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Giu 27, 2018 3763volte

Ganaceto (MO) – 18^ Spumpeda, festa mobile ma persistente

Simil-corsa in uscita da Ganaceto Simil-corsa in uscita da Ganaceto Teida Seghedoni

26 giugno - Le ‘feste mobili’ non sono solo la Pasqua e la Pentecoste, ma anche la sagra di Ganaceto, estrema frazione a nord del comune di Modena, al confine con Carpi (infatti ci passava la defunta maratona carpigiana, verso il km 27).

La chiesa di Ganaceto sarebbe dedicata a San Giorgio Martire, la cui festa cadrebbe il 23 aprile (e infatti a Ferrara in quei giorni si corre la Caminada par San Zorz); ma, col pretesto che San Giorgio è stato dichiarato dalla Chiesa santo abbastanza fasullo (la storia del suo martirio è un concentrato di leggende incredibili: prima uccide un drago, poi viene tre volte ucciso, resuscita tre volte e resuscita vari defunti, converte una imperatrice, alla fine è martirizzato sul serio ma prima fa morire 72 re…), a Ganaceto la sua sagra è diventata una festa mobile… Una volta si faceva di settembre (addirittura l’11 settembre 2001 eravamo lì a correre!) , ma siccome a settembre pioveva quasi sempre e ne scapitava la rituale cena all’aperto, la ricorrenza adesso è stata spostata a giugno.

Con tutto ciò, l’idea di creare una corsa a Ganaceto è stata una bella trovata della locale famiglia Ragazzi con l’aiuto della Podistica Cittanova; e con nostalgia ricordo quando, sul percorso primitivo, i chilometri erano segnati da cartelli con divertenti caricature e scritte dialettali. Ahimé, chi le ideò riposa da anni il sonno eterno, come William Govi che frequentava la corsa e la cena, salvo accorgersi al momento di pagare che non aveva i soldi…

Be’, l’associazione tra podisti e scrocconi si è purtroppo accentuata: basta guardare le foto di Teida Seghedoni per vedere quanta poca gente esibisse il pettorale. Non voglio dire che tutti quanti non l’avevano fossero dei portoghesi, evasori dell’ingente cifra di E. 1,50 che dava diritto a un chilo di farina (e ad un ristoro finale dove come sempre troneggia la frutta estiva). Però il sospetto su vari recidivi rimane.

Del resto, la gara rientra in quelle pacifiche adunate estive senza classifiche, dove ognuno parte quando gli pare (vedere anche qui le prime foto), alcuni inalberano i bastoncini – non si capisce se per simulare un fitwalking o ad uso stampelle -, altri tentano per l’ennesima volta di ‘imbarcare’, e alla fine sono contenti se hanno passato mezz’ora affiancati a una donna, il cui ricordo li consolerà nel tornare all’ovile dove li aspetta la moglie obesa e poco incline a concessioni.

Il podismo è diventato un’attività a sfondo sociale, bisognerebbe includerlo nei bonus di cittadinanza, di cui si favoleggia sperando che i soldi arrivino dal drago di San Giorgio, o da quelli che risparmieranno i tedeschi non dovendoli più spendere negli alberghi russi.

Tristezze e ironie a parte, dirò che il percorso ‘lungo’  nuovo (inaugurato l’anno passato) è abbastanza gradevole, spingendosi a sud fino alle porte di Campogalliano così da superare i 10 km effettivi.  Attraversa una frazione dal divertente nome di Saliceto Buzzalino (dove nei tempi andati anche quella sagra beneficiava di una corsa podistica, a iscrizione gratuita e premiata con un sacchetto di mele); sottopassa l’Alta velocità (che qui fa un giro vizioso, dicono imposto dai politici ancora per poco al potere, per evitare l’impatto con la sede del festival dell’Unità; con l’aggiunta delle Belle Arti che hanno salvato la casa di Giangi: tant’è vero che i treni da Milano, stabili sui 300 all’ora fino a Reggio, da questo punto non toccano più nemmeno i 250 preparandosi a perforare la montagna dei rifiuti che li aspetta, sempre a causa del giro vizioso, dopo pochi km); i podisti invece fanno un paio di km sterrati, tra campi di frumentone ormai alti, fabbrichette o fattorie più o meno dismesse, e ritornano sull’asfalto a un km dalla chiesa parrocchiale e dal ritrovo.

Presenti, data la vicinanza da Carpi, molti carpigiani, lasciati liberi dal giro delle quattro frazioni che l’anno scorso si correva proprio in questi giorni mentre quest’anno is blowing in the wind: tra essi, nella foto  49 mi sembra di riconoscere il dottor Guaitoli, decano del podismo modenese perché indossa le scarpette dal 1972. C’erano anche reggiani, addirittura la Daniela da Reggiolo compaesana di Morselli (foto 282); e, tra i modenesi, la “dott.” honoris causa Tatiana (la più alta nella foto 173), cui i podisti devono riconoscenza perenne perché l’anno scorso soccorse e salvò la vita a un corridore in arresto cardiaco.

Sotto l’aspetto organizzativo, tutto in regola: parcheggio dedicato, segnalazioni, addetti, ristoro intermedio, accoglienza al traguardo - docce comprese -. In più le foto itineranti di Teida, cui vadano i nostri auguri per il figlio Gabriele ricoverato in ortopedia a Mirandola (perché nei due ospedali di Modena e in quello di Carpi non c’era posto! Questa è la Padania felix), in attesa di intervento. I cieli e la terra passeranno; passerà anche questa, coraggio.

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