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Ott 16, 2019 3577volte

1h59’40”: entusiasmante, incontrollato, incomparabile, irripetibile

1h59’40”: entusiasmante, incontrollato, incomparabile, irripetibile Foto: https://www.ineos159challenge.com/

A qualche giorno dall’impresa di Eliud Kipchoge a Vienna, vorremmo tornare sulla corsa di sabato con un commento, sebbene non autorizzati da tutti, perché ad esempio Orlando Pizzolato, sul suo profilo facebook scrive: “…credo che sulla sua impresa possano esprimersi con diritto solo coloro che sanno cosa vuol dire correre al ritmo che ha corso lui per 42km”. Io purtroppo ho corso proprio lo stesso giorno un 200 metri, peraltro in gara minore, ma ufficiale. Ed il ritmo è stato praticamente lo stesso. Quindi mi mancherebbero ancora 42 chilometri. Però scarsi... Ciononostante, mi avventurerò in questo scritto.

Il migliore e il primo a poterci provare. Che a nostro opinabile avviso, Kipchoge sia il più bravo in circolazione e forse il miglior maratoneta di tutti i tempi, lo sosteniamo, crono e palmares alla mano, da tempi non sospetti, come potete leggere in questo pezzo dell’anno scorso. Quindi se c’era qualcuno in giro che avesse il “diritto” di provarci era proprio lui.

Entusiasmante. Anche lo spettacolo è stato molto interessante e coinvolgente. Dalla location scelta, alla cornice di pubblico, passando per il perfetto balletto dei cambi terminando, in ordine d’importanza crescente, per la prestazione atletica, condita da uno stile impeccabile. Di lepri, scie ed altro parleremo dopo, ma in assoluto pensiamo di aver assistito a due ore entusiasmanti per chi ama la corsa.

Incontrollato. Qui veniamo alle dolenti note. Mentre almeno a Monza, durante il primo tentativo nel 2017, la gara si era svolta sotto l’egida della FIDAL e con Giudici presenti, qui temiamo non ci sia stata neanche l’ombra di IAAF, Federazioni o quantomeno di un ente terzo a controllare. Abbiamo navigato su tutto il sito https://www.ineos159challenge.com/ per trovare qualche riscontro, ma senza successo. Quindi niente giudici, niente controllo antidoping, nessuna omologazione del percorso, con successivo ricontrollo della distanza quando si verifica un record. Niente di niente. Per carità, siamo tutti onesti, tutti garantisti, tutti in buonafede, ma quando la figura del controllore e del controllato si fondono, noi non ci sentiamo a nostro agio. 

Incomparabile. E’ possibile comparare questa impresa con il record mondiale di 2h01’39”, peraltro detenuto dallo stesso Kipchoge? Assolutamente no e non solo per la mancanza di giudici, ma per le stesse irregolarità che avevano invalidato la prova di Monza: un esercito di lepri che si alternavano davanti e poi si riposavano a bordo pista, una vettura con il cronometro probabilmente troppo vicina, indicazione laser del ritmo da seguire, rifornimenti volanti e di sicuro ci siamo dimenticati qualcos’altro. 

Irripetibile. In assenza di regole e di controllo, la prova risulterà irripetibile. Certamente Kipchoge o altri, insieme al munifico sponsor, possono riprovarci, anche se probabilmente il keniano nel 2020 è più interessato al bis olimpico. Il problema è che senza regole e controllori, chi non ci dice che la prossima volta l’auto cronometro, ma anche frangivento, non stia un metro più vicina? Che al posto di 41 lepri (35 più riserve) in squadre di 7 non si passi a 80? Che invece di partire da un cavalcavia su un ponte, guadagnando di sicuro qualcosa rispetto alla piatta Monza, non si parta da più in alto. Magari si riprova a Torino, partiamo da Superga e ci spariamo 300 metri abbondanti di dislivello. E non provate ad evocare regole non scritte e nemmeno controllate sabato scorso.

1h59’40”: entusiasmante, incontrollato, incomparabile, irripetibile.

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