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Gen 31, 2024 Massimo Muratori 497volte

Corrida 2024: nostalgia canaglia e passaggio di testimone

Padre figlio e squadra Padre figlio e squadra Rielaborazione R. Mandelli

1-2-35-40-50. Non è la cinquina vincente del Superenalotto (almeno non ancora) ma la sequenza delle edizioni della Corrida di San Geminiano nelle quali ero presente al via: ma andiamo con ordine.

Millenovecentosettantatrè, prima edizione: giocavo a calcio, quattro allenamenti a settimana e partita la domenica, ignoranza di diciassettenne: ”cosa vuoi che siano 11 km e rotti di corsa e poi l’arrivo in via Vittorio Veneto quasi sotto casa mia? non si può mancare”. Con un paio di sodali, al mio pari malconsigliati, ci iscriviamo dopo nemmeno un km di corsa fatto sull’asfalto, scarpe che avevano l’ammortizzazione di un trattore Landini testa calda, e per non farci mancare nulla un paio di giri di quello che allora era il vecchio ippodromo, come riscaldamento; e partiamo, come se non ci fosse un domani, a una velocità smodata di cinematografica memoria (leggi Balle Spaziali di Mel Brooks). Dopo tre/quattro km siamo oltre il rosso del fuori giri, poco male, rallentiamo un po' e riprendiamo una respirazione umana, altri due /tre km e iniziano i veri problemi.
Il fiato tiene ma muscoli, che non pensavo nemmeno di avere, bruciano come fiammiferi, nelle ginocchia il Dio dei podisti, per punire la mia superbia di calciatore abituato a morbidi terreni, deve avere infilato due chiodi passanti che ad ogni impatto piede-suolo mi fanno pensare che a breve la mia giuntura andrà in pezzi. Per farla breve fino alla fine sconterò il mio peccato con una sequenza di tratti (brevi ) di corsa alternati a momenti (lunghi ) di camminata. 
Mi rianimo all’entrata di viale Vittorio Veneto giusto perché al balcone mamma e sorella fanno il tifo e corro gli ultimi 3/400 metri. La successiva uscita in fiera dopo la doccia mi chiariva senza ombra di dubbio che avrei dovuto spiegare molte cose al Mister nell’allenamento dell’indomani.

Seconda edizione: adesso siamo preparati e dobbiamo rimarginare la ferita ancora aperta nel nostro orgoglio, quindi una decina di “carbonari” allenamenti serali su asfalto tenuti segreti a compagni di squadra e soprattutto al Mister, scarpe un pelo più “da corsa“, ma di questo non ho memoria certa, una condotta di gara più accorta, e voilà si corre dall’inizio alla fine, e gambe e accessori vari tengono bene facendo il loro dovere.

Nonostante la super prestazione il tagliando numerato corrispondente alla posizione di classifica che ci viene consegnato all’arrivo insieme a una piccola targhetta che riporta su sfondo nero il logo della gara, e che purtroppo non sono riuscito a ritrovare dopo innumerevoli traslochi, è sensibilmente più alto di quello dell’anno precedente. L’avventura della Corrida è iniziata e il numero dei partecipanti inizia a lievitare.

Si potrebbe pensare che dopo siffatto miglioramento avrebbe potuto sbocciare l’amore per la corsa ma non sarà così: passeranno 33 anni prima di essere di nuovo al via della edizione 35, fatta dopo aver ripreso a correre per il più classico dei motivi:  calare di peso. Obiettivo stare sotto l’ora e 10 minuti, corro da solo quattro mesi e il risultato non è scontato ma ci provo e ci riesco: 1 ora e 9 minuti. 

A questo punto l’endorfina del podista inizia a fare il suo dovere e le corse negli anni successivi saranno decine per giungere alla edizione 40, che faccio da competitivo non fosse altro per poter correre già dai primi metri di Via Emilia e vedere l’effetto che fa: 1 ora 6 minuti 8 secondi, tre secondi sotto i 5’ al km

Questa sì, velocita smodata per le mie possibilità, se siete arrivati fin qui e vi mettete a ridere ne avete tutte le ragioni. 

Venendo infine alla giornata odierna coincidente con la doppia ricorrenza dei 150 Anni della Fratellanza e dei 50 della Corrida la nostalgia canaglia mi ha spinto a iscrivermi ben sapendo che le mie ginocchia, ormai in disarmo dopo parecchie migliaia di km di gare e allenamenti trail su sentieri montani, non mi avrebbero consentito di fare la gara lunga.

Respirare l’aria della partenza, seppur pregna di aromi di salsiccia e porchetta alla brace, passare ancora una volta sotto il traguardo, portare a casa la millesima maglietta ma un po' più speciale delle solite, erano motivi già sufficienti come motivazione; ma quello che più mi ha fatto piacere è stato il simbolico passaggio di testimone a mio figlio Massimiliano che oggi è partito un po' più avanti di me, là nei primi duecento “rossi“, arrivando poi in 72ma posizione in 49’16”, cioè migliorando di 30 secondi il risultato 2023.  Almeno un Muratori che va forte c’è!

Per onestà intellettuale mi corre l’obbligo di precisare che partito con l’intenzione di fare la minicorrida, al bivio di via Barozzi un briciolo di dignità podistica mi ha spinto a tirare dritto in via Luosi, anche spronato dai canti del plotone di Cadetti che avevo alle spalle, arrivato però alla rotatoria con via Corassori

I segnali di allarme dalle ginocchia erano allarmanti e a malincuore ho ripreso la strada del ritorno verso il Novi Sad per passare sotto il traguardo al 34mo minuto: in tempo per filmare l’arrivo di Massimiliano.

 

Informazioni aggiuntive

Fotografo/i: Martino Zucchini Domenico Petti

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