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Apr 02, 2018 4210volte

A Milano è scoppiata la guerra della prima corsia

A Milano è scoppiata la guerra della prima corsia Foto: Mauro Oliva

I prodomi del conflitto c’erano tutti. A cominciare dal periodo. Finito l’inverno e le sue manifestazioni di cross, arriva il momento delle gare in pista. Così come i protagonisti, perché se le condizioni climatiche non impediscono che atleti elite ed amatori escano 365 giorni all’anno, di certo con il clima temperato anche i più pigri si riallacciano le scarpe. A questo aggiungiamo il fiorire di nuove iniziative di proselitismo nel running, a supporto di marchi commerciali o gare ed il gioco è fatto.

Gli anelli milanesi sono ormai all’ingorgo. Troppa gente su un numero limitato d’impianti cittadini. In provincia si ragiona ancora, ma certo per chi opera in città è impensabile dirottare il ritrovo presso impianti che non sono serviti adeguatamente dai mezzi pubblici. E così si finisce tutti insieme, poco appassionatamente, vicini ad una fermata della metropolitana: Arena Civica, Giuriati, Campo XXV Aprile tra i principali teatri dello scontro. Oltre all’affollamento c’è una questione di cultura sportiva e di conoscenza dei regolamenti degli impianti. Inesistente. Così la prima corsia viene invasa da chiunque. Gente che viaggia a 6 minuti al chilometro, magari anche contromano, rischiando non solo il tamponamento ma addirittura il frontale. Come ogni tanto capita quando l’ubriaco o il drogato di turno infila la tangenziale nel verso sbagliato. Oppure quando ci ritroviamo davanti a 70 all’ora il signore con cappello che viaggia tutto a sinistra sebbene l’autostrada disponga di 4 corsie. Alcuni runner sono gli stessi che alle gare su strada si piazzano davanti ed allo start procedono a braccetto con amici a velocità da lumache. Tutto questo malgrado buon senso ed addirittura dei cartelli, come quello in copertina.

Recentemente è “esploso” anche Giorgio Rondelli dalle colonne di un quotidiano sportivo per descrivere vizi e virtù di parvenù, amatori cosiddetti evoluti insieme ad atleti di prima fascia o in qualche caso presunta tale, aggiungiamo noi. Il miscuglio che ne deriva è esplosivo anche se fortunatamente per il momento il conflitto resta sul piano verbale. Da parte nostra, oltre a suggerire comprensione ai più veloci ed educazione ai più lenti, ricordiamo che i parchi sono pieni di circuiti dove sono riportate le indicazioni ogni 100 metri e che un “lavoro” si può fare anche con un GPS se non si punta alle olimpiadi, ma soltanto al campionato lombardo master. Poi si potrebbe chiedere all’amministrazione comunale di aprire nuovi impianti o chiederli come onere di urbanizzazione alle prossime gettate di cemento, ma siccome fino ad ora abbiamo cercato di essere costruttivi, non vogliamo buttarla in vacca proprio alla fine.