Roncola di Treviolo (BG) – Maratona delle Foglie Morte, correndo con gli amici di Lassù…
1 novembre: oggi si sarebbe dovuta disputare la “Maratona del Presidente”, gara organizzata dal Club Supermarathon per ricordare Sergio Tampieri, uno dei soci fondatori del Club. L'organizzazione di quest'anno ha avuto, complice la situazione sanitaria, diverse traversie e, quando ormai tutto sembrava deciso, gli ultimi decreti governativi hanno fatto sì che, nonostante gli sforzi fatti dal Comitato Organizzativo, la gara fosse annullata. Personalmente credo che la decisione presa sia stata, anche se imposta, saggia e giusta.
Ma se è buona cosa ricordare Sergio organizzando in sua memoria una gara sulla sua distanza preferita, la maratona, il tutto nell'arco temporale di una giornata, credo sia più importante ricordare Sergio, i suoi insegnamenti, le sue radicate convinzioni nei restanti 364 giorni dell'anno. A suffragio di questa mia ultima affermazione, prendo in prestito alcuni passaggi del comunicato in cui si presentava la manifestazione del 1° novembre: “Innanzitutto Sergio vedeva la corsa come un momento di amicizia. Certamente durante la gara era competitivo, stringeva i denti per stare sotto certi tempi anche ad età avanzata e, se riusciva, anche a superare quelli della sua categoria, ma il tutto avendo sempre in mente che la corsa era il momento di condivisione di interessi comuni, la gioia di incontrare altri con i suoi stessi interessi. La sua frase 'come si sta bene quando si corre insieme' era da lui sentita veramente. Altra messaggio che Sergio ci ha lasciato è l’importanza del rispetto delle regole e questo valeva soprattutto per lui, ma pretendeva dai suoi amici che questo fosse anche il loro modo di essere. Quando, anziano, qualche organizzatore proponeva un aiutino, un vantaggio personale, si arrabbiava: 'Se la regola è quella, deve essere rispettata; nel momento in cui non riuscirò più, starò a casa.'"
Credo che rispettare le regole delle manifestazioni a cui si partecipa, da parte dei Soci, ma soprattutto come membri dirigenti, verificare se siano state rispettate, resti il modo migliore per ricordare la memoria di Sergio.
Mi sono forse un po' dilungato nella premessa, ma il tutto è legato ai tempi … per terminare la maratona! Oggi, come tutte le domeniche, ho adempiuto al precetto sportivo: ho corso. In programma la “Maratona delle Foglie Morte”. Mia figlia, visto il pettorale, ha subito criticato il nome che avevo dato alla mia gara: “Troppo lugubre!” la sua secca affermazione. Beh, non sono d'accordo e credo che alla fine della lettura anche voi concorderete con me. Pensandoci bene non sono neppure molto creativo, infatti chi si intende un po' di ciclismo sa che il “Giro di Lombardia”, la classica che concludeva la stagione agonistica su strada, era appunto indicato come la “Gara delle foglie morte”.
Il luogo scelto per la mia maratona è l'anello ciclopedonale del Parco Callioni, anello sul quale si sono disputate diverse edizioni della “Maratona sul Brembo”, quindi con distanza certificata FIDAL; come già detto in altri post, correre su di un circuito ha il vantaggio di avere sempre a disposizione un punto di ristoro fisso, cosa molto valida se si corre in autosufficienza.
Partenza in solitaria alle 7 circa. Sono il solo “atleta” lungo la pista, ma dopo pochi passi mi accorgo che non sto correndo in solitaria. Il primo pensiero va alla gara annullata di Cesenatico. Come per magia, ecco che al mio fianco si materializzano amici che stranamente hanno la mia stessa andatura: se rallento, anche loro rallentano, se aumento il passo, anche loro aumentano la cadenza, ma non mi superano. Ma come è possibile? Sarà forse che mi sono fatto suggestionare dal ricordo di Sergio, ma il mio pensiero va agli amici che ci hanno preceduto nella maratona della vita.
William Govi non poteva essere che il primo. È stato forse il primo a cui l'appellativo di “supermaratoneta” si cuciva addosso alla perfezione (anzi, nei primi tempi i supermaratoneti li chiamavamo "govisti"). Appena lo incontravi, a fine estate, capivi subito dove avesse trascorso le sue ferie, o meglio, dove avesse corso le maratone estive. Era il suo modo di esternare subito senza dire: eccolo con un pesante poncho di lana di alpaca al ritorno dall'America Latina, o con una pesante felpa da hockey dopo un suo viaggio in Canada. Strano che il primo mio pensiero sia quello di William. Mi ricordo che non mi rivolse la parola per un anno, quando rifiutammo la sua iscrizione alla Maratona sul Brembo.
Abbinato a William, non poteva che essere Beppe Togni: allora si contendevano il primato dei supermaratoneti. Con Beppe il rapporto è sempre stato ottimo; la vicinanza delle nostre residenze faceva sì che condividessimo molte trasferte. Partenze ad orari impossibili, ma “dovevamo” raggiungere il luogo di ritrovo presto (alcune volte eravamo sul posto ancora prima dell'organizzazione), per poter appendere le sue foto, o meglio le foto in cui appariva lui, ma sempre attorniato da membri del Club (e signorine piacenti). Quando lo andavo a trovare, negli ultimi tempi, lui stava male, ma voleva sempre avere notizie del suo mondo. A sentirle, vedevo nei suoi occhi una nuova luce; sono sicuro che questo gli facesse meglio delle medicine.
Come dimenticare Giancarlo Corà? Con lui non ho mai corso, ma, come organizzatore della “Maratona di Ferrara”, mi chiedeva sempre consigli su come poter migliorare la sua gara. L'anno in cui consegnarono la medaglia senza il nastro, appena mi vide, si avvicinò e si scusò del disguido. Se ne è andato in una calda giornata di agosto, durante una corsa di allenamento. Sorte simile, ma forse più beffarda, è quella riservata a Roberto, che ha terminato la sua corsa terrena a 100 metri dal termine di una maratona. Alcuni dicono che sia la cosa migliore per un maratoneta; beh, su questo non sono d'accordo.
Altri atleti ora sono al mio fianco, ma questi indossano la maglia della mia società. Franco, anche lui se ne è andato facendo quello che più gli piaceva: correre e camminare in montagna. Un passo falso o un malore la causa della caduta, nell'anno in cui aveva vinto per l'ennesima volta un campionato italiano di maratona. Ho avuto con lui pochi contatti, ma mi è rimasto impresso il suo atteggiamento nei miei confronti, durante una gara, la Presezzo-Roncola-Presezzo. I primi 5/6 chilometri si dovrebbero fare tutti assieme. Io dopo poco mi ritrovai ultimo (beh, fin qui nulla di nuovo) e mentre, pensavo di dover correre da solo, mi si avvicinò Franco e non solo mi fece compagnia per un lungo tratto, ma mi fece capire che anche il nostro impegno nella corsa non aveva nulla da invidiare a quello dei primi.
Contatti più intensi con Giulio; ci si vedeva spesso alle non competitive e quasi sempre mi arrivava davanti. Al mio arrivo era al traguardo ad aspettarmi, sempre con la sigaretta in bocca e le sue parole: “La prossima volta corri più veloce...”. Ricordando queste sue parole, fui io a “tirarlo” nella “Maratona sul Brembo”, quando raggiunse il traguardo delle 100 maratone.
A Renzo devo ancora una risposta sul Cammino di Santiago. Non ho avuto modo di parlare con lui approfonditamente della mia avventura. La sorte gli ha fatto affrontare il Lungo Cammino, al quale tutti siamo destinati, prima di quello verso la tomba di San Giacomo.
Da un anno mi manca la presenza di Angelo. Alla partenza delle non competitive, era sempre pronto a vendere un biglietto della gara, senza farmi affrontare le lunghe code alle iscrizioni.
Ultima, ma non meno importante, la posizione in questa mia lista di amici è quella di Antonio. Identico il nostro amore per la corsa, completamente diverse, anzi opposte, le nostre concezioni delle gare. Io correvo per il piacere di correre, per il piacere di stare assieme agli altri, condividere nei momenti di stanchezza l'aiuto reciproco; per Antonio ogni corsa era una corsa contro gli avversari, contro il tempo, e negli ultimi tempi credo anche contro se stesso. Per lui il termine “campione ultramaratoneta” è più che adeguato.
Sono quasi alla fine della mia corsa “solitaria, ma in compagnia”. In lontananza vedo che le nuvole da forme vaghe assumono forme sempre più conosciute. Ecco, ora riesco a distinguere con nitidezza le forma che hanno assunto: sono le fattezze degli amici che, abbandonato l'anello del parco Callioni, stanno disputando una maratona. Si sa che lassù i DPCM non hanno alcuna validità. Solo per la cronaca il mio tempo finale: 5h e … diciannove secondi! Termino con un proverbio bresciano. La pianta disse al contadino: “Tegnet la to grasa, lasem i me foie” (spero di aver indovinato la giusta scrittura). Traduzione: “Non concimarmi, lasciami le mie foglie”. In pratica, dalle foglie morte si ricava una nuova vitalità per gli anni futuri; bene, noi ora prendiamo i consigli buoni, che ci ha lasciato chi ora non è più qui con noi!
Lo so, mi sono dilungato più del solito, ma ricordare gli amici mi ha fatto perdere li conteggio delle righe. Sarà anche colpa del fatto che, rileggendo post scritti sul mio blog (http://sirmarathon.blogspot.com) per molti di questi amici, mi sono sudati gli occhi...
P.S. Faccio presente che anche questa volta, nello scrivere questo pezzo, non ho assunto sostanze di nessun genere!
1 commento
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Mercoledì, 18 Novembre 2020 18:10
inviato da Fabrizio Sandrelli
Ciao Fausto, e complimenti per l'articolo e la tua maratona
delle foglie morte, corsa in compagnia di tanti amici che ci hanno
preceduto al traguardo. Ricordo in particolare William, che accompagnai in auto
a Peschiera da Malcesine, dopo una maratona del Garda.
Arrivammo in stazione quasi all'ultimo minuto e William, nella fretta, saltò sul treno col
"numero" ancora spillato sul petto...
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