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Ago 02, 2021 Fabrizio Sandrelli 1922volte

Acquanegra sul Chiese (MN) – 4^ Camminata Oglio-Chiese tra memoria e voglia di rivivere

I paesaggi padani della corsa I paesaggi padani della corsa Foto Sandrelli

1 Agosto - Un cavallo sgranocchia tranquillo un po’ di mele, nella sonnolenta mattinata domenicale. Tutt’attorno, la pianura verde di questo angolo di Lombardia al confine tra cremonese, mantovano e bresciano, e noi podisti, che ci ostiniamo a correre o a camminare nonostante gli anni che passano e il virus che non ne vuole sapere di togliere il disturbo. E sopra di noi, quel cielo di Lombardia “così bello, quando è bello” dove vaga un po’ d’innocua nuvolaglia. Ci troviamo nelle campagne di Acquanegra sul Chiese, il paese dell’abbazia altomedievale di San Tommaso, oggetto in anni recenti di studi e convegni, e di Gianni Bosio, militante socialista, studioso delle tradizioni popolari e autore di un libro bellissimo, Il Trattore ad Acquanegra.
Non potevo certo mancare a questa corsa che si svolge nel paese di mia madre ed è dedicata a Guerino Zaniboni, anziano podista molto noto nell’ambiente mantovano, nonché appassionato di storia locale, scomparso lo scorso febbraio. Ebbi occasione di conoscere Guerino nelle prime, eroiche non competitive degli anni Settanta e so che in anni più recenti partecipava assiduamente alle corse del criterium Fidal mantovano. Anche questa corsa acquanegrese, giunta alla quarta edizione, credo fosse una sua creazione.

Da quanto so, la corsa (che non si è svolta nel 2020) negli anni precedenti era programmata per marzo. Quest’anno, la scelta di disputarla nella prima domenica di agosto mi è parsa indovinata, considerata la temperatura abbastanza fresca e più che sopportabile. Non siamo in molti, nel piazzale della partenza, tutti piuttosto stagionati e muniti di regolare mascherina. Le operazioni d’iscrizione (due euro e mezzo la quota per i non tesserati Fiasp) si svolgono dunque con ordine e rapidità.
Incontro, dopo moltissimo tempo (più di anno e mezzo), Antonio Rossi e altri amici della Buttarelli Cesole con cui, finalmente, torno a scambiare due parole “in presenza”. Poco dopo le otto, si parte, senza alcun pericolo di resse o assembramenti. Il paesaggio, tipicamente padano (fossati, capezzagne campi di “furmentù”, pioppeti, cascine) mi è piuttosto familiare e mi ricorda i tempi lontani in cui passeggiavo da queste parti, da ragazzo, col nonno materno.
Attorno al quinto chilometro arriviamo alla frazione di Mosio in cui si svolse, verso la fine del XII secolo, un concilio di eretici e dove si radunò, pare, la seconda Lega lombarda contro Federico II. Oggi il piccolo centro, dalle case allineate sull’ampia strada principale e con le ortaglie sul retro in direzione il fiume, è deserto. In piazza ci sono solo i volontari, gentilissimi, che presidiano il posto di ristoro. Dopo Mosio, imbocchiamo una stradina fiancheggiata da due filari di pioppi che porta all’argine sull’Oglio, ormai vicino a terminare la sua corsa verso il Po. Anche qui, non incontro anima viva. Ne approfitto per fare sosta e scattare qualche foto col telefonino.
La strada bianca sembra non finire più e gli orizzonti si allargano all’infinito. I campanili dei paesi (Mosio a est, Canneto a ovest, Calvatone a sud, e Acquanegra a nord) fungono da punti di riferimento in mezzo alla campagna piattissima, dove avanza lentamente un trattore. Arrivati al ponte di Calvatone, un vecchio ponte dall’aspetto un po’ traballante, incontriamo il secondo punto di ristoro. Mi fermo a bere un bicchier d’acqua. Qualcuno scherza, parlando di grappa e di cremazioni, e io proseguo la mia corsa o corsetta pressoché solitaria. Solo nell’ultimo tratto, quello che ci riconduce verso  il paese, incontro qualche altro podista (alcuni provenienti dal bresciano e altri perfino dall’Emilia).
Alla fine avremo percorso più di 14 chilometri (ufficialmente sarebbero stati 13). Per portare a termine la mia fatica ho impiegato un’ora e 26 minuti (sono giù di allenamento e ingrassato) che mi sembrano volati in un attimo. All’arrivo ci consegnano il “riconoscimento”, consistente in una bottiglietta d’acqua e un sacchetto con qualche cibaria, mentre il sindaco di Acquanegra (una signora) e la compagna di Guerino ricordano brevemente la figura dello scomparso.

Mi è piaciuto tornare, dopo tantissimo tempo, a correre in compagnia, anche se oggi non eravamo particolarmente numerosi. Tante cose sono cambiate nel giro di un anno e mezzo e purtroppo l’epidemia ha lasciato i suoi segni anche nel nostro sport. L’importante, come si dice con espressione forse un po’ retorica, è dare segnali di vita e non mollare. La corsa di Acquanegra ha fornito, in questo senso, il suo contributo. E l’ultimo pensiero, mentre mi allontano dal paese in cui nacque alcuni anni fa, è ancora per mia madre, che spero possa tornare presto, in salute, a casa.

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