Palazzuolo sul Senio (Fi), 9° Trail del Cinghiale
19-21 novembre - Finalmente una giornata soleggiata, quella di sabato, che è stata la ciliegina sulla torta dell’edizione dei record per il 9° “Trail del Cinghiale”. La partenza venerdì alle 22 dei 200 (poi saranno 127 a concludere) impegnati nell’Ultra Trail di km 103, con un dislivello positivo di 5.700 metri, ha messo i brividi, tra gli applausi di un pubblico da grande evento assiepato per i primi 500 metri nel cuore di Palazzuolo sul Senio, rimasto a bocca aperta per le fontane illuminate sul fiume e la visione dal drone, che ha fatto sembrare le lampade frontali una sorta di Via Lattea.
Da quel momento e per una giornata intera la Leopodistica Faenza Asd, insieme a Senio Bike, Pro Loco, Misericordia, Protezione Civile e Soccorso Alpino, non ha chiuso occhio per dare sicurezza a tutti. Colpiscono le parole di lode spese da Giancarlo Annovazzi, uno che vanta 8 arrivi al “Tor de Geants”: “mi complimento con gli organizzatori, che lungo il percorso hanno segnalato benissimo i sentieri e gli incroci; i ristori forniti di ogni ben di Dio ed i sorrisi e gli incoraggiamenti degli addetti, hanno incorniciato il meraviglioso paesaggio dell’Appennino Tosco-Romagnolo, tanto che in alcuni punti sono stato costretto a fermarmi per ammirarlo. Lo posso dire perché io vengo dalla Valle d’Aosta”.
A livello agonistico si può certamente affermare che sia stata un’edizione a forti tinte rosa, un po’ per le 250 iscritte, ma molto per la qualità eccelsa, dimostrata da ben 2 terzi posti assoluti. Nella prova lunga la vicentina Alessandra Boifava (nel 2021 2^ al Trans d’Havet e 25^ all’Ultra Trail du Mont Blanc), ha intimidito sino alla fine i corregionali leader Stefano Maran e Vittorio Marchi: il quale l’ha spuntata in 13.37’46”, nonostante i suoi 56 anni. Dopo 5’ è giunto Marchi, e la Boifava dopo mezz’ora, precedendo Penna (a 58’), e tra le donne, Boggio (nona assoluta in 15.24) e Ripamonti (17.51’).
Anche nella tradizionale km 63 (D+ 3.500) Julia Kessler, in 7.19’55”, è salita sul gradino basso del podio assoluto, in una prova che ha perso per strada i favoriti della vigilia a favore dell’elbano Matteo Anselmi, oro in 6.44’55”, e Daniele Roccon, distanziato di 26’30”. A seguire i favoriti Ludovisi e Degasperi, che comunque non si sono arresi, come Gheduzzi.
Le altre medaglie femminili sono andate al collo di Cunico (8.19’) e Canino (9.04’).
Pronostici rispettati nella km 30 (D+ 1.600 m.), conclusa da ben 329 atleti, con Ruocco, Pantieri e Proietti sul podio maschile, emulati da Bartolini, Lepyokhina e Pelliconi per l’altra metà del cielo.
Infine il colpo di scena nella “mangiaebevi” di km 15, con la volata al cardiopalmo tra romagnoli, vinta dal giovane leopodista Farolfi su Timoncini, ma beffati da Quercioli, che nella partenza ad onde era scattato in un gruppo retrostante, e con la compensazione dei tempi, fornita da Detecht, ha avuto la meglio per una quarantina di secondi.
Senza patemi la prova femminile, dominata dalla Toniolo, a scapito di Calzolari e Cavina. Non è mancata la rappresentanza straniera, con atleti provenienti da quasi tutte le nazioni europee, ai quali il Sindaco Moschetti, ha già garantito di cercare sentieri nuovi da proporre per la prossima edizione.
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Perché ci ricasco ogni anno
Natalina Masiero
22 novembre - Ieri, a mente lucida dopo essermi ripresa dalla faticata di sabato al Trail del Cinghiale (io ho corso “soltanto” 63/65 km), continuavo ad analizzare le motivazioni che ci spingono a partecipare ogni anno a determinati trail. Possono essere diverse.
Le località, i prezzi abbordabili, la possibilità di trascorrere un bel fine settimana, l'evento famoso ecc. Credo che al Trail del Cinghiale si torni sempre, oltre che per la bellezza del percorso, per l'ospitalità e la perfetta organizzazione.
Il Gruppo della Leopodistica è oramai una squadra che funziona alla perfezione.
Palazzuolo sul Senio (già Palazzuolo di Romagna, antico feudo degli Ubaldini) si trova nel versante nord dell'Appennino Tosco-romagnolo ed è stato riconosciuto come uno dei borghi più belli d'Italia. Il trail si corre ogni anno nel mese di novembre, e quello che fa da padrone è sempre stato il fango. Escluso un anno, causa motivi di salute, non sono mai mancata. Ogni anno mi riprometto di non tornare più ma ci ricado sempre. Quest'anno è stata la prima edizione con una giornata meravigliosa. Le distanze sarebbero 103/105, 63/65, 30 e 15 km: metto le barre perché il "malefico Marco" aggiunge sempre qualche chilometro.
Venerdì pomeriggio consegna pettorali e pacco gara in modo sicuro e veloce.
Gli iscritti alla 103 (coraggiosi), sono partiti alle 22, io (meno coraggiosa iscritta alla 63), sono andata a dormire alla Badia di Susinana, altro luogo bellissimo da visitare. E finalmente alle 6 di sabato mattina sono partita pure io. Fa freddo, ma cerco di non vestirmi troppo perché le previsioni meteo sono buone. Dopo un'oretta di corsa, posso ammirare l'alba che assieme al tramonto sarà un’emozione da ricordare per la bellezza.
Sono ultima, tanto per cambiare, ma sono anche la più vecchia e per questo mi assolvo. Vado avanti volentieri e dopo circa 8/9 km trovo il primo mega ristoro. Volontari sorridenti, gentili, disponibili che mi salutano con affetto. Davanti ai nostri occhi, panorami suggestivi: i calanchi, famigerato ricordo del Krasch trail, sono illuminati dal sole e brillano. C'è fango ma niente di preoccupante.
Si torna verso Palazzuolo Chiesina e siamo già al 16° km. Sono sempre ultima, ma a questo punto trovo Yuri che, da amante dei ristori, fa onore a tutto quel ben di Dio, mentre io dopo aver bevuto riparto felice e contenta. Mi aspetta la discesa e successivamente la salita alla Faggiola, punto più alto del trail.
Inizio ad incrociare i partecipanti alla 103 km, cedo il passo e stramaledico la mia età. A 30/40 non mi perdevo i percorsi più' lunghi, ora alla soglia dei 69 devo cedere e accontentarmi di meno.
Yuri mi ripiglia e assieme a Mauro SUPERSCOPA, proseguo. Faggete, castagneti, montagne, che meraviglia! Mi devo muovere perché alle 13 ci sarà il primo cancello dopo sette ore. Arrivo a filo. Altro mega ristoro ma non mi fermo molto perché so benissimo che la stanchezza si farà presto sentire. Sono le 13 e 05. I chilometri percorsi sono la metà. Mi rimangono 30/32 km e otto ore di tempo. Raggiungo qualcuno che accusa le prime crisi e proseguo. So benissimo che i secondi 30 km saranno i più duri. Purtroppo il fango è parecchio e inizia a fare freddo. Non importa, anche se scopro che sono sempre ultima perché quelli che avevo superato si sono ritirati. C’è sempre Mauro-scopa con me e questo mi tranquillizza. Inizia a fare buio ed essendo mezza cieca, proseguo in discesa a ritmo di lumaca. Finalmente alle 18, dopo 12 ore di fatica, arrivo a Fontana Moneta. Musica, luci e brodino caldo, resuscitano i morti.
Quante facce amiche, quanti sorrisi. Unica nota dolente, sempre da imputare al "malefico" Marco, sono i km. Solitamente quando si arrivava a Fontana Moneta c'era il cartello che indicava "10 km all'arrivo". Quest'anno ne mancavano 11. Protesto e strillo, mando 1000 maledizioni al suddetto e mi riprometto di spaccargli un bastoncino in testa all'arrivo.
Mauro continua a dire che manca poco ma quel “poco” non riesce a quantificarlo. Tranquilla, dice la diplomatica scopa, mancheranno 2 o 3 o 4 chilometri, e siamo arrivati. Scusa Mauro, ma sono 2 3 4 o 5? E no, risponde la superscopa, questo proprio non lo ricordo. Il secondo bastoncino sulla zucca sarà per lui.
E finalmente vediamo le luci di Palazzuolo, sono le 20 e 31 minuti e passo sotto il traguardo. Sono l'ultima ma sono arrivata. Ovazione da star (alias presa in giro), ma sono felice. È stata la più bella edizione del Cinghiale. I guanti in goretex valgono da soli il prezzo pagato per l'iscrizione.
Il Gruppo della Leopodistica, per organizzazione e simpatia, merita l'Oscar. E pure Mauro, scopa TOP, lo vincerebbe sicuramente.
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