26 gennaio – Eccomi sulle Colline del Montello per il Trail delle Terre Rosse. Due i percorsi di gara: 27 km con 1050 metri di dislivello e 15 km con 550 metri di dislivello.

Per avere una pallida idea di cos'è stata l'edizione 2025, qualcuno dovrebbe vedere la vasca nella lavanderia di casa mia. Fango, fango e ancora fango. Fango rosso perché, come ci sono le Crete Senesi che sono come la colla, sul Montello il terreno è di colore rossastro.

Domenica, tutti preoccupati per il meteo che si annunciava terribile (previsione errata), i baldi/e ‘gloriosi’ trailer Limena Run sono partiti in corriera per quel di Volpago. Organizzazione al top (questo gruppo lascia la possibilità di avere il pacco gara sia con il premio che senza). Consegna pettorali e consegna sacche veloce, e subito via verso la partenza.

I primi chilometri scorrono veloci, un po’ su asfalto e un po’ su sterrato agevole. Fatti questi pochi chilometri, inizia il "calvario". Per raggiungere le colline dal paese, bisogna salire e le salite sono tutte su fango e roccia. Un canyon stretto che ci vede tutti incolonnati. I veloci sono avanti ma il novanta per cento dei restanti prosegue lentamente. Imprecazioni, strilli (io), bastoncini che pungono i piedi ecc. ecc. A pensarci ora, mi viene da ridere.

Finalmente il canyon finisce e posso fare qualche passo di corsa con le scarpe talmente infangate che pesano più di me. Dopo un’ora e undici minuti sono appena a cinque chilometri. Sono però ancora con qualcuno e mi rincuoro. Passo la Val Padovana e cerco di muovermi per passare il cancello: località Killer. Boh, non capisco se sia vera oppure uno scherzo. Ho davanti Marco Galiazzo con il fedele cagnolino e superiamo il cancello. Un grande grazie al volontario che mi ha permesso di passare: il cancello era già stato chiuso da un paio di minuti ma, forse vedendo questa vecchia signora, non mi ha fatto deviare nel percorso dei 15 km.

Trovo le scope, pronte a sbalisare, e pure loro due mi permettono di proseguire. Ed è sempre fango, ora unito a una fastidiosa pioggerellina. Raggiungo il ristoro dei quindici chilometri e trovo Antonietta, compagna dei primi trail quasi cinquant'anni fa. Sono nera, tra fango e acqua non ne posso più.

Mi rincuorano e mi dicono di stare tranquilla perchè mi avrebbero aspettato comunque all'arrivo. Nel frattempo raggiungo altri due e mi faccio coraggio. Cavoli! Se arrivo ultima la Pres...idente, mi tirerebbe le orecchie. Arrivo alla salita “della corda” ma non riesco proprio a salire. Ma neppure posso rimanere ferma e quindi mi attacco infangandomi fino alle orecchie.

Passo i venti chilometri e un volontario gentile mi dice che manca poco. Manca poco sì, ma bisogna affrontare l'ultima discesa. A questo punto metto mani e sedere per terra e scivolo giù.
Ultimo chilometro, e nonostante sia fuori tempo, Rubens, Eleonora e tutti gli organizzatori, veri signori, mi attendono per applaudirmi e mettermi una bellissima medaglia al collo. 
Non sono ultima, quindi per oggi niente tirata di orecchie.

Non so se tornerò il prossimo anno, però devo riconoscere che mi sono divertita.