Copione rispettato alla Transmarathon: e festa generale per 178
CLASSIFICA FINALE - 14 agosto – Nemmeno l’ultima tappa di Aquara, altra località di mezza montagna tra le cime e il mare di Paestum (e proclamatasi “città del vino”, malgrado il nome), ha cambiato gli esiti delle prime tre piazze maschili e femminili, chiaramente indicati fin dalla prima giornata. Basta ricopiare gli ordini d’arrivo delle altre giornate, cambiando solo i tempi, e l’ordine dei fattori quasi non cambia, così come le foto 22 e 31 del servizio assemblato da Roberto Mandelli).
A conti fatti, qualche piccolo sconvolgimento per le posizioni di rincalzo era stato registrato nella penultima tappa, la vertiginosa discesa, in parte trail, da Trentinara a Capaccio: nel mio risibile cimento per l’86° posto complessivo (!), ho dovuto soccombere per due minuti e mezzo al più settentrionale del lotto, Enrico Pantano da Saronno, che ha costruito il suo successo rifilandomi 3’16” in quella terza tappa, perdendo solo spiccioli nelle altre puntate (1 minuto e 40” in questa ultima). Meno male che nella lotta per il secondo posto di categoria, il mio concorrente, che nelle stesso discesone mi aveva affibbiato due minuti e mezzo, oggi che c'erano salite toste ha scatenato un attacco che si è esaurito al km 2, dopo di che... 2 sono stati i minuti di differenza a mio favore sotto lo striscione: degno commiato delle vecchie Kalenji Kiprun del 2017, dopo 10 maratone (due su percorsi trail), due ultra e altra robetta del genere.
Gara diversa dalle altre, e addirittura seguita in diretta tv, con tanto di elicottero-ponte, da un pool di tv locali (Lira TV: dovrebbe essere possibile recuperare via web la trasmissione su cui vedi foto 49): un circuito su tre giri, il primo dei quali diverso e più duro contemplando una salita fino al vecchio centro storico a 534 metri d’altezza, e gli altri due più abbordabili, con discese brevi e violente, ma salite dolci, con gli ultimi 400 metri quasi in piano, buoni per lo sprint. Lunghezza appena superiore agli 8 km, dislivello di 285 metri, dunque il più elevato dei quattro turni.
Ma fin dal primo giro il capofila solito, Giorgio Mario Nigro, transitava sotto il traguardo con netto vantaggio su un pool di 5-6 inseguitori, che successivamente si frazioneranno, materializzando alla fine il solito ordine d’arrivo: 1. Nigro in 30:30; 2. Vitolo a 32”; 3. Kamel a 1:25”.
Identico è il risultato finale del Giro: 1. Nigro in 2.10:37 (stando al mio Gps, i km complessivi sono risultati 37, con quasi mille metri di dislivello); 2. Vitolo a 2:24; 3. Kamel a 5:03.
Mini-sorpresa nella gara femminile, non per il successo della romena-romagnola Ana Nanu, 19^ assoluta in 37:32, ma per la piazza d’onore arrisa questa volta alla terza di sempre, l’amalfitana Monica Alfano, che ha preso solo 58” dalla prima, rifilando a sua volta più di un minuto all’eterna seconda, ma oggi terza, la cilentana Rosmary Antico.
Vantaggio però insufficiente a colmare il distacco in classifica generale, che dunque ripropone il solito ordine, con tre F 45 ai primi tre posti (foto 124): 1^ Nanu 2.38:57; 2^ Antico a 9:07, 3^ Alfano a soli 24” dalla seconda. Anche qui, risultano decisivi i 26 secondi che la Antico aveva inflitto alla collega nel discesone-trail di Capaccio.
Piccoli scambi di posizione nella varie classifiche di categoria (s’intende, non in quelle a partecipante unico), premiate secondo prassi all’imbrunire, in una piazzetta finalmente gremita, dal sindaco del luogo (foto 39-42), col capataz Funicello a predisporre le maglie di campione (spettacolare la vestizione in scena di Miss Sara Cetrangolo, prima F 40, foto 46) e Brighenti a telecomandare tutti i movimenti; mentre a bordo ring stazionava pronto a ogni evenienza l’altro masterchef capaccese (guai a dirlo capaccino altrimenti si rischia nu capaccione) Valentino Ristallo, che ha sempre collaudato i percorsi dal di dentro, giungendo alla fine 80° e quarto della sua categoria, appena dietro a Mister Nanu, alias Solerte Righini (foto 43-44), che si è accaparrato il cosiddetto ultimo gradino del podio.
In totale, i classificati a giri pieni, cioè dopo aver partecipato a tutte le tappe, sono 96; ma dietro di loro la graduatoria colloca, con penalità prestabilite, anche quanti hanno saltato una o più tappe. Con loro, si arriva al rispettabile numero di 178, non male viste le difficoltà dell’epoca.
Nel dopo gara, tra una fetta e l’altra delle angurie (o melloni d’acqua) offerte come ristoro finale, ho percepito soprattutto allegria ed entusiasmo, e – giuro – nessunissimo mugugno su questo o quel dettaglio. Gli unici accidenti erano indirizzati a Google Maps, che per Aquara suggeriva uno strano itinerario per stradacce d’infima categoria, mentre sarebbe stato così semplice prendere la statale per Roccadaspide, e da lì, nel ritorno, a Paestum dove Massimo Ranieri, monumento tra i monumenti, stava per cominciare il suo rituale concerto (ad Agropoli invece ci accontentiamo di Michele Pecora).
Il giorno che Google Maps ci dirà di buttarci giù, come i lemming o le pecore di Dindenault, dalla rupe di Trentinara, scommetto che qualcuno lo farà: ma non se la prenda col professor Funicello (foto 11-12), che ben si merita la scritta apparsa nella foto 13.
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