Direttore: Fabio Marri

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Fabio Marri

Fabio Marri

Probabilmente uno dei podisti più anziani d'Italia, avendo partecipato alle prime corse su strada nel 1972 (a ventun anni). Dal 1990 ha scoperto le maratone, ultimandone circa 280; dal 1999 le ultramaratone e i trail; dal 2006 gli Ultratrail. Pur col massimo rispetto per (quasi) tutte le maratone e ultra del Bel Paese, e pur tenendo conto dell'inclinazione italica per New York (dove è stato cinque volte), continua a pensare che il meglio delle maratone al mondo stia tra Svizzera (Davos e Interlaken; Biel/Bienne quanto alle 100 km) e Germania (Berlino, Amburgo). Nella vita pubblica insegna italiano all'università, nella vita privata ha moglie, due figli e tre nipoti (cifra che potrebbe ancora crescere). Ha scritto una decina di libri (generalmente noiosi) e qualche centinaio di saggi scientifici; tesserato per l'Ordine giornalisti dal 1980. Nel 1999 fondò Podisti.net con due amici podisti (presto divenuti tre); dopo un decennio da 'migrante' è tornato a vedere come i suoi tre amici, rimasti imperterriti sulla tolda, hanno saputo ingrandire una creatura che è più loro, quanto a meriti, che sua. 

2 marzo – La primavera è finalmente spuntata, offrendo condizioni di tempo pressoché perfette a questa quarta edizione (dell’ennesima serie, la terza o la quarta) della maratona di Bologna, notoriamente ricominciata dopo quasi vent’anni di buio e un anno di Covid nell’ottobre 2021, annullata nel ’22 e ripresa ad ogni marzo dal 2023 a oggi. I comunicati, come al solito leggermente trionfalistici, parlano di diecimila partecipanti al complesso delle gare, di cui tremila per la 5 km non competitiva (dove non poteva mancare Gianni Morandi), e seimila per le tre corse con classifica, sui 42, 30 e 21 km (quest’ultima, che continua il nome del Run Tune Up inizialmente concepito come prologo commerciale alla maratona di New York, è stata ovviamente la più frequentata).

Sui numeri esatti va fatto un preambolo, con un pizzico di amarezza come cittadini di uno stato dove la “dittatura sanitaria”, non paga dei guai combinati all’epoca dei green pass, continua a limitare la partecipazione alle gare agonistiche: dunque, l’ordine d’arrivo della maratona registra soli 1131 classificati, con un leggerissimo aumento rispetto ai 1090 dell’anno scorso, ma su cifre lontane dai 1314 del 2023 e dai 1607 dell’esordio in questa nuova veste del 2021. Ma la classifica pubblicata da EvoData (https://www.endu.net/it/events/bologna-marathon/results ) ha ben 1831 nomi, solo che 588 di questi hanno il loro tempo ma non il piazzamento: sono i cosiddetti “turisti” stranieri, soprattutto inglesi ma anche di tante altre nazioni., che a casa propria possono correre dove gli pare, senza pastoie di tessere, certificati e runcard, ma in Italia no.

Li si chiama turisti, e a rigore dovrebbero essere classificati in ordine alfabetico, ma per fortuna EvoData, contravvenendo alle cervellotiche norme tricolori, li mette al loro posto, facendoci vedere per esempio che tale Grant Fulton, classe 1989, sarebbe 11° con 2.39:13, e due posti dietro di lui ci starebbe l’irlandese Shane Eades, diciannovenne e capace di 2.40:11; e poco oltre il ventesimo posto, attorno alle 2.48, sono un danese, due tedeschi e due francesi. Tra le donne, la finlandese Jutta Paajamaa con 2.58.50 sarebbe arrivata seconda assoluta, e la lituana Neringa Cobb con 2.59:12 terza, uniche sotto le tre ore dopo la vincitrice.

Dunque, l’ordine d’arrivo su carta dice che tra le donne ha trionfato la quarantunenne infermiera locale Giorgia Venturi (Ozzanese) che con 2.53:02 ha rifilato oltre sedici minuti ad Arianna Castellan (3.10:42) e alla polacca dotata di Runcard Paulina Sienkiewicz Gadzikowska (3.11:13); ma tra questi tempi largamente amatoriali si inseriscono, per meriti sportivi, anche la francese Emilie Larue-Serres (3.03:22) e la moldava Tatiana Proca (3.07:57), fuori classifica perché non dotate dei timbri prescritti.

Almeno l’ordine d’arrivo maschile reale coincide con quello affidato alle carte federali, e dunque passerà alla storia il trentanovenne keniano Martin Cheruiyot, che con 2.21:56 migliora di mezzo minuto il tempo fatto registrare nel 2024 dal connazionale Simon Kamau Njeri. Italiano il secondo, a quasi sette minuti, il quarantatreenne Alessio Milani (Atl. Monfalcone) in 2.28:22, un minutino meglio dell’altro keniano Enos Kales Kakopil, che a 25 anni sigla un 2.29:12.

Numeri di arrivi “ufficiali” quasi uguali per la 30 km “dei Portici” (nome suggestivo per l’Unesco, ma che ha poco a vedere con la realtà del tracciato): 1139, di cui 320 donne, più 126 “turisti” (il migliore dei quali, l’irlandese Conor Rafferty, sarebbe trentesimo): ha vinto in 1.44:48 Davide Parisi (Lagarina Crus Team), quasi un minuto sotto il primato dell’anno scorso; non molto lontano il secondo Elia Generali  in 1.45:2, terzo Ferdinando Chimenz (DK Runners) in 1h46’27”. Nessuna “intrusa” nemmeno tra le donne, regolate dalla vincitrice 2024 Federica Cicognani (Imola Sacmi Avis) con 2.01:06”, due abbondanti minuti su  Sara Boer (Asd KM Sport) 2.03:11 e Camilla Vittori Venenti (Runners Bergamo), 2.03:29.

Ha sofferto numericamente molto di più la 21 km Run Tune Up, che classifica solo 2008 atleti (di cui 575 donne) dei 2925 arrivati al traguardo; ufficialmente sarebbe un calo rispetto ai 2389 dell’anno scorso, quando però i “turisti” risultarono solo 303; dunque la realtà, la polvere sotto il tappeto della burocrazia, parla di un aumento di circa 250 unità.

Ha vinto un habitué di queste competizioni nostrane, Luis Matteo Ricciardi (Dinamo Running) con il suo personale di 1h06’35” che migliora anche il record della competizione. Secondo lo spagnolo Felipe Gomez Severino in 1.08:54, ma è scandaloso che il “vero” secondo, il danese Gustav Kroell, l’unico in grado di contrastare il vincitore finendogli a soli 33”, non appaia nella classifica ufficiale. Terzo “burocratico” risulta lo svedese Johannes Tegner (tesserato per Maximir Zagreb) 1.10:41.

Tra le donne, si impone Marika Accorsi (CUS Parma) in 1.15:50, cancellando il record precedente di Rosa Alfieri del 2024; seconda l’etiope dal cognome illustre, Asmerawork Wolkeba Bekele, con 1.18:15, 13 secondi meglio della modenese Giulia Vettor (tesserata CUS Parma). Menzione d’onore per l’assessora allo Sport del comune di Bologna Roberta Li Calzi (classe ’81) e l’assessora al Turismo Commercio e Sport della regione, Roberta Frisoni (classe ’78), giunte appaiate al traguardo intorno alla duecentesima posizione femminile con 1.56:51.

Alla terza partecipazione mia personale su quattro edizioni di questa nuova serie (aggiungendo altri quattro traguardi tra il 1991 e il 2003, in quella edizione generosa ma fallimentare conclusa solo da 227 affezionati), credo di aver notato discreti miglioramenti. Cominciando dalla consegna dei pettorali consentita (su prenotazione) anche la domenica mattina, nei monumentali saloni del palazzo comunale, e dall’efficace custodia delle sacche coi ricambi, a pochi passi dall’arrivo. Causa i lavori del tram, che da anni sconvolgono il centro di Bologna, si è partiti a 800 metri dal ritrovo, sotto la Montagnola che vide il nostro arrivo nel 1992 (indossavo la maglietta di quell’anno, ma la cosa non ha per niente colpito la [?] speaker al traguardo, a differenza di quando c’era Marescalchi che la notò subito: ma il buon Michele (auguri per quello che mi ha pregato di non divulgare!) aveva già finito il suo turno riservato ai top runners.

Intanto che raggiungo le griglie (tassativo entrarci mezz’ora prima del via, che esagerati!) penso che se dovevano buttare all’aria tutta via Indipendenza, tanto valeva fare una metropolitana, anziché un tram che creerà ancora più problemi alle auto (divertente poi che il tram, deciso dalla giunta Guazzaloca che aveva già cominciato qualche lavoro, sia stato stoppato dalla giunta successiva, e poi ripreso da quella ancora successiva, tra un’esplosione e l’altra dei fiumi sotterranei).

Siamo in tanti (felice l'incontro con Gianni Baldini, reduce come me da Portofino) e vocianti, al punto che nessuno nella mia zona sente lo sparo del via: lo si desume dal fatto che il plotone si muove e al passo transita sotto i rilevatori di partenza (il mio real-time sarà di oltre un minuto più basso del gun-time: anche qui, l’Italia arcaica rimane ferma al gun-time, abbandonato da tutte le competizioni più importanti del mondo). Complice la mezz’ora di attesa nei box, e l’assoluta insufficienza di toilettes nei paraggi (in zona ritrovo, una pacemaker mi aveva affidato la sua “vela” mentre si accucciava tra un’auto e il muro di palazzo d’Accursio per le sue ultime necessità), il chilometro di via Irnerio vede parecchie deviazioni verso alberi, cespugli e muri per spandere acqua. Cosa che non si può evidentemente più fare nei successivi 7 km di percorso, davvero ben disegnati con passaggio da tutte le “eccellenze” di Bologna, escluse le Due Torri, le chiese di S. Stefano e la loggia della Mercanzia (questa la troveremo sulla bella medaglia finale).

Sottodimensionato il primo ristoro (alias aid): nella città Dotta si abusa di inglese o pseudotale, compresa una frase di Wilde sulla medaglia, secondo cui qui abbiamo il meglio del meglio, bum): ma intanto, siamo ancora tutti insieme, dopo 5 km, a dare l’assalto a due smilzi tavolini dove due volonterosi tentano di riempire i bicchieri. Rinvio il beveraggio al km 10 e ai successivi, dove compariranno anche (talora) sali, biscotti, mele, banane e spicchi d’arance un po’ secche e tigliose.

Perfetta la chiusura al traffico e le indicazioni del percorso (con qualche buco dal km 37 in poi, ma per fortuna c’è sempre abbondanza di addetti in casacca gialla). Evitato l’incrocio in doppio senso di marcia con quelli della mezza, come ci toccò nel 2021, dopo il km 10 si esce verso il comparto Sàvena, zona di passaggio obbligatoria in questa release, ma per fortuna senza l’avant indree in salita-discesa dei primi tempi. Rimane invece l’interminabile rettifilo delle Due Madonne, che diventa poi la statale per Ravenna da cui usciamo per il Pilastro in un’area piena di ipermercati e grandi concessionarie d’auto; e il complesso delle salite-discese poterà il totale del dislivello verso i 160 metri (non molto inferiore a Reggio).

Riattraversiamo la tangenziale in direzione del centro (San Donato) e intanto si arriva alla mezza maratona, che non mi risulta segnalata. Da lì si torna fuori dalla cerchia dalla tangenziale, oltrepassando l’A13 in prossimità del casello Arcoveggio (per noi hanno perfino chiuso un paio di uscite della tangenziale!). Niente visita alle carceri quest’anno, ma infiniti sottopassaggi di ferrovie, Corticella, Castelmaggiore (con un avant-indree al km 33, evidentemente prescritto dai misuratori ma non gradito dal mio Gps che alla fine mi sparerà un km in più della dimensione canonica).

Da qui, secondo enorme rettilineo (in parte condiviso con la 21) fino alla rinnovata ed elegante zona dei nuovi uffici comunali, stazione, “kiss and ride”, ed eccoci sull’ultimo drittone, lo squallido e interminabile viale Amendola-Marconi, fino a S. Francesco, poi a ritroso sul tracciato fatto nei primi km, fino all’Archiginnasio e al traguardo.

Dove ci danno solo una borraccia d’acqua e un panino con mortadella (o magari chi arrivava prima delle 5 ore aveva ogni ben di Dio? peraltro fornito, a cento metri, dal grandioso happening del Passo Capponi); sollecito recupero borsa, e ricerca problematica della doccia, prenotata in via Nazario Sauro “a 4 minuti dall’arrivo” (si suppone, per chi va ai 4 al km). Nessuna segnalazione di frecce, ricevo indicazioni contrastanti dall’info-point e da un’altra addetta in giallo Joma, scelgo una terza via suggeritami da un’anziana passante, e poi provando e riprovando e dandoci voce tra esploratori arriviamo al numero 1 barra 2, che non è all’inizio della strada ma dopo 200 metri. Qui però, godimento supremo da docce singole, pulite e caldissime.

Dopo di che, tanti di noi riconoscibili dalle sacche blu ufficiali tornano in stazione: il treno delle 16,33 è pieno di maratoneti che si scambiano impressioni. Scendo a Modena, e nel sottopasso verso l’uscita noto una giovane controllora col telefonino che dice: “ecco, allunga il passo, adesso torna indietro, no, adesso va verso l’uscita, scappa, vagli dietro!”. Alle sue spalle un poliziotto abbozza un inseguimento. Non descrivo fisicamente l’inseguito, altrimenti qualcuno mi accusa di razzismo. La ricreazione è finita, bentornati alla vita normale, viva l’Italia.

 

Domenica, 23 Febbraio 2025 17:33

Correggio laurea i campioni regionali di cross

23 febbraio – Come ogni anno, tocca a Correggio (terra natale di Dorando Pietri e, udite udite, anche di Daniele Adani) di chiudere il trittico dei campionati Fidal Emilia-Romagna per società di cross, e di assegnare in gara secca i titoli individuali. Evidentemente, l’organizzazione della locale Self Atl. Montanari Gruzza, e la presenza dei giudici reggiani a cominciare da Claudio Iotti e Paolo Giaroli, con l'aggiunta di Nerino Carri che documenta il tutto fotograficamente, danno pieno affidamento, dunque perché cambiare?

Questa volta, a differenza di due settimane fa (https://podisti.net/index.php/cronache/item/12788-cross-regionale-fidal-emilia-romagna-in-mille-nel-fango.html), le condizioni del campo di gara erano ottime, il fondo quasi sempre inerbato e anche le tre collinette da superare ogni giro non hanno creato problemi.

Molto tempestive, come sempre, le classifiche sul sito della Fidal regionale, bell’e divise per categorie: https://www.fidal.it/risultati/2025/REG37633/Risultat.htm. I risultati cronometrici mostrano molte gare combattute spalla a spalla anche tra atleti di categorie diverse (come al solito, i master maschili hanno corso in due gruppi, under e over 55, mentre le donne master erano unite; successive le gare delle categorie giovanili, per finire con gli 8 e 10 km riservati ai più grandicelli).

Nella prima batteria (dagli M 35 agli M 50, affrontata da 65 atleti) il più veloce di tutti è stato Fabio Ercoli, M 35 del Castel S. Pietro, che ha impiegato 18:19 per coprire i 5400 metri del percorso; ad appena 3 secondi è giunto il vincitore degli M 45 Jacopo Mantovani (Sasso Marconi), che ha preceduto di un secondo l’altro M 35 Andrea Barcelli (Castel S. Pietro), mentre con 18:30 è arrivato il campione degli M 40 Fabio Molinari, pure lui del Castel S. Pietro, che ha spodestato Francesco Bona (Casone Noceto), primo assoluto due settimane fa a Bosco Albergati e oggi solo secondo M 40.

Il Castel S. Pietro ha fatto man bassa di titoli, realizzando un podio-tripletta negli M 35 (dove terzo è stato Marco Ercoli, gemello di Fabio), il citato successo di Molinari negli M 40 e un altro successo tra gli M 50 con Claudio Cavalli (19:05).

A bocca asciutta i modenesi, che possono esibire solo il secondo posto M 50 di Fabrizio Gentile (Fratellanza, 19:29); ma la storica società geminiana si è rifatta con il successo del “muratorino” Giancarlo Bonfiglioli, primo assoluto della seconda batteria riservata agli M 55 e superiori (84 gli arrivati su 89 partenti), con 15:41 sui circa 4100 metri del percorso (con 15 metri di dislivello complessivo). Il suo “fratello” di squadra, Maurizio Gentile vincitore a Bosco Albergati, non ha concluso la gara, e quindi la piazza d’onore, assoluta e M 55, è toccata a Giacomo Becca (Lughesina, 15:48).

Campioni delle altre categorie sono altri due di Castel S. Pietro, Claudio Valeri (M 60, 16:05) e Adolfo Accalai (M 75, 17:40); Daniele Dottori (M 65, Sacmi Imola, 16:49), Adriano Pagani (M 70, Lughesina, 18:57), Onelio Galeazzi (M 80, Cattolica, 22:04), e il solito, unico M 85 Bruno Buonfiglioli (classe 1939, Celtic Druid) in 29:04: i risultati sono in gran parte confrontabili con quelli della gara precedente del 9 febbraio.

Tra le 78 donne partite tutte insieme sui 3000 metri e qualcosa, arrivo quasi a spalla tra due compagne del Casone Noceto: Manuela Bulf, campionessa F 40 in 11:11, e Maria Righetti vincitrice F 35 in 11:14, poco davanti alle due gemelle Facciani, Valentina e Martina dell’Atletica 85 Faenza (11:16, 11:30).

Appena dopo, la loro compagna e campionessa F 45 Fiorenza Pierli (11:37). Altra tesserata Faenza è la vincitrice F 50 Manuela Brasini (12:36, 3 secondi davanti ad Ana Nanu tesserata Casone). Tra le F 55, arrivo ex aequo in 13:34 tra le due affiliate Modena Atletica, Katia Bianchini (cui è stato assegnato il titolo) e Monica Barchetti (seconda di categoria anche a Bosco Albergati, ma dietro l’ ‘oriunda’ Claudia Gelsomino oggi assente); davanti a loro, in 13’ netti, la vincitrice F 60 Carmen Piani (Casone), compagna di squadra della campionessa F 65 Giordana Baruffaldi (14:25). Scontato il successo tra le F 75 della gloriosa Lucia Soranzo (Atletica 85 Faenza) in 15:43, che ha preceduto la prima F 70 Germana Babini (Lughesina, 15:59). Mentre tra le F 80 si è assistito al solito monologo di Raffaella Dall’Aglio (classe 1943, Casone, 23:55): anche tra le donne, dunque, si assiste a parecchie riconferme dell’ultimo appuntamento.

Molto frequentate, al solito, le gare giovanili (basti dire che i cadetti maschili erano 79, e le cadette 86; 128 le ragazze e 86 i ragazzi), con titoli assegnati a Bryan Schiaratura e Marta Gianninoni per la categoria juniores; a Mirko Masetti e Valentina Deserti tra gli allievi, Cristian Menozzi ed Emi Accorsi tra i cadetti, Achille Beccari e Allegra Iori per la categoria più giovane, dei ragazzi.

Le categorie, per dir così, più adulte tra le giovanili hanno visto il netto successo di due “nuovi italiani”, Mohammed Traibi (2004, Libertas Forlì) nel cross lungo di 10 km in 33:02, e quello molto più sofferto di Mirela Alice Cherciu (1993, Corradini Rubiera) in 34:15 sugli 8 km, appena 2” su Melania Tizzi (Cesena Triathlon); di Ricccardo Gaddoni (1999, Sacmi Imola) con 9:55 nel cross corto di 3 km, e di Aurora Imperiale (1999, Fratellanza) con 11:55 sulla stessa distanza.

Il successo di società tra i master maschili va al Castel S. Pietro con 3397 punti, appena 72 in più della Fratellanza Modena. Ancor più risicato il margine tra le donne, dove i 2267 punti del Casone Noceto gliene assicurano solo 25 sull’Atletica 85 Faenza, e oltre duecento sulla Fratellanza (unica società presente in entrambi i podi). Gli altri campioni sono Cesena Triathlon tra i cadetti, Frignano Pavullo per le cadette e per le ragazze (unica società dunque con due titoli), Corradini Rubiera tra i ragazzi.

Sabato, 22 Febbraio 2025 22:59

Di corsa per il carnevale di Persiceto

22 febbraio – Siamo già all’11^ edizione della non competitiva “della Corte di Re Bertoldo”, con la quale questa cittadina (San Zvan nelle scritte bilingui d’ingresso) equidistante da Bologna e Modena, e non lontana da Ferrara e Mantova, anticipa le sue sfilate di carnevale ricordando il suo cittadino più illustre, quel Giulio Cesare Croce che ai primi del Seicento creò la figura di Bertoldo, il contadino astuto nella corte longobarda (cui poi scrittori bolognesi meno geniali aggiunsero i discendenti scemi Bertoldino e Cacasenno).

Podisticamente parlando, Persiceto ha una discreta tradizione che arriva fino a una 21 competitiva, e per i vecchi maratoneti porta al grande, leggendario ingegner Antonino Morisi, alpino, vicesindaco, protagonista di innumerevoli ultramaratone (se il sottoscritto ha scoperto le gare più belle del mondo, Davos e Interlaken, lo deve a lui), di cui quest’anno ricorrerà il ventesimo della scomparsa.

La corsa di oggi non rientra certo nel calendario agonistico, privilegiando semmai “il ballo in maschera” con l’assegnare premi non ai meglio classificati ma ai mascheramenti migliori: e qui, se era originale e simpatico l’abbigliamento piratesco di Cecilia Gandolfi (che qui è un po’ di casa, essendoci anche una via Gandolfi nel nostro percorso), faccio un plauso allo schieramento del Finale Emilia, una perfetta processione con Papa Ottavio Wojtyla Magni e il suo corteo orante.

Per chi invece voleva gustarsi il giro, ce n’era in abbondanza: il tracciato di 3,1 km (da ripetere due volte, in modo da arrivare a un minimo sindacale podistico), tutto entro le mura di questa tipica cittadina papale (mi sembrava a volte di essere alla vicina Pieve di Cento, oppure a Sant’Agata), offriva, oltre a una decina di chiese, una serie di vie pittoresche e colorate, coi nomi dialettali in bella evidenza accanto alle tipiche stucchevoli intitolazioni risorgimentali (ho forse già citato una poesia del dialettale cesenate Walter Galli, I nom dal strèdi: tòtti ed Mazzini e Garibaldi, e mai Via d’un ch’an n’ha fat gninta perché l’è andé in gir s’una cavala: scusate le imprecisioni mnemoniche). Ecco allora Al Guazadùr, al Sfreigatàtt (tradotto in italiano come “Fregatetti”, chissà se erano tett maschili o femminili), la Piazzetta Betlemme o degli Inganni, e poi le porte monumentali, la piazza centrale (la Piâza, senza aggettivi) con la sua torre affiancata al duomo e le cui due meridiane esibiscono l’ora italiana antica (secondo la quale il giorno finiva quando si faceva buio) e l’ora francese imposta da Napoleone e divenuta universale.

Non moltissimi i partecipanti, ma non potevano mancare Luigi Luca con Beppe Cuoghi da Piumazzo (che dice di aver avvistato anche Vassalli da Ferrara), Stefano Piazzi, Simona Malavasi e ovviamente Italo che ci ha ceduto una parte delle sue foto meritandosi giustamente la collocazione al centro del collage di copertina.

Verranno presto i tempi in cui anche noi cosiddetti atleti ci misureremo col cronometro: tra una settimana c’è la maratona di Bologna, che per dirla alla persicetana sarà il nostro “spillo”. Ma oggi è stato bello accontentarsi del folclore di San Zvan e dello squisito cioccolato in bicchiere al ristoro finale.

16 febbraio – Consueto bagno di folla nella corsa di confine tra Reggio e Modena, che ripropone la sezione competitiva come secondo appuntamento del campionato reggiano: sono ben 311 i classificati sui 10 km (250 maschi), dove Alessandro Pasquinucci (un 2003 neoacquisto dei Modena Runners) bissa il successo alla Madonnina di poche settimane fa, prevalendo con 32:12 di soli 3 secondi sull’atleta di casa Fabio Lusuardi (2001, Corradini Rubiera), e di 26 secondi su Lotfi Gribi (1989, Atletica Reggio, primo degli M 25-39). I Modena Runners completano il successo di squadra piazzando 8° Giuseppe Castiello, 9° Filippo Capitani (primo e secondo M 40-49), 11° Mattia Guidetti. Mentre è modenese anche il 7°, il figlio d’arte Zeno Vistoli, tesserato Runcard.

Tra le donne, 61 in tutto, ha vinto Enrica Bottoni (1997, Corradini Rubiera) in 36:57, molto avanti alla coetanea Caterina Filippi (Avis Novellara, 38:32) e alla terza, Aurora Imperiale (1999, Fratellanza, 38:59).

Se guardiamo alle categorie, sono notevoli i risultati dei primi due M 50-59, Andrea Spadoni (MDS) e Giovanni Bruno (Correggio), 15° e 16° assoluto in 35:09 e 35:19; e del vincitore M 60+, Claudio Pezzini (Centese) 37:40: in questa categoria risultano intruppati tutti i nati dal 1965 in su, e dunque sono solo virtuali i successi di Pierluigi Attardo (M 65), Pasquale Ferrara (M 70), e del glorioso Ideo Fantini, unico M 75, oggi decisamente al piccolo trotto ma mai domo, al pari dei due cavriaghesi M 70 Giulio Negri e Du Bien Sen che gli sono finiti poco avanti.

Come canta Cristicchi suscitando l’irosa invidia della giornalista-topmodel Cuzzocrea, “rallenteremo il passo se camminerò veloce”, ed è commovente vedere Du correre, da un continente all’altro, accanto alla consorte Huyn Thi Lang (li vedete nel collage di copertina) chiudendo qui in 1h 03, appena dietro la prof di Novellara Maria Pia Verzellesi che col suo anno di nascita 1953 è la più ‘grande’ insieme alla collega prof di Cavriago Brunetta Partisotti.

Sull’opposto versante d’età, le under 24, tripletta della squadra di casa Corradini, e successo individuale per la sì e no diciannovenne Diana Del Rio (39:55). Detto che il podio delle F 25-39 coincide con quello femminile assoluto, assistiamo allo sprint tra le F 40-49, dove Rossella Munari (Sampolese, 43:42) batte di 3 secondi Sara Zerlotto (Joy Runner); e alla doppietta modenese tra le F 50-59, con la sempre sorridente Sonia Del Carlo (Campogalliano, 44:23) che prevale sulla pavullese Barbara Giovanelli (Modena Runners). Ma permettetemi di segnalare la più anziana del lotto, la reggiolese Antonella Benatti classe 1968 che tanti allori ha mietuto nelle maratone di tutta Italia, oggi quinta in 48:47. C’è gloria anche per la Guglia di Sassuolo grazie a Barbara Bonini prima delle F60+ in 49:14.

Dieci minuti circa dopo i competitivi, sono partiti i non competitivi, numerosi come al solito data la doppia provincialità dell’evento, e spazianti tra i camminatori e i maratoneti alla Paolino & Maurito Malavasi, oggi in pausa tra la 50 di domenica scorsa e la 42 di domenica prossima, su un percorso massimo di 11,5 km che differiva da quello agonistico solo per il passaggio nel suggestivo parco di Villa Spalletti al di là del torrente Tresinaro. Due ristori con tè caldo e altro durante il percorso, più quello finale; dietro corrispettivo della tassa di iscrizione a 3 euro si poteva scegliere, al traguardo, tra un sacchetto di kiwi (produzione locale) e mezzo chilo di pasta giudicata “miglior acquisto” da Altroconsumo; più un buono sconto, addirittura del 30/50%, in un negozio reggiano di articoli sportivi.

A seguire, una “Bau Caretera” per i cani e i loro accompagnatori, e una serie di competitive giovanili (https://podisti.net/index.php/classifiche/33066-42-caretera-ed-rubera-re-4.html?date=2025-02-16-00-00 ): il tutto, sotto la perfetta regia del rubierese Roberto Brighenti, il cui calore ha fatto scordare la brina e il termometro attorno allo zero con cui siamo partiti, appena temperati poi dal solicello invernale spuntato per via.

Bosco Albergati (MO), 9 febbraio – Una mezza giornata abbondante di piogge ha sistemato per bene il terreno della seconda tappa del campionato regionale di società di cross (su tre per i master, su due per gli assoluti), ambientato a Bosco Albergati, un parco al confine tra le province di Modena e Bologna, celebre tra i podisti ehmehm per una corsa estiva frequentata da entrambe le sponde nell’ambito di un festival dell’Unità (le cui squallide vestigia, capannoni, baracche, depositi ecc. giacciono qui in permanenza, senza che evidentemente i cultori dell’ambiente abbiano da ridire).

In mattinata non è mai piovuto, ma il fango era dappertutto a cominciare dalle stradine e dai parcheggi per le auto (essendo il grande parcheggio estivo occupato oggi dal tracciato delle gare, un giro lungo di 2 km e altri più corti). Organizzazione di Modena Atletica del presidente Lorenzo Calza, oltre tutto valido atleta che infatti ha preso il via nella prima prova di 5 km, riservata ai master maschili fino agli M 50, giungendo ottavo su 23 degli M 50.

Questa categoria ha visto il dominio dell’ex compagno di squadra di Calza, Fabrizio Gentile (ora Fratellanza) che con 19:25 ha prevalso per 9 secondi su Andrea Spadoni (MDS), mentre tutti gli altri sono giunti con distacchi dal minuto in su.

La vittoria assoluta della prima batteria è toccata all’M 40 Francesco Bona del Casone Noceto, con 18:24, 10 secondi meglio di Ahmed Eddami, marocchino tesserato Rimini Nord, e 29” su Fabio Molinari del Castel S. Pietro. In tutto gli M 40 arrivati sono 17, coi tempi migliori di tutta la manche, se è vero che il primo M 35 (su 15), Andrea Barcelli, ha impiegato “solo” 18:44. Notare comunque la tripletta sul podio M 35 del Castel S. Pietro, che ha collocato dietro il vincitore i gemelli Ercoli, Fabio (19:01) e Marco (19:21).

Più lenti gli M 45 (17 in tutto), regolati da Fernan Alvarez Alfageme (Cittadella Parma) in 20:09, davanti a Christian Dall’Olio (Castenaso) 20:27.

Ha poi preso il via la seconda serie, per M 55 e superiori, sui 4 km leggermente abbondanti, e ovviamente su un terreno già abbastanza ‘conciato’ dalla gara precedente, e prestazioni di conseguenza non come sarebbero state sull’asciutto: ha vinto la gara assoluta e quella M 55, su 24 classificati, lo zio di Fabrizio Gentile, Maurizio (Fratellanza) in 16:55, 8 secondi meno di Alberto Bonvento (Castel S. Pietro), mentre l’altro storico rappresentante della Fratellanza, Giancarlo Bonfiglioli, è arrivato terzo in 17:25.

Appena dietro era il primo M 60, Claudio Valeri (Castel S. Pietro, 17:38), che ha preceduto Daniele Barone (Rimini Nord) di 17”. Nelle altre categorie hanno vinto Daniele Dottori (Sacmi Imola, M 65) in 18:32, Adriano Pagani (Lughesina, M 70) in 21:32, Adolfo Accalai (Castel S. Pietro) che con 19:18 ha primeggiato nel gruppo degli M 75 cui si devono forse  risultati tecnicamente tra i più rilevanti, col secondo Araldo Viroli (Castel S. Pietro) capace di 20:29. Un solo M 80, Onello Galeazzi da Cattolica, che chiude in 24:05; e applausi finali per Bruno Buonfiglioli, un classe 1939 da Castenaso, che solitario M 85 vince in 32:07.

Tocca poi alle donne, tutte insieme sui 3 km, dove la più veloce è la F40 del Casone, Manuela Bulf, 12:28, mezzo minuto esatto sulla seconda Valentina Facciani (Faenza), e in tutto 9 contendenti. Molto staccate le altre, mentre arriva in 12:58 la prima su cinque F 35, Maria Righetti, che governa la tripletta del Casone con Silvera Silva e Ballabio nell’arco di un minuto.

Molte le stradiste fra le tredici F 45, su cui prevale l’oriunda di queste parti Fiorenza Pierli, tesserata Faenza, in 13:17, e 11” di vantaggio su Francesca Ravelli (Casone, come la terza Blerina Bregu).

In 14:34 arriva la prima su diciannove F 50, Luciana Bertuccelli del Casone, 12” su Florinda Neri (Golden Club Rimini); ma prima di loro era arrivata la vincitrice F 55, la lombarda di confine (Boffalora Ticino) Claudia Gelsomino ora tesserata Casone, che con 14:08 ha la meglio sulla pluricampionessa di ultradistanze Monica Barchetti, qui con tesseramento Modena Atletica (15:25): undici le arrivate.

Otto sono le F 60, con Carmen Piani (Casone) prima in 15:31; sette le F 65, con netta prevalenza di Giordana Baruffaldi (Casone, 16:41); quattro le F 70 regolate da Germana Babini (18:48), ma prima era arrivata la prestigiosa F 75 Lucia Soranzo, classe 1948, Atletica Faenza, 17:43. Non resta che festeggiare la parmigiana Raffaella Dall’Aglio (Casone), unica M 80 con 34:21, e poi aspettare i big, gli assoluti impegnati sui 10 km nella prova conclusiva del loro campionato.

Sono ben 68, la maggior parte millennials ma con qualche Ottanta: vince Niccolò Cornali (un 2003 Atletica Reggio) in 38:12, davanti a Nfamara Njie (1998, Casone, 38:33) e Mattia Marazzoli (2003, Corradini, 38:40). Sui 5 km per le 23 donne juniores (classe 2006-2007) prevale Aurora Gambetta (Fratellanza) in 23:35.

Seguono gli allievi, cadetti, ragazzi: mentre la classifica per società vede, tra gli assoluti uomini, il Casone Noceto prevalere di soli 8 punti (1165 contro 1157) sulla Dinamo Rimini. Tra le donne juniores, parità sui 1167 punti tra RCM Casinalbo e Corradini Rubiera. Per le classifiche master, ci si vede come sempre a Correggio tra due settimane.

Qui di seguito il comunicato di Atletica 85 Faenza BCC.

A Castelfranco Emilia si è svolta la seconda prova regionale CDS di cross. Nonostante il difficile percorso con molto molto fango, dovuto anche alla pioggia del giorno prima, molto bene le nostre Signore della Corsa che si distinguono come sempre nei risultati individuali, tra tutti il primo posto di Fiorenza Pierli tra le F45 e di Lucia Soranzo tra le F75, il secondo posto di Valentina Facciani tra le F40 e di Susi Frisoni tra le F60, e ultimo gradino del podio, ma non meno importante, per Rita Gabellini tra le F65 e Maria Pia Verzellesi tra le F70. Complessivamente la società è ancora al secondo posto dopo la prima prova, di pochi punti dietro Casone Noceto. Tra i più giovani bene i ragazzi che mantengono la quarta posizione in classifica generale e gli allievi che ottengono la qualificazione ai campionati italiani di cross che si terranno a Cassino il 16 marzo.

E il comunicato di Atletica Reggio.

Atletica Reggio protagonista nella seconda prova dei societari regionali di cross (Assoluti, Giovanili, Master).

A livello individuale una vittoria, quella di Nicolò Cornali nei Senior/Promesse (10 km in 38'12) e 7 piazzamenti nelle varie top ten di categoria; nella stessa gara di Cornali, quarto Patrick Francia (38'49); nei SM 40 decimo Cristian Domenichini; nei SM55 sesto Carlo Guidetti; nelle Senior/Promesse nona Caterina Filippi; nei Cadetti nono Giuseppe Sacco; nelle Ragazze seconda Allegra Iori e ottava Anita Bandini.

A livello di squadra, dopo due giornate del CDS, Atletica Reggio quarta negli Assoluti (seconda nella graduatoria di giornata), settima nei Master, ottava nei Cadetti e nona nelle Ragazze.

2 febbraio – Come naturale sviluppo della rinomata “Mezza maratona delle due perle”, che tre settimane fa aveva celebrato la 18^ edizione con quasi 800 classificati, è venuta la prima volta della maratona, conclusa da 290 agonisti (di cui i 12 stranieri non tesserati non entrano nella classifica secondo il balordo regolamento italico) e 69 staffette di 4 componenti.

Il percorso, sostanzialmente, raddoppia quello della mezza, con un primo giro completo lungo la litoranea ovest del golfo del Tigullio, da Santa Margherita a Portofino (con un ricciolo nell’entroterra in salita, evidentemente per raggiungere la misura canonica), passaggio dalla mitica piazzetta (foto 61-66) e poi di ritorno verso nord, proseguendo fino a Rapallo, con due salite piuttosto dure e un prolungato arzigogolo lungo i vari moli. Dietrofront (c’è anche una stradina dedicata a mons. Cesare Boccoleri, arcivescovo di Modena fino al 1956), e si ripassa da S. Margherita per concludere i 21, cui seguono due ulteriori andate e ritorno a Portofino, con un notevole disappunto quando i nostri Gps indicano il km 33 mentre il cartellone lungo la strada, quasi a Paraggi, segna un misero 30; ma poi le cose si aggiustano, il 35 e il 40 vanno quasi bene, e alla fine i nostri orologi stanno sui 42,500 o qualcosa di più (un locale mi dice che si è dovuto cambiare un passaggio all’ultimo istante, generando una certa ipermetria), con un dislivello di poco superiore ai 320 metri.

Vari controlli sul suolo coi chip della Icron (non so se per maggior sicurezza, il mio pettorale aveva incollati due chip), più alcuni controlli manuali negli andirivieni di Rapallo (dove era messo anche l’unico ‘cancello’, 2h20 per 16 km, con un tmax fissato in 6 ore). Ristori a intervalli più o meno regolari, nelle tre principali cittadine, ma non molto ricchi: il più povero di tutti, almeno per noi che impiegavamo 5 ore o più, era al traguardo, o meglio, a 100 metri dal traguardo (probabilmente l’avevano spazzolato via quelli del “Family run” di 10 km non competitivo, S. Margherita-Rapallo e ritorno).

Quote iscrizione che andavano dai 50 euro della prima tariffa ai 99 (sic, più costi di segreteria) dell’ultimo mese; pacco gara con maglietta e pochi generi di conforto, ma in compenso ricchi premi per i primi cinque uomini e donne (1000 euro ai vincitori, 500 ai secondi); premi di categoria ai primi 3 di otto categorie, non oltre gli M-F 70 sebbene il regolamento dichiarasse ammissibili anche gli SM/SF75, SM/SF80, SM/SF85, SM/SF90, SM/SF95). Col risultato che i 13 over 70 sono finiti in un gruppo solo, mentre è avanzato un premio per le SF 70 che erano appena due.

Il più illustre fra gli assenti è risultato l’ex calciatore Leonardo Bonucci, che col pettorale n. 2 avrebbe dovuto esordire sulla 42 in preparazione della maratona di Londra; in sua assenza (ehm ehm) ha vinto il francese di Mentone (antico territorio ligure) Julien Gueydon in 2.30:18, tempo non eccezionale ma che va rapportato al dislivello (se non ho contato male, erano almeno dieci le salitine tra il livello  del mare e una quota massima di quasi 50 metri). Nettissimo il distacco, 11 minuti giusti, col secondo Christian Ghiglietti che a sua volta ha inflitto altri 6 minuti al terzo, il marocchino Mohamed Rity.

Al confronto, assume grande valore il crono della vincitrice donna, l’ultramaratoneta Ilaria Bergaglio, una SF 40 che, accompagnata dal suo pacemaker personale Marco Allia, ha chiuso settima assoluta in 2.58:31. Incrociandola varie volte per la strada, venivano in mente i versi del grandissimo poeta di S. Margherita, Camillo Sbarbaro (la cui casa, la stessa dove nacque anche il superbo narratore Vittorio G. Rossi, ci si presenta poco sotto la stazione: foto 2-4): “Io che come un sonnambulo cammino – per le mie trite vie quotidiane – vedendoti dinanzi a me trasalgo- - Tu mi cammini innanzi lenta come - una regina. Regolo il mio passo – io, subito destato dal mio sonno – sul tuo ch’è come una sapiente musica…. Non penso più. Sono contento e muto. – Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo”.

Altrocché passo, quello di Ilaria (incrociata già la sera prima al ritiro dei pettorali, insieme col multipresente Fabio Fiaschi: foto 22): lei quasi non tocca terra, e infligge 12 minuti alla tosco-rumena Andreea Lucaci (3.10:28), mentre la terza, la F50 Elehanna Silvani (ah, signorina Silvani…), finisce appena sotto le 3 ore e un quarto, facendo comunque un baratro dalla quarta in giù.

Mentre noi peones proseguiamo, con qualche barbaglio di sole che fora le nuvole portando la temperatura verso i 15 gradi: il paesaggio è un incanto, e nessuno meglio di Sbarbaro ha saputo descriverlo: “Le petraie ventose dei tuoi monti – l’ossame dei tuoi greti: - il tuo mare se vi trascina il sole – lo strascico che abbaglia o vi saltella – una manciata fredda di zecchini – le notti che si chiamano le barche; - i tuoi docili clivi, tocchi d’ombra – dall’oliveto pallido, canizie – benedicente a questa atroce terra: - aspri o soavi, effimeri od eterni – sei tu, terra, e il tuo mare, i soli volti – che s’affacciano al mio cuore deserto”.

Gli incroci sono motivo per salutarsi: prima voce amica è quella di Sara, giovane mamma che vorrebbe raggiungere la figlia poco più avanti, all’uscita da Rapallo (foto 38-39) e intanto fa l’andatura al sottoscritto e a un gruppetto di colleghi delle Forze Armate; poi è la volta di Gianni Baldini, il cantore della Jungfrau appena tornato dalla Manciuria e in attesa di partire per la “Fine del mondo” di Usuhaya, che da M 60 ce la fa sotto le 4:07. Ecco la sempre sorridente Isabella Introcaso da Briosco (foto 59-60), che senza spremersi arriva in 5:03. Alle sue spalle, la gloriosa fornaia Rita Zanaboni da Cernusco (foto 55-56) va in progressione e con 5:36 arriverà seconda F 65, superando nell’ultimo giro la segretaria dei supermaratoneti Carla Ciscato (foto 48) e, appena dietro, Rinaldo “Bubu” Furlan (foto 50, e 17 per la sera precedente).

Ecco anche l’ultimo, con la sua scorta di “monoruotisti” del fine corsa (35, 57, 58); rumorosamente piacevoli sono i vai-e-vieni coi numerosi spingitori e le relative carrozzelle, che chiuderanno tutti insieme in 4.55 (classificati tra le staffette).

Non ci resta che raggiungere a 500 metri la scuola Vittorio G. Rossi, dove la sera prima avevamo ritirato i pettorali (nella tristezza della presentazione di un libro con 2 relatori e 3 spettatori distratti: foto 18, 21), e questa mattina lasciato le borse dei ricambi. Miracolo, le docce sono ancora calde, dopo di che è bello riattraversare la perla del Tigullio baciati dal sole.

Ripassiamo dalla casa di Sbarbaro, dove il padre scoprì la prima viola spuntata sul muro, e salì sulla scala a pioli per vederla da vicino; e dopo di lei alla stazione dove attendono gli ultimi versi del Poeta, dedicati al treno: “E il rapido passò, dentro un barbaglio / d’ottoni. Un rombo… / Ne trasalì destato il borgo che pigliava il poco – sole, mendico abbandonato al muro”.

Di nuovo a Rapallo, la cui “rapallizzazione” (parola un tempo divenuta proverbiale) ci fa apprezzare persino l’edilizia riminese, poi le Cinque Terre col treno che si riempie di cinesi o giapponesi in tenuta da trekking, e più avanti Pontremoli, ricordo delle nostre Abbotts way, con la galleria del Brattello-Borgallo che sbuca poco sopra Borgotaro. Anche grazie al podismo si conosce il mondo.

31 gennaio – Va in archivio anche questa ennesima edizione di una delle corse più longeve d’Italia: per il dibattito su quante se ne siano effettivamente corse dal 1973 a oggi non ripeto quanto già scritto l’anno scorso (https://podisti.net/index.php/cronache/item/11278-la-corrida-resta-sempre-la-piu-amata.html ), ma sta di fatto che in questa giornata grigia (per fortuna non piovosa) i dati della sezione agonistica abbiano fatto registrare un buon miglioramento: 658 arrivati (di cui 124 donne) contro i 605 del 2024. Per quanto riguarda i non competitivi, non oso pronunciarmi: il comunicato stampa della Fratellanza cede alla facile lusinga del titolo ”la carica dei cinquemila”, che evoca le sesquipedali millanterie dell’altra gara-clou modenese, la Corrimodena, ogni anno introdotte da questi titoli dalmatici privi di ogni fondamento. La tv di regime, Trc, e la Gazzetta di Modena (sempre generose verso gli eventi locali), hanno parlato di “quasi 5000”: la personale impressione, di uno che con questa ne ha corse 41, non giungeva a tanto: a meno che, per arrivare a 5000, non si contino anche i portoghesi, quelli che inorriditi dai 7 euro della tariffa minima sono partiti senza pettorale, magari mezz’ora prima nello stile mediopadano.

Ma sono piccolezze, di fronte a una corsa storica (il comunicato ufficiale abusa dell’aggettivo “classico”: il percorso è sempre quello classico, con partenza da Viale Berengario per poi imboccare la Via Emilia tra le classiche bancarelle della Festa del Patrono; alle ore 14:30 il classico sparo) che ha saputo risorgere dalle sue ceneri dimostrando ancora una volta la lungimiranza del duo Gigliotti-Finelli che nel 1973 trasformarono in gara il tradizionale pellegrinaggio dei modenesi al luogo natale del loro patrono.

Dal versante agonistico, è stato un assolo dei due vincitori: il 25enne marocchino Abdellah Latam, raggiunto verso metà gara il primo dell’edizione 2023, Iliass Aouani, se ne è andato per i fatti suoi tagliando il traguardo in 39’39”, quasi un minuto meglio del 40’32” dell’avversario, incalzato a sua volta da Stefano Cecere con 40’41”. Leggermente peggiorato il livello tecnico, dato che il vincitore 2024 aveva segnato 39:12, e anche il secondo aveva ottenuto un tempo migliore del primo di oggi.

Netto invece il miglioramento in campo femminile, dove Elisa Palmero, già prima nel 2023, domina in 43’27”, un minuto meglio della vincitrice 2024, e ben due minuti e mezzo sulla seconda, la russa Evgeniia Taubert (45’57”, un soffio davanti a Benedetta Coliva, 46’01”).

Sul versante del “colore”, spicca come sempre la rumorosa presenza dei cadetti dell’Accademia militare, poco meno di 500 (iscritti come non competitivi: foto 10, 11, 20, 21), che suddivisi in plotoni di una cinquantina di componenti hanno intonato i loro canti, tra il truce-militaresco (siamo forti, moriremo per la bandiera, siamo felici col fucile in mano) e il goliardico, come questo “E’ una corsa di resistenza – chi non resiste non va in licenza – ma chi resiste è proprio fesso – perché in licenza non va lo stesso” (parole di Mogol-Vannacci?).

Per il resto, la Corrida è una tentazione cui i modenesi doc non resistono: il sottoscritto (come detto, alla 41^ presenza dal 1977, tra comp e non comp) volendosela prendere con calma per una ragione che vi dirò domenica sera, ha adocchiato nella prima parte della gara uno di quei plotoncini cui si era aggregato Rambo Benassi (foto 18), mentre nel finale si è contentato di arrivare insieme alla celebre modenese adottiva Julia Jones (foto 24).

All’ingresso di via Jacopo Barozzi, a un km dalla fine, ha ricevuto il solito incoraggiamento del grande Ferraguti, come al solito lì a separare quelli del giro lungo dagli altri della Minicorrida; e allo sbocco della stessa strada, dove un tempo aveva appuntamento fisso con Caco Borsari vecchia gloria calcistica, si è imbattuto in una scritta macroscopica apposta sui muri della prospiciente scuola “Corni”, evidentemente da qualche allievo particolarmente corniuto: “ma chi è Jacopo Barozzi?”.

Poi, l’ingresso nel vecchio ippodromo, gloria ducale e teatro di tante corse (foto 3-6), senza più la voce amica e competente di Brighenti a fare da speaker, sostituito da uno che, premiando Maurizio e Fabrizio Gentile, li dichiara fratelli mentre sono zio e nipote.

Così così il rapporto tra costi e servizi (non vi dico cosa ne pensa Giangi); sta di fatto che, dopo due ristori di sola acqua lungo il percorso (che ho saltato, anche perché c’era da aspettare che ti riempissero i bicchieri), e il ristoro finale di acqua+mela (foto 14), ho potuto usufruire del party mega-galattico dei Modena Runners, che dopo aver piazzato parecchi dei suoi nelle classifiche di categoria (a cominciare dal novese Giuseppe Castiello, 44 anni e 44 minuti per completare il percorso), ha dispensato allegramente cibi (incluse frappe carnevalesche) e bevande, preventivamente approvati dalla sua dietologa Chiara Mezzetti.

Intanto erano arrivati anche glorie affezionatissime alla Corrida: il campione di tanti “Passatori”, Elvino Gennari, del 1946 (1.22:50), e il poco più giovane Giuseppe Cuoghi, del 1947 e presente a tutte le Corride, che chiude il lotto poco sopra le 2 ore, soccombendo ancora una volta a Renato Sacco parmigiano di Torrile.

E sono sicuro che, piacendo a San Geminiano, non andranno in licenza, e li ritroveremo nel 2026.

Domenica, 26 Gennaio 2025 22:55

Oltre 1300 alla 47^ Classica della Madonnina

26 gennaio – Una delle gare più prestigiose del calendario modenese (nonché prima prova del campionato del Coordinamento provinciale) è risorta, si potrebbe quasi dire, dalle sue ceneri, e soprattutto dalle ceneri del suo ideatore, lo storico e compianto presidente della Polisportiva Gianni Vaccari, a cui nome è intitolata la 7^ “Corri con Gianni”, sezione competitiva di una gara che si svolge praticamente da mezzo secolo.

Oggi, in una giornata umida e poi, dalle 10, decisamente piovosa, sono stati 1330 i partecipanti “censiti” in questa gara, di cui quasi 270 nella sezione competitiva di 10 km, suddivisa in due batterie, alle 10 i Master (149) e le 60 donne, alle 11 gli Assoluti (soltanto 69).

Alle 9 (qualcuno, un po’ prima…) erano partiti i non competitivi, che per 2,5 euro avevano a disposizione percorsi dalla lunghezza massima di 12 km, che dopo un tratto alquanto stucchevole sulla “diagonale” (la ciclopedonale che si va costruendo sull’ex tracciato ferroviario, per ora fino al comparto scolastico di Modena sud), è stato dirottato verso Cognento, su “stradine basse” già toccate da altre corse, con dietrofront dopo 7,5 km in corrispondenza del ristoro, e rientro per lo stesso percorso.

Mentre i meno veloci dei non competitivi arrivavano, giungevano al traguardo i primi dei Master e delle donne competitive: Rudy Magagnoli (M 45, Triiron) con 34:19 regolava Emilio Mori (M 45, Correggio) 34:42, e Fabrizio Gentile (M 50, Fratellanza) 35:03.
Tra le donne, doppietta Fratellanza col netto successo di Giulia Cordazzo (36:37) su Francesca Badiali (37:53), appena davanti a Caterina Filippi (Novellara,37:58). Tra le veterane, netto successo di Fiorenza Pierli (Atletica Faenza), sesta donna assoluta in 39:31.

Un’ora dopo era il turno degli Assoluti: netto il vantaggio dei primi due, Alessandro Pasquinucci (Modena Runners, 31:50) e Patrick Francia (Atletica Reggio, 32:03), con oltre un minuto sul terzo, Riccardo Brighi (MDS, 33:21). La scelta piuttosto discutibile di separare le partenze (forse considerando la scarsa larghezza della “diagonale” e per evitare collisioni nei tratti a doppio senso?) ha fatto sì che i più quotati siano anche stati i più bagnati dalla pioggia crescente; invece la maggior parte dei non competitivi se l’è cavata sostanzialmente all’asciutto. Tra i gruppi più numerosi, scontato il successo del Cittanova con 138 pettorali sui Runners & Friends con 112.

Ottimo il presidio degli incroci e la chiusura al traffico; semmai si sarebbe desiderato qualche parcheggio dedicato ai partecipanti, ma i prati che un tempo ci erano destinati, ai margini del punto di ritrovo, adesso sono recintati o comunque non agibili, e in un quartiere cresciuto senza troppi piani regolatori e con strade strette, c’è stato da girare parecchio in su e in giù.

Più che dignitosi i ristori e il premio per i non competitivi, un barattolo di marmellata o di legumi in conserva. “Classica” anche la presenza come speaker di Roberto Brighenti, dalle origini podistiche proprio nella Madonnina.

19 gennaio – Cinquantatré edizioni: le prime dalle parti di Casalecchio, poi stabilmente qui, a una dozzina di km da Bologna sulla direttrice della Futa e della ferrovia “direttissima”, attorno a cui il vecchio Pianoro raccolto attorno al ponte sul Sàvena  è cresciuto a dismisura costituendo una zona industriale di chilometri e chilometri.

Quest’anno faceva un po’ meno freddo rispetto alla tradizione: la pioggia della notte precedente e il cielo coperto avevano portato il termometro sopra lo zero, ma purtroppo anche prodotto un bel po’ di fango rispetto al ghiaccio cui eravamo abituati.

Il percorso sembra ormai stabilizzato, identico al 2024, e leggermente ridotto rispetto ai 21,5 km degli anni d’oro: il giro lungo è ‘venduto’ per 20 km ma risulta 19,100 con un dislivello di circa 550 metri. E’ divenuto molto più ‘trail’, fuori strada: la prima salita a Riosto (luogo d’origine della famiglia Ariosto) non avviene più per asfalto ma su una pista erbosa di un paio di km verso nord, seguiti da una conversione verso sud che all’incirca in falsopiano porta al primo ristoro del km 6 (una volta davano il vino, adesso viene servito il tè più scipito della storia del podismo).

Segue il tratto forse più bello della corsa, la discesa in parte sterrata (e anche recuperata da una frana) verso l’ex guado del torrente, ora oltrepassato da un ponticello in legno ma con un bel po’ di pantano prima e dopo (d’altronde il cartello ci aveva avvertito che “si sguilla”). Risalita fino al secondo ristoro (stavolta il tè è saporito, ma freddo!), poi un altro po’ di sterrato fino ai tornanti del discesone su Pianoro vecchio. Qui, in prossimità del ponte, terzo ristoro, e stavolta il tè è bollente e ci voleva; utile anche la presenza, come nei due pit-stop precedenti, di varie squisitezze dolciarie.

Come l’anno scorso, non si sale più sul versante opposto in direzione di Guzzano per l’asfalto, ma si percorre, insieme ai ritrovati colleghi dei 10 e 16 km, la statale in direzione nord, fino al sottopasso ferroviario: qui noi del lungo siamo mandati su una lunga traccia erbosa (quando va bene) e soprattutto pantanosa, con una minima salita che precorre al rientro sulla statale, ma stavolta in senso inverso, cioè di nuovo a Pian di Macina e al grosso comparto industriale, la cui unica nota lieta è il quarto ristoro verso il km 16.

Non resta che scalvalcare la ferrovia lungo il solito ponte, poi si sbuca sulla strada provinciale verso Pianoro nuovo (ottimamente presidiata dagli addetti) e infine al parco del Gualando con delle oche enormi che occupano il nostro stradello, e al traguardo annunciato da lontano dal profumo del gran falò acceso vicino al tavolo del vin brulé.

Di fronte al prezzo d’iscrizione stabile sui 2,50, dopo i 4 ristori intermedi c’è questo finale, diciamo una risposta alla bolognese rispetto alla celebratissima Montefortiana che oggi celebra i suoi fasti. Le migliaia di sportivi convenuti qui (ho visto pettorali numerati oltre il 2300) hanno a disposizione pastaefagioli o spaghettini conditi piccanti, più tortine, panettoni, biscottini, tè e il già citato brulé; confermato pure il premio finale di 6 “peschine”.

E se non basta, c’è il tendone riscaldato a stufa di Alessio Guidi del Passo Capponi (società seconda classificata con 122 preiscritti, dietro solo a Sport 2000 con 141) che garantisce un terzo tempo straordinario. Il Gps mi dice che i miei 24300 passi (alcuni molto corti per non “sguillare”) nella quattordicesima presenza in trent’anni sono costati 2170 calorie: speriamo di non averle recuperate tutte.

12 gennaio – Una giornata limpida, con temperatura appena sopra lo zero, ha segnato l’esordio del Trofeo Otto Comuni in quel di Formignana (paese a 25 km da Ferrara, che fondendosi con Tresigallo ha creato un nuovo comune dal ridicolo nome-cannocchiale di Tresignana). Il Trofeo, organizzato dall’Uisp, è previsto in sei appuntamenti, due al mese, tutti nel territorio a est da Ferrara verso il mare; si chiuderà il 30 marzo a Copparo con le premiazioni generali.

Per ogni gara sono previste cinque corse distinte per le categorie giovanili, dai 9 ai 17 anni di età, con distanze variabili dai 300 ai 3000 metri; segue la corsa per gli amatori, suddivisi in cinque categorie tutte sui 6000 metri.

Nella pratica, oggi era stato allestito un circuito di 3000 metri, totalmente chiuso al traffico, che dopo le conclusioni delle gare dei più piccoli, è stato corso una sola volta da allievi-allieve, e due volte dagli adulti. I quali sono convenuti in discreto numero, se la classifica (tempestivamente resa disponibile dall’Uisp, su cronometraggio Idchronos) annovera 43 donne e 148 uomini al traguardo.

Vittoria assoluta, con largo margine, di Mattia Bergossi, un classe 2000 tesserato Castenaso, che con 19:58 ha staccato di quasi mezzo minuto Angelo Marchetta (Salcus) e di 40 secondi Gian Luca Andreella (Comacchio), a sua volta un soffio davanti al più giovane dei contendenti, l’eroe di casa Federico Zuffoli (del 2006, come due soli altri contendenti).

Le altre categorie sono state vinte da Daniele Di Fresco (1986, Formignana, Seniores B), Fabio Mangolini (1974, Delta Ferrarese, Veterani C), Sandro Prini (1965, Corriferrara, Vet. D), Stefano Gargioni (1960, Quadrilatero, Vet. E). Non poteva mancare il suo compagno di squadra Daniele Vassalli, ultimo in 57:32, e cui è rimasto a disposizione tutto il succulento ristoro finale, inclusivo di salumi e dolciumi.

Distacchi ancor più netti tra le donne, dove Sara Bragante (Runit Rovigo, 1995) con 23:11 ha inflitto 55” a Martina Cornia (Panaria Group, Modena, 2001) e quasi un minuto e mezzo alla più giovane Elena Bonafè (2003, Delta Ferrarese). Quarta, e prima delle veterane C, Rosanna Albertin (1974, Corriferrara), appena davanti ad Alice Finardi vincitrice delle seniores B. Alessandra Giacomelli (1962, Quadrilatero) ha prevalso nelle veterane D, davanti alla più anziana in gara, Ursula Visconti (1953, Comacchio), vincitrice delle veterane E.

Ottima l’organizzazione: il “pallone” del tennis-padel è servito da ritrovo e deposito borse, mentre nell’edificio adiacente erano a disposizione docce, caldissime anche per gli ultimi e comprensive di phon.

Il trofeo prosegue il 26 gennaio a Voghiera (antichissimo borgo, risalente all’età romana e preesistente a Ferrara, nonché rinomato per l’aglio tipico). Oggi invece è stata un'eccellente occasione per un passaggio dalla città metafisica di Tresigallo (il modello di tutte le città delle bonifiche pontine) e una sosta più lunga a Ferrara nell’occasione dell’ennesima stupenda mostra di pittura targata Sgarbi in Palazzo dei Diamanti.

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