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Dic 23, 2022 padre Pasquale Castrilli 1714volte

Natale di chi corre: non solo “tavola e divano”

La gioia e l'affetto dopo la fatica La gioia e l'affetto dopo la fatica R. Mandelli

La notte in cui è nato Nostro Signore fu una prova impegnativa. L’arco di arrivo, la meta di tanto andare, non arrivava mai per la madre ed il padre di questo piccolo che avrebbe segnato la storia. E quando lo tagliarono, dopo vari rifiuti, arrivarono stremati. Una vera e propria maratona condotta a velocità variabile, con parecchie soste e con esito incerto. Proprio come quando, superato in maratona il cosiddetto “muro”, ci si affida all’esperienza, al buon senso, al sostegno degli altri.

I vangeli di Matteo e Luca raccontano della Natività e di questo viaggio a piedi con tanti particolari descrivendo anche il contesto del censimento. Altri particolari (soprattutto del momento della nascita) li troviamo nei testi dei Vangeli apocrifi, che si affiancano ai canonici e che riflettono la teologia popolare del tempo tradendo spesso accenni gnostici e miracolistici.

Fede, impegno, sacrificio e gioia sono alcuni degli ingredienti di quella notte. Parole molto familiari a chi corre le maratone e le lunghe distanze.

Maratona è anzitutto impegno che significa costanza negli allenamenti e nell’alimentazione, dedizione, equilibrio che può anche venire meno quando tutto ruota attorno ad un appuntamento podistico e agli allenamenti per arrivare preparati. Maratona è sacrificio. Significa armonizzare la (grande) passione per la corsa a piedi con la vita lavorativa, familiare e sociale. Gli allenamenti inseriti negli orari più impensati, la pazienza per la guarigione dopo un infortunio, le spese per affrontare una trasferta… Maratona è gioia, benessere fisico e psichico. Il corpo si alleggerisce e disintossica, i valori ematici e la pressione sanguigna si regolarizzano, le endorfine in circolo assicurano benessere e pace a tutti i livelli. Si riacquista un’armonia interiore che è un bene che non ha valore.

In queste settimane che ci portano al Natale, una nota rete televisiva a pagamento ha confezionato uno spot pubblicitario che parla di “maratona della tavola” seguita dalla “maratona del divano”. Ciascuno è libero di utilizzare le parole come crede, ma questi accostamenti non sono molto adeguati. Non si tratta di essere puristi, schizzinosi o moralisti, ma la maratona ha a che fare con ingredienti che generalmente non si trovano a tavola o sul divano. E’ come se usassimo la parola televisione e la abbinassimo a malvagità, volgarità, leggerezza. La storia della televisione dimostra invece che questo strumento è stato capace di impegno, servizio pubblico e sano divertimento.

Mitizzare tavola e divano, a nostro avviso, non educa al ben vivere e non si abbinano né al Natale né alla maratona. Auguri ai lettori di podisti.net.