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Condivido in gran parte la tua analisi e anch'io sono moderatamente ottimista sul fatto che si possa tornare ad una quasi-normalità in tempi forse più rapidi di quelli che si potevano prevedere un mese fa, alla luce del calo dei contagi e degli studi che sembrano confermare un progressivo "depotenziamento" del virus stesso.
Concettualmente, mi allineo nel ritenere che il principio di responsabilità individuale dovrebbe essere fondamentale nell'ambito sportivo, quindi nella scelta di praticare o meno una specifica attività, o di partecipare o meno ad un evento.
Purtroppo, questo auspicio si scontra con la realtà burocratica italiana. Il problema non è tanto nelle regole che le Federazioni stabiliscono (dialogare con una Federazione non è facile, ma non è nemmeno impossibile, qualche passo avanti negli ultimi anni c'è stato), ma nell'impianto legislativo stesso dello Stato. La legge italiana sembra sempre orientata a trovare un colpevole, anche quando la vera colpa risiede nell'avventatezza della persona che subisce il danno.
Ed è per questo (e per il pragmatismo che mi deriva dall'esperienza di 20 anni nell'organizzare eventi) che sono assolutamente scettico sulla possibilità che la situazione possa cambiare. Provate ad immaginare l'iter parlamentare di una proposta di legge che abolisca l'obbligatorietà della visita medico-sportiva.
Per il momento sono curioso di vedere cosa avverrà delle proposte del "piano Colao", tra le quali c'è - se non sbaglio - anche uno scudo penale per le aziende i cui dipendenti dovessero contrarre il Covid-19.