Segnala il commento come inappropriato

Per chiarire i dati di fatto (poi ognuno è libero, scriveva Guareschi del suo "Don Camillo", di rompermi un candelotto sulla testa se l'articolo non gli piace). Nessuno dei "due autori" si è tirato fuori, perché i due nomi che apparivano in didascalia indicavano chiaramente che la foto proveniva da loro. Ma per maggior chiarezza ho tolto i due nomi, e se qualcuno se l'è presa con loro, forse non ha letto bene. La foto appariva in un nostro servizio dalla Orta 10 in 10, e c'è tuttora.
Anche le persone citate nel corso del pezzo cinghialesco non c'entrano con la redazione del pezzo: sono tutti nomi ripescati da un anno di irrisioni e insulti del signor Esposito, che a quanto pare gli hanno conciliato i like di alcuni e forse una sorta di sindrome di Stoccolma di altri. Diciamo pure che abbiamo messo nel ventilatore quella certa roba, ma chiarendo che non è roba nostra bensì della persona di cui il Cinghiale, preterintenzionalmente, ha dimostrato la fondatezza della condanna (che si ritiene sia solo la prima di una serie).
Dove stia poi il razzismo non lo vediamo: sono razzisti i film di Abatanatuono, di Checco Zalone, di Albanese?
E che noi proteggiamo i dopati è un luogo comune che nasce dalla fucina dell'ex-Maiale (usiamo il nome non per offesa ma perché se lo era attribuito lui): vorremmo che fossero perseguiti i dopati veri (non chi si spalma la crema per lenirsi le piaghe e viene beccata a casa sua in un giorno feriale); e una volta condannati e scontata la pena, se non recidivano, crediamo che abbiano diritto a reinserirsi nel mondo. La "fine pena mai" non è nel vocabolario di Fabio Marri