Treviso – Treviso in rosa, la forza delle donne colora la città
11 Luglio - “Sono le donne che fanno girare il mondo”. Lo fanno girare e lo tingono di rosa, il colore della tenacia, dell’allegria, della solidarietà. “Treviso riparte, si torna alla normalità: evviva Treviso in rosa”, grida al microfono il sindaco Mario Conte. Sono le 8.30 del mattino, in Piazzale Burchiellati, quando Treviso in rosa, dopo un anno d’assenza, torna a riempire la città di musica e sorrisi, di emozioni e ricordi.
Treviso riparte, nel segno delle donne. C’è Elena da Mogliano, prossima al matrimonio, che si presenta con il velo da sposa e le amiche ad accompagnarla. Ci sono le ragazze veneziane di “Vivi in rosa”, che corrono con la foto dell’amica Viviana appesa alla maglietta: lei non c’è più e loro faticano a trattenere la commozione. Ci sono Laura e Alessandra, che arrivano da Padova e prendono (moderatamente) sul serio la corsa, tanto da arrivare al traguardo per prime, dopo aver completato il percorso di 6,5 km lungo le vie della città, in una quarantina di minuti.
E c’è Silvia Furlani, la 61enne maratoneta friulana da una vita in lotta con la sclerosi multipla, che parte per prima e arriva per ultima, ma sempre con un bellissimo sorriso: “Correvo la maratona in 3 ore 15, oggi faccio fatica in 8 ore. Ma lo sport è vita, e la vita va avanti. Piuttosto, tanto di cappello a chi si è rimesso in gioco ed è riuscito ad organizzare una manifestazione di questo livello”.
I volontari di Trevisatletica e Corritreviso, le due società sportive cittadine che dal 2015 organizzano Treviso in rosa, ce l’hanno messa tutta: il via libera per l’edizione 2021 è arrivato poco più di un mese fa. La macchina organizzativa si è messa subito in moto e alla fine, nonostante i tempi compressi e le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, sono state circa 1500 le iscritte, di tutte le età e provenienti un po’ da tutto il Triveneto.
“L’importante era ripartire – dicono Filippo Bellin ed Enrico Caldato, a nome del comitato organizzatore -. Oggi abbiamo fatto un pieno d’entusiasmo e, passata l’estate, inizieremo a pianificare la Treviso in rosa del 2022: torneremo a collocarci in primavera e sarà un’edizione ricca di sorprese, sperando che intanto passi la pandemia”.
Oggi, nonostante tutto, si è corso (e camminato) in completa sicurezza: sono state effettuate due partenze a distanza di venti minuti l’una dall’altra, c’era l’obbligo del distanziamento interpersonale e dell’utilizzo della mascherina per i primi 500 metri di corsa. Tutto è filato via liscio. Il divertimento ha regnato sovrano. E in tante non hanno perso l’occasione per improvvisare un ballo sulla musica di Raffaella Carrà o dei Village People.
A fianco di Trevisatletica e di Corritreviso c’era, come dalla prima edizione, la LILT, la Lega italiana per la lotta contro i tumori, arrivata in Piazzale Burchiellati con il moderno pulmino attrezzato per il trasporto dei malati acquistato con i proventi dell’ultima Treviso in rosa.
“Il contributo di questa edizione – spiega la vicepresidente Nelly Raisi Mantovani - sarà invece destinato a sostenere per un anno il servizio di supporto psicologico rivolto alle donne colpite da quei tumori che più di altri possono compromettere la sfera della femminilità. L’iniziativa andrà ulteriormente a potenziare i servizi offerti nella nostra nuova sede di via Venzone, dove presto saranno attivi cinque ambulatori, una grande palestra e degli spazi dedicati a Giocare in corsia. Una donna da sola può fare molto, ma in gruppo diventa una forza inarrestabile: Treviso in rosa ne è uno splendido esempio”.
C’è anche la voglia di fare rete tra associazioni, come dimostra il successo dell’evento “La forza torna in passerella” che la sera prima di Treviso in rosa, sempre in Piazzale Burchiellati, ha visto sfilare come modelle una cinquantina di donne che hanno affrontato e curato un tumore al seno. Treviso in rosa è davvero un universo in movimento. Applicato sul campo con successo lo slogan “ripartiAMO”, adesso il futuro torna a colorarsi di rosa. Appuntamento alla primavera del 2022, quando – si spera – i sorrisi non saranno più coperti dalla mascherina.
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