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Non so chi sia l'autore dell'articolo e quale sia la sua visione del podismo amatoriale ma due rispostine il commento le merita.
1.
Il nome. Il Giro deriva il nome dal percorso che si faceva nelle prime edizioni della gara partendo da Casalotti, incrociando la Boccea, percorrendo prima via di Selva Candida e poi via di Selva Nera per tornare sulla Boccea e quindi a Casalotti. Tale percorso era comunemente definito Ferro di Cavallo per la forma di tale tracciato.
E comunque un maneggio in zona Selva Nera c'era!
2.
Perché correre una gara su un percorso completamente aperto al traffico delle auto? Perché si!
Perché nelle nostre periferie le strade non si riesce a farle chiudere ed è già tanto quando si riesce a farle sorvegliare adeguatamente e quindi l'alternativa sarebbe non fare la gara. E noi vogliamo continuare a farla magari in attesa di riuscire ad avere la chiusura al traffico in una dellaprossime edizioni.
Perché correre il Giro del Ferro di Cavallo in tali condizioni significa evidenziare la necessità di strade migliori e di piste ciclopedonabili.
Perché c'è la voglia di stare insieme e di realizzare un'iniziativa per il quartiere per farlo sentire meno distante dalla comunità cittadina.
Perché una lunga storia alla fine conta qualcosa se quest'anno la gara è stata gratificata dalla presenza del Presidente del CONI Lazio Riccardo Viola e dal Presidente della Commisssione Sport del Comune di Roma Angelo Diario (che ha anche partecipato e chiuso la sua prova con un buon 41:48).