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Lug 20, 2024 Fabio Marri & Alessio Guidi 850volte

25 anni di Podisti.net nelle 40 edizioni della Casaglia-San Luca

25 anni di Podisti.net nelle 40 edizioni della Casaglia-San Luca Roberto Mandelli

19 luglio 1999-19 luglio 2024. E così la nostra testata è arrivata alle nozze d’argento coi suoi lettori: giorno più, giorno meno; la storia l’abbiamo raccontata varie volte ripubblicando anche i primissimi articoli. Il 19 luglio 1999, in realtà, era lunedì: i tre soci fondatori avevano concordato gli ultimi dettagli a Reggiolo il venerdi 16 sera, in occasione delle “Cinque miglia di mezza estate”; la data scelta per l’inaugurazione ufficiale  fu domenica 18, quando il sottoscritto andò con una cinquantina di amici (tra cui gli scomparsi Govi e Zavatta) in pullman a Bühlertal, in Germania, per una maratona, “rimediata” all’ultimo istante per consentire a William Govi di battere il suo record stagionale di maratone fatte (allora i “supermaratoneti” stavano su limiti ragionevoli, trenta-quaranta l’anno: ma dovevano essere maratone reali, sui calendari ufficiali… a Govi era venuta a mancare una maratona in Libano e gliene serviva una in sostituzione!). Lunedì 19, tornato a casa, scrissi il primo resoconto; giovedì 22 i tre soci si ritrovarono nella bassa reggiana, a Campagnola, per una gara alla festa dell’Unità, e “bagnarono” l’inaugurazione sotto una fantastica grandinata. Ancora due giorni, e rieccoci da quelle parti, a Poviglio, per una delle creature di Morselli, il “Gambero d’oro”, campionato italiano CSI di corsa all’indietro: 33 partecipanti, ovviamente dominati da Morselli (Gian Matteo Reverberi non si era ancora affacciato all’orizzonte…). Cinque giorni dopo, il 29 luglio, di nuovo a Reggiolo per il campionato sociale “morselliano” di duathlon (5 km in pista, 18 in bici, ultimi 2550 in pista): 23 classificati e qualche squalificato per traino vietato.

Così siamo nati; la Bologna-Casaglia-San Luca era nata 33 anni prima, subendo poi una lunga interruzione dal 1987. Personalmente la scoprii alla ripresa, e la mia prima partecipazione fu il 27 settembre 2002, quando le edizioni erano già 25: i classificati furono 177, anche perché c’era la tagliola dei 50 minuti. Chi non ci stava dentro, al traguardo non riceveva assolutamente niente. Con 49:28, sui 10,2 km con partenza-arrivo dal mitico Bar Edison, arrivai 162°. Poi la tagliola fu abolita (Daniele Menarini, speaker da sempre, è generoso nell’attribuire il merito dell’abolizione ai miei articoli su Podisti.net), e i partecipanti sono cresciuti senza altro limite che quello dei 500 ammessi all’iscrizione, che l’anno scorso ne aveva portati 486 al traguardo, e quest’anno (grazie a una piccola “riapertura” finale), ben 522, due terzi dei quali oltre l’antico limite, fino all’1h19 e sblisga dell’ultimo. Cosicché, affrontando temerariamente la mia personale decima partecipazione in 22 anni, 8 ore dopo essere sbarcato da un volo aereo di 7000 km in 20 ore (con tutti i pasticci successi nella giornata aviatoria), sono riuscito a lasciarne ben 41 alle mie spalle. E come resoconto, premesso il saluto ai concittadini Andrea Baruffi e Sonia Del Carlo che, al loro esordio, sono stati fra i 47 e i 48 minuti, cedo la parola ad Alessio Guidi, da sempre leader del Passo Capponi (la cui tenda mi ha ospitato, e il cui ristoro finale mi ha accolto senza eccepire che fossi un ospite a sbafo), insuperabile per l’entusiasmo nei riguardi del podismo “che piace a lui”.

La corsa bolognese più competitiva e prestigiosa compie 40 anni e non tradisce le aspettative, 522 atleti arrivati, un livello tecnico altissimo (ovviamente riferendomi al periodo storico attuale), un percorso iconico e un’ottima organizzazione dell’Acquadela. Vittoria in campo maschile per Luis Matteo Ricciardi dell’Atl. Imola Sacmi Avis in 35:12 mentre in campo femminile vittoria per Marika Accorsi del Cus Parma in 37:54; per la classifica di società, vittoria dei “campioni in carica” del Passo Capponi con 60 atleti iscritti. Per quanto mi riguarda un 380esimo posto in 58:03 (57:46 di real time) senza lode e senza infamia.

Serata veramente calda e afosa, saggiamente gli organizzatori aprono il ristoro ampiamente prima dello start, Daniele Menarini sempre eccellente al microfono e Via De Coubertin si riempie velocemente di atleti in attesa dello start. Pronti e via e i “puledri” prendono subito un ampio margine sul resto del gruppo, giro attorno allo Stadio Renato Dall’Ara, Via Saragozza e all’altezza di Villa Spada si sale per Via di Casaglia, qui la società Passo Capponi ha piazzato il primo punto tifo per caricare tutti gli atleti in gara.

Si sale per 5 km poi tornante secco e si prende Via di Monte Albano, ormai la luce del giorno è sparita e si inizia a vedere Bologna illuminata dall’alto (è questa la magia della Casaglia San Luca), appena la strada spiana c’è il ristoro di metà percorso quanto mai provvidenziale col caldo e l'umidità della serata, si scende per un paio di km e si torna a salire. La Basilica di San Luca spicca ancora di più in tutto il suo splendore nel buio del percorso, alla fine della salita “si vede la luce” grazie al colpo di genio dei due Capponi Paolo e Luciano, uno vestito da prete che “benedice” con una lampada e l’altro vestito da frate che “battezza” tutti con l’effige di San Luca (che in realtà è la foto di Luca Nozzi del Passo Capponi).

Si arriva così alla Basilica di San Luca dove una ragazza dell’organizzazione tiene in mano la tabella kilometrica N° 8 e incita tutti per gli ultimi 2 km di discesa; prima parte di discesa impegnativa, poi arrivano le mitiche Orfanelle dove la discesa si fa addirittura proibitiva e poi ancora giù a rotta di collo fino all’Arco del Meloncello.

Il Passo Capponi piazza il secondo punto tifo e carica tutti gli atleti per lo sprint finale, arrivo sotto l’arco con un discreto pubblico, medaglia e pacco gara molto interessante con sacca porta scarpe, bottiglietta d’acqua, confezione di caffè ma soprattutto dei bellissimi ed utili manicotti. Mentre sul palco si susseguono le ricche premiazioni, ottimamente orchestrate da Daniele Menarini, nella tenda del Passo Capponi è andato in scena un maestoso terzo tempo che è durato, come sempre, ben oltre lo “spegnimento delle luci” dell’organizzazione.

Concludo facendo i complimenti all’Acquadela per l’ottima organizzazione e le auguro di arrivare alle 100 edizioni della Casaglia San Luca perché è veramente una corsa prestigiosa e magica.  Tiratina di orecchie per i troppi “bomber” bolognesi assenti ingiustificati, anche perché se i competitivi bolognesi non corrono a Bologna è veramente molto triste, poi lo so anch’io che la sportina romagnola è più attraente e facile da portare a casa. Applausi a tutto il Passo Capponi per la partecipazione in massa alla gara, ai tanti che sono venuti a fare il tifo per tutti gli atleti in gara (sottolineerei il per tutti, merce sempre più rara nel bolognese) e per l’interminabile terzo tempo a dimostrazione che quando le persone stanno bene insieme non vorrebbero mai andare a casa.

E’ questo il podismo che piace a me.

 

Postilla per chi non ne ha abbastanza:

Elenco di tutti i partecipanti dal 2017: https://acquadela.it/wp-content/uploads/2024/07/Casaglia2017-2024-primatipersonaliall030724.pdf

Cronaca del 21 luglio 2017 - 35° Casaglia- San Luca

Avrebbe 51 anni, questa corsa nata nel 1966 tra i frequentatori del Bar Edison di via XXI aprile, a mezzo km dallo stadio (vinse allora un bolognesissimo Claudio Querzé, e i tempi non vennero registrati per i primi quattro anni, perché si trattava di una sfida tra amici il cui premio in palio era la cena pagata dall’ultimo). Li avrebbe, ma questa del 2017 è stata solo la 35° edizione, perché, dopo un primo periodo d’oro fino al 1987, quando in pratica gareggiavano soprattutto gli “assoluti”, vincevano i Cindolo, i Fava, tre volte Bordin  (ricordo che nelle mie prime partecipazioni gli amatori avevano una classifica a parte, e una medaglietta solo fino al 100° arrivato, poi buonasera grazie), la corsa fu interrotta per dodici anni; per rivivere poi il suo decennio d’oro tra il 2000 e il 2010, dove il ‘circolante’ era tale da indurre a venirci, e quasi sempre a vincerla, corridori africani, i Tanui, Rotich, Rugut, cui stavano bene pure i 400 euro del premio ufficiale (se non c’era anche qualcosa sotto il banco; 200 per la prima donna).

E noi poveretti? Ci venni una prima volta nel 2002 (e la raccontai su Podisti.net), notando che appena 130 amatori si erano uniti alla cinquantina di assoluti,

pur sapendo che non esisteva pacco-gara e che solo i primi cento arrivati avrebbero ricevuto una medaglia: ma per noi, la classifica vale piu’ di un chilo di spaghetti. Ridevano meno altri colleghi di corsa, alla domanda se domenica avrebbero fatto il “Tune-Up” cittadino: la risposta piu’ frequente era: “buttare via 19 euro per due chili e mezzo di tortellini??”

Ogni anno ci tornavo, notando però il progressivo calo di partecipazione: nel 2005 fummo classificati in 132 (assoluti compresi, Philemon Tanui in testa); amatori sempre più mosche bianche, disposte a spendere

5 euro; anche se probabilmente non vincerai niente, nemmeno la medaglietta dozzinale che comunque dopo i 50 minuti ti negheranno. Se non altro, c’è un progresso: il cronometro finale che veniva spento dopo i canonici 50 minuti, perche’ chi va piano non ha nemmeno il diritto di sapere quanto ci ha messo, questa volta resta acceso fino ai 57 minuti dell’ultima (che poi moralmente ultima non e’, dato che la seguono i soliti risparmiosi senza pettorale).

Solo nel 2009 il tempo massimo fu elevato a un’ora, ma gli arrivati furono i soliti 134. Quella dell’anno dopo fu l’ultima edizione, poi niente fino all’ottobre 2015, quando vinse Rudy Magagnoli che in precedenza si accontentava di essere il primo italiano dopo cinque coloureds (così già nel 2005); 161 arrivati… E niente l’anno scorso.

Tornandoci quest’anno per l’ottava volta, ho un po’ rimpianto i tempi antichi del Bar Edison, quando il traguardo in fondo a via XXI aprile ti costringeva a fare gli ultimi 500 metri in piano col cuore in gola dopo l’ubriacatura dei tornanti fino all’arco del Meloncello; ma era un rimpianto solo nostalgico, perché adesso la collocazione nel piazzale dello stadio – seppure dal lato della torre di Maratona, quello più devastato dalla tremenda ristrutturazione del “Littoriale” firmata Luca Cordero nel 2010 (altro luminoso traguardo sportivo raggiunto dal top bad manager de noantri) – è comoda, ottimale per l’ampio spazio, la disponibilità di parcheggi e di servizi. Incluso l’indispensabile servizio di custodia borse, ‘taggate’ con un elegante bigliettino in plastica che è un peccato buttar via.

Nuovo anche l’anticipo di due mesi abbondanti, che concede un po’ più di chiarore nella prima metà (anzi, i primi arrivano addirittura sul traguardo che ci si vede ancora qualcosina); iscrizioni passate a 10 euro (15 il giorno della gara), più l’eventuale cresta di 2,50 per chi si iscrive via Sdam; cronometraggio da chip, che non ha il tempo effettivo data la mancanza di un tappetino sul via, ma consente ben tre classifiche parziali (quella ‘platonica’ degli scalatori fino al km 7.5, e invece quelle premiate degli ultimi 500 metri di salita fin sotto la basilica, e della discesona di 2.2 (il mio Gps dice 2,350, per un totale che appunto supera di 150 metri la distanza ufficiale).

Ad aggiudicarsi quasi tutti i trofei sono volti noti del podismo reggiano, giunti a qualche successo anche fuori regione: il sempiterno Magagnoli, quarantenne che sembra addirittura più magro di vent’anni fa, che conferma il titolo del 2015 sia pure correndo più lento di oltre un minuto (oggi 35:45, che vale sempre 3:30 a km); e la quarantacinquenne docente universitaria di Economia (a Reggio tiene persino un corso solo in inglese!) Isabella Morlini, 19° assoluta in 41:22.

Da notare un nome: Arturo Ginosa, che nel 2005 aveva vinto la categoria juniores, e dodici anni dopo arriva quarto degli assoluti, con un gran recupero nel tratto in discesa.

La nuova data e la nuova collocazione, oltre ad un tempo massimo più ragionevole, elevato a 1h 20’, hanno incontrato il favore dei podisti, visto che i classificati sfiorano i 300, e i premiati delle sole categorie superano i 50 (e premiati non con bruscoline tipo magliette xxl, ma con vino, caffè etichettato Bologna calcio, salamini).

Daniele Menarini, al microfono, ha ricordato le battaglie del sottoscritto per l’elevazione del tempo massimo.

Così avevo scritto nel 2003:

C’e’ anche chi non ce l’ha fatta, una dozzina di corridori, ripartiti da via XXI Aprile senza nemmeno uno straccio di classifica: e per questi, che si sono messi in gioco (a differenza dei tanti amatori che sono venuti solo a vedere), auspicherei almeno la loro immissione in graduatoria, e –perche’ no? la spesa non sarebbe poi cosi’ ingente- una medaglietta di infimo valore ma con inciso l’ordine d’arrivo. Non si tratta insomma di lucrare qualche pacco gara tipico delle corsette qualunque, la pastina o i biscottini che spesso riducono il podismo a un fare la spesa (queste cose sotto San Luca non sono previste ne’ desiderate), ma semplicemente di finire negli annali di questa corsa.

E avevo insistito nel 2004:

il tempo massimo fissato nei 50 minuti (cioe' meno di 5' a km, per una gara con 250 m. di dislivello in salita), induce altri a stare a casa o a correre senza pettorale (che e' ancora peggio). Do atto agli organizzatori che la classifica di "Sivori" arriva fino alla 156^, ma penso che si potrebbe o ampliare di 5-10 minuti il tempo massimo, o consentire una partecipazione 'regolare', ma senza accesso ai premi, per una cifra minore di 5 euro richiesti quest'anno (che non sono pochi, per chi sa che alla fine otterra' al massimo una maglietta).

E ancora nel 2005 (notoriamente sono un rompacojones, e guardate che non lo facevo pro domo mea perché io nei 50 minuti ci sono sempre stato, fino appunto al 2005):

una gara un po’ controcorrente rispetto allo stile pensionistico che distingue le corse della zona, e che meriterebbe piu’ concorrenti, magari allettati da un tempo massimo meno disumano (diciamo, un’ora, considerati gli oltre 250 m di dislivello in salita), e stimolati a un cimento contro il cronometro che sarebbe nel pieno spirito decoubertiniano del “citius, altius, fortius”.

Non voglio attribuirmi meriti, ma forse questo rompimento di scatole avrà ronzato nella testa degli organizzatori. Tra cui includo Daniele Menarini, già elogiato nel 2004 in quanto

non solo speaker impeccabile, ma anche autore di un efficace pressing su "Sivori" perche', pochi minuti dopo la conclusione della gara (negli spasmodici istanti in cui tutti gli atleti d'elite affollano i sotterranei del Bar Edison alla ricerca di una busta piena di bigliettoni) mi consegnasse la classifica completa. Obiettivo raggiunto.

Nella stessa ottica, quest’anno do atto a Menarini (che con la barbetta bianchiccia e gli occhialini somiglia a Fabio Fazio, senza però la melensaggine del fatuo e strapagato conduttore Rai) di aver condotto le premiazioni di categoria in un tempo che probabilmente costituisce primato mondiale; badando al sodo, risparmiandoci le battutine e le pseudo-interviste, quaranta minuti dopo l’arrivo degli ultimi aveva già premiato tutti, cioè assoluti, categorie di età (dai 3 ai 5 premi per ciascuna), premio della salita e della discesa. Naturalmente, il merito va anche alla Sdam che forniva tutti i nomi.

Torniamo alla corsa: dieci minuti prima del via, un giudice severissimo mi fa un urlaccio perché mi alleno oltre la linea di partenza. Strillano le cicale, i gradi del termometro sono 30, si parte facendo il primo km in senso antiorario intorno allo stadio, per poi ricongiungersi col percorso antico all’inizio di via di Casaglia (da dove quelle 15-20 auto in transito non si riescono proprio a bloccare). Dal km 3 si sale sul serio: di 38 m/km, poi 48, infine 70 metri al km 5, dove al buio sta un ristoro di acqua a temperatura di doccia (“saranno 48 gradi!”, urla un ferrarese vicino a me).

Nel frattempo, le cicale si sono ammutite cedendo il canto ai grilli; stupendo come al solito, per chi ha voglia di guardarlo, il panorama dai due lati del crinale, tra Monte Albano e il Cipresso, con Bologna a destra e Casalecchio, Bazzano, Modena forse, sulla sinistra. Due km di saliscendi, poi gli ultimi 90 metri da salire fino al traguardo volante del km 8 di fianco alla chiesa. Infine, il discesone, 180 metri in giù solo dall’8 al 10 (in totale dovrebbero essere 285 metri plus e minus), tra un pubblico crescente, numerosissimo al Meloncello, e gli ultimi duecento metri sotto il rettilineo delle gradinate.

È finita, purtroppo, perché di corse così ce ne vorrebbe una alla settimana. Ristoro uhm uhm (riesco ad apprezzare solo gli spicchi di banane; presto esaurite le bevande, e i wafer non sono il massimo con questa temperatura); chi vuole la birra la paga nello stand a fianco. In zona non intravedo nemmeno una fontanella (le docce sono dall’altra parte dello stadio).

Post-postilla: questo 20024,  zero traffico e ristoro finale ricchissimo di frutta, oltre ai ristori dei vari tavolini societari tra cui il mai abbastanza lodato del Passo Capponi.

 

Informazioni aggiuntive

Fonte Classifica: ENDU

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