Madrid (E) – 3° Ecotrail. Con qualche confronto…
9 novembre - Castillo de Manzanares el Real, Ayiuntamiento Tres Cantos, Monte de El Pardo, Palacio de El Pardo, Cuatro Torres. Queste sono le località simbolo della gara di lunga distanza della terza edizione dell’Ecotrail di Madrid. Un trail a tutti gli effetti, dato che di asfalto se ne è calpestato veramente poco anche entrando nella “downtown” della vasta metropoli ispanica, cioè al cospetto degli spettacolari grattacieli (quattro torri) dove era situato il traguardo (eccetto che per la 21 km) delle sei manifestazioni podistiche in programma, a fianco della grande arteria del Paseo de la Castellana, e non lontano dallo stadio Santiago Bernabeu tanto caro anche agli italiani del calcio. Insomma, un variegato menù sportivo con percorsi alla portata di tutti.
Elenco in ordine crescente di distanza le gare, che hanno visto la partecipazione di 869 atleti di varie nazionalità:
- tre manifestazioni di 21 km di cui: una competitiva e due non competitive, costituite da una nordic walking e una camminata con partenza alle ore 11,00 da Alcobendas e arrivo al Pardo, a ridosso della residenza reale;
- la 37 km con partenza alle ore 11,00 da Alcobendas;
- la 52 km con partenza alle ore 10,30 da Tres Cantos;
- la 80 km con partenza alle ore 9,00 dal Castello di Manzanares el Real alle pendici della imbiancata Sierra de Guadarrama: in questa mi sono cimentato insieme a Giovanni Battista Torelli “noto all’ufficio” (usando un termine tecnico preso in uso quando si stilano gli atti di polizia): un’atleta dalle mille vite e interessi, non facile da decifrare, al pari del trittico di Bosch “Il Giardino delle Delizie” esposto al Museo del Prado, davanti al quale nel venerdì pre-gara ha dato al meglio di sé con una dissertazione. Non più adolescente, ha raggiunto il traguardo delle trecento maratone e ultra e, per documentare e le sue incredibili imprese (podistiche e ciclistiche) con eccellenti riscontri cronometrici, occorrerebbe una biblioteca come quella del Monastero di San Lorenzo de El Escorial.
Venendo alla gara. Non ho nulla da eccepire all’organizzazione: impeccabile. Ritiro pettorali presso l’Hotel NYC vicino allo stadio Bernabeu; trasferimento in bus da Madrid, Plaza de Castilla, per raggiungere le località di partenza. Per quanto mi riguarda ho riscontrato delle condizioni favorevoli per correre: freddo non eccessivo con una pioggerellina non fastidiosa nell’ultima parte della gara. Non altrettanto piacevole è risultato in alcuni tratti il vento contrario.
Il percorso non mi è dispiaciuto affatto: molto corribile anche se impegnativo, su strade interpoderali in gran parte di sabbia granitica ben drenante, con poco single-track nella vasta terra di Castiglia, con infinite visioni sulla Sierra de Guadarrama e interminati spazi della meseta, dove le quattro torri di Madrid erano già visibili nel punto più alto della corsa poco appena fuori Manzanares el Real.
Non sono mancati gli allevamenti dei tori di razza Miura (quelli neri da corrida per essere chiari), opportunamente recintati, il che ha fatto sì che la gara non si trasformasse della festa di San Firmino di Pamplona. Il gps professionale dell’amico Tor(elli) ha registrato un dislivello positivo di metri 1300. I ristori sono risultati 5, essenziali e radi in puro spirito di semi autosufficienza, di cui il primo di sola acqua al km 17.
Un particolare non trascurabile: al controllo del materiale obbligatorio da portare al seguito, ivi compresa la lampada frontale che non mi è servita, sulle confezioni della riserva alimentare veniva impresso col pennarello il numero di pettorale. Fatto sta che, arrivato ai Tres Cantos a un incrocio, una ragazza mi ha consegnato la tavoletta di cioccolato che avevo smarrito. Sempre ai Tres Cantos, si è percorso al contrario un breve tratto del Camino de Madrid per Santiago de Compostela incontrando alcuni pellegrini. I viadotti autostradali e ferroviari scavalcati sono stati una manciata. Il tratto più boscoso frammisto di pini e lecci è risultato il Monte del Pardo che sovrasta la residenza reale: un tratto nervosetto ma rilassante, seguito dalla ciliegina dell’arrivo sotto i quattro grattacieli di Madrid avvolti dalle brume autunnali.
Non so come, durante la corsa nella mia testa risuonava il motivo di Franco Battiato “Secunda Feira”:
“Trago dentro do meu coraçao
todos lugares onde estive
a entrada de Singapura
o coral das Maldivas
Macao da noite a uma hora
a uma hora (…)
(…) segunda feira de Lisboa
che nome d’incanto
qui da noi è lunedì soltanto”.
Ma che c’entra la Lusitania con la Castiglia? E’il motivo che cantavo a Lisbona durante la maratona di domenica 20 ottobre scorso e non riuscivo a scrollarmelo di dosso; e approfitto per dire che anch’essa mi è piaciuta molto, così come la città.
E tornando alla Spagna: quello che ho potuto riscontare qui, dove ogni anno cambia governo (peggio che da noi), è inconfutabilmente questo:
- c’è alto senso civico;
- ai passaggi pedonali le auto inchiodano;
- i mezzi pubblici sono efficienti con una rete capillare che non fa rimpiangere la macchina;
- la manutenzione delle strade, anche periferiche, è ottima;
- il traffico non è infernale e il clacson è usato solo quando sgarri le regole;
- la benzina e il gasolio hanno un costo medio rispettivamente di € 1,41 e 1,27 il litro;
- al centro di Madrid con due euro mangi un panino con una bibita, e al ristorante non ti spennano;
- la cordialità è di casa;
- la città è pulita e non vedi nemmeno una cicca di sigaretta a terra;
- l’arredo urbano invita a piacevolissime passeggiate senza il rischio di pestare deiezioni animali.
Atterrato a Roma sulla via di ritorno, salvo lodevoli eccezioni, è tutto il contrario.
Chi sono io per giudicare? Giudicate voi.
Complimenti alla romana Micaela Testa, la prima italiana giunta al traguardo della 21 km.
Hola!
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