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Feb 19, 2020 4436volte

Dove correre, le principali superfici

quale è il miglior fondo? Ognuno ha la sua validità quale è il miglior fondo? Ognuno ha la sua validità Foto R.Mandelli

Si discute spesso su quale fondo sia meglio correre: in realtà ogni superfice ha le sue caratteristiche, vantaggi e svantaggi. Poi chiaramente dipende dalle preferenze e dalle disponibilità: chi vive in montagna in genere non ama l’asfalto, forse anche solo per abitudine; viceversa che vive in città può trovarsi a disagio nel percorrere sentieri o strade sterrate, magari con fondi irregolari.

Proviamo ad elencare le superfici più note e comuni, analizzando sommariamente le loro caratteristiche.

La corsa su asfalto: è oggettivamente la superficie più comune, perché la trovi un po’ ovunque, anche se non sempre fruibile perché generalmente utilizzata per il traffico veicolare, salvo non si tratti di strade secondarie oppure di una gara ed allora (sperabilmente) è riservata solo a chi corre. In considerazione del fondo su cui si corre è l’ideale per gli allenamenti di qualità (ripetute, variazioni, ritmi medi) oppure se si vogliono i confronti col cronometro e bisogna preoccuparsi solo di spingere forte. Tuttavia bisogna considerare che proprio questa rigidità della superficie se da parte consente di ottenere la miglior risposta possibile, dall’altra sottopone tendini ed articolazioni ad un maggiore stress, oltre a portare, nel medio e lungo termine, ad una riduzione della sensibilità dei nostri piedi, che appoggeranno sempre allo stesso modo.

La corsa su fondi erbosi: correre su queste superfici è certamente più faticoso, gli appoggi sono generalmente più morbidi e si perde molto in termini di restituzione dell’energia, nella fase della rullata e della successiva spinta. Altrettanto vero che le caviglie sono sottoposte ad un lavoro supplementare, ma è proprio questo il motivo per cui …. vale la pena correre sui prati di tanto in tanto; c’è una caratteristica fondamentale che tutti quelli che corrono (non importa a che livello) dovrebbero sviluppare, la propriocettività, ovvero la sensibilità del piede di adattarsi in relazione al terreno su cui si appoggia: una caratteristica che, oltre a farci correre meglio, ci permetterà entro ampi limiti di correre sui fondi più svariati senza particolari problemi.

Sicuramente è meglio evitare i campi lavorati dalle macchine agricole: disseminati di solchi e buche rappresentano una considerevole insidia per caviglie e ginocchia.

Il mio non è necessariamente un invito verso le corse campestri, specialità che peraltro rappresenta un ottimo modo per potenziarsi dal punto muscolare nel periodo invernale, ma di non evitare a tutti i costi la corsa “fuori strada”. Se qualcuno ha avuto modo di assistere a gare o allenamenti in pista avrà notato che dopo le prove gli atleti tolgono le scarpe, spesso chiodate, e finiscono la seduta correndo a piedi scalzi sull’erba. Non è una buona idea solo per gli atleti, ma per tutti; e non è necessario disporre di un campo di atletica, basta un prato anche di dimensioni contenute.

Sterrato e sentieri: per molti aspetti sono le migliori superfici su cui correre, a condizione di essere discretamente regolari. Su sterrato, al momento del primo appoggio, il piede «scivola» di qualche millimetro, non troppo per perdere equilibrio e stabilità ma abbastanza per ridurre l’impatto al suolo, una sorta di ammortizzamento naturale.

Su sterrato è ovvio che si corre più piano, a parità di sforzo (indicativamente si perde da 2-3 a 10-15 sec/km, in relazione al valore atletico del runner), ma non ha molto senso fare un confronto cronometrico tra asfalto e sterrato, quantomeno a livello amatoriale.

I sentieri, magari boschivi, sono una bella opportunità per correre lontano dalle strade e dal traffico, specialmente nel periodo estivo; il fondo è generalmente più morbido quindi, così come sull’erba, fanno “lavorare” maggiormente le caviglie, si acquisisce una migliore elasticità muscolare. Da non trascurare l’aspetto mentale, perché secondo la scelta dei posti diventa una vera e propria corsa nella natura, sarebbe il caso di lasciare a casa il cronometro e godersi quello che ci sta intorno. Possono essere utili delle scarpe più protettive, in particolare dotate di un grip più consistente per avere sempre una maggiore stabilità negli appoggi.

Tapis roulant

Piove? Fa molto freddo? Ecco una soluzione per correre comunque. Personalmente intendo la corsa come sport da esterno (fatta eccezione per le gare indoor), quasi in qualunque condizione, tuttavia posso capire chi integra i propri allenamenti anche su “tappeto mobile”.  

In questa condizione la corsa dovrebbe risultare più facile, perché non si deve vincere la resistenza dell’aria e la strada (il nastro) “ci viene incontro”; il fondo è più morbido dell’asfalto. Si possono simulare degli allenamenti in salita, impostando la pendenza desiderata, una buona idea per chi vive in pianura: anche se in realtà un cavalcavia lo si trova sempre.

La corsa su tapis roulant può essere, in determinati casi, un modo efficace per integrare e in (minima) parte sostituire la corsa su strada. Però, secondo le mie preferenze, andrebbe limitata ad alcune occasioni particolari, perché mancano tante cose alle quali non vale la pena rinunciare; il percorso che cambia sotto i piedi, il paesaggio che ti sta attorno, si riduce l’istintività del gesto atletico (non ci sono curve e nemmeno salite e discese che magari non ti aspetti), è difficile correre a lungo perché è noioso. Infine, si corre in ambienti chiusi: a parte ogni considerazione sulla salubrità dell’aria che si respira (e correndo si iperventila mica male) lo trovo in contrasto con lo spirito di questo sport.

La corsa in pista: ecco un contesto al quale sfugge la maggior parte degli atleti amatoriali, eppure ci sono diversi vantaggi a correre sul tartan, almeno occasionalmente. Intanto, sarà banale, ma si corre in un luogo sicuro, nessun rischio di investimento auto, magari solo … con altri runner. La pista è certamente precisa in termini di distanze, per cui quando vogliamo testarci questo è il posto migliore per farlo, e magari avere delusioni dopo essersi illusi in una gara su strada non correttamente misurata (succede, eccome se succede). Ideale per i lavori brevi, tipo ripetute almeno sino ai mille metri, ideali per migliorare la propria potenza aerobica, quindi aumentare la cilindrata del proprio motore. Il fondo è particolare, fatto da materiali sintetici a base di poliuretano, che rendono la superficie molto morbida, elastica e reattiva, ma non è così semplice sfruttare appieno queste caratteristiche ed è proprio questo un altro buon motivo per correrci sopra.

Ci sarebbe altro da dire sulle superfici dove correre, corsa in acqua, sulla sabbia, ma fermiamoci alle più comuni.

Ovviamente i differenti fondi su cui corriamo richiederanno diverse calzature. Indicativamente sull'asfalto se si dovrà correre a lungo meglio privilegiare la protezione, a meno di non dover fare prove corte e veloci. Pista, e sopratutto tapis roulant, sono superfici più morbide, vanno bene scarpe relativamente più leggere; lo sterrato, sopratutto se un po' sconnesso e/o bagnato, richiede scarpe con un buon battistrada.   

In conclusione, il suggerimento è di variare il fondo su cui correre, adattando con gradualità le proprie caratteristiche alle diverse superfici. Se l’asfalto ci rende più veloci, la corsa su altri terreni ci renderà più agili e reattivi; se si riesce a trovare un buon compromesso, distribuendo con attenzione le nostre uscite, ne trarremo notevole beneficio ovunque ci troveremo a correre.

Le precedenti puntate:

cosa-succede-quando-si-corre 

qualche-idea-per-correre-meglio

la corsa quali scarpe scegliere

 

 

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