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Nov 22, 2022 Giovanni Baldini 1552volte

Beaujolais, grazie a tutti: compreso il curato d’Ars

Dalla partenza al cenone Dalla partenza al cenone G. Baldini- R. Mandelli

22 novembre, di ritorno dalla regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi (Auvergne Rhône-Alpes) - Alla dettagliata cronaca di Fabio Marri della 18^ edizione della celebre partecipata maratona eno-gastronomica transalpina di sabato 19

https://podisti.net/index.php/in-evidenza/item/9508-un-beaujolais-ad-alta-gradazione.html

non ho … quasi nulla da aggiungere. Tuttavia, la mia considerazione è, se il deus ex machina della trasferta, Paolo Gino, cioè il compassato presidente del club Supermarathon  Italia (compassato fino al via della gara, in cui è comparso in costume di Batman), ha fidelizzato questa gara da dieci anni, ci sarà pure un motivo.

Il mio problema però era quello di tranquillizzare mia figlia perché, dopo averle inviato le prime foto coi video dal ParcExpo di Villefranche-sur-Saȏne, era entrata in uno stato d’agitazione perché, conoscendomi praticamente astemio, ha visto apparire bottiglie di vino novello Beaujolais a cui è stata intitolata la maratona: “Ma papà, che stai a un rave party! Ma stai impazzendo?”. Il suo stato d’ansia si è placato quando le spiegavo che ai rave difficilmente ci si presenta in costume da puffo, da legionario romano, da Obelix o da cane dalmata e via discorrendo. I tredici gradi del Beaujolais ai rave sono un placebo, visto ciò che lì circola in quel che si vuol far passare come un elogio alla libertà (di autodistruzione); mentre bere un bicchiere al pasto di vino rosso ricco di polifenoli è salutare perché è scientificamente riconosciuta una forte componente cardioprotettiva: basta però  che se ne gusti un calice, al massimo due, senza esagerare: come io ho fatto.

Fabio Marri ha parlato di “coscrizione”. Io invece di arruolamento volontario, per essere accolto nel torpedone del Club Super Marathon Italia partito alle ore 11 di venerdì 18 novembre da Milano alla volta di Villefranche, in un clima festoso: sentendomi però un tapino in confronto ai numeri delle maratone e ultra portate a compimento dai presenti in ogni angolo del globo terrestre (chissà se alla prossima colonizzazione della Luna programmata dalla NASA…): a parte le due gemelle genovesi Carlini (Ilaria e Valentina), al loro esordio, si parte da un minimo sindacale per l’ammissione, di 50 fino alle 1053 di Angela Gargano. Per essere chiari, per raggiungere la cifra iperbolica della dama di Barletta, sarebbe come ogni giorno correre una gara per quasi tre anni consecutivi!   [Ndr: l’autore fa il modesto, ma sta a 200 tra maratone e ultra, e che ultra!]
Le circa sette ore di viaggio sono trascorse veloci nell’ascoltare con attenzione i racconti dei presenti e – vivaddio - solo a discutere di sport, e non c’era chilometro del tragitto in cui ognuno aveva da raccontare qualche sua impresa nei luoghi attraversati, a partire da Avigliana e dalla Sagra di San Michele nella val di Susa. Si è discusso pure della crisi franco-italica, ma voglio assicurare al nuovo esecutivo italiano che ci siamo comportati civilmente per non compromettere ulteriormente la situazione e che, almeno nell’area del Beaujolais, siamo stati accolti con grande cordialità e simpatia, così come al centro maratona situato nel grande centro congressi della cittadina del dipartimento del Rodano, dove abbiamo cenato nel pre- e dopo gara.
Sorprendente è risultata la dedizione e l’affetto dei volontari e il senso di fratellanza che si respirava. Effetto del Beaujolais? Certamente la componente alcolica ha dato l’abbrivio nella formazione delle sequele di balli con tanto di interminabili trenini e voli spontanei di persone tra le braccia tese della catena umana rappresentata da 48 nazioni, per intenderci come ha fatto nella sua fallita campagna elettorale l’ex ministro Giggino, ex fido di Giuseppi; ma non si sono verificati eccessi.
In particolare la cena del dopo gara è risultata niente male, considerate le duemila persone. I tavoli erano apparecchiati a dovere con tanto di calice di vetro, e serviti dal personale curato nella persona e nell’uniforme. Insomma nulla che richiami lo stornello romanesco: “Ma che ce frega, ma che ce importa se l’oste ar vino ce ha messo l’acqua…” o le pittoresche fraschette dei castelli romani dove abbondano i burini, per dirla terra terra.
Durante il percorso della maratona, di castelli (quelli veri con giardino) ne sono stati attraversati 5, comprese le adiacenti grandi tenute vitivinicole. Lì il termine ravito (rifornimento, abbreviato da “ravitaillement”) è stato declinato nella più nobile dégustation (degustazione) all’interno delle cantine dove, con il vino, potevi banchettare anche con charcuterie et fromage (salume e formaggio). A quello della Térriere ho incontrato Armando, il volontario proveniente dall’ Île-de-France, di origine italiane che non ha perso il suo accento ciociaro, e si era unito a noi a cena non stando più nella pelle al vedere un bel gruppo di suoi connazionali, specialmente a me in quanto corregionale.   
Una scelta azzeccata, dopo aver tagliato il traguardo, è stata di non tornare all’albergo nella cittadina di Belleville-en-Beaujolais distante venti km (destinata a ospitare con orgoglio la tappa d’arrivo del Tour de France 2023), come invece ha fatto il resto della compagine per farsi la doccia, essendomi organizzato in merito. Ho preferito partecipare all’adorazione eucaristica nella chiesa della Notre-Dame-des-Marais, fatta di canti: lo dovevo al Santo Curato d’Ars (al secolo Jean-Marie Baptiste Vianney patrono dei presbiteri), che ha svolto il suo ministero nel minuscolo paese  Ars-sur-Formans distante appena nove km da Villefranche-sur-Saȏne. Chissà come avrebbe reagito vedendo l’atleta Gilbert Dantzer che correva con le sembianze di Gesù in croce, che è stata l’unica nota che non ho gradito (ma ho tollerato) della manifestazione.
Alle ore 19,00 sulla facciata dell’Hotel de Ville (il municipio) venivano proiettate con giochi di luce le fasi salienti di questa bellissima manifestazione e, a seguire, i fuochi d’artificio. C’è stato poi tutto il tempo per il cenone finale, partito dalle 20 e che il mio gruppo ha avuto il buon senso di abbandonare dopo il dolce e ben prima dell’ora di Cenerentola. 
Ringrazio di cuore tutti, in particolare l’amico Giovanni Battista Torelli, con Micaela, che mi hanno coinvolto in questa divertentissima esperienza. À bientôt.

1 commento

  • Link al commento Claudia Mercoledì, 23 Novembre 2022 19:49 inviato da Claudia

    Contentissima di averti conosciuto e aver condiviso questa bellissima trasferta con tutti voi
    Grazieeeeeee
    Claudia

    Rapporto

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