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Nov 03, 2018 Alexio D'Alessio 2493volte

Corsa dei Santi: bella, dura e da migliorare

Un momento della gara Un momento della gara Foto Marchese/Fotoincorsa

Roma, 1° Novembre - Partecipo alla Corsa dei Santi, giunta all’undicesima edizione, per il quinto anno consecutivo: l’obiettivo è cercare di tagliare il traguardo entro 45 minuti, dato che il mio PB di 42’55” stabilito lo scorso anno, per il mio stato attuale di forma, è  inavvicinabile.

Come lo scorso anno, oltre alla 10km competitiva, ci saranno a corollario la 10km e la 3km non agonistiche: l’importanza di questa manifestazione, che va in diretta su Canale 5, è data dal progetto solidale, che quest’anno è “Mai più schiave”, con testimonial l’ex nazionale azzurra Fiona May.

Purtroppo non c’è il sole come lo scorso anno, le previsioni non promettono nulla di buono, sono preparato per bagnarmi per tutta la durata della gara. Con due compagni di team, ci siamo dati appuntamento al deposito borse, localizzato al piano zero del parking Gianicolo, dove ho lasciato la macchina grazie alla convenzione per i partecipanti alla gara; considerata la pioggia incontrata per strada, mi è convenuto parcheggiare al coperto, anche se la fila per accedervi, a più di un’ora e mezza allo start, era eccessiva a causa di un solo varco di accesso.

In attesa che arrivassero i miei compagni di squadra e il… mio pettorale, ho usufruito dei bagni a pagamento di questo terminal: davvero in condizioni disastrose, con bagni otturati, porte che non si chiudevano ed asciugamani elettrici non funzionanti.

Arrivati i miei amici, provvediamo a cambiarci e lasciamo le borse al deposito; uscendo dal terminal indossiamo un sacco impermeabile per ripararci dalla prevista pioggia in attesa della partenza, dirigendoci verso il Cupolone, dove è posto l’ingresso per la nostra griglia.

Ci sono, infatti, tre griglie di partenza: una nera per i top runner, una rossa per mille runner “più veloci”, e quella verde per tutti gli altri; come sempre, nonostante i controlli all’accesso, noto parecchi podisti molto più lenti di me imbucarsi in quella precedente.

A dieci minuti dallo start, aprono i cancelli e si forma un unico serpentone: ci liberiamo dei sacchi ed ecco il via, ma - come lo scorso anno – ci tocca percorrere circa 150 metri per avere il via ufficiale sotto l’arco.  

Ci metto circa 20 secondi per passare sul tappetino di rilevazione tempo e, nonostante la massa, con pochi zigzag riesco ad avere la mia traiettoria abbastanza lineare sull’estrema destra; per i primi 4-500 metri la difficoltà maggiore è evitare le buche piene d’acqua che possono essere pericolose se non viste.

Già da subito ho un ritmo leggermente più veloce del previsto: il 1° km lo corro in 4’22”, il secondo - il cui cartello è posizionato appena si entra in Piazza Venezia stracolma di gente - ancora più veloce.

Decido di rallentare leggermente, poiché so ciò che mi aspetta e non vorrei “scoppiare”, ma non è facile poiché si respira la Storia, dato che percorriamo Viale dei Fori Imperiali, per arrivare al Colosseo; il mio ritmo è ancora più veloce del previsto ma, dopo una breve salitella, prendiamo Via Labicana fino ad arrivare in Via Merulana, il cui inizio è in piano, per poi affrontare il tratto più difficile del percorso: oltre ai tratti con sampietrini viscidi, ecco la salita abbastanza impegnativa di 6-700 metri, al cui culmine, sulla destra, appare la Basilica di Santa Maria Maggiore.

Una curva ad esse, all’inizio di un tratto in discesa, ci conduce al cartello del 5° km ed al ristoro intermedio con acqua e sali: la mia media si è leggermente alzata, “grazie” alla salita sopracitata, il passaggio a metà gara avviene in 22’07”.

Affrontiamo dei saliscendi, seguiti da un leggero tratto di discesa, che ci portano in Via Nazionale, dove cerco di correre sul tratto asfaltato e non sui sampietrini, per poi - con una curva secca a destra di 90° - imboccare Via Milano, attraversando il Traforo Umberto I, che rispetto alla Maratona percorriamo in senso inverso, quindi in leggerissima discesa, che ci porta in Via del Tritone e quindi in  Via del Corso, di cui percorriamo  quasi un km, fino ad arrivare in Piazza del Popolo.

Essendo oramai in trance agonistica, non mi accorgo di andare troppo forte (difatti, controllando in seguito il gps, questo risulterà il km più veloce della gara, appena sotto i 4 minuti), mentre troviamo il cartello che segnala l’8° km.

Decido di controllarmi e di mantenere un passo costante per poi allungare nel rettilineo finale; così provo a non guardare più il gps e di andare a sensazione cercando di non esagerare e di non farmi condizionare da chi mi supera.

Dopo aver percorso l’intera Via Cola di Rienzo, si arriva in Piazza Cavour, dove è posizionato il cartello del 9° km; vi sono parecchie pozzanghere e parecchi tratti con sampietrini, cerco di fare attenzione dove poggio i piedi, sorpassi e controsorpassi si susseguono, fino ad arrivare sul rettilineo finale di 200 metri, in cui non si capisce bene quale sia l’arco di arrivo: concludo, soddisfatto, nel real time di 43’40”, alla media di 4’22” al km, con un buon negative split.

Sui 2585 arrivati della 10 km competitiva, i vincitori risultano essere: tra gli uomini, il keniano Sammy Kipngetich (Atletica Saluzzo) in 29’26” e tra le donne, la ruandese Clementine Mukandanga (Runner Team 99 SBV) in 33’17”, 18^assoluta.

Molti appunti all’organizzazione, a partire dalla necessità di collocare il ritiro pettorali in un posto più agevole, soprattutto per chi non viene da Roma; pensare ad una partenza ad onde ed a una classifica in real time; come gli scorsi anni, i GPS misurano una distanza più lunga di almeno di 200 metri, non capisco come non si riesca ad ufficializzare una distanza di 10 km, evitando il caos in partenza, con la “simulazione” della stessa.

Inoltre da migliorare l’accoglienza del parking Gianicolo, con servizi più efficienti e funzionali, ad una tariffa magari più agevole. Forse anche questo, oltre alle previsioni meteo catastrofiche, spiega il calo di arrivati di quasi 1500 unità, nella competitiva, rispetto allo scorso anno.

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