Argentina, 20 aprile - Per questa maratona “strana” passo subito alle cifre: 67 maschietti (tra cui il sottoscritto, unico italiano) e 28 femminucce, per un totale di 95 partecipanti che si sono disimpegnati durante la domenica di Pasqua nella maratona del Fin del Mundo, ovvero la più australe del nostro pianeta, a Ushuaia, nella Terra del Fuoco in Argentina. Nell’emisfero australe le stagioni sono invertite rispetto a quello boreale, così come la temperatura dei venti: se spirano da nord la temperatura sale, se viceversa soffiano da sud la Patagonia è flagellata dalle fredde correnti antartiche.
In questo periodo si è a inizio autunno, inizia ad albeggiare alle otto e può fare molto freddo. I cieli sono serici (utilizzo il plurale perché spesso c’è un doppio strato di coltre nuvolosa osservabile solo in aereo), le nuvole screziate sembrano caderti addosso e si fondono con il foliage dei faggi australi, regalandoti uno spettacolo naturale che ti lascia senza fiato.
I numeri della gara sono risultati da corsa campestre dei Giochi della Gioventù, sia pur considerando che non più di 200 podisti potevano essere ammessi. Poi, in questa edizione, una contrazione di partecipanti certamente c’è stata a causa del cambiamento di percorso deciso appena una settimana prima dell’evento, perché le Autorità locali - inspiegabilmente - non hanno concesso i permessi per transitare sulla direttrice principale.
L’itinerario originale prevedeva la partenza, con trasferimento in bus, al confine col Cile dalla baia di Lapataia dove termina la Ruta National 3 e la Panamericana a una distanza di “appena” 3.045 km da Buenos Aires e circa 25.750 km da Prudhoe Bay in Alaska, e in linea arrivare alla capitale fueghina sfidando il feroce vento patagonico, di cui ho fatto assaggio fortunatamente solo negli ultimi 5 km. Per tale motivo, gli organizzatori hanno dato la possibilità di poter scegliere di annullare la partecipazione e ottenere il rimborso della quota d’iscrizione. Cosa che non mi è passata neanche nell’anticamera del cervello, nemmeno se l’alternativa fosse stata quella di correre 42 km in una pista d’atletica. Magra consolazione per il mio amico, l’arcinoto Giovanni Battista Torelli che, anch’egli iscritto, non si è potuto unire a me suo malgrado, consolandosi con l’affollatissima maratona della Ville Lumiére. Di conseguenza, la nuova partenza è stata spostata a Ushuaia, al Paseo de la Rosas sulle rive del canale di Beagle dove affiora il kelp gigante (l’alga indice di abbondanza di fauna ittica), in prossimità del memoriale degli Eroi della guerra delle isole Malvine (lì non è convenevole chiamarle Falkland; e suggerisco anche di usare l’inglese lo stretto necessario) e compiere quattro giri di 10,500 km. Differito è stato di un’ora anche l’orario d’inizio della corsa, cioè alle ore 8,40, sotto una fantastica alba.
Per la macchina organizzatrice quindi, gestire tutta la logistica è risultato un compito assai semplificato allestendo due rifornimenti distanziati di 5 km. Tuttavia, anche col tragitto ripetitivo, ben presidiato dai volontari che t’incitavano, il panorama è risultato sempre superbo e in ogni tornata potevi cogliere sempre un particolare: la catena innevata delle Ande fueghine che sovrasta Ushuaia le cui cumbres sembrano imponenti, mentre in realtà le cime più elevate, il Cerro Olivia e il Cerro Martial, superano appena i 1.300 metri. Invece, di là del canale di Beagle a sud, in territorio cileno, la tormentata catena di Darwin indica il lembo più meridionale delle Ande. Passando oltre, c’è il famigerato Capo Horn e poi, una volta attraversato il canale di Drake, sfidando i “Quaranta ruggenti” e i “Cinquanta urlanti”, si arriva in Antartide.
Durante questa prova, di fauna ne ho incontrata poca, avvistando solo qualche strano palmipede; però mi sono rifatto nei giorni di permanenza sull’Isla Grande de Tierra del Fuego specialmente durante la navigazione sul canale di Beagle, generoso in fatto di pescosità dove, pur in assenza di pinguini che nell’autunno australe migrano al Polo Sud, pullula di cormorani reali (fortemente somiglianti ai simpatici sfeniscidi), leoni marini, orche e altri cetacei. Insomma, una meraviglia assoluta.
Oltre la maratona, si è svolta anche la mezza distanza e una 10 km, con rispettivamente 163 e 70 classificati. Bella e calorosa poi è stata in serata la cerimonia di premiazione e la cena. Fino a qualche anno fa era pericoloso recarsi in prossimità del Polo Sud per via del buco dell’ozono, ma allo stato attuale non c’è nulla di eroico o straordinario nell’anno del Signore 2025 correre ai 54° 48’ e 00” di latitudine sud di Ushuaia a cui - a onor del vero - spetta sì il titolo della città più grande situata a sud della Terra, ma non quello dell’abitato più australe del mondo che è il villaggio di Porto Williams situato a pochi km in territorio cileno sull’altra sponda del canale di Beagle.
I veri eroi sono stati i padri missionari tra cui i salesiani, da appaiare ai Magellano, i Fitz Roy, i Drake, gli Shackleton che sfidavano l’ignoto.
In città non si respira un’aria esotica e ti senti un po’ a casa. A parte qualche rara eccezione, l’area metropolitana abbastanza vasta, avrebbe bisogno di una generale rinfrescata a livello di arredo urbano che risente del peso degli anni e di scarsa manutenzione (copia/incolla come da noi), un dettaglio che a me poco importa dato che non sono venuto certo in Patagonia per fare il gonzo al corso iper-commercializzato di Ushuaia. Vedendo i cognomi Rossi, Celentano, Camuzzi, Ferrari, se deduce la discendenza italiana di seconda generazione, come in tutta l’Argentina; analogamente, il parco auto circolante vetusto e inquinante è costituito anche da vecchie FIAT Uno. Il peggio dell’eredità italica degli anni settanta/ottanta dello scorso millennio, si riscontra anche nel livello di tamarragine. Auto smarmittate, inquinanti e veicoli industriali sfrecciano a velocità folli ed è raro che un veicolo si fermi davanti alle strisce pedonali. Tuttavia, ho registrato un’educazione e una gentilezza della popolazione superiore alla media.
E’ la giornata di Pasqua e per chi ha fede (autentica e non di facciata) Χριστὸς ἀνέστη! (Christos anesti, Cristo è risorto) Nella chiesa dei salesiani di Santa Maria della Mercede, una grande immagine di San Giovanni Bosco veglia sulla città fueghina, e alle ore 19,00 si può santificare la festa. La mia priorità.
Adios Papa Francisco dalla tua magnifica terra che tanto ami, alla vigilia del tuo trapasso; Adios Argentina!