Mitica 31^ Jungfrau Marathon con Cinzia e il suo Power Yoga
Dall’anno 1993 a Interlaken nell’Oberland bernese parte, ogni primo sabato di settembre, quella che viene considerata la più bella maratona del mondo. Personalmente mi tengo molto alla larga da queste definizioni perché, aggirandosi attorno, si nota che ognuno reclama il titolo massimo (ad esempio: “…uno dei borghi più belli d’Italia”, oppure: “…patrimonio materiale e/o immateriale dell’UNESCO” in cui una pletora di candidature fanno sì che si scada nel ridicolo). Insomma, io la butto così per rimanere nel politicamente “scorretto”: la cosa più bella è quella che ognuno di noi preferisce di più rispetto a un’altra, così non si offende nessuno in questa permalosa società.
Quindi, per quando mi riguarda, la Jungfrau Marathon ha per me un’attrazione particolare dato che dall’ormai lontano 1996 bazzico la regione della Jungfrau.
Sabato scorso 7 settembre una finestra di tempo favorevole ha regalato a tutti gli oltre 4000 partenti un assaggio di Paradiso in terra. 3258 motivati atleti di varie nazionalità (2501 uomini e 757 donne) hanno tagliato il traguardo a quota m. 2320 della stazione ferroviaria della Jungfraubahn del ghiacciaio dell’Eiger, dirimpetto ai quattromila della Jungfrau e del Monch, e proprio sotto la famigerata parete nord dell’Eiger. Per rimanere nell’ambito celestiale, il tracciato è un purgatorio consistente nella classica distanza di km 42,195 ma con un dislivello positivo di m 1953, che devi saper ben gestire a livello muscolare per affrontare al meglio il primo feroce strappo a partire dal km 26 (Lauterbrunnen-Wengen), e poi al km. 39 (Wixi-arrivo) in cui il cambio di ritmo che passa dalla corsa alla “arrampicata” veloce, fa sì che la muscolatura ceda anche di schianto: e dal paradiso si transita rapidamente all’inferno e devi dare perciò l’addio alla gara: i circa 800 ritiri ne sono la prova.
L’organizzazione, come consuetudine impeccabile, non fa sconti per questa maratona tutta in salita: sei ore e trenta dà come tempo massimo, e sono decisamente pochine. Tuttavia, un ragionevole senso di misericordia ispirato - almeno spero - dalla Santa Jungfrau Maria (Jungfrau significa Vergine) ha fatto classificare atleti fino alle sette ore e trenta. Per quanto concerne la minimale e fedele compagine italiana, prevale la presenza dei forti e simpaticissimi sud-tirolesi della Val Gardena, ma generalmente i prezzi non popolari praticati nella Confederazione Elvetica (che predilige un turismo di classe) scoraggiano i connazionali perché non tutti sono propensi a spendere 4 euro per un caffè o 200 al giorno per una camera d’albergo, più una quota di partecipazione elevata (è anche vero che la perdita di potere dell’euro rispetto al franco non è colpa degli svizzeri). Tuttavia, la quota d’iscrizione comprende il viaggio a/r gratis con le ferrovie svizzere e i transiti con i treni a cremagliera e dell’ avveniristica cabinovia dell’Eiger Express del comprensorio di Grindelwald.
Amo particolarmente questa maratona, per il senso di tranquillità, di educazione e di ordine che si respira in generale, per i servizi offerti di altissimo livello. Un complimento particolare a Cinzia Capitoni, che stoicamente a portato a termine la dura prova, quando a Wengen (il famoso villaggio dello storico Lauberhorn-rennen) stava gettando la spugna perché attanagliata dai crampi. Nella vita eccelle umilmente in tutto. Come istruttrice di power yoga ha rimesso a posto tendini e articolazioni a tutti i podisti (e non) del mio circondario, e con gran sollazzo ama vederci soffrire durante le sedute. Questa volta ho avuto la rivincita nel tratto finale della JM percorso insieme; certo che me la farà pagare a breve. Non ha amato particolarmente il rosti, il tradizionale piatto elvetico, con cui abbiamo pasteggiato nella cena post-gara. Beh, effettivamente, quando la maratona finiva nella versione un poco più edulcorata al valico della Kleine Scheidegg, il rosti servito nel ristorante della stazione ferroviaria era decisamente super. Me ne scuso.
Che la Jungfrau Maria la conservi a lungo. Amen.
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