Pavia-Milano: giro inverso, gran divertimento per 180
Nel mese di ottobre, solitamente la prima domenica, l'Atletica Milano organizzava la Milano-Pavia, gara di 33 km con partenza dalla Darsena e arrivo nel centro storico di Pavia percorrendo l'alzaia del Naviglio Pavese.
Purtroppo questa gara particolare, che certamente aveva un fascino proprio a cominciare dalla distanza inusuale, e si corse nel 1983 la prima volta, come molte altre manifestazioni si è fermata nel 2010 con l'ultima edizione.
Gli alti costi organizzativi e la mancanza di sponsor, abbinati all'ammirevole filosofia degli organizzatori che non vollero far gravare sul costo del pettorale aumentando la quota d'iscrizione, ma soprattutto non vollero allestire una gara con scarsa qualità per gli atleti, ha fatto si che la Milano-Pavia non esista più nel calendario milanese.
Dalle ceneri di questa competizione, come l'Araba Fenice è nato un allenamento gratuito che l'organizzazione milanese Almostthere ha proposto sabato 17 marzo, per la seconda volta dopo il successo della prima edizione autunnale del 2017.
Il percorso originale, per ragioni logistiche, è stato capovolto; ed è stato scelto quale “lungo pre-maratona”, perché non dà tentazioni di rinuncia, si deve arrivare.
Tutti i 180 runner iscritti si sono dati appuntamento in stazione Centrale per il ritiro di una sacca con dei gadget e la spunta della preiscrizione, poi con il treno trasferimento a Pavia.
Il clima amichevole ha da subito amalgamato i partecipanti creando uno spirito di gruppo e condivisione della passione alla corsa.
Giunti a Pavia i partecipanti hanno partecipato a un briefing tecnico sul percorso; abbondanti i consigli dati dall'ex pro Danilo Goffi, che ha sottolineato l'importanza di preparare una maratona prima di affrontarla per la prima volta; ma vale anche per chi vorrebbe migliorare la prestazione senza incorrere in debacle.
Il tempo meteorologico non favorisce certamente, una pioggia battente ci accoglie fuori dalla stazione e dopo la consegna delle sacche che verranno portate a Milano si procede alla suddivisione dei gruppi tempo/passo (ogni 15 min per il tempo finale maratona) con la presentazione dei pacer che avviene molto velocemente; io faccio parte di chi deve portare un gruppo cercando di stimolarlo e far capire quanto è importante gestire il passo ma soprattutto la gara.
Avendo corso 3 volte la gara originale con tempi discreti (4:15 min/km) conosco bene il percorso, quindi imposto un passo regolare leggermente più lento sin da subito, per poi andare in progressione.
Subito si forma un gruppetto di una ventina di runner: alcune rappresentanti del gentil sesso stanno preparando la loro prima maratona, a dimostrazione del fenomeno crescente di donne che iniziano ad amare la corsa; e solitamente sono le più coriacee, non mollano mai e arrivano. Iindubbiamente hanno più testa. Noi uomini siamo molto più deboli, al primo sentore di dolore o demotivazione molliamo, loro no!
Il tracciato percorre la pista ciclabile a lato del Naviglio, quasi completamente chiuso al traffico, immerso nella piatta campagna lombarda fatto di campi coltivati e da risaie.
Dopo 8 km si passa a lato del tardogotico complesso monastico, dichiarato monumento nazionale, della Certosa di Pavia: dimostrazione dell'importanza che la via fluviale aveva quando era la principale via di comunicazione con Milano sin dal medioevo.
I chilometri in gruppo scivolano via e se ne accorgono subito tutti: l'organizzazione non ha tralasciato nulla allestendo ristori ogni 5 km, coadiuvati dai Marziani, i Podisti di Marte: ciò permette una vera simulazione di gara.
La pioggia non molla anzi si fa più insistente, ma nessuno si lamenta: sa che anche questa è una giornata di condivisione di una passione e di gioia, tutti cercano di paragonare la corsa di oggi ad una già effettuata in condizioni simili; anche questo serve a superare i momenti duri.
Ad un certo punto incrociamo i ciclisti professionisti della Milano Sanremo, anche loro sotto il diluvio, e li incoraggiamo, ma forse è un incoraggiamento che facciamo a noi stessi.
Giunti alle porte di Milano ci imbattiamo subito nella situazione tipica di chi corre; non rispettati dagli automobilisti (per fortuna non tutti). Costoro passano sulla ciclabile condivisa a velocità sostenuta, senza alcuna preoccupazione, anzi a volte accelerando e alzando spruzzi di acqua dalle pozzanghere, che ci lavano ancora di più quasi a sbeffeggiare la pioggia che ci cade addosso dal cielo. È una situazione di convivenza che non migliora: seppure tutti gli incroci siano presidiati da volontari in bicicletta, ci vogliono 4 occhi.
Rinnovo l’elogio all'organizzazione. perché non ha tralasciato nulla anche se si tratta di un allenamento.
Arriviamo nella “rinata” Darsena milanese fradici perchè l'insistenza delle precipitazione è aumentata: li ci attende un ristoro finale ed il ritiro sacche con gli indumenti asciutti, anche questo non è poco!
Per concludere una bella giornata di condivisione della passione grazie all'idea di un gruppo che ha riportato in vita un pezzo di storia delle corse milanesi.
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