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Feb 21, 2023 Roberto Annoscia 2256volte

Vito Intini, record del mondo di 48h su tapis roulant

Vito con il tabellone dei chilometri Vito con il tabellone dei chilometri Foto Facebook

21 Febbraio - Ennesima grande impresa di Vito Intini, il 54enne ultramaratoneta putignanese: nel chiostro del palazzo municipale della sua città, famosa in tutto il mondo per il carnevale, tra venerdì e domenica scorsi, ha stabilito il nuovo record mondiale di 48 ore su tapis roulant correndo per 410,400 km, 400 metri in più del precedente limite detenuto dall'ucraino Andrii Tkachik e stabilito nel 2021.  

Vito è  stato festeggiato da tutti i componenti della sua società, la Amatori Putignano, e dal pubblico che non ha voluto mancare l’appoggio al suo campione.

Record ottenuto con la grande forza mentale di Vito, poiché già  dal pomeriggio del sabato un forte dolore al ginocchio sinistro (alla cosiddetta zampa d’oca) lo avevo costretto dapprima a rallentare e poi a fermarsi, ricorrendo alle cure del dottor Roberto Citarella, direttore sanitario del CTR di Reggio e coordinatore dell’area scientifica e ricerche della IUTA, e del fisioterapista Simone Azzolini, che gli hanno permesso di tornare a correre. Il dolore di Vito è stato aumentato dall’improvviso mal funzionamento di un ammortizzatore del tappeto, che ha procurato l’infiammazione del già provato ginocchio. 

Intini aveva già tentato questa impresa nel 2021 in Polonia, in occasione della terza edizione dei Campionati del Mondo di ReShape, non riuscendo ad ottenere il record, rimediando però in queste ultime ore...

Questa le parole del grande Vito, al quale vanno i nostri complimenti, riportate sul suo profilo Facebook:

“48 ore …2880 minuti…172.800 secondi.
L’ammetto i numeri mi sono sempre piaciuti. Padroneggiare i numeri è la base per restare in equilibrio nel nostro mondo moderno. Ti dà certezza, consapevolezza e programmabilità nella vita quotidiana.
Anche questa volta il Record è stato ottenuto per un meticoloso e quasi ossessivo calcolo continuo della distanza da dover percorrere ogni ora. Se nelle prime 30 ore dopo 288,285 Km percorsi sembrava ormai fatta, improvvisamente è calato il buio totale nella mia mente. La rottura di un ammortizzatore sul lato sinistro del tapis roulant nel pieno della prima notte mi ha costretto a correre in modo anomalo. Solamente all’alba successiva siamo riusciti a contattare Michele Colaprico che con grande maestranza ha risaldato il pezzo. Ma nel frattempo il ginocchio sinistro per precisione la zampa d’oca si era infiammata e ha messo in forte dubbio l’esito della prestazione.
Ci sono stati momenti di grande sconforto, pensieri di non continuare la sfida. Voglio sottolineare che non ci sono stati mai problemi organici, mai il minimo rischio di salute. Ero monitorato dal Dr. Roberto Citarella. Era un problema meccanico/articolare che impediva di correre lunghi tratti. Qui la destrezza del massoterapista Simone Azzolini ha fatto miracoli. Bendaggi opportuni, modificati diverse volte hanno permesso il movimento del ginocchio. Dovevo alternare la corsa con la camminata cercando di fare un chilometraggio minimo per poter battere il Record.
Così è iniziato a surriscaldarsi la calcolatrice. Per tutte le ultime 15 ore abbiamo continuamente calcolato la media da tenere. Ogni piccolo stop decretava un ricalcolo. Leo Valentini, Giuseppe Vinella e Francesco Ricchi, tutti e tre assistenti notturni, mi controllavano l'integrazione alimentare perché iniziavo a saltare i pasti. Lo stress emotivo non mi faceva sentire la fame. 
Alla fine, ci siamo riusciti ma la certezza si è intravista solamente nell’ultimo quarto d’ora. Sicuramente l’adrenalina e la presenza di tante persone belle che mi incitavano hanno reso questa cavalcata finale un volo leggero ma resta una fatica immane che dovrò elaborare nelle prossime settimane. 
La preparazione atletica è stata a mio avviso unica. Dopo tanti anni ho una conoscenza del mio corpo che mi permette di affrontare queste sfide. Una meticolosa scelta di cibi adatti per affrontare questi sforzi ma non solo durante, anche molte settimane prima ho adattato il mio corpo ad una alimentazione mirata per arrivare pronto organicamente. 
La privazione del sonno è una sfida nella sfida ma, quasi da non crederci, ho eliminato qualsiasi eccitante (caffeina, teina…) sia prima che durante la corsa. Ho dormito 20 minuti durante la seconda notte non tanto per il sonno quanto per alleviare o meglio dare sollievo alla mente dal continuo dolore percepito dal ginocchio. Potrei scrivere pagine intere sulla preparazione ma mi limito qui a dare un ultimo spunto del lavoro che sta dietro a questa impresa. C’è una collaborazione con l’Università di Urbino e il CTR di Reggio Emilia dove da diversi anni vengono fatte ricerche sull’Ultramaratona. I risultati mi hanno cambiato molto come atleta.
I successi sono un lavoro di squadra.
Da solo non starei qui a scrivere di questo successo. È un successo di tante persone. Gli Amatori di Putignano con il Presidente Francesco Ricchi e Carmine Lattarulo (instancabile socio fondatore), tutti i soci/atleti, impossibile elencarli tutti. La disponibilità della Amministrazione Comunale di supportare questo evento (non certo un fatto scontato) e la Fondazione del Carnevale di averlo inserito nel programma. Non elenco nomi (anche se Mimmo Lefemine lo meriterebbe) per non dimenticare qualcuno perché sono davvero tante le persone della nostra comunità che hanno dimostrato di fare squadra senza invidia. Anche chi ha messo un semplice “mi piace” ha contribuito al successo perché una mente in sofferenza si aggrappa anche a questi piccoli gesti per procedere.
Vorrei che la nostra comunità si mostrasse più spesso compatta e non litigiosa perché la vita è un susseguirsi di eventi che non possono essere rivissuti. Sarò debitore a vita a questa cittadina di nome Putignano. E rispondo a due distinti signori che con reale perplessità si chiedevano perché avessi deciso di fare una prestazione di portata mondiale in un paesino sperduto nel sud dell’Italia, è il legame di una comunità che si vuole bene che mi fa scegliere Putignano.
Quella lealtà che in gran parte del mondo sembra persa.
Vi voglio infinitamente bene!
… Ah dimenticavo, mia moglie Marica (detto da un amico: “a quella santa donna che ti sopporta in queste sfide va eretta una statua”) e mio figlio Peter alla 32° ora mi hanno cacciato di casa per tornare a correre sul tapis roulant. Se non fosse per loro non avremmo vissuto questo finale tripudiante. Li AMO entrambi!”

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