Lamone: la dura, dolce vita del maratoneta
2 Aprile, Pasquetta. Una giornata usualmente dedicata al relax, alla famiglia, alla classica gita "fuori porta".
C'è però chi non sente ragioni: si corre una maratona, in qualche luogo sperduto, laggiù nel cuore antico della Romagna, festa o non festa, e dunque "si deve" andare.
In pochi si alzeranno alle 7, per una tranquilla corsetta smaltisci-bagordi della Pasqua sugli argini di casa, molti altri se la prenderanno (comprensibilmente) comoda e si sveglieranno alle 9 o giù di lì, altri ancora persino più tardi, giusto in tempo per l'aperitivo del Lunedì dell'Angelo. Ma non i maratoneti, no quelli proprio no... Perché mai sprecare l'occasione per correre l'ennesima maratona?
Guarda caso mi capita d'essere uno di costoro.
Sveglia alle 5, fuori è ancora buio pesto: sciacquata veloce, quel che basta per svegliarsi a dovere, sacra "vestizione" rituale del podista inveterato, colazione "minimalista" (caffettone americano e due biscotti due), partenza alle 5.40, sosta per raccogliere un'amica (Manuela, che ha buoni motivi, al contrario di me, per fare una simile levataccia festiva, in quanto poi andrà a vincere la gara femminile in 3h11'32"... ho detto niente!), e via verso Russi e il fiume Lamone, a oltre 200 km di distanza, dove appunto si corre una delle maratone italiane, per quanto "piccola", di più lunga tradizione (sarà l'edizione n. 42).
La mattina è bella, fresca e soleggiata, finalmente Primavera "vera", e come la gara si svolge alla fine ha ben poca rilevanza. Poco importano il caldo improvviso dell'ultima ora e il mio arrancare nei chilometri finali. Ciò che importa è aver completato e onorato la gara, organizzata con cura da gente che ha esperienza e passione da vendere e merita tutto il mio impegno e rispetto, avere così aggiunto un'altra maratona (la numero 95) alla serie, essermi in qualche modo divertito, nonostante la fatica che ogni volta aumenta di un "cicinino" e l'età di certo non più verde, e aver dato un senso diverso alla giornata.
Come da sempre ritengo giusto che sia, a ognuno spetta il suo: a chi il rigirarsi nel letto sino a tardi, a chi il beato ozio domestico d'una tranquilla giornata di festa, a chi una rilassante passeggiata nelle vie cittadine, e a chi 42 chilometri e rotti di corsa attraverso la radiosa e sorniona campagna padana, per una volta ancora.
Quel che conta è poter fare ciò che veramente si desidera, e tornare a casa felici di averlo fatto, stanchi morti o ancora pimpanti quanto si vuole, ma comunque soddisfatti e in pace con se stessi.
Io a casa ritrovo una moglie sorridente e pronta a farmi festa e a riempirmi di coccole e baci, come fossi stato via per lunghi mesi di duro lavoro. Ma era "solo" una maratona, una delle tante, a cui ormai è abituata, ma a cui reagisce ogni volta come fosse la prima. Forse anche per questo la vita del maratoneta (almeno la mia), in apparenza abbastanza monotona e alquanto dura, spesso risulta più dolce, appagante e avvincente di quella di chi se ne resta annoiato o apatico a poltrire sul sofà di casa o, tutt'al più, a fare una "vasca" via l'altra nel grazioso ma talora soporifero centro di Cremona.
Lascia un commento
I commenti sono a totale responsabilità di chi li invia o inserisce, del quale restano tracciati l'IP e l'indirizzo e-mail.
Podisti.Net non effettua alcun controllo preventivo né assume alcuna responsabilità sul contenuto, ma può agire, su richiesta, alla rimozione di commenti ritenuti offensivi.
Ogni abuso verrà segnalato alle autorità competenti.
Per poter inserire un commento non è necessario registrarsi ma è sufficiente un indirizzo e-mail valido.
Consigliamo, tuttavia, di registrarsi e accedere con le proprie credenziali (trovi i link in fondo alla pagina).
In questo modo potrai ritrovare tutti i tuoi commenti, inserire un tuo profilo e una foto rendere riconoscibili i tuoi interventi.