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Apr 26, 2025 padre Pasquale Castrilli
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Di corsa con papa Francesco: oggi come 12 anni fa

Il mesto percorso Il mesto percorso Pasquale Castrilli

26 aprile - Le due coppie di anziani seduti al tavolino di un bar cercano di indovinare chi c'è dentro le auto blu che sfrecciano direzione san Pietro. Aspettano il passaggio di Donald Trump. Sono su Corso Vittorio Emanuele, a Roma, nel secondo dei sei chilometri su cui papa Francesco transiterà fra qualche ora per il suo ultimo viaggio da San Pietro a Santa Maria Maggiore. 
Ho pensato di percorrere questo tragitto di buon’ora partendo esattamente dal punto in cui muoverà il corteo funebre al termine della santa messa.

È una giornata che sintetizza in qualche maniera il pontificato di Francesco: fresca, popolare, frizzante, soleggiata, con qualche nuvola. 
Il dispiegamento delle forze dell'ordine è impressionante. Ci sono proprio tutti a presidiare il percorso di 6 chilometri che parte da San Pietro e raggiunge Santa Maria Maggiore passando per Corso Vittorio Emanuele, piazza Venezia, Fori imperiali, Colosseo, via Labicana, via Merulana.

Per una strana coincidenza sono a Roma in questo giorno di chiusura di un pontificato, come ero a Roma il giorno dell'inizio di Bergoglio, il 17 marzo 2013. Quel giorno correvo la mia prima maratona. Non ci fecero passare da via della Conciliazione per ragioni di sicurezza. Ricordo gli elicotteri che volteggiavano sulla Capitale. E anche stamattina ce ne sono. Al primo chilometro mi colpiscono in particolare i cecchini appostati sul colonnato del Bernini. Su corso Vittorio Emanuele sfrecciano le auto delle delegazioni, ben 166, presenti a questo funerale. Sirene, lampeggianti... E l'Ama, l'azienda comunale che con i suoi mezzi pulisce il percorso che fra circa quattro ore vedrà il passaggio della salma che, come è stato annunciato, viaggerà a passo d'uomo per il saluto di tutti. 
Incrocio anche alcuni gruppi di adolescenti che si recano in piazza San Pietro per la messa. In questo fine settimana Roma è un pullulare di giovanissimi che sono arrivati per il loro Giubileo.

A piazza Argentina sono al terzo chilometro, penso alla nazione da cui è arrivato l'uomo che ha guidato la Chiesa in questi ultimi dodici anni. Altra cultura, altro modo di vivere la fede e di sentirti Chiesa, altro stile di comunicazione. Ad alcuni occidentali è piaciuto molto, ad altri un po' meno. 
Davanti alla chiesa del Gesù, un gesuita recita il rosario. Piazza Venezia è inguardabile, i lavori per la stazione della metropolitana la squarciano profondamente. Quando imbocco i Fori imperiali, al quarto chilometro, si vede il grande dispiegamento delle troupes televisive. Sono appostate in punti strategici per le riprese che permetteranno a milioni di persone di assistere a quest'ultimo viaggio di Francesco. La RAI ha il suo quartier generale proprio alle spalle dell'Altare della Patria.
Mi trovo nel punto di partenza e di arrivo della maratona di Roma, incontro qualche podista che come fa lo slalom tra i passanti e le auto delle forze dell'ordine. Anche nei pressi del Colosseo sono numerosi i cronisti e i tecnici che stanno sistemando telecamere e microfoni per la diretta TV. Molto più tranquilla via Labicana, al quinto chilometro. 
Al semaforo che incrocia via Merulana dovrei girare a sinistra per salire verso santa Maria Maggiore traguardo di questa sgambata mattutina. Decido all'ultimo momento di svoltare a destra verso San Giovanni in Laterano. Mi aspettano i ragazzi del Giubileo per il passaggio della Porta santa. Siamo grati a papa Francesco, guardiamo in avanti con speranza.