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Roberto Annoscia

Roberto Annoscia

Martedì, 08 Ottobre 2019 22:57

Molfetta (BA) - 14^ CorriMolfetta

6 Ottobre - Il fascino di Molfetta illuminata dal sole e vitalizzata dai circa 1600 podisti in movimento: questa l’immagine cartolina che resta negli occhi di chi ha vissuto la 14^ edizione della CorriMolfetta.

Manifestazione notoriamente organizzata in maniera egregia dalla locale Associazione Free Runners, con in testa il presidente Sergio Gervasio e il tuttofare e simpatico “brontolone” Gaetano Milone, con tutti, ma tutti i soci, davvero compatti per onorare al meglio l’organizzazione della 13^ tappa del Corripuglia, il campionato regionale master di corsa su strada a tappe.

Basta partire qualche minuto prima e il parcheggio si trova comodamente non troppo lontano dal punto nevralgico della gara, il centralissimo Corso Dante Alighieri, all’altezza del “Monumento al Marinaio”, con piena visione del mare e della zona portuale.

Numerosi i bagni chimici dislocati in più punti, sempre pulita la tradizionale struttura fissa: il primo problema è risolto.

La novità è dettata dall’omologazione del percorso di 10000 metri esatti per rendere la corsa ancor più appetibile, segno di ulteriore voglia di crescita da parte degli organizzatori.

Novità anche per i punti di definizione delle procedure di iscrizione e di ritiro pacchi gara, leggermente spostati; tutto si rivolve in maniera rapida, un ricco pacco gara con tanto di maglia celebrativa e numerosi prodotti alimentari soddisfa i partecipanti, che hanno versato la quota di otto euro, solita tariffa Corripuglia per gara nazionale.

Presenta la manifestazione il professor Giuseppe Acquafredda, ex staffettista dell’Avis Barletta con l’immenso Pietro Mennea, che dimostra di non aver perso i ritmi rapidi di gioventù commentando prontamente ogni fase della manifestazione.  

Partenza prevista per le ore 9.30; la giornata soleggiata ma fresca, con persino un po’ di venticello nei tratti sul mare, consente di respirare.

1233 gli atleti Fidal iscritti; 329 i liberi impegnati sul tracciato di soli 5 chilometri.

Zona partenza ottimamente predisposta con la pole riservata agli atleti più veloci e selezionati in precedenza dalla Commissione Master della Fidal Puglia: il loro pettorale è contraddistinto dallo speciale bollino che permette l’ingresso nella gabbia.

Progressivamente gli atleti terminano il solito riscaldamento pre-gara e vanno a schierarsi nel proprio settore di competenza; giunti anche gli ultimi ritardatari, con gli organizzatori a creare il cordone umano, si può davvero partire.  

Tutti dietro la linea, l’ok della Polizia Urbana sul percorso e il giudice che lascia partire lo sparo che decreta il via: in un attimo il plotone è allungatissimo, i primi sono già distanti quando gli ultimi ancora passano sulla linea di partenza.  

Il giro iniziale su Piazza Garibaldi, Via Fiorino, passando davanti allo stadio Poli, per prendere il lungomare Colonna e tornare sul punto di via: sono già passati 2500 metri, in testa guida Gaeta, segue Di Giulio, a sua volta seguito da Napoli, Uva  e Trentadue, incalzati da Marotti e Tedone.
Tra le donne comanda Filannino, segue Labianca, poi Casaluce, man mano tutte le altre.

Il tracciato si sviluppa ora in zone meno centrali, non ci sono particolati difficoltà altimetriche (se non la classica salita all’incirca tra il settimo e l’ottavo chilometro), ben blindato al traffico veicolare, sorvegliato, con ristoro di bottigliette d’acqua a metà distanza.
Gli atleti ritornano sul Lungomare Colonna, gli spettatori sono oramai nettamente aumentati, l’aria e la brezza di mare infondono coraggio, sono gli ultimi metri prima di giungere sul largo e lungo Corso Dante che porta al traguardo.
Proprio su Corso Dante qualche ragazzino dotato di bici elettrica pensa “bene” di attraversare la sede stradale quando passano gli atleti, rovinando il ritmo e lo sprint (vero Francesca Labianca?): non ne ha colpa nessuno, se non il lassismo attuale che consente tanta maleducazione ai nostri ragazzi di età da scuola media inferiore.

Ma torniamo alla corsa: un uomo solo al comando, una gara perfetta nella gestione, Giuliano Gaeta (Montedoro Noci) iscrive il suo nome nell’albo d’oro della Corrimolfetta, il titolo della 14^ edizione è tutto suo. 33:10 il suo crono, il gps di Giuliano (come quello di tanti altri atleti) segna 190 metri in più rispetto alla distanza omologata, Giuliano sbraita, senza quei 190 metri avrebbe migliorato il personale, ma c’è da capire se questi gps siano sempre e comunque veritieri.
Natale Napoli (Atletica Isaura Valle dell’Irno), davvero bravo,  è secondo in 34:17, a precedere l’idolo di casa, il buon Michele Uva, festeggiatissimo dalle sue bimbe che l’osservano e lo incitano dall’alto di un balcone: 34:24 il suo crono, sufficiente per battere il terribile Francesco “Ciccio” Marotti (Enterprise Giovani Atleti Bari), quarto in 34:35, ed Enzo Trentadue, il general manager della Dynamyk Palo del Colle, quinto in 34:46.
Sprint fratricida tra i due gioielli della Pro Canosa: Antonio Di Giulio resiste per una secondo ad Antonio Di Nunno, 34:51 a 34:52, sesto e settimo; ottavo, in 34:56, Mimmo Tedone (Dynamyk Palo del Colle), reduce dal successo nazionale alle Netturbiadi, seguito dall’esemplare Sabino Gadaleta (Pedone Riccardi Bisceglie), nono in 35:27, e dall’altro Tedone, Michele (Amici Strada Tesoro Bari), positivo decimo in 35:49.

Tra le donne, brillante gara di Raffaella Filannino (Atletica Disfida di Barletta), che si afferma in 39:56 , in testa sin dai primi metri e capace di resistere alla reazione finale di Francesca Labianca (Bitonto Sportiva), che, non ancora al meglio della condizione, giunge a soli 10” dalla vincitrice, ottenendo un pregevole secondo posto. Terza posizione per Daniela Tropiano (Atletica Monopoli), in 41:19, che migliora di km in km, dopo le vacanze estive che l’hanno rallentata.
Tutta la saggia esperienza di Mara Lavarra (Amatori Putignano) nel quarto posto in 41:33, a precedere la forza di Milena Casaluce (Nuova Atletica Bitonto), che si deve accontentare del quinto posto in 41:55. Lodevolissima per l’impegno, prima ancora che per il risultato, Ornella Donghia (Nadir on the road Putignano), è sesta in 42:08, davanti a Francesca Riti (Montedoro Noci), apparsa oggi più in forma, settima in 42:46. Bravissima la 16enne Rebecca Volpe (Enterprise Giovani Atleti Bari), che mette km nelle gambe in queste gare ed e è ottava in 42:52, davanti alla prima donna della società organizzatrice, Silvana Iania, sempre forte, educata e disponibile, nona in 43:08. Stella Giampaolo (Atletica Monopoli) chiude la lista delle prime dieci arrivate in 43:25.

Ottima la gestione della zona arrivi che smista a destra i non competitivi; inoltre, costringe gli atleti già arrivati a non ripassare sul traguardo, evitando di creare problemi a giudici, fotografi ed atleti che arrivano.

1134 gli arrivati: la lista è chiusa nelle rispettive graduatorie per sesso, da Doriana Mongelli (Amici del Cammino Barletta) in 1:38:39 e dal senatore della Maratona di Roma, Eligio Lomuscio (Barletta Sportiva) in 1:44:30.

Di rilievo anche il ristoro finale, con il classico moretto, gustosissimo semifreddo, busta di biscotti, mela ed acqua.

In tempi brevissimi le classifiche sono già redatte ed affisse presso il gazebo dell’agenzia barese “Vivi e Sorridi” di viaggi-maratone  di Vito Viterbo, l’amico del podista: si affollano gli interpreti, per capire se e in quale posizione sono in classifica.

Intanto, è il momento dell’inizio della cerimonia di premiazione: purtroppo assente un rappresentante dell’Amministrazione cittadina, è invece presente la Fidal Puglia, con il referente master Stefano Bianco e… chi scrive.

Si comincia con la consegna del premio del 3° Memorial Giulio Minervini, splendido atleta e studente di matematica, troppo presto portato via: il premio è riservato al primo e alla prima delle categorie AGM/AGF: consegnato dalla dolcissima mamma di Giulio, il premio va a Mino Demito e a Rebecca Volpe, che onorano al meglio il ricordo di Giulio, ritirando una stele e il premio in natura.

A seguire sono chiamati sul palco i due vincitori assoluti, Giuliano Gaeta e Raffaella Filannino: per loro un premio in natura come per i vincitori  di categoria (più tardi Giuliano esprimerà sui social il suo disappunto per non aver avuto la meritata evidenza, soprattutto -  ritengo - la mancanza della consegna di un trofeo).

E tocca ora ai migliori cinque di ciascuna categoria, tutti premiati con premi in natura, di differente entità, con soddisfazione dei meritevoli.  

Ultimo atto, prima dello “sciogliete le righe”, la premiazione delle prime cinque società per numero complessivo di arrivati: vince la Tommaso Assi Trani su Amatori Putignano, Bitonto Sportiva, Free Runners e Pro Canosa.
E’ il momento dei saluti, le signore presenti nel pubblico danno – come ogni anno – l’assalto alle piantine che ornavano il palco, e si va via tutti soddisfatti.

Molfetta non tradisce e non ha tradito neanche quest’anno: l’organizzazione è stata più che all’altezza e ha meritato i complimenti di tutti (o quasi) i partecipanti.
E, dimenticavo, la Corsa in gioco, la gara organizzata il giorno prima, riservata ai giovanissimi studenti,  eleva ulteriormente il livello di questa manifestazione, attenta anche alla diffusione dell’atletica tra i giovanissimi, essenza di vita e salute per le nuove generazioni.

6 Ottobre - Grande, grandissima prestazione di Yeman Crippa che nei 10000 metri, nell'ultima giornata dei Campionati del Mondo di Doha, ottiene l’ottavo posto in 27:10.76 (primo europeo), realizzando il nuovo record italiano che cancella il vecchio primato, quel  27:16.50 stabilito da Salvatore Antibo a Helsinki il 29 giugno del 1989.

Per Crippa anche la terza posizione europea all time, dietro il britannico Mo Farah (26:46.57) e il belga Mohammed Mourhit (26:52.30).

L'ugandese Joshua Cheptegei (già iridato sul cross) è il nuovo campione del mondo  in 26:48.36 (miglior prestazione stagionale mondiale); secondo posto per il favorito della vigilia, l'etiope Yomif Kejelcha in 26:49.34, terzo il keniano Rhonex Kipruto in 26:50.32. Quarto l’altro keniano Rodgers Kwemoi in 26:55.36.

La gara si sviluppa inizialmente su ritmi forti ma regolari; in testa gli africani con passaggi in 2.43.67 ai 1000,  5.27.24 ai 2000. 8.08.23 ai 3000.

Il passaggio ai 5000 avviene in 13:33.20, con Kipruto in testa, che si alterna con altri keniani. Crippa passa in 13:35.50. Al 6° km passaggio dei primi in 16.16.13, Crippa tiene in 16.17.79.

Passaggio al 7° in 18.56.85, i primi cominciano le prime schermaglie, Crippa passa in 18:59.52.

A sei giri dal traguardo, l'azione che riduce a otto il gruppo di testa; Crippa si stacca leggermente, passa all’ottavo km in 21:47.25, al nono in 24:33.31; all’inizio dell’ultimo giro è nono, ma riesce a rimontare l'etiope Gebrhiwet, piazzandosi ottavo.

Le parole di Crippa: “Sono felicissimo per il record italiano. Ho fatto una gara coraggiosa, mi sono messo anche a tirare quando sono rimasto da solo, e sono andato alla ricerca dei primi. Ne ho superati anche alcuni in volata, quindi sono super contento. Sapevo che stavo correndo forte, ho visto i primi passaggi al 3000 in 8:08, poi al 5000 intorno a 13:35, ma quando sono rimasto solo ho rischiato di rallentare. Invece alla campana dell’ultimo giro è uscito 26:10 e sapevo di dover chiudere sotto i sessanta secondi per fare il record italiano. Devo ringraziare tutte le persone che mi hanno portato qui in grande forma. Non entrare nella finale dei 5000 non era previsto, quindi l’attesa per questa gara è stata lunghissima, dal 27 settembre fino a oggi. Il riscatto dovevo prendermelo perché mi ero preparato un anno intero, un anno di lavoro con il mio allenatore Massimo Pegoretti, con i fisioterapisti Lorenzo Pilati e Alessandra Iacobucci, con la Federazione che mi appoggiava. Ringrazio anche le Fiamme Oro. Dovevo farlo anche per tutta la gente che si è permessa di criticare senza scendere in campo e mettersi in gioco. La strada è ancora lunga, perché sono ottavo al mondo ma a cento metri dai primi, e bisogna lavorare tanto per andare a prenderli. Voglio portare l’Europa e l’Italia il più vicino possibile a loro”.

5/6 Ottobre - La maratona maschile dei Campionati Mondiali di Doha si chiude, per l' Italia, con il dodicesimo posto di Yassine Rachik in 2h12:41, il quindicesimo di Eyob Faniel in 2h13:57 e il ritiro di Daniele Meucci al trentesimo chilometro.

Vince allo sprint l’etiope Lelisa Desisa in 2h10:40 sul connazionale Mosinet Geremew, secondo in 2h10:44.  Terzo il keniano Amos Kipruto in 2h10:51. Quarto lo scozzese Hawkins in 2h10:57.

La maratona si è sviluppata in condizioni ambientali nettamente più favorevoli rispetto alla stessa distanza femminile e alle gare di marcia.

La gara, con partenza alle 23:59 locali, si sviluppa sul giro di 7 chilometri da ripetere 6 volte sulla Corniche, il lungomare illuminato a giorno di Doha; 73 gli iscritti.

A sorpresa, subito dopo il via, è in testa solitario il paraguaiano Derlys Ayala che procede a 3:00 al chilometro, inseguito dai migliori, tra cui i keniani Korir, Kipruto e Kirui e l'ugandese Kiprotich, campione olimpico a Londra.

Al decimo chilometro Ayala conduce con un minuto di vantaggio sul gruppo, con passaggio in  30:40. Rachik è 13° in 31:42, Meucci 38° in 31:53, Faniel 50° in 32:09.

Al 15° km, Ayala ha aumentato il suo vantaggio a 1:02, con passaggio in 46:34, seguito dal gruppo composto dai migliori africani, dallo scozzese Hawkins, dallo svedese (di origini eritree) Abraha e dal nostro Rachik, nono in 47:39. Meucci passa in 47:47, Faniel in 47:55.

Al 20° km Ayala è ancora in testa in 1:02:38, ma il primo inseguitore, l’eritreo Zersenay Tadese, è a soli sei secondi (1:02:44). Infatti, dopo l’azione dello svedese Abraha che ha riavvicinato il gruppo al fuggitivo, gli africani hanno ripreso le redini del gruppo avvicinandosi al paraguaiano. Rachik è undicesimo, staccato di 19 secondi; Faniel e Meucci in 42^ posizione, staccati di 1:08.

Alla mezza maratona Zersenay Tadese conduce in 1h05:56, seguito dagli etiopi Lelisa Desisa e Mosinet Geremew e dai keniani Amos Kipruto e Geoffrey Kirui. Rachik è 12° in 1h06:18, Faniel 41° in 1h07:12, Meucci 50° in  1h08:08. Ayala, passato in 1h06:47, si ritira poco dopo.

Al 25° km Tadese è sempre in testa al gruppo in 1h17:38, seguito da vicino dagli etiopi Geremew e Desisa, dai keniani Kipruto e Korir e dal sudafricano Mokoka. Rachik è ottavo in 1h18:11, Faniel 29° in 1h19:28, Meucci 37° in 1:19:56.

Al 30° km in testa sempre Mokoka, Tadese, Kipruto, Desisa, Kirui e Geremew, con passaggio in 1h33:13; seguono l'altro keniano Laban Korir e il marocchino Sahli in 1h33:27, lo scozzese Callum Hawkins in 1h33:32, poi l’ugandese Fred Musobo e Rachik in 1h33:38. Faniel è 20° in 1h35:10, Meucci 29° in 1h35:41. Si ritira l’etiope Wasihun.

Al 35° km guidano il sudafricano Stephen Mokoka e il keniano Amos Kipruto in 1h48:48, seguono gli etiopi Geremew e Desisa e Tadese, poi il marocchino Sahli, poi Hawkins e i due keniani Korir e Kirui. Rachik è 10° in 1h49:29, Faniel è 20° in 1h51.23. Meucci si è intanto ritirato per problemi gastrici,come il keniano Paul Lonyangata, l'ugandese Mutai e il turco Arikan.

Al 40° km, in testa il gallese Callum Hawkins (quarto due anni fa al mondiale di Londra) che ha raggiunto Kipruto, Mokoka, Geremew e Desisa, con passaggio in 2h04:24; segue a 0.11 l'eritreo Tadese, a 0.28 il marocchino Sahli. Yassine Rachik è 11° in 2h05:33; Faniel è 16° in 2h07:20.

Con l'azione decisiva negli ultimi 600 metri di corsa, Lelisa Desisa va a vincere in 2h10:40, riportando dopo diciotto anni il titolo in Etiopia, trionfo completato dal secondo posto del connazionale Mosinet Geremew in 2h10:44. Terzo il keniano Amos Kipruto in 2h10:51, che respinge l'attacco dello scozzese Callum Hawkins, ancora quarto (come due ani fa) in 2h10:57. Quinto il sudafricano Stephen Mokoka in 2h11:09, sesto l’eritreo Zersenay Tadese in 2h11:29. 55 i finisher.

Le parole di Rachik, quarto tra gli atleti europei: “Ho cercato di correre in progressione, stavo molto bene come ho dimostrato, ho avuto un problema all’anca dal 34esimo km, non riuscivo più a spingere e ho pensato che non sarei riuscito a finire la gara. Ma ho tirato fuori la grinta per la maglia azzurr, ed essendo il mio primo Mondiale non potevo far altro che onorarlo. Dopo aver visto la gara femminile e la marcia avevo paura di saltare da un momento all’altro, quindi ho corso con un po’ di timore ma sono riuscito a ottenere una posizione che mi soddisfa”. 

 

 

5 Ottobre - Sifan Hassan è la donna di questi Mondiali:  dopo l'oro dei 10000m, l'olandese vince i 1500m in 3:51.95, sesta prestazione mondiale all-time, nuovo record europeo, seguita da altre nove atlete al di sotto dei 4 minuti. Hassan, già al centro delle polemiche per l'affaire-Salazar, corre alla grande, con l’ultimo giro in meno di 60 secondi.

Seconda è la keniana Faith Kipyegon in 3:54.22 (record nazionale), terza la etiope Gudaf Tsegay in 3:54.38.

Quarta la statunitense Shelby Houlihan in 3:54.99, record continentale nordamericano; quinta la britannica Laura Muir, in 3:55.76.

I 5000 metri registrano il dominio della etiope Hellen Obiri, in testa sin dal primo metro; solo nell’ultimo giro, la tedesca Konstanze Klosterhalfen (compagna d'allenamento della Hassan in Oregon) sembra impensierirla: ma Obiri reagisce e vince in 14:26.72, Kipkemboi rimonta ed  è seconda in 14:27.49, con la tedesca terza in 14:28.43. 

Quarta la etiope Tsehay Gemechu in 14: 29.60, quinta la keniana Rengeruk in 14: 36.05, l’altra etiope Worku sesta in 14:40.47, tutti PB.

Dopo averci salvato togliendo lo zero dal medagliere azzurro, con il bronzo di Eleonora Giorgi sulla 50km, la marcia non è riuscita a regalarci altre soddisfazioni con la 20 chilometri sia femminile che maschile.

Tra le donne, nella serata inoltrata di domenica 29, nella oramai solita Corniche (il lungomare) di Doha, illuminato a giorno, con temperatura e umidità a rendere ostiche le condizioni, la mottolese Antonella Palmisano, bronzo nel 2017 a Londra e nella rassegna continentale della scorsa estate a Berlino, chiude in tredicesima posizione (quarta delle europee) in 1h37:36, soffrendo incredibilmente nel finale. Chiude in diciassettesima posizione Valentina Trapletti in 1h38:22.

Podio interamente cinese con oro per Liu Hong, al terzo successo iridato della carriera dopo quelli del 2011 e 2015, primatista del mondo e campionessa olimpica, dopo la sosta per la maternità vince in  1h32:53 davanti a Qieyang Shenjie (1h33:10) e Yang Liujing (1h33:17).

Nel post-gara, Antonella, piuttosto delusa,  dichiara: “Non posso essere contenta: con il mio allenatore Patrizio Parcesepe ci eravamo detti di fare una gara in rimonta, partendo dietro, con un cambio di passo alla metà, perché le condizioni climatiche impedivano di affrontarla in maniera normale. Così ho fatto, però purtroppo al dodicesimo chilometro ho iniziato a sentire le gambe troppo doloranti, mancanza di forza nell’andare avanti, e anche il fatto di riuscire a guadagnare posizioni non mi ha aiutato perché sentivo questo fastidio e facevo fatica a respirare. Sono delusa di non essermi espressa come avrei potuto in altre condizioni. Faremo valutazioni a freddo per capire meglio, ma è sicuro che questa non è la marcia che mi piace. Non è gioia. Purtroppo l’anno prossimo a Tokyo ci troveremo nelle stesse condizioni climatiche, e lo sappiamo bene perché siamo stati da poco in raduno in Giappone: bisogna trovare un modo per abituarsi”.
Più contenta Valentina Trapletti: “Ora sono felice, all’arrivo mi hanno detto che sono la prima delle... felici. È stata una gara devastante, di sopravvivenza: mi mancava il respiro, sentivo dolori e brividi, ho messo ghiaccio ovunque. In una stagione per me pesante, ci tenevo tantissimo a essere qui, perché avevo bisogno che qualcosa andasse bene quest’anno”.

Quanta alla 20 km maschile, purtroppo, Massimo Stano, il poliziotto di Palo del Colle (provincia di Bari), tra i favoriti della vigilia, è nel gruppo di testa sin dai primi chilometri, ma già al 14° km - staccato di soli 12 secondi dal primo - colleziona il terzo richiamo ed è costretto alla pit-line, la fermata di due minuti. Chiaramente, la sua gara è compromessa, termina comunque tagliando il traguardo in 14^ posizione in   1h31:36. La marcia è l’unica specialità dell’atletica dove il giudizio dei giudici determina tanto…

Matteo Giupponi è venticinquesimo in 1h34:29.

In una serata ancora calda, ma questa volta con un po’ di vento (caldo!), ma molto umida, nella gara più lenta della storia iridata, vince il giapponese 23enne Toshikazu Yamanishi in 1h26:34 sul 'neutrale' (russo) Vasiliy Mizinov (1h26:49) e sullo svedese Perseus Karlstrom (1h27:00).

Le parole di Stano (che a stento trattiene le lacrime): “L’amaro in bocca l’ho provato a Berlino (quarto agli  Europei lo scorso anno per un solo secondo – ndr) e lo provo anche oggi. Non do la colpa a nessuno, probabilmente oggi marciavo male e mi meritavo la penalty zone. Ho provato rabbia, non volevo ripartire, ma indosso la maglia della Nazionale e ho voluto onorarla fino in fondo. Non ho recuperato molte posizioni ma ho resistito fino alla fine al mio ritmo cercando di marciare il meglio possibile per evitare la squalifica negli ultimi chilometri. Oggi è la 52esima settimana di allenamento e mi aspettavo ben altro. Ma la marcia è così, miglioreremo la tecnica perché sicuramente c’è qualcosa che non va. Mi servirà di lezione. Se vogliamo diventare campioni gli step sono anche questi: bisogna portare a casa, incassare, e un giorno ce la farò”. Ecco Giupponi: “Faceva caldo ma era per tutti. La gara è andata male, speravo di fare molto meglio e da qui devo ripartire per la prossima stagione. Ho sentito molta fatica muscolare, avevo le gambe pesanti. Nessuna scusa. Mi rimetterò ancora in gioco. E intanto festeggerò la medaglia di Eleonora (Giorgi, la sua compagna, ndr) perché lei è stata grande, ha fatto un’impresa”.

La quarta edizione della SoRun, la mezza maratona della città di Sondrio, resterà agli annali per l’incredibile episodio verificatosi all’arrivo dell’atleta al comando della gara, il keniano Paul Tiongik: a meno di due metri dalla linea del traguardo, un podista dal passo lento (probabilmente della non competitiva), volendo fare spazio all’arrivo del primo che giungeva in piena velocità e non accorgendosi di averlo oramai già “addosso”, l’ha letteralmente travolto scaraventandolo per terra.  

Tra l’incredulità e la preoccupazione generale, è sopraggiunto, intanto, il fino ad allora secondo, l’altro keniano Simba Dickson Nyakundi (Run2gheter) che è andato a vincere la gara in 1:03:01, nuovo record del tracciato.

Il malcapitato Tiongik (GP Parco Alpi Apuane), riuscito ad alzarsi, ha concluso secondo in 1:03:28, precedendo Youssef Sbaai (Team Marathon SSD Torino), terzo in 1:03:38.

Nell’epoca di cellulari e social, l’episodio non poteva non essere ripreso da alcuni spettatori...

https://video.ilgazzettino.it/cronache/mezza_maratona_sondrio_arrivo_incidente_oggi-4769704.html 

Passando alla cronaca, la mezza maratona di Sondrio che si è svolta lo scorso 28 settembre, con partenza alle ore 16.30 da Piazza Garibaldi, è stata ben organizzata dal 2002 Marathon Club con la collaborazione dell’amministrazione comunale.  

Nella mezza, in campo femminile, successo di Ivyne Jeruto Lagat (ILovereun Athletic Terni) in 1:14:46 (13^ assoluta) su Vivian Jerop Kemboi, seconda in 1:15:05, e Mary Wanjohi Wangari (Run2gether), terza in 1:15:24.

291 i finisher.

Nella SoRun 10k (non competitiva), conclusa da 344 atleti, successo di Abdelak El Jandari in 33:06 davanti a Stefano Bonomi Boseggia (34:15) e Giovanni Steffanoni (34:38). Tra le donne, vittoria di Katia Nana in 39:05 su Debora Dell’Andrino (41:27) e Francesca Romeri (42:47).

 

 

Pur di abbattere il muro delle 2 ore in maratona le si studiano tutte…

Così, in attesa del tentativo del primatista del mondo programmato il 12 ottobre a Vienna, in Spagna hanno inventato una maratona interamente in discesa.

L’evento si è disputato lo scorso 22 settembre, la 1^ edizione della World Fastest Marathon, con il tracciato che parte sopra la località sciistica di Pradollano, nelle montagne della Sierra Nevada, a 2.605 metri, e termina a 667 metri nella storica città di Granada su strade interamente asfaltate; un percorso in discesa al 100% (meno di 1 km è senza pendenza), un dislivello di 1.938 metri e una discesa media totale del 4,6%. Il keniano Anthony Karinga Maina (un atleta di seconda fascia con un PB certificato di 2h22:38 a Salisburgo a maggio 2019) ha vinto in 2h09:38, fallendo nettamente il tentativo: Karinga Maina ha rallentato decisamente nel finale per i dolori ai polpacci dovuto ai tanti chilometri in discesa;  infatti, al passaggio al 30° km in 1h25:40 è passato più veloce di quanto avesse fatto Kipchoge (1h06:45) a Berlino, un anno fa, nel giorno del record del mondo, e più veloce anche del record del mondo sulla distanza, quell’1h26:47 stabilito da Moses Mosop nel 2011 a Eugene.

Questi i parziali: 5km in 13:45, 10km in 27:56, 15km in 41:51, 20km in 56:16, 21,097km in 59:30, 25km in 1h10:21, 30km in 1h25:30, 40km in 2h01:14. 

In classifica, dietro Karinga Maina, è secondo lo spagnolo Juan Calderon Ramos in 2h37:38, terzo l’altro keniano Julius Ndiritu Karinga, in 2h43:34.

Tra le donne successo della spagnola Linda Ana Blanco in 3h31:53 sulla danese Asta Hubeck-Graudal, seconda in 3h37:49, e sulla neozelandese Diep Ngoc Lam, terza in 3h:43:27.

Chiaramente i tempi non sono omologabili; sorprende, però, che diano la possibilità di accreditarsi alla Maratona di Boston, storica maratona – a sua volta - dai record non omologabili. 

 

 

Martedì, 01 Ottobre 2019 23:11

Turi (BA) - 19^ Quattro passi nella storia

29 Settembre - Quattro piacevoli passi nella storia li abbiamo fatti nella mattinata a Turi, sotto un cielo estivo, con tanta accoglienza e voglia di correre e stare insieme.

Diciannovesima edizione, una delle migliori a mia memoria: la DOF Amatori, la storica società locale creata e guidata da Franco Laera, dopo un breve periodo di appannamento, nelle ultime annate ha ripreso al meglio l’attività, tornando a crescere quantitativamente, qualitativamente e nell’organizzazione della manifestazione.

Unico punto da cambiare, l’orario di partenza, fissato alle 10.00, troppo tardi e troppo caldo: il buon Franco immaginava una giornata più fresca e che invitasse a restare a letto un po’ di più, si è trovato invece la tipica giornata pugliese estiva d’autunno, che permette di tornare a mare!

Strade centrali bloccate con notevole anticipo, con parcheggio previsto in Piazzale Pozzi, con tanto di bagni chimici, ai quali si somma la struttura fissa nella Villa cittadina.

Il quartiere generale è fissato in Via Gramsci, sotto la mura di cinta di quel famoso carcere che in altra epoca “ospitò” l’intellettuale comunista; in una stradina attigua si ritirano facilmente pettorali, chip e pacchi gara per chi ne abbia fatto richiesta. Iscrizione base fissata a sei euro, con il premio di partecipazione (una somma di prodotti alimentari ai quali si aggiunge un’utilissima bomboletta di Svitol), un euro in più.

600 gli iscritti della vigilia, un discreto numero se si analizzano le tante concomitanze e la preparazione in corso di mezze e maratone autunnali; ai Fidal si aggiungono oltre settanta liberi, tra i quali spicca Cosimo Girolamo, il caro atleta che corre su due stampelle e la sua unica gamba, un’icona della voglia di reagire e di raggiungere gli obiettivi.

La voce della manifestazione è di Antonio Torres, schietto e vivace, che commenta ogni fase con la sua intelligente spontaneità, aggiungendo sempre una nota di piacevole colore.

Con gli atleti che non faticano a cambiarsi e a vestire i completini sociali, dato il caldo che aumenta di minuto in minuto, si è già pronti con largo anticipo; per fortuna ci pensa Margherita Milano, atleta della DOF e personal trainer, a far muovere i corridori con musica ed esercizi fitness.
I più “fissati” ricorrono al tradizionale risveglio muscolare, tra corsa inizialmente blanda, brevi allunghi e tanto stretching.

Come da regolamento del Trofeo Terra di Bari, il circuito provinciale a tappe di cui la Quattro passi nella storia fa parte, la zona pole in partenza è riservata ai primi 50 uomini e alle prime 20 donne della classifica della precedente gara: predisposta la gabbia, ciascuno di questi atleti ha il pettorale contrassegnato da un bollino colorato, ma – come sempre – sono tanti i non aventi titolo a trovarsi nelle prime file.

Sole sempre più alto e contrario a chi fotografa in partenza; in compenso gli atleti sono ordinatamente schierati dietro la linea di via e dietro il cordone umano formato dai soci organizzatori. Qualche attimo di attesa, il permesso della Polizia locale, ed ecco partire il colpo che libera gli atleti sul tracciato.

Giro unico, con percorso inizialmente extraurbano, con due cavalcavia e un tratto di sterrato piuttosto lungo; dopo il ristoro con bottigliette d’acqua a metà distanza, il progressivo ritorno nella città e nel centro storico, con numerose curve che spezzano il ritmo, e la pavimentazione antica in alcuni tratti che fa lavorare a doppio. Peccato che dopo il 9° chilometro, dopo il passaggio a livello, numerosi atleti prendano la direzione sbagliata tagliando di un buon 500 metri la distanza, non fermandosi né tornando indietro nemmeno dopo i ripetuti inviti di chi segue, né dichiarando il taglio nel post gara (mi piace pensare che sia stato un errore non voluto e non compreso, ricordo che il rispetto delle regole e dell’altro corridore sono alla base di questo sport, altrimenti meglio restare da soli e correre sotto casa).

Tracciato tecnico e nervoso, mai banale, apprezzato per gli scenari, un po’ meno per la fatica soprattutto sotto quel sole pieno: chiuso al traffico, sorvegliato (tranne, proprio, dopo quel maledetto passaggio a livello!).

La gara maschile vede nei primi chilometri condurre un trio composto da Grieco, Busto e Colasuonno; ben presto, però, il terlizzese dell’Atletica Castello di Firenze, il 21enne Vincenzo Grieco, aumenta il suo distacco sugli avversari e, pur non ancora al 100% della forma, va a conquistare il successo in 34:15, dopo aver scambiato il cinque con il papà. Speriamo che la vittoria odierna sia di buon auspicio per questo ragazzo capace ed umile affinché possa ottenere quelle vittorie importanti che sembravano alla sua portata da piccolino.

Alle sue spalle si presentano quasi in linea in fondo al Viale Grasmsci, Colasuonno e Busto; gli incitamenti sono tutti per l’atleta di casa che, letteralmente gasato dal pubblico, dà il meglio di sé: Nuccio Busto è  secondo in 35:29, davanti all’incredibile e brillante Simone Colasuonno, terzo in 35:35.
Michele Di Carolo (Atl. Amatori Cisternino Ecolservizi) è quarto in 35:53, Alessandro Cazzolla (Bitonto Runners) è quinto in 36:53, 4 secondi prima di Pietro Torroni (Futurathletic Team Apulia Barletta), sesto, e  6 prima di Domenico Squicciarini (Atletica Adelfia), settimo.
Dopo l’estate, ecco il ritorno di Francesco Minischetti (Running People Noicattaro), ottavo in 37:09, che precede Vito Alò (Atletica Monopoli), nono in 37:29, e il bravo runcard Salvatore Cera, decimo in 37:40.

Al femminile non c’è storia, troppo più forte Mariangela Ceglia che corre e vince in solitudine in 39:20, 24^ assoluta: per la rappresentante della Futurathletic Team Apulia, l’ennesimo successo della carriera, augurandoci che per la 29enne altamurana i migliori momenti debbano ancora venire.
Secondo posto per Damiana Monfreda (Amatori Atletica Acquaviva) in 41:34 , che sembra aver ritrovato il tradizionale vigore;  terza posizione per Milena Casaluce (Nuova Atletica Bitonto), in 42:03, che non si risparmia mai.

Strano ma vero trovare, forse in puro allenamento senza forzare, in quarta posizione Daniela Tropiano (Atletica Monopoli), in 42:15, che può rallentare ma mai smettere di sorridere; quinta posizione per la 16enne Rebecca Volpe (Enterprise Giovani Atleti Bari) in 42:53, un’allieva che promette davvero.
Maddalena Carella (La Fenice Casamassima) è sesta in 44:44, seguono quattro atlete comprese nel giro di dodici  secondi: Adriana Dammicco (Atletica Bitritto) settima in 45:28, Filomena D’Adamo (Bitonto Runners) ottava in 45:30, Sandra Barbieri (Manzari Casamassima), nona in 45:31, Stefania Antonaci (Bio Ambra New Age Capurso), decima in 45:40.

557 i finisher, chiudono gli eterni Mara Legrottaglie (Runners del Levante) in 1:31:22 e Vincenzo Mirizzi (Atletica Bitritto), in 1:35:32, inframmezzati da Cosimo Girolamo, che non conosce ostacoli.

Ottimo il ristoro finale con focaccia, pezzi di torte caserecce, mela ed acqua, il tutto confezionato in vaschette monoporzione, con i soliti “protagonisti” a fare incetta, passando e ripassando più volte.

Sollecitamente elaborate le classifiche (un chip restituito di un atleta non presente, passato involontariamente sul tappeto, colloca un SM70 nelle prime posizioni scatenando polemiche, per fortuna immediatamente sedate con la ristampa della classifica esatta), si può quindi procedere alla cerimonia di premiazione.

Si comincia, come prassi, dai due vincitori assoluti, Grieco, che si aggiudica il 6° Memorial Piero Palasciano,  e Ceglia, premiate con trofeo e sacca con prodotti per la cura dell’automobile; per passare ai meritevoli delle varie categorie, per fasce di età, i primi tre di ciascuna, tutti premiati con coppa. Premi anche per i primi tre medici (Nico Gatti, Rocco Affuso e Ugo Procoli), per i prime tre rappresentanti delle forze armate (Salvatore Cera, Andrea Reale e Francesco Giove), e i prime tre donatori AVIS (Paolo Sgarra, Pierpaolo Volza e Antonio Dell’Endice). L’estrazione del viaggio più maratona offerto dall’agenzia barese Vivi e Sorridi di Vito Viterbo premia questa volta Gianluca Lopasso, che… tornerà alle distanze lunghe.

Infine la premiazione delle prime cinque società per numero cumulativo di atleti giunti al traguardo: si autoesclude la DOF, vince l’Atletica Adelfia (46) su Amatori Putignano (39), La Pietra Modugno (27), Bitonto Runners (22) e Runners del Levante (22). Un premio speciale è consegnato a Cosimo Girolamo, star dell’evento.

Al termine della “passeggiata”, i complimenti per la DOF sono scontati, la manifestazione si è svolta in maniera corretta e lineare, la gente è rimasta soddisfatta e divertita, i minimi nei espressi – conoscendo Franco e i suoi collaboratori – saranno senz’altro migliorati nella prossima edizione,  che potrebbe essere davvero importante, oltre a festeggiare il ventennale.

       

30 settembre - Bella e spettacolare la finale dei 5000 metri maschili ai Campionati Mondiali di Doha: vittoria per il 25enne etiope Muktar Edris in 12:58.85, il campione uscente, ma il meno accreditato del successo finale tra i favoriti. E dire che senza la wild card assegnata ai campioni in carica non avrebbe probabilmente partecipato a questi mondiali, dopo il periodo tribolato con diversi problemi fisici e scarsi risultati.   

Edris, invece, è riuscito a fare doppietta, al termine dell’accattivante sfida con il connazionale Selemon Barega, secondo in 12:59.70 nell’ultimo giro: i due erano scattati non appena il più giovane dei tre fratelli norvegesi Ingebrigtsen, Jacob, aveva provato il tutto per tutto a trecento metri dalla fine.

Jakob Ingebrigtsen è stato poi superato sul rettilineo d’arrivo anche dal canadese Mohamed Ahmed, terzo in 13:01.11, e dall’altro etiope Telahun Bekele, quarto in 13:02.29, tuffandosi letteralmente sul traguardo per mantenere almeno la quinta posizione in 13:02.93 ai danni del keniano Jakob Krop, sesto in 13:03.08 (PB). Settimo lo statunitense Paul Chelimo in 13:04.60.

Ritirato Filip Ingebrigtsen a 500 metri dal termine; staccato il fratello più grande, Henrik (13:36.25).

28 Settembre - La sola medaglia sinora conquistata dagli atleti azzurri ai Campionati Mondiali di Doha porta la firma della trentenne lombarda Eleonora Giorgi (Fiamme Azzurre), un bronzo splendidamente conquistato nella notte di sabato nella 50 chilometri di marcia.

Per l’Italia è la quarantaquattresima medaglia ai Campionati Mondiali, la sedicesima portata dalla marcia.

Come nella maratona del giorno prima, con le condizioni climatiche ai limiti della sopportazione, tra caldo ed umidità, la gara è partita alle 23.30 locali sviluppandosi sul lungomare di Doha, la "Corniche", illuminato a giorno, su un tracciato da ripetere 25 volte.  

Subito in testa un quartetto composto da Eleonora, dalle cinesi Rui Liang e Maocuo Li e dalla campionessa in carica, la portoghese Ines Henriques.

La prima ad abbandonare il gruppo, fino al ritiro, è stato proprio la portoghese, mentre le due cinesi dal 20° km hanno aumentato il ritmo staccando tutte le altre.

La nostra Giorgi, in difficoltà al 15° e soprattutto al 34° km, con attacchi di vomito, è riuscita però a resistere alla rimonta della ucraina Olena Sobchuk che era arrivata a soli 19 secondi dalla nostra atleta: progressivamente il distacco è tornato ad aumentare, anche per una crisi della ucraina, fino agli oltre quattro minuti finali.

Oro quindi alla 25enne cinese Rui Liang in 4h23:26 davanti alla 26enne connazionale Maocuo Li, argento in 4h26:40, e ad Eleonora Giorgi, bronzo in 4h29:13 (il PB di Eleonora, in condizioni normali è di 4h04:50, primato europeo realizzato a metà maggio, vincendo in Coppa Europa all’esordio sulla distanza). Quarta la Sobchuk in 4h33:38.  

Grande soddisfazione per la marciatrice azzurra, allenata dall’ex cinquantista Gianni Perricelli, che festeggia con due bandiere tricolori il primo podio in un grande evento internazionale, dopo averlo sempre mancato in passato nella 20 km.

Complimenti alla nostra Eleonora per la tenacia, la sopportazione del dolore, la voglia di non arrendersi, di reagire, di affermarsi: davvero un simbolo per lo sport italiano tutto.

Purtroppo ritirate le altre due azzurre, Maria Vittoria Becchetti, dopo il 30° km, e Nicole Colombi (portata via in barella), dopo il 40°, quando era quindicesima.  

Tra gli uomini successo per il 31enne giapponese Yusuki Suzuki in 4h04:20, sul 43enne portoghese Joao Vieira, secondo in 4h04:59, e sul canadese Evan Dunfee, terzo in 4h05:02.

Gli azzurri: 16° Michele Antonelli in 4h22:20, ritirato Teodorico Caporaso prima del 35° km.

Le parole di Eleonora Giorgi nel post-gara: “E’ la prima medaglia italiana in questi Mondiali e la prima anche per me. Sono contenta e fiera di averla conquistata con la maglia della Nazionale. Ho usato testa, gambe e soprattutto il cuore, per superare i problemi di stomaco che mi hanno rallentata, ho anche rischiato di non farcela, ma ci tenevo veramente tanto. Sapevo che era un’occasione da cogliere e non volevo lasciarmela scappare. Una gara difficile per tutti, nessuno è abituato a competere in queste condizioni. Per me questa medaglia ha un valore inestimabile, è qualcosa di grande, al termine di una stagione magica. La dedico a me stessa, per aver tenuto duro e aver creduto in questo sogno senza mai arrendermi”.

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