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Roberto Annoscia

Roberto Annoscia

23 Marzo - Mattia, il 38enne cosiddetto paziente uno, il manager, il podista, lo sportivo, ha battuto il coronavirus ed è oggi tornato a casa, a Castiglione d'Adda, dopo il lungo ricovero al Policlinico San Matteo di Pavia, l'Irccs nel quale era stato trasferito dall'ospedale di Codogno.
A questo punto possiamo anche farne il cognome, che abbiamo sempre saputo, ma non pubblicato, per non fargli una pubblicità che Mattia avrebbe preferito non avere, almeno nelle settimane peggiori. Vediamo peraltro che nome e cognome sono pubblicati da almeno due settimane in varie sedi, in relazione alla malattia: https://www.runnersworld.it/correre-coronavirus-dentro-zona-rossa-intervista-runner-codogno-9122https://www.piacenza24.eu/nino-vive-a-codogno-nel-volto-delle-persone-si-vede-la-paura-consiglio-di-mantenere-la-calma/ ; https://www.runnersworld.it/mattia-il-runner-di-codogno-migliora-9137: dunque nessuno ci accuserà di aver violato un segreto.

Mattia ha perso il padre Moreno, 78 anni, sportivo pure lui (sempre a causa del Covid), mentre la moglie, in stato interessante, è stata dimessa prima di lui ed è in ottime condizioni, come il bimbo che dovrebbe nascere a giorni.
Questa la prima dichiarazione del 'collega' scampato: "È difficile dopo questa esperienza fare un racconto di quello che mi è successo. Ricordo il ricovero in ospedale a Codogno, mi hanno raccontato che per 18 giorni sono stato in terapia intensiva per poi essere trasferito nel reparto di malattie infettive dove ho ricominciato ad avere un contatto con il mondo reale e a fare la cosa più semplice e bella che è respirare. Da questa mia esperienza le persone devono capire che è fondamentale stare in casa, la prevenzione è indispensabile per non diffondere l'infezione. Questo può significare anche allontanarsi dai propri cari e dagli amici perché non sappiamo chi può essere contagioso. Io sono stato molto fortunato perché ho potuto essere curato. Ora potrebbero non esserci medici, personale e mezzi per salvarti la vita. Da questa malattia si può guarire. Io devo dire grazie al professore Bruno, ai rianimatori e a tutto il personale degli ospedali di Pavia e Codogno, che con la loro professionalità mi hanno permesso di tornare a vivere. Ora chiedo per favore a tutti i media di rispettare la privacy mia e quella della mia famiglia perché vorremmo proprio, piano piano, dimenticare questa brutta esperienza e tornare alla nostra normalità".

Al seguente link è  possibile ascoltare il messaggio audio: https://www.youtube.com/watch?v=qNibrommu30

 
 

23 Marzo - L’intervista a Catherine Bertone, maratoneta della nazionale italiana e pediatra dell’ospedale di Aosta, rivela tutte le difficoltà di questo tragico momento nazionale.

Pubblicato contemporaneamente stamani su La Gazzetta del Mezzogiorno e sul Giornale di Sicilia, l’articolo permette alla 48enne atleta, che vanta un ottavo posto all'europeo sulla distanza (e un personale di 2h28:34), di rivelarci la speranza di arrivare ai Giochi Olimpici di Tokyo “con i tempi e le qualificazioni” e che soprattutto la situazione generale migliori “e dunque li facciano, questi benedetti Giochi”.

L’anno scorso, Catherine - pediatra in servizio presso l'ospedale Beauregard di Aosta -  aveva dovuto rinunciare ai Mondiali di Doha non potendo usufruire di ferie e permessi per potersi allenare in modo serio: “Vestire la maglia azzurra per me è sempre motivo di orgoglio, ma la chiamata l'anno scorso è arrivata a ridosso dell'estate e stravolgeva l'organizzazione del reparto in cui lavoro, con le ferie già fatte: tenete conto che in certi mesi la popolazione in Val d'Aosta raddoppia, e bisogna farsi trovare pronti”.

Quest’anno, invece, il contagio da coronavirus sta cambiando tutto, i Giochi non si sa se saranno rinviati nel 2020 e addirittura spostati nel 2021: “L'eventuale rinvio di un anno dei Giochi non mi spingerebbe a smettere. Io amo troppo correre, e lo farò per un altro anno se Tokyo si svolgerà nel 2021. L'Olimpiade rimane il mio obiettivo”.

Ma in questo momento, allenarsi risulta difficile anche per un’atleta della Nazionale, per i divieti e anche per la campagna denigratoria nei confronti dei podisti visti come i moderni untori: “So bene che questo è un momento difficilissimo, ma non capisco tutto questo odio che si sta scatenando contro i runner. Io non faccio del male a nessuno se vado a correre, sempre da sola, per allenarmi per un obiettivo importante. Ma con l'ultimo decreto sono tre giorni che non lo faccio, e ora sono molto perplessa. Come faccio a prepararmi? Per le Olimpiadi, se le faranno quest'anno e se ci sarà un allentamento dei parametri, potrei rientrare per via del ranking, ma non posso mica allenarmi a casa. Io rispetto le indicazioni che sono state date agli italiani, ma tutto questo rancore contro chi corre mi sembra una caccia alle streghe come succedeva nel Medioevo. Sono passati i secoli ma la stupidità di tante persone rimane”.

Parole chiare quelle di Catherine…

 
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22 Marzo - I Giochi Olimpici di Tokyo vanno verso il rinvio: potrebbero, infatti non svolgersi dal 24 luglio al 9 agosto come da programma. Il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, al termine della riunione odierna dell'Esecutivo, ha ammesso che il rinvio è tra le ipotesi più probabili. 

Il Comitato Olimpico, in piena collaborazione con il Comitato organizzatore di Tokyo 2020, le autorità giapponesi e il governo metropolitano di Tokyo, ha avviato dei confronti dettagliati per completare la sua valutazione in merito ai rapidi sviluppi della situazione sanitaria a livello mondiale e del suo impatto sui Giochi Olimpici, compresa l'ipotesi del rinvio. Il CIO è fiducioso di poter concludere questi confronti nelle prossime quattro settimane". 

L'Esecutivo ha però sottolineato che "la cancellazione dei Giochi non risolverebbe alcun problema né sarebbe d'aiuto, per cui non è in agenda". 

L'emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del coronavirus, che dopo Asia, Europa e America, ha raggiunto anche Africa ed Australia, ha costretto il presidente Thomas Bach ad attivare il piano d'emergenza, soprattutto per via delle pressioni delle varie federazioni nazionali.

Ipotizziamo che possibili nuove date potrebbero essere dal 25 agosto al 6 settembre (nel periodo previsto in un primo tempo per i Paralimpici), oppure dal 9 al 25 ottobre, come per i Giochi di Tokyo del 1964.

Il presidente Bach, al termine dell'esecutivo straordinario, ha inviato una lettera agli atleti: “Le vite umane hanno precedenza su tutto, inclusi i Giochi.  Il CIO vuole far parte della soluzione. Pertanto abbiamo reso il nostro principio guida per salvaguardare la salute di tutti i soggetti coinvolti e per contribuire a contenere il virus. Vorrei, e tutti stiamo lavorando per questo, che la speranza espressa da così tanti atleti, comitati olimpici e federazioni di tutti e cinque i continenti sia soddisfatta. Spero che alla fine di questo tunnel che stiamo attraversando, senza sapere per quanto tempo, la fiamma olimpica sia la luce. Ciò che condividiamo in questo momento è un’incertezza tremenda".

 

 

L’etiope Berehanu Tsegu, 5° nel ranking IAAF, è stato squalificato per quattro anni per positività all’EPO a seguito di un controllo al termine della mezza di Copenaghen del 15 settembre scorso: la notizia è riportata sul sito dell’Athletics Integrity Unit, l’agenzia mondiale antidoping.

Tsegu, dopo aver inizialmente negato ogni forma di assunzione di sostanze dopanti, ha poi confessato il suo coinvolgimento, con la conseguente squalifica a far data appunto dal 15 settembre 2019, e cancellazione di ogni suo risultato dalla suddetta data (a Copenaghen aveva chiuso in seconda posizione in 59:22, che avrebbe rappresentato il suo personale sulla distanza).

Tsegu, nato il 30 settembre 1999, ha vinto il titolo africano ad agosto sui 10000 a Rabat, in 27:05.66; nel 2019 ha ottenuto grandi risultati sulla mezza, 59:14 a Lisbona, 59.56 a Yangzhou. Ancora sui 10000 ha colto un 27:00.73 a Hengelo, in Olanda, a luglio.

Ci si chiede che tipo di genuinità possano avere queste prestazioni, seppur passate indenni ai controlli.

 

21 marzo -L'ordinanza emessa stasera dal governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, inasprisce decisamente per il territorio lombardo quella emessa ieri sera dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, imponendo una serie di nuove limitazioni, tra cui il divieto assoluto di praticare sport all’aperto.

L’ordinanza entra in vigore già da oggi, 21 marzo, e produrrà effetto fino al 15 aprile. La si è qualificata come “Una decisione dettata dal serrato confronto con le nostre autorità sanitarie che ci impongono di agire nel minor tempo possibile. La situazione non migliora, anzi continua a peggiorare: solo con l'estrema limitazione dei contatti interpersonali possiamo cercare di invertire questa tendenza”. Si impone dunque "l'eliminazione dei contatti tra persone non presidiati da idonee misure e dispositivi" (come possono essere le mascherine o altri schermi)

Tra i provvedimenti segnaliamo:

  • il divieto di assembramento "di più di 2 persone" nei luoghi pubblici - fatto salvo il distanziamento (droplet) - e conseguente ammenda fino a 5.000 euro;
  • il divieto di spostamento salvo che per motivi gravi di lavoro o salute; il divieto di "mobilità dal proprio domicilio" diviene assoluto per chi sia in quarantena, o positivo al virus, o con febbre superiore ai 37.5
  • la sospensione dell'attività degli Uffici Pubblici, fatta salva l'erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità;
  • la sospensione delle attività commerciali al dettaglio, salvo quelle del settore alimentare e di prima necessità, dove però potrà entrare un solo componente per famiglia, e con la raccomandazione di rilevarne la temperatura corporea;
  • la sospensione di tutti i mercati settimanali scoperti;
  • la sospensione delle attività di ristorazione, tranne mense e catering aziendali, e la consegna di cibi a domicilio;
  • la chiusura delle attività degli studi professionali salvo quelle relative ai servizi indifferibili e urgenti o sottoposti a termini di scadenza;
  • la chiusura di tutte le strutture ricettive ad esclusione di quelle legate alla gestione dell'emergenza. Gli ospiti già presenti nella struttura dovranno lasciarla entro le 72 ore successive all'entrata in vigore dell'ordinanza;
  • il fermo delle attività nei cantieri edili. Sono esclusi dai divieti quelli legati alle attività di ristrutturazione sanitarie e ospedaliere ed emergenziali, oltre quelli stradali, autostradali e ferroviari;
  • la chiusura dei distributori automatici h24 che distribuiscono bevande e alimenti confezionati; 
  • il divieto di praticare sport e attività motorie svolte all'aperto, anche singolarmente, salvo le minime concessioni che risultano dal testo qui sotto pubblicato (artt. 17-20)

17. È vietato l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco ed ai giardini pubblici. Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; Sono altresì vietati lo sport e le attività motorie svolte all’aperto, anche singolarmente, se non nei pressi delle proprie abitazioni. Nel caso di uscita con l'animale di compagnia per le sue necessità fisiologiche, la persona è obbligata a rimanere nelle immediate vicinanze della residenza o domicilio e comunque a distanza non superiore a 200 metri, con obbligo di documentazione agli organi di controllo del luogo di residenza o domicilio.

18. Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina in luoghi pubblici o privati. Gli impianti sportivi sono utilizzabili, a porte chiuse, soltanto per le sedute di allenamento degli atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti d’interesse nazionale dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali o internazionali; resta consentito esclusivamente lo svolgimento degli eventi e delle competizioni sportive organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico; in tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus  COVID19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano.

19. Sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici.

20. Sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali.

 

 

20 Marzo - E’ stata pubblicata la nuova ordinanza, firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, per contenere il contagio da coronavirus: valida dal 21 al 25 marzo, prevede nuove restrizioni.

Per quanto riguarda l’attività motoria, l’articolo 1 dispone che: “Resta consentito svolgere individualmente attività motoria nei pressi della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona".

Ecco il testo della parte saliente:

Ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale

  1. Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sono adottate, sull’intero territorio nazionale, le ulteriori seguenti misure:
  1. a) è vietato l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici;
  2. b) non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona;

    d) nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza.

Personalmente, senza voler entrare nella già troppo affrontata discussione se sia giusto ed etico correre o meno in questo periodo, ritengo che questa presunta restrizione, oltre a non chiarire quali sia la distanza effettiva da casa (200m, 500m, 1km, ???)  vada a punire esclusivamente i podisti di lunga lena e allenati, favorendo i “nuovi” runners emersi in questo ultimo periodo più che altro per poter uscire di casa o per così sopperire alla chiusura delle palestre.

Non per nulla il sito della Fidal (pur non prendendo una netta posizione di difesa dei podisti, che rischiano di essere additati come diffusori del covid-19 per l’intera popolazione), proprio stamattina ha pubblicato il seguente decalogo di “buon senso”:

  1.      Runner non ci si improvvisa
  2.     Chi non ha mai corso non è proprio il caso che inizi ora
  3.     Correre senza sapere come farlo può nuocere alla salute
  4.     Per chi già è runner, oggi si corre solo per conservare la salute 
  5.     ...la tua e quella di chi ti sta vicino
  6.     Per fare questo in primis corri da solo
  7.     Se vedi altri che corrono, allontanati
  8.     E se prima correvi 1 ora, oggi bastano 20 minuti
  9.     Fai le scale più volte al giorno ed ottieni lo stesso risultato
  10.     E se tutto questo non è possibile, stai a casa e fai esercizi di tonificazione muscolare

Ma tutto questo il vero runner lo sa! Aiutaci a farlo diventare buon senso comune e buone pratiche condivise".

A questo punto, forse, una chiusura netta e definitiva dell’attività all’aperto (imposta dal governo e 'benedetta' dalla Fidal) sarebbe stata più giusta, stroncando ogni interpretazione ed eventuali rischi di ulteriori contagi.   

 

 
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In questo particolare momento nero del mondo tutto, e dello sport in particolare, legato all’emergenza Coronavirus, un’interessante intervista del presidente Alfio Giomi è stata pubblicata sul sito della Fidal.

Il presidente, dopo aver riconosciuto all’atletica il ruolo di “grande agenzia educativa, capace di stare alle regole”, evidenzia l’importanza delle società che “sono il punto di riferimento del movimento” e si dice pronto a raccoglierne le istanze; al contempo si dice pronto per il prossimo Consiglio Federale (del 27 marzo, in teleconferenza) a formalizzare nuove ipotesi per il nuovo calendario nazionale, per essere pronti non appena si potrà ripartire.

Per quanto riguarda le Olimpiadi di Tokyo, Giomi dichiara che la preparazione degli atleti va avanti, che occorre continuare ad allenarsi, pur tra le mille difficoltà del momento, pensando che i Giochi Olimpici si svolgano regolarmente, come i susseguenti Europei di Parigi.

Conclude dichiarando che è tutto in itinere per il Golden Gala di Napoli del 28 maggio, come per tutti gli altri eventi internazionali che l’Italia dovrebbe ospitare.

Di seguito il testo integrale:

La famiglia dell’atletica italiana sta attraversando giorni difficili, come l’intero Paese. Qual è il sentimento comune?

“Più che mai, questo momento è la dimostrazione che l’atletica è una grande agenzia educativa, capace di stare alle regole. E di farlo anche con il sorriso, come dimostrato dal gran numero di foto e video che sono arrivati per la nostra campagna sui social network per sensibilizzare agli allenamenti da casa. Emerge la capacità del nostro mondo di guardare avanti, cercando di cogliere gli aspetti positivi, e con un sentimento di appartenenza: essere distanti ma uniti e far tutti parte della stessa comunità”.

Come sta lavorando la Federazione per sostenere le società che operano sul territorio?

“Le società restano il nostro primo pensiero. Sono il punto di riferimento e più che mai in questo momento sono le forze che sul territorio interpretano meglio le necessità delle migliaia di tesserati. A questo proposito, stiamo preparando un questionario che approveremo nel Consiglio federale del 27 marzo per raccogliere le istanze, farcene carico e presentarle al Governo quando sarà il momento: penso alle esigenze delle società che gestiscono impianti, o che utilizzano impianti di proprietà altrui, o agli organizzatori di eventi, insomma vogliamo continuare a far sentire che c’è grandissima attenzione per tutti i club”.

Tantissimi i rinvii: come si lavorerà sulle nuove date?

“Dopo il prossimo Consiglio federale, sentito il parere dei Comitati Regionali e degli organizzatori, formalizzeremo varie ipotesi per un nuovo calendario nazionale, in modo da essere pronti immediatamente a ripartire, quando sarà possibile. Ovviamente la ripresa sarà graduale ma il nostro primo obiettivo è che i ragazzi possano tornare ad allenarsi. Poter operare in spazi ampi come un campo d’atletica ci può favorire, sempre nel massimo rispetto delle regole, come fatto fin dall’inizio, perché la salute è l’aspetto principale da tutelare”.

È l’anno olimpico. In attesa di ulteriori indicazioni dal CIO, che linea si è data la Federazione?

“Un messaggio chiaro: la stagione va avanti, la preparazione va avanti. Dobbiamo continuare ad allenarci pensando che i Giochi olimpici si svolgano regolarmente. Ma non solo Tokyo: subito dopo ci dovremo far trovare pronti per gli Europei di Parigi. Conosco le difficoltà ma anche la grande capacità di adattamento di tecnici e di atleti: così si riesce ad andare avanti. Rispettare le indicazioni del Governo potrà farci uscire prima di tanti altri Paesi da questa situazione mai vissuta al mondo”.

La Diamond League, proprio oggi, ha rinviato le prime tre tappe 2020. Com’è la situazione per il Golden Gala di Napoli del 28 maggio?

“Più che mai in itinere. Siamo alla finestra e monitoriamo ciò che accade. Valuteremo l’evolvere della situazione, tenendo conto anche del calendario del calcio e della disponibilità degli atleti stranieri”.

E per gli altri eventi internazionali che l’Italia ospiterà quest’anno?

“Stessa cosa: monitoriamo giorno per giorno, è inutile fare fughe in avanti. Per l’incontro internazionale di staffette del 2-3 maggio a Rieti siamo al limite, diventa molto complesso. Per quanto riguarda invece gli Europei under 18 che sono in calendario dal 16 al 19 luglio, sempre a Rieti, continuo a restare fiducioso”.

 

PS: Sull'acquiescenza della Fidal al quasi-divieto di correre per i podisti normali, si veda qui:

http://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/5930-nuova-ordinanza-attivita-motoria-solo-nei-pressi-di-casa-e-da-soli.html

 

Svein Arne Hansen, il 74enne norvegese presidente di European Athletics (la Federazione Europea di Atletica leggera), ha subito una grave lesione cerebrovascolare, comunemente nota come ictus, mentre era nella sua abitazione, nella serata di domenica 15 marzo, per essere poi ricoverato presso il reparto di terapia intensiva nel locale ospedale, per tutti i trattamenti del caso.

Hansen dovrebbe rimanere in ospedale per almeno una settimana, per poi procedere ad significativo periodo di riabilitazione.

Questa la preoccupante notizia pubblicata sul sito di EA, che continua ricordando come il presidente sia stato testato, dopo il ricovero in ospedale, per l’eventuale presenza di Covid-19, ma con esito negativo.

Colpisce ancora il maledetto coronavirus che danneggia anche l’inizio dell’attività su pista internazionale: sono state infatti rinviate le prime tre tappe della Diamond League 2020, previste per il 17 aprile a Doha (Qatar) e il 9 e 16 maggio in Cina (la prima a Shanghai, la seconda in una località non ancora comunicata).

“In Qatar, è vietato l’ingresso da diversi Paesi e il governo di Doha ha sospeso tutti gli eventi nazionali e internazionali per 30 giorni. Mentre in Cina, se il numero di nuove infezioni sta ora diminuendo, la preparazione degli eventi è stata ritardata di diverse settimane; i confini chiusi e le restrizioni di viaggio rendono impossibile l’organizzazione di competizioni internazionali di alto livello”, scrive in una nota il Comitato organizzatore della DL.

A questo punto, tranne ulteriori rinvii, la Diamond League dovrebbe cominciare il 24 maggio a Stoccolma, seguita quattro giorni dopo dalla tappa italiana, il Golden Gala Pietro Mennea, il 28 maggio a Napoli.

Per quanto riguarda le tre tappe rinviate, si pensa al 13 agosto per Shanghai, mentre le altre due dovrebbero disputarsi nella seconda settimana di settembre, dal 9 all’11, dopo le finali di Zurigo, sperando che l’incubo finisca al più presto e che permetta una rimodulazione definitiva del calendario.  

L'epidemia, o meglio, le restrizioni alle corse di gruppo per rallentare l'epidemia, hanno fermato anche lui e il suo sogno. 

Lui è Luca Naso. 38 anni, astrofisico catanese con una grande passione per la corsa, che dopo aver corso tante maratone, ha avuto una splendida idea, realizzare il sogno “Correre ai confini”, un’impresa podistica che prevedeva di percorrere tutta l’Italia correndo lungo il confine di stato, toccando tutte le regioni della nazione. Così la spiegava:

"Non sono sicuro di come sia nata l'idea di questa sfida, ma da quando è nata è cresciuta di giorno in giorno, per diventare un sogno vero. Ho deciso di farlo perché credo nel valore dei sogni, e sono convinto che conoscere i tuoi sogni, e fare sforzi per realizzarli, ci renderà persone migliori".

La corsa di Luca è iniziata il 1° gennaio da Catania: il tracciato di 8.876 km complessivi, in singole tappe di 15 km di media, due tappe al giorno per sei giorni la settimana, sarebbe dovuto essere percorso in solitaria, ma con l’aiuto di associazioni sportive, amministrazioni comunali, e podisti dei luoghi che attraversava: insomma, non è stato mai solo. Dopo la sua Sicilia, ha attraversato Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Abruzzo. Il Giro si sarebbe dovuto concludere il 31 dicembre nuovamente in Sicilia.

Ma, purtroppo, giunto appunto in Abruzzo, al settantesimo giorno di corsa, Luca ha dovuto abbandonare il sogno, in osservanza delle norme ministeriali per il rischio da coronavirus.
Avrebbe potuto continuare da solo, ma il suo progetto era stato oramai condiviso da troppa gente, che lo affiancava nelle tappe, e così meglio fermarsi.

Molto toccato, sofferente per aver dovuto abbandonare l’impresa, ecco le parole di Luca:

“Credo che le restrizioni imposte rendano impossibile continuare a seguire gli obiettivi, le idee ed i valori di Correre ai confini. Non voglio proseguire e macinare chilometri da solo perché l’impresa si fonda sulla condivisione. Ho deciso di stravolgere ogni aspetto della mia vita per realizzare questo sogno insieme agli altri.
Mi dispiace di non riuscire a completare l’intero percorso, ma sono contento che tutti e 70 i giorni di "Correre ai confini" sono stati vissuti intensamente, con gioia e generosità dalle tante persone che si sono lasciate contagiare dalla positività di questo progetto.
Sono stato in posti diversi ed ho incontrato persone diverse, ma non mi sono mai sentito fuori posto. Anzi, mi sono sempre sentito a casa, perché le persone che ho incontrato hanno fatto loro questo sogno. E’ stato uno scambio reciproco di emozioni, sentimenti e valori. Persino in questi giorni molto difficili, tante persone hanno confermato la loro intenzione di partecipare al progetto!
Tuttavia, il nostro Paese si trova in una situazione drammatica e davanti a noi ci sono scenari di gran lunga peggiori di quelli che stiamo vivendo adesso, a partire dal collasso dell'intera struttura sanitaria per continuare con la perdita di lavoro di una miriade di professionisti capaci ed onesti.
Per questo motivo, non solo ho deciso di sospendere il progetto ma, non appena rientrato, ho subito iniziato un periodo di isolamento volontario in casa.
Correre ai confini non era un’idea folle, era un’idea audace.
Folle sarebbe stato non interrompere adesso.
Vi abbraccio tutti virtualmente.”

E così Luca è tornato a casa a Catania, deluso per aver dovuto fermarsi. D'accordo con la moglie si è messo in una preventiva quarantena dividendo la casa in due parti, senza possibilità di eventuale contagio.
Ma nella sua mente il sogno non è tramontato, qualsiasi valutazione circa la possibilità di riprendere il progetto  è rinviata a quando l’emergenza coronavirus sarà rientrata. Speriamo il prima possibile!

                                                                                                                         

 

 

 

 

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