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Mar 02, 2020 3080volte

Secondo “la Repubblica” le maratone non avrebbero fatto bene a Mattia

Secondo “la Repubblica” le maratone non avrebbero fatto bene a Mattia Foto: www.salute.gov.it/

Titolo poco preciso e demonizzante per la pratica podistica nell’articolo odierno di Elena Dusi, sulle colonne di “la Repubblica”. Si parla dello sfortunato podista del lodigiano che se non andiamo errati è stato il primo italiano infettato dal Coronavirus. O meglio il primo ad essere scoperto. La tesi sostenuta è che “Sforzi molto intensi causano una temporanea depressione del sistema immunitario. Il fenomeno si chiama "open window". Insieme alla vicinanza fra gli atleti in gara o negli spogliatoi, potrebbe spiegare i contagi del 38enne fondista di Codogno e dei calciatori di Siena”.

Sotto accusa non è lo sport in generale e nemmeno il podismo. Sempre dal pezzo in questione, leggiamo quanto segue: ”Sport e coronavirus sono forse alleati di gioco? In generale no, l’ipotesi è esclusa, concordano i medici. Un livello normale di attività fa solo bene. Ma correre due mezze maratone in otto giorni, come ha fatto Mattia il 2 e il 9 febbraio, può mettere l’organismo in una situazione di stress. La settimana dopo, già con la febbre, il 38enne di Codogno ha poi giocato una partita di calcio a 11”.

Insomma le maratone del titolo diventano delle mezze e tutti sappiamo l’enorme differenza per il nostro fisico tra le due distanze. Poi si scopre che l’ultimo sforzo è stato giocare a calcio febbricitante. Però si vede che non va bene demonizzare il dio pallone… In ogni caso la tesi sostenuta è quella dello stress derivante dalle due mezze. Lo stesso giorno? Due giorni consecutivi? No, a distanza di una settimana.

Noi non siamo dei medici e non ci vogliamo aggiungere ai tuttologi del momento, tuttavia stabilire che correre due mezze maratone a distanza di otto giorni possano mettere un fisico in situazione di stress è plausibile, ma dipende da molte variabili. Prima fra tutte valutare l’intensità dello sforzo per il soggetto in questione, in funzione del suo grado di allenamento.

Ci spieghiamo meglio. Mattia, a cui con l’occasione formuliamo i nostri migliori auguri, ha 38 anni ed ha corso la gara “agonistica” in Liguria in poco meno di due ore.  Per molti rappresenta sicuramente uno sforzo importante, ma per tanti altri, no. Per moltissimi atleti, anche più anziani, farsi una mezza a 5e15 al chilometro è praticamente una passeggiata. Ora noi non sappiamo se per Mattia quello fosse il suo personal best oppure una bella gita con annessa corsa al mare. Dubitiamo lo sappia anche l’articolista. Tra l'altro la seconda mezza è stata in realtà una non competitiva a passo libero e senza riscontri cronometrici ufficiali. Quindi è presumibile sia stata percorsa con un passo ancora più tranquillo e senza alcuno stress da prestazione. Magari fermandosi ai ristori e facendo due chiacchiere con i compagni di avventura. Organismo stressato? Voi cosa ne pensate?

1 commento

  • Link al commento FULVIO TREVISAN Lunedì, 09 Marzo 2020 10:21 inviato da FULVIO TREVISAN

    Una corsa di 20 o 21 km, competitiva o no, la faccio tutte le domeniche, con l'aggiunta ogni tanto di qualche 30 km e due o tre volte all'anno, o anche quattro, una maratona. Sono nato nel 1947 quindi lascio a voi calcolare la mia età, non ho mai avuto problemi di stress. Mi è anche capitato di fare una maratona e la domenica successiva una 30 km. e sono ancora qui vivo e sano!

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