Stampa questa pagina
Ago 02, 2021 2402volte

Tokyo - 5000 donne: vince Hassan, Battocletti settima

Le fasi iniziali di gara Le fasi iniziali di gara Foto di FIDAL COLOMBO/FIDAL

2 Agosto - Un settimo posto, il record italiano di Roberta Brunet (14:44.50 nel 1996) sfiorato e la migliore prestazione nazionale under 23 in 14:46.29 (quasi dieci secondi di progresso in confronto alla batteria di venerdì - 14:55.83): si chiude in maniera decisamente positiva la prima esperienza ai Giochi Olimpici di Nadia Battocletti.  

Il successo va all’olandese Sifan Hassan in 14:36.79 che precede in volata la keniana Hellen Obiri (14:38.36) e l’etiope Gudaf Tsegay (14:38.87).

La 21enne trentina è la seconda delle europee al traguardo.

Di seguito la cronaca e l’intervista a Nadia, riportate sul sito della Fidal:

5000 donne - finale - Sempre più entusiasmante Nadia Battocletti. Trema il record italiano dei 5000 metri, come non mai. Nella finale olimpica c’è l’ennesimo, enorme miglioramento di una stagione da incorniciare. Subito cancellato il 14:55.83 di tre giorni fa, con un fantastico 14:46.29 a meno di due secondi dal primato per la figlia d’arte trentina che quest’anno ha vinto a livello continentale tra le grandi (con il trionfo agli Europei a squadre) e in campo giovanile (conquistando il titolo under 23). A Tokyo viaggia con le big mondiali nei primi quattro chilometri, agganciata al gruppo, con la sua falcata leggera ed efficace. Si corre con parziali di 3:02, 6:01 e 9:01 sulla spinta dell’etiope Ejgayehu Taye, poi l’andatura aumenta (11:58) e la 21enne azzurra si ritrova da sola, all’ottavo posto, prima di recuperare una posizione ai danni della turca Yasemin Can. Furibondo l’ultimo giro che incorona la stakanovista Sifan Hassan (14:36.79), di nuovo in pista dopo il primo turno dei 1500 al mattino, dove ha vinto la batteria nonostante una caduta. L’olandese, già due ori mondiali a Doha (ma in quel caso con i 10.000 abbinati ai 1500), spazza le velleità dell’ex iridata keniana Hellen Obiri (14:38.36) e di un altro pezzo da novanta come l’etiope Gudaf Tsegay, in pista da leader stagionale ma terza in 14:38.87.

“Per la seconda volta ho assaporato l’atletica delle grandi - esulta Nadia Battocletti - Le avevo lì. Ho corso accanto alla Hassan per tutta la gara. Forse ho sbagliato a staccarmi quando le altre sono andate via, con due ragazze che non riuscivo a superare. Sono passata in 13:44-13:45 e quindi dovevo chiudere in 59-60 secondi per fare il record italiano. È stata una rincorsa. Volevo finire il più veloce possibile ma le vedevo sempre più lontane. Me le sono fatte sfuggire. Comunque è una finale olimpica, ho ventuno anni, c’è ancora molto su cui lavorare, soprattutto nei chilometri: le atlete di testa faranno 150 km settimanali, io a malapena cento. E questo fa la differenza nel mezzofondo”. Si guarda avanti, con ottimismo: “Sono tutti segnali che sto crescendo bene - continua - per quest’anno di 5000 ne ho fatti abbastanza, ora rallenterò un attimo per poi riprendere e fare qualche gara spuria per terminare la mia stagione. Poi preparo gli Eurocross di Dublino”. Che vuol dire gareggiare con così tante big? “Le vedevo a Londra 2012, mi sembravano aliene, credevo fosse impossibile correre con loro in un’Olimpiade. E invece eccoci qua. E con il papà-coach Giuliano l’avevamo immaginata proprio così questa gara. Cioè che avrebbero strappato. Rallentato di colpo. Ripartite repentinamente. Questa capacità di leggere la gara arriva dall’esperienza dei miei genitori: quello che conta è il coraggio, restare lì attaccati e non mollare mai. Già dalla batteria ho capito che devo lavorare ancora un paio di anni per stare lì con loro. Per ora sono arrivata a 4300-4400 metri. Sul resto, ci stiamo attrezzando”.