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Lug 15, 2018 Michele Rizzitelli 3332volte

Bad Blumau (Austria): MSC Rogner Marathon 10 Tagen

Gruppo Italiano con amici Gruppo Italiano con amici Michele Rizzitelli

29 giugno / 8 luglio - In 200 hanno partecipato a questa dieci giorni di maratona tenutasi dal 29 giugno al 8 luglio a Bad Blumau, piacevole cittadina termale della Stiria, l’antico Noricum dei Romani, distante 60 km da Graz e a un tiro di schioppo dal confine magiaro. Soltanto 9 uomini e 2 donne sono riusciti a concludere la serie completa. La lingua più parlata fra i finalisti è stato l’italiano perché fra di essi troviamo Giovanna Carla Gavazzeni, Angela Gargano, Vito Piero Ancora e Michele Rizzitelli, mentre Paolo Gino si è limitato a correre soltanto la maratona dell’ottavo giorno.
Angela Gargano (1961) ha vinto la classifica femminile concludendo i 421,950 km in 56.11:07 e posizionandosi in 7^ posizione nella combinata maschile e femminile. Ha vinto tutte le maratone ad eccezione della prima, in cui ha prevalso Bettina Wachselberger (1979). Al secondo posto Giovanna Carla Gavazzeni (1964), che ha concluso in 66.47:41 e classificandosi 11^ nella classifica combinata.

Il tedesco Andrè Lange (1971) ha vinto la classifica maschile in 39.13:52, al 2° posto l’austriaco Gunter Dieplinger (1970) in 41.19:02, al 3° l’austriaco Norbert Taucher (1971) in 42.54:15, al 4° l’austriaco Ambros Mulbachler (1959) in 46.54:15, al 5° Michele Rizzitelli (1946) in 49.35:59, al 6° Vito Piero Ancora (1953) in 54.22:37, al 8° l’austriaco Ewald Zauchinger (1956) in 59.00:27, al 9° l’austriaco Karl-Alfred Erber (1971) in 60.30:40, al 10° l’indiano Pandian Sivabalan (1958) in 62.31:49.

Il miglior tempo di una singola maratona è stato di Reinhard Buchgeher (1988) con 3.05:44, il più lento di Giovanna Carla Gavazzeni con 6.59:18.

La maratona con il maggior numero d’iscritti è stata la 1^ con 23, la meno partecipata la 6^ con 16.

La temperatura massima ha oscillato fra 24° e 30°. Ha piovuto ininterrottamente solo nell’ottavo giorno.

Il percorso consisteva in un giro di circa 1,300 km e di circa nove di 4,600 km. Poco ondulato, sterrato e immerso nel verde di un parco per circa 3 km, asfaltato e cittadino nella parte rimanente. Negli ultimi tre giorni il circuito è stato modificato per adattarlo a quello dei triatleti e si è sviluppato in 15 giri più corti.

Organizzazione essenziale, conteggio giri con chip (funzionante?) e manuale, ristoro a metà percorso essenziale, birra finale all’arrivo.

200 € il costo entro il 31 maggio, 300 € poi. Alloggi e ristoranti a gestione famigliare e a prezzi contenuti. Tutto facile e in loco.

Negli ultimi tre giorni hanno gareggiato quelli del Double-Ultra-Triathlon (7,6 km di nuoto, 360 km di bici e 84,4 km di corsa) e del Triple-Ultra-Triathlon (11,4 km di nuoto, 540 km di bici, 126,6 km di corsa). E’ inutile dire che tutto l’interesse della manifestazione si è spostata su questi supermen, e ai maratoneti non è restato che fare da contorno.

 *  *  *

A misura d’uomo la cittadina, intima e raccolta la maratona, consistenti i “punti” in palio, e non potevo non fare ritorno a Bad Blumau per la seconda edizione della gara. Con Angela Gargano eravamo in due lo scorso anno, e siamo tornati in quattro essendosi aggregati Giovanna Carla Gavazzeni e Vito Piero Ancora, che si sono portati a rimorchio l’indiano Pandian Sivabalan, assiduo frequentatore di maratone italiche. A completare il forte quartetto italiano, nel solo ottavo giorno si è aggiunto Paolo Gino, unico giorno in cui ha piovuto incessantemente per tutta la gara.
A disposizione dei maratoneti è il parco di 13 ettari che avvolge il fascinoso complesso termale Rogner Bad Blumau, romantica architettura del bizzarro genio creativo di Friedensreich Hundertwasser, in cui l’artista dà libero sfogo alla fantasia con la realizzazione di cupole dorate, colonne contorte, corridoi ondeggianti e finestre svolazzanti dipinte nei trionfanti colori dell’arcobaleno. In quest’oasi di verde si corre su un percorso sterrato di poco più di 4 km da ripetere 10 volte. E’ un circuito, ma non ci si incontra mai e sembra essere una gara in linea. E non ci si annoia mai. Ora c’è il ponte di legno sul torrente Safenbach da saltare, poi si corre lungo uno stagno, ora accanto a un maneggio o si costeggiano “pietre per litopuntura” o si passa sotto una colombaia; poco più in là c’è un salice dalla grande cupola interna attorniata da molte altre più piccole, e ancor più lontano la grandiosa costruzione in acciaio della “Tea dell’Acqua”. Si attraversano campi di alte piante di girasole e granturco o basse piante di zucca, da cui si ricava un prezioso olio.
La parte finale del circuito percorre la strada asfaltata della città, tra case con balconi fioriti, nonché sotto un comignolo alla cui sommità trova posto un nido di cicogne. E ad ogni passo, edicole votive, cappelle, crocifissi, che trovano la loro più alta espressione artistica e religiosa nella Parrocchiale barocca, dal tipico color giallo ocra asburgico, posta in cima alla collina a dominare la piana su cui si distende l’abitato, un insieme di villette dai tetti aguzzi ben distanziate fra di loro. Ed uno pensa che la religiosità sia profonda e radicata da queste parti, e invece trovare una messa domenicale non è stato proprio facile. Tanta architettura devozionale è soltanto un fatto di paesaggio, di attaccamento alle tradizioni, di identità culturale? E per chi suona incessantemente quella campana del campanile? Più che a richiamare i fedeli, a rintoccare le ore e creare atmosfere di altri tempi.
Il percorso gradevole certamente aiuta a sopportare la fatica delle maratone, ma 10 giorni sono lunghi da passare, per cui i 421,950 km vanno affrontati con prudenza, anche perché (personalmente parlando) sono giunto in Austria con una quarantina di gare sul groppone dell’anno, e tante altre me ne attendono fino a dicembre. Sono duri i primi tre giorni, poi le endorfine inondano il torrente circolatorio, il corpo si adatta e la fatica diventa più tollerabile. C’è il buio nei primi giorni, dopo il quinto si comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel, e tutto è in discesa. Dieci erano i giorni e altrettanti i giri da compiere per ogni maratona: difficoltosi i primi cinque, fluenti i rimanenti.
E’ importante tenere un passo costante ed evitare accelerazioni. Bisogna mettere in moto il metabolismo aerobico, non quello anaerobico. E poiché la corsa lenta appesantisce le gambe, è utile scioglierle correndo più velocemente qualche kilometro a metà e fine maratona.
La stanchezza non esiste, basta non pensarci. Se ci si pensa si è perduti.
Bisogna sapersi ben nutrire, tenendo presente che, per quanto possa essere corretta l’alimentazione, non è in grado di rimpiazzare le calorie bruciate. Sono i depositi a venire in soccorso, che devono essere integri all’inizio della serie di maratone. Si perde peso, si diventa diafani, trasparenti. L’unico ad avere acquistato kilogrammi è stato Vito Piero Ancora, e un tal fatto rende ragione delle sue 1100 maratone. Io invecec sono arrivato a Bad Blumau con 814 maratone, me ne torno con 824 e qualche kilogrammo in meno.

 

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