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Dic 23, 2020 3517volte

Giovanni Grano, campione italiano di maratona, con lo sguardo verso la maglia azzurra

Giovanni Grano all'arrivo: la gioia dopo la fatica, la condivisione del momento con una persona cara Giovanni Grano all'arrivo: la gioia dopo la fatica, la condivisione del momento con una persona cara Foto S.Morselli-R.Mandelli

Giovanni Grano ha vinto il campionato italiano migliorandosi ancora una volta, alla sua undicesima maratona; dal suo esordio a Pisa, nel 2012, quando chiuse in 2:20:45, a questa di Reggio Emilia, dove ha portato il suo personale ad un grande e promettente 2:14:31.

Di origine molisane (Bojano, provincia di Campobasso), vive e lavora in terra svizzera, dal 2016. Ha un dottorato di ricerca in informatica, una specialità per la quale era complicato trovare sbocchi nella sua terra d’origine. Da qui il passaggio a Zurigo, sia pure dopo un transito di un anno a Parma, è stato per certi aspetti quasi automatico perché le opportunità di lavoro qui sono davvero buone, nel suo campo.

Ecco Giovanni, partiamo proprio di qui, da Zurigo: che città e che realtà hai trovato? E con la lingua tedesca?

Direi ottime, mi sono integrato perfettamente senza problemi, peraltro in un contesto internazionale. Tanti gli stranieri, anche italiani, si parla correntemente la lingua inglese. Il tedesco? Lo “parlicchio”, ma non è un proprio un problema. La città è veramente splendida, perfettamente organizzata.


Zurigo è una città… a misura di runner?

Assolutamente sì, tra l’altro sin dall’inizio della mia permanenza mi sono trovato con altri atleti di un team di Zurigo, e questo ha facilitato la pratica dell’atletica. Poi tante possibilità di correre nella natura che circonda la città, piste ciclabili ovunque. Pensa che sino a poco tempo fa abitavo in un posto dove ne avevo una proprio sotto casa, sino a 40 chilometri lungo il fiume Glatt, uno sterrato ben corribile dove ho macinato parecchi lunghi. Ma più in generale è una città dove tutti gli sport sono facili da praticare, questa caratteristica è rappresentativa della gente che ci abita, del loro modo di intendere la vita.

Andiamo alla maratona di Reggio Emilia, gara che ho (intensamente) vissuta dal vivo; vista da fuori mi è parsa la tua gara perfetta, una vittoria che è parsa persino facile. E’ andata così?

Certamente sapevo di stare bene, ero tranquillo e ciò aiuta non poco. Ci tenevo molto al titolo italiano, per cui la strategia di gara era finalizzata a questo, poi è venuto fuori anche il personale, cosa che però non mi ha sorpreso, anzi. Col senno di poi avrei forse potuto rischiare di più, andando dietro ai due ruandesi, Irabaruta e Nzikwinkunda, ma un passaggio alla mezza in 1:05 era un po’ troppo veloce (n.d.r. anche per loro visto che nella seconda parte hanno pagato oltre due minuti). Dopo la mezza, passata in 1:07:20, ho allungato perché il ritmo era relativamente lento, dopo i primi 10 K in 32:06 ed i secondi in 31:53, e preso subito del margine, con una fatica controllata, nonostante il passo più veloce (dal km 20 al km 30 in 31:26). Poi restando solo c’era meno stimolo a spingere ancora più forte, comunque seconda mezza leggermente più veloce.


Come sei arrivato a questa gara, numero di uscite, chilometri percorsi? So che quantitativamente fai meno strada rispetto agli standard.

Forse è vero, ma faccio quello che sinora mi è servito e mi ha ripagato, in futuro si vedrà. Raramente supero i 140 km/settimanali, allenandomi una volta al giorno è difficile fare di più, tendo a lavorare maggiormente sulla qualità, tagliando la seconda uscita, quella meno significativa in termini di crescita. Aumentare il numero delle uscite? Ciò deve essere compatibile col lavoro e con la…qualità della vita extra atletica, comunque fino a questo momento è stata la scelta giusta.

Esperienza in Kenya, so che ci hai…provato.

Già, proprio così, a Iten, un’esperienza molto bella abortita dopo solo 10 giorni, sono dovuto scappare via per il covid. Tutto davvero bello, ho corso con Sondre Moen, bella persona e grande atleta. In realtà da quelle parti è tutto strutturato per fare atletica di livello, trovi sempre qualcuno per correre bene. L’altitudine di 2400 metri, unita a percorsi ricchi di saliscendi, ti fa faticare tanto ma al tempo stesso ti premia in termini di resa.  

Programmi a breve e medio termine?

Fermo restando la difficoltà di programmare, data la situazione, vorrei certamente correre una maratona in primavera; pensavo ad esempio ad Amburgo, già fatta nel 2015 e 2019 (rispettivamente i tempi sono stati 2:17:24 e 2:17:00).


La maratona più bella sinora corsa, non necessariamente in termini di migliore prestazione?

Pochi dubbi, anzi proprio nessuno, Berlino: lo scenario, il contesto, la qualità degli atleti ed il percorso, tutto concorre per ottenere la migliore prestazione possibile ma anche la soddisfazione personale fine a sé stessa.

Il tuo futuro nell’atletica, che ci vedi?

Beh, innanzitutto il miglioramento dei risultati tecnici, quindi sostanzialmente quelli cronometrici. Poi nel 2022 ci saranno i campionati mondiali ed europei, la prospettiva di una maglia azzurra costituisce un’ambizione unica e genera una forte motivazione; se per i mondiali la vedo dura, a livello europeo (sono sei i posti disponibili) potrei e dovrei farcela.

Grazie Giovanni, ti auguro il meglio per tutto, intanto… buon Natale.

Grazie a te Maurizio, al piacere di incontrarci nuovamente, auguri a te ed a tutto lo staff di Podisti.Net.


 

 

 
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