrato nel mio percorso erano strade che andavano prese per maturare ed essere qui adesso con il giusto livello di consapevolezza. Devo solo continuare ad impegnarmi, perché il lavoro e l’onestà pagano sempre. Non voglio che finisca tutto qui, posso fare qualcosa di straordinario. Basta vedere i miglioramenti avuti nei mesi in cui sono stato seguito dal mio allenatore. Questo non è il mio limite, ma anzi è un punto di partenza. Ho fatto questi risultati da operaio e con pochissimo tempo a disposizione, se la Federazione mi desse un programma su cui lavorare sicuramente potrei dare ancora di più, io ho tanto da dare e tanta voglia di fare. Questo è il mio sogno e lo voglio realizzare.

 

Spengo il registratore e controllo che la preziosa intervista si sia salvata. Uscendo dal campo di atletica, mentre si spengono le luci, Yassine mi ringrazia per il tempo che gli ho dedicato. Sono io che gli devo dire grazie, ho conosciuto un grande atleta che non ha paura di faticare e di superare i propri limiti. Un ragazzo simpatico, umile, con i piedi per terra, ma che sogna in grande, un lavoratore che come tutti noi ama correre e, fra gli impegni di lavoro e famiglia, con mille sacrifici trova il tempo per allenarsi. L’esempio che un’indiscussa dote naturale unita a lavoro, serietà e dedizione vengono premiati.
Forza Yassine speriamo di fare il tifo per te a Tokyo!