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Gen 27, 2022 Fausto Dellapiana 1288volte

"La giornata della memoria" onorata in corsa: anche da solo

Il ricordo Il ricordo Foto Dellapiana

27 gennaio 1945: truppe sovietiche entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz.

20 luglio 2000: una legge della Repubblica Italiana indica la data del 27 gennaio come la Giornata della Memoria, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. L'unione delle Comunità Ebraiche Italiane da qualche anno organizza, in occasione della Giornata della Memoria, una corsa denominata “Run For Mem”, un'iniziativa che si basa sull’idea che lo sport, linguaggio universale per eccellenza, abbia “la capacità di evidenziare la nostra umanità, superando le distinzioni di religione, credo, cultura e di genere e di favorire l’incontro con l’altro; un momento importante per oltrepassare confini e barriere”. Quest'anno, domenica 23 gennaio, “città base” della manifestazione, dopo Roma, Bologna, Torino e Livorno, sarà Novara. 

La cittadina piemontese non è stata una scelta casuale, ma la risposta simbolica a quel corteo no vax che, proprio a Novara, lo scorso ottobre, aveva strumentalizzato in modo vergognoso la Shoah, con i manifestanti che avevano oltraggiato la storia travestendosi da deportati nei lager. Quale migliore occasione per partecipare pure io non certo in modo “virtuale”, ma in modo “reale”? Ecco quindi che sul circuito della Roncola (e dove se non qui?) organizzo la mia “Run For Mem” e sulla distanza non di 10 chilometri come quella di Novara, ma sulla distanza della maratona (avevate forse qualche dubbio che la “mia” distanza fosse un'altra?). Come lo scorso anno, vista la particolarità della gara, mi impongo alcune limitazioni per essere in sintonia con chi nel 1945 fu costretto a partecipare alle marce della morte. Colazione solo con un caffè e durante la gara solo acqua e nessun altro genere di conforto.

Giornata fredda, alle otto il termometro segna meno un grado, per di più una brezza a tratti sostenuta fa percepire una temperatura ancora minore. 

Alla partenza ho la gradita sorpresa di vedere Stefano e Mattia. 

Solo Mattia? Acc... prevedo forti temporali in quanto manca la sua anima gemella: Angelo. Alla partenza subito un problema. 

Il mio cronometro, vista la compagnia degli smartwatch dei miei amici, si “vergogna” della sua condizione e … si suicida! Terminato il primo giro in compagnia ecco che si materializza Angelo e, come prima cosa, “battibecca” con Mattia. Mi sarei meravigliato del contrario. 

Questo conferma un antico detto “L'amore (in senso sportivo in questo caso) non è bello, se non è litigarello”. Per mia fortuna sono subito distaccato dai due che si allontanano … borbottando. Io e Stefano continuiamo con il nostro passo e saremo doppiati più volte. Dopo un paio d'ore mi ritrovo solo. I miei compagni hanno terminato la loro fatica. 

Verso mezzogiorno ho percorso 15 giri, il passo è di molto rallentato ed sento un dolore sullo sterno, forse dovuto all'acqua che è particolarmente gelata. La cosa più giusta sarebbe quella di fermarmi e di rinunciare a portare a termine la maratona. Sarebbe la prima volta. Correre in solitaria e su un circuito di certo non allena le gambe, ma allena la testa. Decido di continuare. Mi viene in soccorso una mano amica che mi offre un gel energetico. Sono tentato, per tener fede al mio impegno, di rifiutare. Ripensando alle Marce della Morte ed alla testimonianza di Liliana Segre (che era una “partecipante”), ricordo di averla sentita riferire che in alcune occasioni ci furono delle “mani amiche” che offrirono a quelli che più che esseri umani erano spettri che camminavano “... un pezzo di pane, una mela o una patata bollita”. Ricordo che sono 5800 i polacchi “Giusti tra le nazioni”, ricordati allo Yad Vshem. Questi piccoli aiuti, forse, hanno consentito ad alcuni prigionieri di portare a casa la loro vittoria, il bene più prezioso: la loro vita. Accetto quindi quanto offerto dalla mia mano amica. Riprendo a correre, anche se lentamente; sono il “solo” superstite sull'anello. Ultimi due giri camminando in compagnia di Rossana. Tempo finale 5h 59' 59”, beh, più o meno.

P.S. Buona riuscita della gara di Novara; circa 500 i partecipanti e, considerata la situazione, è un numero più che accettabile. Da segnalare la presenza di Shaul Ladany, 85enne maratoneta sopravvissuto alla Shoah e alla strage delle Olimpiadi di Monaco 1972. A gestire l’intera corsa la questura di Novara: alla camminata e alla corsa hanno preso parte alcuni atleti delle Fiamme Oro, gruppo sportivo della Polizia di Stato, e molti poliziotti della provincia, a testimonianza della piena adesione all’iniziativa promossa dalla comunità ebraica.

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