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Dic 26, 2020 Sebastiano Scuderi 2624volte

Prima o dopo le elezioni, va impostata una nuova cultura federale

Gli stradisti pagano, i pistaioli incassano e votano Gli stradisti pagano, i pistaioli incassano e votano Roberto Mandelli

Come previsto, saranno tre i contendenti al trono di Giomi: il complesso meccanismo delle candidature ha escluso Saverio Gellini, che non è riuscito a trovare 7.000 voti a favore della sua candidatura, mentre i “magnifici tre” sono riusciti ad avere nel complesso 40.200 voti, il 58% dei disponibili: Parrinello 18.500 (46 % dei voti espressi), Mei 12.500 (31 %), Fabbricini 9.200 (23 %). Se la situazione si ripetesse il 31 gennaio, si dovrebbe andare al ballottaggio tra Parrinello e Mei; è tuttavia significativo che 30.000 voti siano andati “persi”, e converrebbe, forse, chiedersi il perché.

Le  squadre presentate comprendono personaggi che da almeno 30 anni praticano o hanno praticato l’atletica ai livelli più alti: se vogliamo fare una media delle età la “meno giovane” è quella di Fabbricini, 55 anni, poi Parrinello 52 e infine Mei 51. Cosa c’è allora che non va?

Per comprendere una malattia è necessaria l’anamnesi del paziente e, quindi, è indispensabile conoscerne le origini.

“Il CONI ai sensi del D. Lgs n° 242/1999 riconosce una sola Federazione Sportiva Nazionale per ciascuno sport e una sola Disciplina Sportiva Associata per ciascuno sport che non sia già oggetto di una Federazione Sportiva Nazionale.”

Fu così che la FIDAL cominciò ad occuparsi del “podismo” in quanto corsa su strada, ma il movimento era nato spontaneamente non oltre il 2 dicembre 1973 con l’austerity proclamata dal Governo Rumor (amplificando il numero di manifestazioni che si svolsero già nel 1972, alcune anche prima).

Come tutti i fenomeni spontanei, il podismo non aveva regole, solo correre in compagnia, molto lontano dal clima della pista dove tutto è regolato e controllato: così i due mondi rimasero separati in casa.

Solo quattro anni fa la Federazione ha cercato col Progetto Running di mettere ordine nell’attività che si svolge fuori dallo stadio, ma con un problema di base, non conoscerne l’animus e, quindi, non prendere le decisioni più consone al mondo dei runners.

Gli ultimi dati disponibili (2019) danno questa situazione: atleti 34.230 (15,5 %), giovani 78.203 (36 %), master 105.454 (48,5 %).

Considerando che i Master partecipano quasi esclusivamente all’attività non stadia, e a loro sommiamo i 52.797 Runcard, otteniamo  un totale di 158.251, che porta al 58,5 % i  “fuori pista” della FIDAL nel suo complesso.

Il mondo non stadia tra approvazioni e tasse di partecipazione, oltre naturalmente ai tesseramenti delle società podistiche e dei loro atleti, è il maggior sostegno economico della Federazione; nonostante ciò lo Statuto dà potere solo alle Società che svolgono attività su pista, in quanto i voti vengono calcolati sulle graduatorie e sui campionati su pista. Questo perché lo Statuto è fermo, salvo piccoli ritocchi, da almeno 30 anni.

Sarebbe necessario prevedere un capitolo nuovo per le Società podistiche, dando gli stessi punteggi della pista per le stesse tipologie di atleti in base al Ranking previsto dal Run Project e che dovrebbe essere già disponibile.

Si potrebbero dare voti alle società classificate nella Supercoppa non stadia per i Campionati Italiani Master strada 10 km e maratonina, cross e montagna, oggi piuttosto snobbata.

Inoltre, sulla base dei referti della Commissione Monitoraggio Manifestazioni, si dovrebbero dare voti alle migliori società organizzatrici di manifestazioni inserite nel calendario nazionale: questo invoglierebbe a richiedere la collocazione nel calendario nazionale e ad una maggiore cura  nella gestione delle manifestazioni.

Questo passo avanti darebbe un riconoscimento ed una nuova dignità alle società podistiche meritevoli, con conseguente miglioramento del sentimento di appartenenza alla Federazione.

L’evoluzione della cultura federale deve necessariamente portare ad un superamento della propria struttura, centrale e periferica, da ente parastatale  “tutto chiacchiere e distintivo”, col passaggio a strumento di supporto delle Società impegnate sul territorio, come detta l’articolo 23 dello Statuto, Funzione Organi Territoriali:

“I Comitati Regionali ed i Comitati Provinciali, laddove costituiti, costituiscono il nucleo di coordinamento e indirizzo delle società sportive operanti nel territorio e ne rappresentano le istanze, oltre a essere la struttura operativa e di rappresentanza della FIDAL sul territorio curandone i rapporti con le autorità sportive e pubbliche di competenza”.

E’ chiaro che questa evoluzione deve necessariamente passare attraverso l’esame delle risorse a disposizione e delle procedure.

Occorre prima di tutto stabilire il fabbisogno di personale di ogni Comitato, in secondo luogo redigere un mansionario che dia precise disposizioni secondo la regola chi fa, che cosa, quando e a chi si deve rispondere.

Altro  punto da attivare, la necessità di avere una Federazione sempre a disposizione, non è accettabile una chiusura totale soprattutto nelle feste di fine anno quando le società hanno più bisogno di essere supportate: le ferie collettive vanno disciplinate.

Ma il personale da solo non basta, occorre una guida per ogni settore di attività importante: pista, cross, montagna, strada, master, scuola, rapporti con Gruppo Giudici di Gara, amministrazione e bilancio, regolamenti, risultati e classifiche, comunicazione e marketing, un “assessore” per uno o più settore a seconda della dimensione operativa del Comitato e un Coordinatore che diriga “l’orchestra”.

Come fare? La soluzione più semplice ed economica  è rappresentata dai Consiglieri Regionali, la cui funzione oggi è poco produttiva: una riunione ogni tre mesi in cui si vengono a discutere piani già (quasi) stabiliti senza un reale  coinvolgimento.

Dal momento che per Statuto devono esercitare la loro opera gratuitamente, si potrebbe stabilire un obiettivo concreto, misurabile e raggiungibile, e alla fine della stagione elargire un premio operativo per chi ha raggiunto l’obiettivo, un incentivo tangibile e un riconoscimento del lavoro svolto.

La domanda ovvia è: con quali mezzi? I  Comitati Provinciali non sono oggi più così necessari come quando nacquero, cioè quando non esisteva lo sviluppo tecnologico di oggi ed era necessario recarsi alla struttura FIDAL più vicina possibile per ogni esigenza.

Oggi le Province non esistono (quasi) più per legge, anche se il malcostume italico le fa sopravvivere, anche il CONI le ha superate: la presenza sul territorio può essere assicurata da una figura che già esiste nello Statuto, il Delegato Provinciale vale a dire  un Responsabile di zona per aree più omogenee. Ad esempio la “provincia” VCO potrebbe avere un Responsabile per il Verbano, uno per l’Ossola e uno per il Cusio, senza struttura e solo con rimborsi spese.

Le risorse finanziarie devono essere indirizzate primariamente per i progetti essenziali, e per quelli secondari solo se è possibile, è per questo che è necessario e indispensabile stabilire le priorità:

 

  1. Revisione dello Statuto
  2. Struttura operativa
  3. Personale: fabbisogno, compiti e mansionario
  4. Dirigenza: attribuzioni e riconoscimenti
  5. Ristrutturazione del territorio

Il cambiamento è sempre un momento di crisi, che genera ansia, ma non c’è peggior cosa che vivere rimpiangendo il passato senza immaginare il futuro e impegnarsi per realizzarlo.

 
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