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Apr 12, 2018 Ferdy Cesana 4804volte

Roma, impressioni in prima linea di un pacer

Piazza di Spagna Piazza di Spagna F. Cesana - R. Mandelli

2771 anni, 42km, 1 sogno: questo era lo slogan dell’edizione 2018 della Maratona di Roma:

La concomitanza tra maratone importanti (Parigi, Milano ecc.) non l’ha penalizzata molto: anche quest’anno è stata in crescita come numero d’iscritti. Moltissimi gli stranieri (62%) con una maggioranza di francesi, seguiti dagli spagnoli e da altri 71 paesi.

Questa è una maratona particolare, organizzata con un occhio di riguardo per i “turisti del running” che prendono l’occasione per visitare la città, e, a proposito, il percorso tocca tutti i principali monumenti storici; anche il tempo limite alzato a 7 ore e mezza permette a molti camminatori di completare la gara.

Non è facile gestire la logistica di 14000 concorrenti in una città che è sempre un cantiere aperto, se poi aggiungiamo la Family Run molto partecipata (non ci sono cifre esatte, ma ho sentito 80.000) è una vera invasione (non barbarica), ma l’organizzazione è comunque sempre all’altezza della situazione.

Anche quest’anno, come oramai da 4 anni, mi viene proposto di fare il pacer, accetto volentieri perché comunque Roma è Roma e malgrado sia difficile da correre, merita! Sono alla settima partecipazione e ogni anno cambia qualcosa sia nel percorso che nell’organizzazione: quest’anno una novità rilevante (e importante) è che l’Expo non è più nel Palazzo dei Congressi ma nel nuovissimo Roma Convention Center alias “Nuvola di Fuskas” sempre in zona EUR.

Roma Maratona 2018


Notevolmente più funzionale, spazi enormi e un expo che sembra una fiera di settore, decisamente una buona presentazione già dal ritiro pettorali.

IL sabato pomeriggio l’ho praticamente passato all’expo tra ritiro pettorale, briefing tra pacer e direttore di gara, presentazione pacer sul palco e chiacchiere tra gli stand. Nella riunione tecnica vengono spiegati i dettagli organizzativi e le difficoltà emerse in questi giorni per allestire una manifestazione così partecipata, in effetti non è per nulla semplice e gli imprevisti sono sempre in agguato, ma dobbiamo essere orgogliosi che comunque anche in Italia abbiamo maratone importati e seguite; Roma è una di queste.

Domenica mattina il ritrovo per noi è fissato alle 6:45 al Colosseo: esco dall’albergo alle 5:15 e con altri amici Pacer, ci incamminiamo a piedi per 3 km; mi godo l’alba con il sole sorgente che inizia a illuminare radente le vie del centro storico. Gustiamo questa tranquilla e insolita Roma mattutina, la città sembra veramente magica, arrivati ai Fori Imperiali con la luce ancora tenue sembra di ritornare a 2771 anni fa.

Solita preparazione, vestizione, divisione gruppi per tempi finali maratona, attacco palloncini, e malgrado la mia esperienza da pacer oggi un po’ di agitazione c’è; complice la maestosità dell’Anfiteatro Flavio, l’impressione è di essere Gladiatori pronti a scendere nell’Arena.

Ottima la scelta delle tre partenze a onda distanziate di 5 minuti, anche se l’attesa è snervante l’entrata nelle griglie fa sentire tutti legionari schierati in formazione e pronti all’attacco, la colonna sonora del Gladiatore di Ridley Scott riecheggia prima della partenza; Russel Crowe, alias la tanto contestata sindaca Raggi e il Presidente regionale Zingaretti danno il via scatenando l’inferno.

Si corre nella storia da subito, il Milite Ignoto ci augura buona corsa dall’Altare della Patria, sua maestosa eterna dimora, il saluto in musica della banda Municipale sulla scalinata Capitolina, Bocca della Verità, Teatro Marcello, Circo Massimo e via sino a San Paolo fuori le Mura.

Circa all’ottavo chilometro ci supera in slancio sul marciapiede accanto a noi “Re Giorgio” impegnato nella sua impresa: subito si scatena un tifo da curva sud dell’Olimpico con tanto di foto dai cellulari o dalle numerose Actioncam che sempre più compaiono in mano a runner impegnati nella corsa: lui come sempre da gran signore saluta tutti e fila via come un razzo.

Giro di boa, si torna alla Piramide, Testaccio e Lungotevere, conosco bene il percorso e so che il passo medio oggi è difficile da tenere; continue svolte, saliscendi che impongono un cambio di ritmo costante. Siamo già riusciti a formare il gruppone, molte lingue diverse ma scopo comune; la voglia di correre sino a tagliare il traguardo.

Socializzo con francesi e spagnoli, li incito nella loro lingua alternandola all’italiano amalgamando ancora di più il gruppo. È molto bello vedere come persone che arrivano da nazioni diverse dopo due minuti sembrano conoscersi da una vita, questa è la corsa che mi piace, questo è il vero scopo della corsa; condividere una passione indipendentemente dalle capacità atletiche individuali.

I km scivolano via correndo insieme, si scambiano battute, si parla e chi è con noi si sente meno stanco; spesso sento imprecare in vernacolo romano contro le buche e i mali di Roma, alla povera Virginia fischieranno le orecchie!

Una delle emozioni più sentite, forse perché viene un po’ dallo “spirito”, è il passaggio in San Pietro; vediamo già molta folla seduta in piazza in attesa del Papa e non c’è la solita ‘curva’ di spettatori che urla incitandoci, ma solo agenti di pubblica sicurezza.

Passiamo alla mezza una quindicina di secondi sotto le 2 ore, si continua costeggiando il Tevere sino al Villaggio Olimpico dell’Acquacetosa, e attraversato Ponte Milvio iniziamo il pezzo più impegnativo, soprattutto per la testa, che ci porta alla salita della Moschea.

Ora la stanchezza si fa sentire e quindi il compito del pacer diventa più impegnativo; non si deve “far mollare”, e soprattutto continuare ad essere molto regolare senza allungare o strappare troppo (tecnica che va applicata sin dai primi km).

Roma - si sa - non è piatta, associando il fondo stradale con i suoi quasi 8 km di sampietrini non è certo una maratona facile ed è per questo, senza nulla togliere alle altre, che nell’ultimo tratto è ancora più dura malgrado il bagno di folla. Siamo in centro, nel cuore di Roma, nella storia e nelle vie del “potere”; piazza Navona con i suoi tavolini e i turisti che si crogiolano al sole primaverile.

Il primo caldo non aiuta certo, difatti sul percorso in questa ultima fase di gara mi fermo più volte per controllare concorrenti che non stanno molto bene (alla fine saranno circa 200); compresi un paio di svenuti, prontamente soccorsi dal personale sanitario presente in massa ovunque. Non c’è che dire: l’organizzazione è perfetta sotto quest’aspetto, addirittura volontari della Croce rossa spruzzano spray refrigerante sui muscoli di chi lo richiede, gesto che ho visto fare solo a Valencia. In prossimità di un passaggio che ci porta in largo di Torre Argentina la strada è ostruita da un’ambulanza che sta soccorrendo l’ennesimo svenimento, perdiamo più di un minuto ma per fortuna abbiamo un po’ di margine.

Restano solo gli ultimi 3 km, giro attorno all’obelisco di Piazza del Popolo gremita come non mai e inondata di note musicali da uno dei moltissimi punti d’animazione che abbiamo incontrato lungo il percorso; il deejay incita tutti ad alta voce, poi Piazza di Spagna con la famosa scalinata di Trinità dei Monti della dolcevita romana.

L’ultima salita nel Traforo Umberto I sotto il Quirinale spacca le gambe e molti camminano, o si fermano al ristoro dei 40 km; solitamente questo lo si salta ma oggi quasi tutti, me compreso, bevono.

Non c’è l’assalto molto disordinato ai tavoli come nei precedenti, dove veramente era difficile tenere compatto il gruppo: dovremmo imparare a non intralciare chi ci precede e sfruttare i tavoli per tutta la lunghezza, come suggeriamo sempre, per la nostra e l’altrui incolumità.

In via Nazionale mi affianco, con i miei “superstiti”, ai concorrenti che superiamo e li invito a condividere l’ultima fatica e la volata finale, agevolata dalla discesa che ci catapulta in piazza Venezia, gremita di persone urlanti per il tifo… ma anche perché vogliono attraversare.

L’Altare della Patria lasciato qualche ora prima ci fa realizzare che è veramente finita, inizia a salire la felicità per avercela fatta, oltrepassiamo il tappeto d’arrivo: un’occhiata al cronometro, siamo stati perfetti e regolari. Iniziano le emozioni di gioia, i cinque con le mani, gli abbracci e anche qualche lacrima che mi commuove sempre malgrado le molte volte da pacer.

Un’altra giornata di sport, fatica e di nuove amicizie; è sempre una vittoria finire una gara con successo, come spesso ripeto anche in corsa, indipendentemente dal tempo finale.

Ultimi saluti e complimenti reciproci, la medaglia al collo e via a raggiungere chi per tutta la mattina ha aspettato impaziente per condividere con te il tuo ennesimo traguardo.