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Nov 09, 2019 Alessandro Neotti 2771volte

I principianti rischiano di infortunarsi di più

Attenzione al troppo entusiasmo! Attenzione al troppo entusiasmo! Roberto Mandelli

Uno studio del 2015, a cura di Videbæk, Bueno, Nielsen e Rasmussen, ha indagato e ricercato nella letteratura medica quale fosse il tasso di infortunio ogni 1000 ore di corsa. Sono stati divisi i runners in base a quattro differenti categorie:
• Neofiti;
• Ricreativi = chiunque non gareggi da professionista è considerato “recreative runner”. Potrebbero comunque essere definiti come runners esperti, in quanto possiedono e padroneggiano la corsa di resistenza già da diverso tempo: insomma, i nostri ‘amatori’ che corrono con regolarità.
• Ultramaratoneti;
• Pistaioli = coloro che gareggiano prevalentemente su pista: velocisti, mezzofondisti, siepisti, ecc.

Da notare che non sono stati presi in considerazione gli atleti elite, ma solo gli amatori.

Gli autori dello studio hanno utilizzato 5 motori di ricerca scientifica (PubMed, Scopus, SPORTDiscus, PEDro e Web of Science) eliminando ovviamente gli studi pubblicati su più database. Dopo aver visionato ben 815 abstracts, hanno selezionato 13 articoli con i quali hanno redatto la loro sintesi. Si sono dovuti scontrare con alcune limitazioni al loro stesso studio, ovvero l’eterogeneità della definizione di infortunio e delle distinzioni tra categorie di runners. Per esempio, quando un ‘neofita’ (principiante) smette di essere considerato tale e viene definito esperto?
Gli studi presi in esame hanno seguito gli atleti da un minimo di 7 giorni (per gli ultramaratoneti) ad un massimo di 81 settimane (per i neofiti). La popolazione totale studiata nei 13 articoli è di 3977 soggetti, divisi in 2480 neofiti (trattati in cinque studi), 946 runners ricreativi (cinque studi), 396 ultramaratoneti (uno studio) e 155 pistaioli (due studi).
L’anno di pubblicazione degli articoli presi in esame va dal 1987 al 2014, mentre la popolazione è stata presa da Australia, Danimarca, Lussemburgo, Svezia, Olanda e USA. Dei 13 studi, otto si sono avvalsi della definizione temporale di infortunio (in genere l’infortunio viene definito tale se non consente di allenarsi per almeno una settimana); uno studio lo ha definito come “necessità di attenzione medica”, mentre gli altri quattro studi hanno utilizzato definizioni miste.

I 13 diversi studi presi in esame dal team di Videbæk et alii sono stati condensati in una tabella riassuntiva. Come si evince da tale tabella, i novizi presentano un’elevata incidenza di infortuni, ben 17,8 ogni 1000 ore di corsa. È bene precisare che un precedente studio di Bovens et alii (1989) presenta un più basso tasso di infortuni nei novizi (8,9) perché esso ha seguito tali soggetti per ben 81 settimane. Questo è un tempo più che sufficiente per passare dalla condizione di “neofita” a “ricreativo/esperto” (ma anche per abituare l’organismo a sopportare meglio i carichi).
Da notare anche uno studio di Nielsen et al. (2013), che presenta anch’esso pochi infortuni (14,6) rispetto agli altri. Anche tale studio ha seguito i soggetti per lungo tempo, ovvero per un anno. Le altre tre ricerche hanno seguito i soggetti da un minimo di otto ad un massimo di tredici settimane. È quindi probabile che il valore di 17,8 infortuni ogni 1000 ore di corsa sia un valore sottostimato per quanto riguarda i novizi, ma non possiamo dirlo con certezza in quanto occorrerebbero altre ricerche per confermare l’ipotesi.

Per quanto riguarda i runner ‘ricreativi’, essi sono stati seguiti da un minimo di quattro ad un massimo di dodici mesi. Il tasso di infortunio è di 7,7 per 1000 ore di corsa.

Purtroppo, è stato trovato un solo studio sugli ultramaratoneti. Essi sono stati seguiti per soli sette giorni, ma il risultato è stato quasi identico rispetto a quello dei runner ricreativi, ovvero 7,2/1000 h.

I praticanti di atletica su pista sono un gruppo davvero esiguo nel campione totale; essi sono stati 155, analizzati in due studi del 1996 e del 1987. I pistaioli sono stati seguiti per un anno. Uno studio (Bennel et al., 1996) ha fornito 26,3 infortuni /1000h. L’altro studio (Lysholm et al., 1987) ha suddiviso gli atleti in velocisti (5,8/1000h); mezzofondisti (5,6/1000h) e fondisti (2,5/1000h). Data la piccolezza del campione bisogna prendere con estrema cautela i dati riguardo agli atleti che svolgono i loro lavori in pista.

In conclusione, lo studio conferma quello che in molti già sapevano o sospettavano: chi inizia a correre ha un rischio di incorrere in infortuni molto maggiore rispetto a chi già corre da più tempo. Dai dati emersi da questo studio emerge che i neofiti hanno un rischio più che doppio di rimanere fermi per infortuni rispetto ai runners più esperti.