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Dic 23, 2018 8635volte

San Donnino protegge i podisti competitivi: inclusi i non supermen

Capponi e gallinelle da brodo al traguardo Capponi e gallinelle da brodo al traguardo Stefano Morselli

23 dicembre - San Donnino era un soldato romano, convertito al cristianesimo e martirizzato: protettore dei pellegrini e viandanti, dunque anche dei podisti, patrono di Fidenza (popolarmente “Borgo San Donnino”) e di varie altre località, tra  cui anche la “San Donnino Nizzola” tra Modena e Castelnuovo/Castelvetro: è allora giusto che presieda a una delle aree podisticamente più attive della provincia modenese (forse anche troppo, considerando che sulle stesse strade, rinchiuse nei 500 metri tra l’ex statale Vignolese e il fiume Panaro, si corrono almeno quattro manifestazioni annue organizzate dalla vicina San Damaso, in realtà Santalmès cioè “San Dalmazio”).

A San Donnino, da quarant’anni o poco meno, si celebra il “Campaz Mudnes”, gara che arrivò alla mostruosa lunghezza di 28 km e cui intervenne perfino Gianni Morandi; e, più recente, una sua versione estiva notturna di 10 km, apprezzatissima per il ristoro finale a base di gnocco fritto e angurie.

Proprio da questa gara notturna è stata ricavata, dalla nuova gestione dei Modena Runners (eretici fuoriusciti dal Coordinamento di stretta osservanza roncaratiana) l’idea e il percorso di questa San Donnino Ten, giunta alla sesta edizione: la prima senza l’ombrello protettivo del Coordinamento, che anzi ha allestito una corsa concorrente a dieci km scarsi, un po’ come ai tempi che c’era la maratona di Carpi e Roncarati faceva organizzare una maratonina lo stesso giorno (imparassero mai da Reggio, dove il giorno della maratona non c’è nient’altro!).

Era da prevedersi un raduno di pochi intimi: invece, arrivando in zona partenza a tre quarti d’ora dal via della competitiva, ho trovato tutti i parcheggi già pieni (vabbè, conosco la zona, mi sono arrangiato parcheggiando anzi più vicino di molti ‘ufficiali’). Si prevedevano 250 partecipanti, sono stati 400 più una cinquantina di staffettisti (oltre ai non competitivi partiti un’ora prima).

Iscrizioni a 5 euro, cifra tra le più basse mai viste per una competitiva: semmai, si poteva stabilire una cifra inferiore per la non comp, dotata peraltro di pacco gara uguale (bevande, integratori, pomatine e un paio di calze da corsa). Enorme tendone riscaldato, a cento metri scarsi dalla partenza, per tutte le operazioni preparatorie.

Consegna pettorali celere e senza storie, almeno per i preiscritti (mi vengono in mente certi trail specialmente reggiani, dove anche i preiscritti devono fare la stessa fila degli iscritti e soggiacere alle pretese ignoran-burocratiche di chi distribuisce i pettorali). Chip allegato al pettorale ma da allacciare alla scarpa; impressione di percorso misurato con meticolosità, addirittura con la partenza fissata 24 metri prima del traguardo finale perché ai 5000 metri esatti mancano proprio quei metri: l’unico effetto negativo sarà che il tappetino-chip sarà solo al traguardo e non alla partenza, per cui avremo i tempi ‘sporchi’, che significa anche una quindicina di secondi dalle prime file alle ultime, in una stradella non più larga di 5-6 metri.

Chiusura al traffico quasi assoluta (ci sarà un centinaio di metri, verso Santalmès, in cui un’auto uscirà dalla sua corsia invadendo la nostra, ma sarà ributtata dagli addetti a suon di “ma che k** fai!”); percorso misurato e omologato, con segnalazioni precise, conosciutissimo ai locali e alle vecchie volpi dell’agonismo regionale, dunque senza sorprese, con lunghi rettilinei e qualche curva a 90 gradi ma senza piazzette-scorciatoia; impossibile tagliare, tutt’al più si possono ‘drizzare’ certe dolci curve.


Fabio Marri con Alessandra Fava, oggi erogatrice di tè e sorrisi

Lotto di partecipanti che assomma quasi il meglio del podismo emiliano, incluse alcune vecchie glorie (sia detto in senso elogiativo), gente con le quali corro da una vita e che rivedo con piacere e tanta nostalgia. Andiamo più piano di trent’anni fa, ma ci siamo ancora; e dove sono finiti quei tanti nostri coetanei che ci superavano ai tempi del duca Passerino?

Ecco allora spuntare, dopo i giovanotti che si disputano le borse alimentari dei premi assoluti, un Rinaldo Venturelli della Guglia di Sassuolo, che tra pochi giorni passa negli M 50, e intanto fa 54° assoluto sotto i 38 minuti, e il suo compagno Gianluca Guidetti, che di anni ne fa già 52 e gli cede solo dieci secondi. Poi Paolo Cavazzuti, classe 1965, tra i pochi formiginesi che ha avuto il permesso di disertare la gara del Coordinamento (bè, non siamo ancora al  livello di Bologna, dove chi non va alle gare ufficiali subirà sanzioni), uno dei primi vincitori ‘morali’ di un trofeo Podisti.Net quasi vent’anni fa, che fa 39:37 battendo in volata Stefano Baraldini, classe 1962 e una bacheca di trofei da non dire.

Poco sotto i 41 minuti arriva Cecilia Tirelli, classe 80, nata da queste parti anche se ormai residente altrove da molti anni, i cui inizi podistici nella società “Mati” (Marri-Tirelli, per l’esattezza) mi capitò di seguire quando aveva meno di dieci anni e già vinceva tra le bambine; oggi, mezzo minuto dopo di lei, Patrizia Martinelli, splendida longilinea del 1964 (prima di categoria) che ha appena scritto il suo nome nell’albo d’oro delle maratone (come, del resto, anche Cecilia). Un po’ indietro Erica Guigli, frignanese del ’76, altra ex-bambina che ha riempito le cronache e adesso, soprattutto, si diverte.

Poi, finalmente, è il turno di noi pedoni, preceduti da Alessio Guidi come al solito capitano di una folta schiera di “Capponi”, che vince allo sprint sul prof Leandro Gualandri da San Donnino di Liguria (che ha lo stesso santo patrono ma non è in Liguria), papà e oggi nonno di una schiera di podisti (almeno quindici, e non esagero). E in 45 minuti arriva Antonella Benatti, reggiolese del ’68, tante volte vincitrice alle Tre Sere di Carpi, e che su Podisti.Net (prima serie) dava istruzioni su come correre in gravidanza, fino al nono mese… Non molto dietro le sta Carmen Pigoni, del ’63, cognome illustre e onorato oggi dal primo posto di categoria F 55; un paio di minuti e arriva pure Annamaria Venturelli, del ’64 e con tante coppe che le ingombreranno il solaio.

Un po’ per volta arriviamo anche noi; non può mancare Massimo Bedini, che si iscrive sempre alle competitive anche se sa che la sua massima aspirazione è non arrivare ultimo: ce la fa in 1.02, superando un altro vecchio amico che viene da più lontano, Renato Sacco della banda parmense del Fanfo di Torrile.

Ma gli arrivi sono completati da Lella Battilani, marciatrice della staffetta “I Cenci” aperta dal marito Maurizio “Micio”; e da papà Michele e figlia Dalila, provenienti da Potenza. Chi l’ha detto che per fare una competitiva bisogna essere supermen, sennò meglio che tu vada alle corse di quartiere?

https://youtu.be/nXGqF_-J96U

 

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Stefano Morselli
Fonte Classifica: Vincenzo Mandile - Uisp Mo