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Ott 21, 2021 Matteo Simone 2186volte

Luigi Pecora, ultrarunner ispirato dal suo coach Paolo Bravi

Gli azzurri di Winschoten Gli azzurri di Winschoten Sandro Marconi

Come già scritto, poco più di un mese fa, sabato 11 settembre, ha avuto luogo la 100 km di Winschoten, nella quale Luigi Pecora (Pol. Dil. Santa Lucia) ha chiuso col personale di 7h46’02”. Di seguito le sue impressioni.

Ti aspettavi la prestazione poco al di sotto le 8 ore?

Non vorrei passare da presuntuoso ma, in realtà era stata studiata per stare ampiamente sotto le 8 ore, poi purtroppo nelle gare di endurance si sa che qualche imprevisto può presentarsi e il mio (dal 75º km) si chiamava Periostite.

Cosa hai deciso di mettere da parte per puntare alla gara?

Quest’anno è stato particolarmente difficile, con cambio lavoro e mille impegni, cambio radicale di orari, ma ho cercato di non togliere troppo alla mia vita. Sicuramente i sacrifici per un ultramaratoneta sono all’ordine del giorno, anche solo per ritagliarsi i tempi per gli allenamenti. Ho modificato tutto per non rubare tempi alla famiglia, andando anche a correre all’alba, cosa per me difficilissima.

La periostite è una brutta bestia, e a volte è dovuta proprio a un carico di allenamenti con un recupero non adeguato, comunque Luigi saprà correre ai ripari grazie anche a chi lo segue e lo consiglia.

Da quando ci stai lavorando?

La distanza ormai la preparo da 6 anni, e questa è stata la mia sesta 100 km, pensata subito dopo il campionato italiano di 100km a Imola, quando Paolo Bravi e Monica Casiraghi ci hanno contattato per la trasferta con l’idea di iniziare a creare un team (Italia).

Quale la gara della tua vita, dove hai sperimentato le emozioni più belle?

In assoluto le emozioni più belle sono per ora legate al primo arrivo alla 100km del Passatore nel 2016, gara che da faentino ha un sapore speciale; e poi la prima è sempre la prima.

Luigi ha esordito il 28.05.2016 alla 100 km del Passatore, Firenze-Faenza, con il crono di 10h49’33” e migliorando ogni anno è andato il 27.05.2017 in 9h41’18”, il 26.05.2018 in 9h32’37”. Il 25.05.2019 fa un bel salto di qualità con il crono di 8h19’18” che gli vale il terzo posto Cat. M35, e il 22.05.2021 è vice campione italiano Cat. M35 100 km su strada (100 km del Passatore Special Edition) con il crono di 8h29’53”.

Continuerai a limare il personal best? Come?

Assolutamente sì o almeno è quello che spero e per cui continuerò ad allenarmi con determinazione. Sicuramente per fare un salto di qualità, bisogna trovare dentro di sé ambizione, desiderio, tanta determinazione e senso di sacrificio, stringere i denti, superare le difficoltà, per cercare di ottenere il massimo dei risultati possibili.

In effetti l’appetito vien mangiando, si cerca di fare sempre meglio soprattutto se si è stimolati da amici e tecnici che sfidano, coinvolgono, stimolano.

Prossimi obiettivi individuali e di squadra?

Nei prossimi obiettivi personali c’è sicuramente quello di abbassare il PB su mezza e Maratona, gare che negli ultimi anni ho poco allenato dedicandomi di più alle ultra, ma so che per abbassare i tempi sulle ultramaratone (in particolare la 100km) è necessario abbassare anche i tempi sulle distanze corte.

Per chi vuole ottenere risultati di prestigio è importante valutare ogni gara e ogni obiettivo, prendere decisioni oculate che non compromettano lo stato fisico di forma e tanti altri atleti come Luigi decidono di curare la qualità con gare di distanza inferiore. In effetti 5-6’ sulla mezza e 10-15 minuti sulla maratona è possibile abbassarli, per poi puntare ad abbattere il muro delle 8 ore sui 100 km.

Cosa ti rimane della gara di Winschoten: odori, suoni, immagini, storie, parole, frasi?

La cosa che più mi è rimasta di questa avventura è il senso di appartenenza. Essere parte di quel gruppo, persone che come me condividono il sogno di quella maglia azzurra, ragazzi e ragazze speciali, ognuno con la divisa della propria società, ma che in gara e fuori gara sembravano portare gli stessi colori, eravamo unitissimi, come fossimo già parte del team Italia. Loro sono stati il regalo più bello di questa trasferta e mi hanno ispirato tantissimo facendomi uscire ancora più determinato. Poi essere al fianco di grandi campioni come Zambelli, Menegardi, Calcaterra, Monica e Paolo, Trevisan, e tanti altri che con la loro esperienza stanno aiutando a creare qualcosa di magnifico per il panorama dell’ultramaratona italiana.

Bellissima testimonianza, il senso di appartenenza è un bel concetto che di questi tempi è carente in molti contesti: far parte di un gruppo che fatica, che sogna allo stesso modo e cercare di apprendere dagli altri insegnamenti utili per migliorare, per far bene, per tentare, per crederci, per osare, un grande gruppo costituito grazie a persone che ci credono.

Qual è stato il tuo percorso sportivo?

Da piccolo ho sperimentato un po’ di tutto, basket, calcio, ho fatto anche l’arbitro di calcio… ma la bici mi ha fatto capire che da solo potevo, con sacrificio personale e determinazione, superare i miei limiti (alcuni solo mentali) e raggiungere importanti traguardi per poi passare alla corsa in cui eliminando anche il mezzo meccanico (bici) sei solo con te tue capacità.

Come sei cambiato attraverso lo sport?

Lo sport mi ha insegnato a incrementare la determinazione, a superare le difficoltà, essere positivo nelle difficoltà e credere sempre che con il giusto impegno si possono ottenere grandi risultati.

Lo sport di fatica offre tanti insegnamenti grazie all’esperienza fata sulla propria persona che deve cercare modalità, tempi, spazi per allenarsi e uno stile di vita consono per permettersi di avere un ritmo di corsa elevato e costante nel tempo per puntare a vincere, andare a podio e sognare la maglia azzurra, anche solo sognarla.

Nello sport chi e cosa contribuiscono al tuo benessere e/o performance?

Sicuramente attorno a una performance ci sono non solo duro lavoro e resilienza, ma anche persone, perché quando nell’ultramaratona sperimenti i tuoi limiti, serve anche qualcuno che ti aiuti, la famiglia che ti supporti e sopporti, un allenatore, un coach presente,  nutrizionista, osteopata o fisioterapista… insomma se di performance si tratta, tante sono le cose da controllare e un aiuto esterno è indispensabile.

Cosa pensano familiari e amici della tua attività sportiva?

In realtà non ho mai chiesto cosa realmente pensino, ma da come partecipano alle mie avventure, da come mi festeggiano, direi che ne sono quantomeno contenti. Una frase che ricordo di mio padre dopo una vittoria in gara fu: “a saperlo prima ti portavo ad atletica da bambino”, quindi direi che è contento di me!

Una frase o parola che ti aiuta nelle difficoltà?

Nelle difficoltà penso a mia moglie, anche quando non c’è mi dà la forza; e mi ripeto come un mantra che la devo rendere orgogliosa e che quindi non posso mollare, e che finalmente al traguardo potrò rivederla.

Avere un papà o una moglie o meglio ancora entrambi che aspettano all’arrivo di una gara è una grande gioia che dà forza e coraggio nel cercare di fare il meglio possibile, per gratitudine nei loro confronti e per farli emozionare e renderli orgogliosi.

 Cosa hai scoperto di te stesso praticando sport?

La cosa che maggiormente ho capito è che la forza di volontà è più forte di qualsiasi allenamento e che nello sport che pratico, nel running di lunga distanza, la mente è un buon 70% dell’allenamento, e mi sono riscoperto più forte di quanto credessi in questo (anche se ancora migliorabile).

Hai sperimentato l'esperienza del limite nelle tue gare?

Credo che per ora il mio limite lo abbia sperimentato proprio quest’anno al campionato italiano di 100km di Imola, dove sono stato malissimo con lo stomaco già al 60º km, arrivando al termine con alle spalle altri 40km di pura sofferenza fisica e mentale.

In effetti senza testa non si va da nessuna parte, nello sport di endurance bisogna avere sempre alta la motivazione sia in allenamento che in gara, allontanare i pensieri negativi e far emergere positività, ottimismo, fiducia in sé per continuare e non mollare fino alla fine.

Quali sensazioni sperimenti facendo sport (allenamento, pre-gara, gara, post gara)?

Oramai l’allenamento è il miglior modo per liberarmi dalle ansie della quotidianità e rimanere solo nei miei pensieri. Quando invece arrivo al periodo gara, inizio a essere super concentrato e a focalizzare l’obiettivo con quel misto di ansia, determinazione, adrenalina… poi parte la gara e… onestamente credo che io smetta di pensare ad altro, se non alla gara.

Un buon allenamento non è solo quello dove si fatica tanto e si sopportano carichi di lavoro ma anche quello in cui ci si permette di scaricare, elaborare, pensare a quello che è successo nella giornata al lavoro e in famiglia, e a quello che si farà dopo l’allenamento, il giorno dopo, nei prossimi giorni. Ed è importante poi concentrarsi per la gara, c’è solo quella di importante e bisogna essere presenti a se stessi, consapevoli delle proprie forze, capacità possibilità a seguito di un congruo periodo allenamento pianificato e mirato.

La tua gara più estrema o più difficile? Arriverà, qualcosa di nuovo arriverà, ma per ora sicuramente la più estrema è la 100km.

Come hai superato eventuali crisi, sconfitte, infortuni?

Con la stessa determinazione e forza d’animo che ho in gara o allenamento. Bisogna sempre mantenere la calma e superare le difficoltà, con positività. Per dirla con una metafora ciclistica: “anche dopo la più dura delle salite, ci sarà sempre una discesa”.

L’esperienza la fa da padrone, quando si affrontano, gestiscono, superano situazioni critiche e difficili come durissime e ripide salite si può mettere in conto che bisogna starci, essere pazienti e fiduciosi che il meglio arriverà impegnandosi e credendoci.

Un tuo messaggio rivolto ai ragazzi per avvicinarli allo sport?

Fare sport è qualcosa di estremamente bello, che ti fa capire chi sei e cosa puoi fare, ti fa vivere emozioni straordinarie e incontrare persone che come te hanno passione per quello che fanno.

Ritieni utile lo psicologo nello sport? Per quali aspetti e in quali fasi?

Credo che sia utile, se capisci te stesso capirai ancora meglio il tuo valore e dove puoi arrivare senza barriere e pregiudizi personali che alcune volte ci autoinfliggiamo.

In effetti lo sport fa capire come si era e da dove si è partiti, come si è ora e a che punto si è e dove si vuole arrivare, come sempre impegnandosi, credendoci e avvalendosi di persone esperte che sappiano guidare, sostenere, supportare, indirizzare.

Sogni realizzati e da realizzare?

Sicuramente per me che vivo nel mondo delle ultramaratone, aver l’occasione di poter correre con i propri idoli è una emozione inspiegabile. In Olanda, correre i primi 20km con Zambelli… beh momento magico, e vederlo chiamare il mio nome a ogni passaggio e incitarmi… non ha prezzo. Sicuramente poi poterne seguire le gesta difendendo, un giorno, i colori italiani in una competizione internazionale, sarebbe il sogno da realizzare.

Belle sensazioni ed emozioni, bella storia di persone che faticano insieme, Andrea Zambelli, una persona che piano piano è riuscito anche a vincere la 100km del Passatore, oltre che a indossare più volte la maglia azzurra.

Come ti vedi a 50 anni?

Sempre qui a correre, e fare ciò che amo.

Ti ispiri a qualcuno?

In un’altra intervista avevo detto che iniziai a correre seguendo Calcaterra durante una 100km e ne rimasi incantato a tal punto da lasciare la bici per la corsa. Ora però cerco di prendere il massimo esempio dal mio coach Paolo Bravi, non solo per curriculum, ma per umanità, esperienza e amicizia, mi regala sempre stimoli nuovi, e nuovi obiettivi, e so che posso sempre contare su di lui. Credo sia fondamentale avere punti di riferimento come lui nella mai attività sportiva e per questo posso solo dirgli "“Grazie di tutto”.

 

 

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