Alla Firenze Marathon gestendo le forze
25 Novembre - Partecipo per la seconda volta consecutiva a questa maratona, ripetendo la doppietta del 2017.
Parto il sabato mattina da Roma e, in attesa che arrivino due compagni di squadra col treno successivo, mi dirigo in albergo per lasciare il borsone, a poche centinaia di metri dalla stazione.
Giunti i miei amici, ci dirigiamo verso il village, ma siamo sorpresi da una scrosciante pioggia, che ci fa desistere e decidiamo di andare a pranzo.
Dopo il pranzo, la pioggia smette e ci dirigiamo al village presso la stazione Leopolda: una location molto più comoda e bella rispetto a quella dello scorso anno; ritiriamo pacco gara e pettorale.
La mattina della gara, ci svegliamo abbastanza presto per la colazione: quasi un’ora prima dello start, siamo già al ritrovo, coperti della mantellina dello sponsor tecnico, che era inserita nel paccogara, sotto una leggera e fastidiosa pioggerellina; ci dirigiamo verso le griglie, dividendoci e salutandoci a mezzora dalla partenza, dato che partiamo da due griglie diverse.
Il mio obiettivo è stare sotto le 4 ore, poiché, dopo l’infortunio di tre mesi fa, non mi sento abbastanza preparato; poi negli ultimi due giorni ho preso anche l’antibiotico, tanto che il medico mi ha sconsigliato di farla: vorrei mantenere un passo costante a 5’30”, ma non sarà così.
Rispetto allo scorso anno, in cui misi sette minuti per passare sotto l’arco di partenza, nonostante parta dalla stessa griglia, ci impiego solo tre.
Nei primi due km il mio ritmo è leggermente più veloce del previsto, nonostante il traffico di persone; man mano che ci allontaniamo dal centro, ci sono meno persone che ci incitano, ma sul percorso sono presenti una quarantina di complessi, che rallegrano la nostra fatica.
Il 3° ed il 4° km li corro abbondantemente sotto i 5min/km e mi maledico, perché non devo esagerare per arrivare bene alla fine. Il passaggio ai 5° km avviene ad una media di 5’12”, devo cercare di alzarla di una decina di secondi.
Fortunatamente, intorno al 7°km, inizia il tratto delle Cascine, dove (soprattutto all’inizio) la strada si restringe parecchio e incontriamo quasi tutti i “maratonabili”, che corrono spingendo delle carrozzine; il mio ritmo si attesta sui 5’15” – 5’20”.
All’inizio di questo tratto si vedono i primi, che sono già al 13°km, mentre io sto appena dietro ai pacer delle 3h45’; studio il ritmo che portano, faccio 3-4 km a poca distanza da loro, ma nei ristori si verifica troppo caos e poi vanno più veloci dell’andatura prevista, dato che il passaggio ai 10 km avviene alla media di 5’13”.
Ho cercato di esser lucido mentalmente per vedere il cartello del 13°km personalizzato per Davide Astori, ma ho visto e sentito solo i bambini delle scuole calcio viola che intonavano cori in suo ricordo.
La pioggia diminuisce, ma ormai non la sento più, rilevo la consistenza dalle pozzanghere che incontro.
Cerco di decelerare un pochino, il passaggio ai 15 km avviene alla media di 5’14”, alla mezza maratona passo in 1h51:37, molto più veloce della media prevista; i pacemaker con cui sono stato prima, passano sul tappetino di metà gara almeno un minuto prima di me.
Intorno al 19° km, c’è lo spettacolare passaggio su Ponte Vecchio, tra due ali di folla che danno la carica, poi poco dopo il 21° km si passa in Piazza Santa Croce, dove c’è molta più gente a fare il tifo rispetto allo scorso anno.
Cerco di seguire, quando posso, la linea verde per terra, che rappresenta quella ideale da seguire, ma noto che in tanti tratti non è segnata.
Intorno al 24° km sento una fitta al polpaccio destro e cerco di tenerla sotto controllo, dato che mancano ancora 18 km.
Al ristoro del 25° km mi fermo a bere soprattutto the caldo, anche se perdo circa una ventina di secondi; da qui in poi i km più veloci saranno a 5’15”, con i km con ristori percorsi quasi a 6’.
Intorno al 30° km costeggiamo lo stadio Artemio Franchi, per poi accedere, facendo quasi un giro completo di pista, nello stadio d’atletica Ridolfi, le cui condizioni in entrata sono decisamente migliori rispetto allo scorso anno.
Qui sono ancora lucido e calcolo che anche se correrò i rimanenti km a 6’, starò abbondantemente sotto le 4 ore prefissate.
Dopo il 30° km il problema al polpaccio sparisce o riesco a conviverci; sia al 30° che al 35° sono riuscito ad alzare leggermente la media, anche a causa di un cavalcavia “breve, ma intenso”.
Gli ultimi 5-6 km, in cui si ritorna in centro, sono come in trance e non vedo quasi più il gps; vedo tanta gente che cammina o rallenta di brutto, non voglio fare la stessa fine e quindi vado con un ritmo sostenibile; si scivola molto nei vari tratti di lastronato resi viscidi dalla pioggia.
Decido di continuare con questo passo, fin quando non vedo il cartello del 42° km, in cui accelerando riesco a superare una decina di runner; un attimo prima del traguardo, urlo al cielo il nome di mio figlio, e concludo nel real time di 3h49’ netti, ad una media di 5’26”.
I vincitori risultano essere, tra gli uomini, l’etiope Gelchu, in 2 ore 11 minuti e 32 secondi; tra le donne vince, classificandosi 10^ assoluta, la keniana, naturalizzata israeliana, Salpeter, con il tempo di 2 ore 24 minuti e 17 secondi, che è il nuovo primato femminile della manifestazione, abbassando il precedente di quasi 4 minuti.
Primi italiani: tra gli uomini 8°assoluto Nasef (SS Atletica Desio), con il tempo di 2 ore 23 minuti e diciannove secondi; tra le donne, è 8^ assoluta, come lo scorso anno, Maurizia Cunico (Atletica Casone Noceto), in 2 ore 50 minuti e 54 secondi.
Un’ottima organizzazione, con volontari molto gentili, che ci hanno supportato in tutto il percorso, nonostante il tempo inclemente; tanti musicisti che allietavano la fatica; un bel percorso, un po’ dispersivo nel tratto delle Cascine, ed un po’ caotico nei primi 5-6 km; dato il numero degli iscritti, intorno ai novemila, bisognerebbe pensare ad una partenza ad onde,e proprio per questo, sarebbe opportuno fare la classifica con il real time.
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