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Giu 20, 2022 2132volte

Pont Saint Martin (AO), 2^ Valle d’Aosta Supermarathon

Tutti a pendere dal Ponte Tutti a pendere dal Ponte Roberto Mandelli

19 giugno 2022– A tre anni esatti dalla prima edizione

https://www.podisti.net/index.php/cronache/item/4294-pont-saint-martin-ao-valle-d-aosta-marathon.html

https://www.podisti.net/index.php/commenti/item/4322-pont-saint-martin-una-maratona-nella-pace-della-vallee.html

dopo i blocchi che sappiamo, è tornata la maratona nella porta d’ingresso della Vallée, dove il mirabile ponte romano segna l’inizio della Strada delle Gallie, e dove il Club Supermarathon continua nella sua opera di moderno colonizzatore portando le sue maratone, a un ritmo pressoché settimanale, là dove nessuno era finora arrivato. Dopo Orta e Campi di Norcia, l’appuntamento è stato in Val d’Aosta, dove di maratona non avevano più sentito parlare dai tempi in cui (7 luglio 2013) l’allora presidente del Club, il compianto Gianfranco Gozzi, cogestì l’”Alpemarathon dello Zerbion”, attorno a Chatillon, con dislivelli ben più notevoli e circa 200 arrivati.

Nel 2019 erano stati 186 i classificati della 42 km, cui si erano aggiunti quasi 150 sulle distanze minori di 10 e 21 km: il tutto replicato quest’anno, con un esito numericamente alquanto minore (68 classificati) anche per il disinteresse di vari big o vecchie glorie che, più o meno foraggiate, si erano mosse per la prima edizione. Eppure le prime posizioni dell’ordine d’arrivo 2022 presentano nomi di spicco, con la plurimedagliata ultratrailer aostana Francesca Canepa che, da F 50, ha dominato la prova femminile con 4.01:22, un quarto d’ora sulla seconda Silvia Luisa Corti (F 45) e oltre 20 minuti sulla terza, Mirela Hilaj (F 40), che aveva vinto nel 2019.

Uguale distacco tra primo e secondo nella prova maschile, vinta da Stefano Velatta con oltre 13 minuti su Marco Rossi e quasi tre quarti d’ora su Christian Balzaretti: tutti e tre M 45. Il percorso è risultato un po’ eccedente la misura canonica (42,800, con dislivello di 365 metri), sostanzialmente perché si è inserito un doppio passaggio per il Ponte Romano, le cui rampe in salita e discesa hanno portato alla sorpresa di trovare un cartello del km 22 dove tutti ci aspettavamo il 23, e così fino alla fine con piccolo sconto dal 39.

La temperatura, che in partenza stava intorno ai 25 gradi, è salita fin verso i 32, solo in minima parte mitigati dal solito venticello est/ovest che caratterizza la valle della Dora. Percorso appena meno ingarbugliato dell’edizione 2019, e questa volta ottimamente segnalato (anche se qualcuno lamenta di essersi sbagliato ugualmente). Proprio la parte più gradevole, quella sulla destra della Dora tra Outrefer e Pramotton, nello snodo di Clapey presentava, oltre a continui saliscendi, anche degli incroci dove ci si incontrava (lasciando il dubbio: sono io o è lui a sbagliare?); e se non si stava attenti si poteva finire anche in territorio vietato. Controlli con doppio chip (come nello stile del Club) un po’ a sorpresa, presso i ristori (fornitissimi, e quasi sempre con bevande ben fresche). Diciamo che, in mancanza di guardiani, qualcuno un po’ ‘opportunista’ poteva tagliare due volte quei circa 3 km di campi e pascoli verso Pramotton; a quanto ho visto io, direi che nessuno l’ha fatto, malgrado la constatazione dolorosa del km in più da trangugiarsi.

Ugualmente secondo le usanze del Club, la serata precedente è stata occupata da una gioiosa cena in uno dei ristoranti più rinomati di Donnas (dove, udite udite, ero passato nel 1977 con una comitiva in gita enologica), a un prezzo davvero amatoriale (ci pensa Faleo a incassare), la consueta animazione di un Sergino sempre fuori giri, e i discorsi di diritto amministrativo europeo tenuti dal dott. avv. Marco Simonazzi, ol sindic che a Mantova inventò i comitati cittadini (poi copiati dai 5 stelle) e rinunciò a un sicuro seggio parlamentare per non essere intruppato con dilettanti allo sbaraglio (“L’Europa ce lo chiede è solo una scusa!”).

L’indomani, prima della partenza, c’è tempo di leggere i giornaloni: qui in zona, Chiambretti annuncia di essersi impoverito fino a un mensile di soli 26mila (ma che miseria, poaro nano!) e di non poter più versare 3000 mensili alla sua ex. Ma poareto, a 55 anni ha cosato con una di 26 e pretende di averlo fatto gratis; come è ingiusto il mondo. Invece Balotelli ce la fa, e quella che pretendeva 500mila per aver cosato con lui adesso risulta essere una ricattatrice; mentre la Canalis si dà al kick boxing e mena: a questo si riduce lo sport dei nostri tempi covidioti.

Nel nostro minimo, Simonazzi (debilitato da un esame appena passato con 30, per l’imminente laurea in Scienze Politiche) parte per la consueta 42 (anzi 43), mentre all’aspetto tecnico sovraintende il collaudato staff con Filippo ai droni, Faleo alla distribuzione pettorali, Vittorio al ristoro finale (cogestito con una graziosa addetta di Aymaville), Paolo Gino al microfono e Sergino (quando non si distrae col Garzellino del pacco gara), alle foto d’arrivo e alle premiazioni.

Solita esposizione su schermo in tempo reale delle classifiche, bilanciata in negativo dalla pubblicazione, avvenuta solo a distanza di 24 ore, delle graduatorie complete su Icron. A proposito: il tracciato ‘alternativo’, che da Donnas alla stazione di Pont nel 2019 era servito ad alcuni per rimediare alle segnalazioni erronee, ma non aveva evitato la loro estromissione dall’ordine d’arrivo, quest’anno era stato promosso a percorso ufficiale, esentando dal servizio i due sbandieratori che davanti alla stazione di Pont avevano mandato i tapini lontano dal tappetino del chip.

Acqua passata; nel presente c’è il suggestivo transito sul lastricato bimillenario del Ponte, ci sono i saluti d’incoraggiamento lanciati da chi si avvia verso il traguardo all’indirizzo di chi è ancora nel tratto ascendente; ci sono i dibattiti sindacal-informatici con Paolo Saviello (sono di più i morti delle stragi negli Usa o dei femminicidi-bambinicidi in Italia?), i commenti referendari dell’avvocato cassazionista Tundo, il pacato andare di Carlotta, il mio vano inseguimento ad Albarosa la torinese, la cui maglietta rossiccia per almeno 30 km mi sta appena davanti senza mai farsi agguantare; il do you remember? di Faleo che, citando un nostro arrivo mano nella mano a Ragusa, anticipa quanto sta per accadere a Pont, dove arrivato pure mano nella mano con Luigi Ploner, me ne vedrò distanziato di un secondo dall’ordine d’arrivo.

La 21 km ha visto il successo, su 23 partecipanti in tutto, di Alberto Monasterolo in 1.17:43 e di Elena Cristina Masili con 1.49:23; la 10 km (con 8 partecipanti) è stata dominata da Paolo Boggio in 36:39.

Al di là dell'esito quantitativamente deludente della gara regina, resta il cameratismo, la mutua complicità di un gruppo di faticatori senza velleità di tempi (mo che shkennndalo, diranno gli Asinelli e i suinofili), quelli che hanno la forza mentale di non ritirarsi e anzi vanno in progressione, come la Carlotta Gavazzeni che pur non schiodandosi dall'ultimo posto femminile (Carla Ciscato e la gloriosa Rita Zanaboni mantengono un certo vantaggio), negli ultimi 15 km rimonta vari maschietti, quasi acchiappando l'avv. Tundo che la precede di 50 secondi. Davanti le resta anche Rinaldo "Bubu" Furlan (tra i castigati dal giudice d'arrivo 2019), ma non il trio Manferdini-Faleo-Gelati che finisce in 7.49:23. 

Tutti o quasi, nel concludere la loro fatica, si danno appuntamento alla prossima puntata, o meglio, a un grappolo di puntate maratoniche, questa volta 3 in 3 a quota Duemila, così riusciremo a non farci prosciugare dal caldo, e la benzina la pagheremo a prezzi meno che putiniani. Da segnalare anche a Chiambretti, nel caso che i suoi redditi calino ancora a livelli da Reddito di Cittadinanza.

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: F. Marri-R. Mandelli