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Giu 27, 2018 Giovanni Baldini 3615volte

Litochoro (Grecia): 1^ Mount Olympus Ultra. Zeus, che faticaccia!

Notturno sulla montagna degli Dei Notturno sulla montagna degli Dei G. Baldini - R. Mandelli

23 giugno -    Chi pensa di partecipare alla Mount Olympus Marathon  giunta alla quindicesima edizione, di 44 km e un d+ m. 3200 da compiere in dieci ore, è bene che sappia che si tratta a tutti gli effetti  ad una ultra skyrace, cioè i dislivelli che si presentano per salire e scendere dal Trono di Zeus transitando per l’altopiano delle Muse, sono notevoli, e i sentieri in alcuni tratti insidiosi. Fatta l’iscrizione online a gennaio, non senza difficoltà a causa  del sito web  della gara  non funzionante a dovere, ma al prezzo popolare di 55 euro, in primavera  vengono aggiunte altre due gare: l’Olympus Ultra (km 66 e d+ m. 5200 in 16 ore ) e  l’Olympus Vertical (km. 4,25 e m. 1024 d+, venerdì 22 giugno).
Rifletto coi miei cari amici anch’essi iscritti: Riccardo Silva (ritornato da un lungo soggiorno  in Ladakh in alta quota), Fabio Sensini, il Kilian Jornet di Avigliano Umbro, e il poliglotta Filippo Fortini (parla anche un corretto dhimotikì), dal fisico che evoca un kouros. Beh, dato che si deve   affrontare un viaggio e chissà se  ci si ritornerà più lì,  concordiamo insieme senza esitazioni di partecipare  all’Ultra, con un onesto costo aggiuntivo di  15,00 euro che prevede il transito nei versanti est e ovest del massiccio  fino  ad arrivare in cima alla montagna, alla cima Skolio di m. 2905. Cosa non permessa ai ben 768 iscritti alla gara “minore” che si sono dovuti accontentare di attraversare più in basso il paretone est della vetta Mitikas (m. 2917)  per una diagonale. Filippo, in vista dei  cimenti ciclistici estivi sulle Alpi,  non  accoglie la proposta.
Due settimane prima della gara, giunge una comunicazione che al percorso dell’Ultra, per motivi di sicurezza, sono stati aggiunti (tanto per gradire) ulteriori quattro chilometri lineari passando da 66 a  70 e mantenendo lo stesso tempo massimo, cioè 16 ore. Non bisogna essere uno scienziato per fare due calcoli. Per portare a compimento questa sfida, per le mie possibilità atletiche,  devi trottare forte e non hai il tempo nemmeno di scattare qualche foto  e concederti delle pause ai ristori. Cinquemila  metri di dislivello positivo (che non sono pochi)  si concentrano in 48 km e le barriere orarie sembrano impostate per atleti del calibro di Kilian Jornet i Burgada, ovvero  per Fabio Sensini.  Inizio a dubitare sulla mia possibilità di portare a compimento un’Ultra skyrace del genere, tant’è che il numero degli iscritti non supera le cinquanta unità. Riccardo, non essendosi allenato adeguatamente, saggiamente preferisce  abbandonare l’intento  di partire  dandosi all’alpinismo. Dopo averci accompagnato alla partenza sabato notte a Dion, sito archeologico situato a due passi dal mare Egeo (quota m.129 s.l.m.), è arrivato in auto a  Prionia (m. 1120 s.l.m.), e poi da lì si è incamminato sui ripidi camminamenti ed ha scalato le principali vette del Monte Olimpo tra cui la Mitikas, la cima più alta della Grecia, con la speranza d’incontrarci (per me remota) lungo il percorso.
Prendo atto che devo combattere come Leonida alle Termopili (dove ho fatto tappa durante il viaggio in auto di andata) per essere qualificato. Tuttavia, mi sono posto l’obiettivo di raggiungere comunque il traguardo di Litochoro, in barba all’eliminazione,  in quanto equipaggiato anche di lampada frontale. Al buio  siamo partiti, ovvero  alle quattro di mattina di sabato 23 giugno 2018, mentre quelli della più “docile” maratona alle ore sei.

   Per rendere l’idea, la tabella sottostante indica le località, i rifugi, la quota, le distanze parziali e totali con i limiti orari:

#

Check Point

Elevation

Trip Distance (km)

Total Distance (km)

Cut off time

1

Xirolaki

180

4

4

 

2

Orlias

740

4,5

8,5

 

3

Koromilia Ref

980

1,9

10,4

2:40

4

Bara

1250

2,6

13

 

5

Petrostrouga Ref

1940

2,8

15,8

4:00

6

Mastorouli

1150

6,1

21,9

 

7

Krevatia Ref.

1005

7,2

29,1

6:45

8

Drift Road

1220

7,7

36,8

 

9

Christaki Ref

2430

9,3

46,1

11:00

10

Scolio

2910

2,2

48,3

 

11

Refuge A

2060

3,3

51,6

13:15

12

Prionia

1130

6

57,6

 

13

Kastana

705

6

63,6

 

Τερ

Litochoro

320

6,6

70,2

16:00

 

   Partire in così pochi, significa essere coccolati. E così è effettivamente successo. I ristori, piuttosto ravvicinati sono risultati ben forniti, e ho incontrato bella gente. Il tragitto inizia con il primo “ tiraccio” di quasi 2000 m. d+; ne segue  un  secondo di 1000 m. d+ e un terzo di  m. 1700  d+. Non cito le salite  minori che fanno sì che lo   sviluppo verticale complessivo risulti di m. 5200. Il versante ovest della catena montuosa, rispetto a quella est molto dirupata con pareti precipiti, assume carattere alpino: estese sono le foreste di pino bianco con esemplari monumentali, e i pendii  del Monte Olimpo propriamente detto sono dolci rispetto agli altri versanti. Per una cinquantina di km si  avanza all’ombra della foresta, che a quella latitudine arriva sino a quota 2200.
Il primo punto panoramico è al 29° km.  Uno degli organizzatori raccomanda vivamente di prestare molta attenzione a superare la montagna che si deve affrontare. Non ha un sentiero ufficiale, ma  è stato inventato dagli stessi per rendere cattiva la gara, e segnalato con le classiche fettucce di nylon. Aspra è la salita di 1000 m. d+, ripidissima la discesa in mezzo all’erba alta, nelle sassaie con piani inclinati, insomma un passo falso  e a  capitomboli ti  ritrovi in un attimo conciato male in fondo all’orrido,  attraversato  da una strada forestale.
Insisto con  Fabio che vuole a tutti i costi fare insieme la gara, di non aspettarmi, perché lui procede a velocità astrali e io sono in preda a una forte crisi di sonno che mi obbliga  ad avanzare a una velocità da bradipo. Gli chiedo di proseguire senza di me, perché stavo realizzando che in quelle condizioni non ho alcuna possibilità di arrivare al traguardo in sedici ore e avrei precluso la sua prestazione. Si presenta la salita  più impegnativa per uno sterminato e remoto vallone  che conduce a quota m. 2905 della  montagna di Zeus alla cima Skolio (sono per la precisione m. 1685 d+) . L’affetto dei volontari e un ristoro coi fiocchi, situato al termine della strada forestale, mi rimette in sesto e mi accende la speranza. E quell’erta che tanto temo è stata affrontata di slancio, recuperando il tempo perduto. Anche il tempo meteorologico ha agito in nostro favore. I temporalacci pomeridiani attesi si  tengono alla larga e le nubi mi  proteggono dal caldo. Mi rammarico che  nel tratto aereo, in cima alla sacra montagna pagana, una cappa di nuvole con un freddo vento teso mi abbia privato delle viste mozzafiato della catena montuosa,  del golfo Termaico  fino alla  penisola Calcidica che posso scorgere più in basso, cioè  quando le nuvole si diradano.
Dalla cima Skolio transitando per la punta  Skala  a Litochoro sono 22 km di un’infinita discesa di 2612 di dislivello negativo, dove incontro dei tipi stravaganti che salgono ai rifugi (una signora addirittura vestita da Musa). Assai impegnativo e suggestivo, il tratto di 12 km da Prionia al traguardo per la gola del turbolento fiume Enipeas  dalle acque cristalline che invitano a tuffarsi.
In conclusione. Sono stato l’ultimo concorrente classificato (oltre la metà dei partecipanti non è rientrata nei tempi) e mi è stata riservata un’accoglienza commovente a Litochoro in un contesto internazionale, con i miei amici ad aspettarmi. Filippo è stato l’unico italiano giunto al traguardo dell’O.M. dei tre iscritti. Fabio, malgrado qualche acciacco, ha centrato un’ottima prestazione ed è giunto decimo assoluto.
Insomma, i due unici italiani partenti sono giunti al traguardo sani e salvi (a parte  le caviglie gonfie a seguito di innocue  distorsioni) della durissima Ultra, e questo grazie alle sortite settimanali di allenamento in Abruzzo sul Monte Velino e sul Corno Grande del Gran Sasso d’Italia, alto quanto l’Olimpo. E saluto Mario Spera, il pastore del lago della Duchessa (balzato alla cronaca nazionale per la vicenda  Moro) salito all’alpeggio col suo gregge dove rimarrà sino al 30 settembre, per l’invito a degustare i suoi prodotti. Ma, o Zeus, che faticaccia!
Sono contento per l’agnostico Riccardo Silva, ultimamente interessato agli stupa tibetani. E’ stato rapito dai canti  diffusi all’interno della chiesa greco-ortodossa restaurata di San Nicola a Leptokarià e dalle superbe icone sacre, dei mosaici   bizantini della Madonna  e del  Cristo Pantocratore posti sul catino absidale e nella volta della chiesa. Così come il senso di spiritualità che ha respirato al monastero restaurato di San Dionisio nella gola dell’Enipeas al Monte Olimpo.
Ho capito perché sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, dopo aver assistito alle solenni liturgie all’interno della basilica di Santa Sofia in Costantinopoli, ne rimase così impressionata da convincere il figlio ad abbandonare i culti pagani ed abbracciare il cristianesimo. Ero tentato durante la trasferta in auto da Atene al Monte Olimpo, ammirando il Monte Parnaso,  di arrivare a Delfi e consultare l’Oracolo. Ma una voce interna mi ha consigliato  di lasciar perdere, perché  ha pensato a tutto Agios Dionisios.
Amen.

P.S. i miei originali alpenstock sono stati invidiati.

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