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Apr 21, 2020 2200volte

Atleti africani senza gare, cosa fanno di questi tempi

atleti Run2Gether in allenamento sugli altopiani (foto ante coronavirus) atleti Run2Gether in allenamento sugli altopiani (foto ante coronavirus) Foto M.Ferrario

Il calendario delle gare è ormai sospeso da tempo e ovunque, e gli atleti africani non possono in ogni caso lasciare il loro paese. Qui mi occupo del Kenya, nazione che conosco meglio; in data 11 marzo il presidente di Athletics Kenya, Jackson K.Tuwei, aveva inviato una lettera a tutti i manager degli atleti informando che venivano sospese tutte le autorizzazioni a viaggiare, sino a data da destinarsi. A fine marzo aveva realizzato una campagna di sensibilizzazione, per invitare tutti a prendere coscienza della grave situazione; per rafforzare il messaggio veniva utilizzata l’immagine di alcuni dei più famosi atleti keniani (Eliud Kipchoge, Hellen Obiri, Timothy Cheruiyot). Già al tempo si parlava di distanziamento sociale. Oggi le misure sono diventate più stringenti: obbligo di indossare le mascherine nei luoghi pubblici, spostamenti limitati in diverse contee, coprifuoco dalle 19 e fino alle 5 del mattino successivo. Preoccupazioni doverose, in un paese che dispone di soli 150 posti letti intensivi, perlopiù situati nella capitale Nairobi, in un paese con una estensione doppia rispetto all’Italia.

I dati ufficiali (fonte OMS, al 15 aprile) dicono 10.579 contagi in Africa, un numero relativamente basso in rapporto alla popolazione (1,314 miliardi di abitanti, dati 2019) ma purtroppo in crescita. Il Kenya al momento è una delle nazioni meno colpite con 216 contagi ufficialmente registrati. 

Comunque sono tutte informazioni incerte, del resto se in una nazione evoluta come l’Italia non sappiamo i numeri reali di chi ha contratto il virus…. forse è difficile pretenderlo in Kenya. 

In mezzo a tutto questo, come se la passano gli atleti? Riescono comunque ad allenarsi? Quali sono le limitazioni?

Grazie alla collaborazione di Marco Rampi (responsabile Africa & Sport, associazione che sostiene il progetto sportivo e sociale di Run2gether) ho raccolto alcune informazioni sugli atleti del team.

Non si gareggia in manifestazione ufficiali ma ci si allena comunque; non ci sono disposizioni precise da parte del governo, tranne che non si può correre in gruppo (se non in numero limitato), e sempre osservando le distanze. Elementi che rappresentano una notevole difficoltà perché così sono abituati gli atleti in Kenya. Una modalità che serve da stimolo per correre forte, ma anche per fare in modo che tutti gli atleti, di qualunque livello prestativo, non si ritrovino mai da soli. Il training camp degli atleti è situato a Kiambogo, nella contea di Nakuru, 80 chilometri a nord ovest di Nairobi; campo che attualmente è chiuso, in osservanza alle disposizioni governative che vietano gli assembramenti. Ogni atleta si allena quindi a casa, secondo il programma predisposto dal coach Joseph Ngure (ndr, ieri ha compiuto 56 anni), ma per verificare lo stato di forma è stato anche definito un programma con test su diverse distanze, eccolo nel dettaglio: 

1 maggio, 10 chilometri

15 maggio, 5 chilometri

29 maggio, 60 minuti, da correre alla massima velocità possibile

12 giugno, 10 chilometri 

ogni atleta deve dotarsi di un GPS che registri i dati, da trasmettere poi al responsabile del team, l’austriaco Thomas Krejci. C’è anche un premio in denaro per i tre più veloci, rispettivamente di 100-70-50 euro. L’iniziativa è riservata a tutti gli atleti Run2gether con un contratto in essere e possono partecipare anche gli atleti europei; gli europei sono essenzialmente austriaci, dato che esiste un team amatoriale Run2gether ufficialmente registrato in Austria. I risultati verranno pubblicati sul sito del team www.run2gether.com

        

 

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