Correre in Terra Santa: Palestine Marathon & Jerusalem Marathon
1. Betlemme (Palestina) venerdì 18 marzo 2022.
Tutto credevo meno che di ritrovarmi alle 6 di mattina in Piazza della chiesa della Natività a Betlemme insieme al mio amico Riccardo Silva, al via dell’ottava edizione della “Palestine Marathon”. L’orario non è indicato per i dormiglioni, ma in Palestina bisogna far conto che alle 4,00 vieni comunque svegliato dal canto del muezzin delle numerose moschee. Nel contesto attuale diventa abbastanza complicato viaggiare, per via della situazione conflittuale e sanitaria, specialmente in Terra Santa.
Lo stato di Palestina, distribuito a macchie di leopardo in Cisgiordania (o West Bank), esclusa la striscia di Gaza che si trova sul litorale mediterraneo dove è consentito l’accesso solo al personale delle organizzazioni umanitarie, non dispone di aeroporti, per cui le scelte per raggiungerlo sono due: o volare ad Amman in Giordania (definita anche Transgiordania o East Bank) oppure utilizzare lo scalo di Tel Aviv in Israele, molto più comodo ed economico per gli italiani.
Lo stato ebraico ha riaperto ai flussi turistici dal 1° marzo ma alle seguenti condizioni in un vero e proprio rompicapo in divenire: esito negativo del tampone molecolare da presentare prima dell’imbarco in Italia; possesso di polizza sanitaria che copra anche i costi delle eventuali degenze ospedaliere a causa del dannato virus; sottoposizione di un ulteriore tampone antigenico da effettuare all’arrivo nell’area dedicata nel terminal 3 dell’aeroporto Ben Gurion e rimanere in quarantena fino all’esito del test al domicilio israeliano (non palestinese) indicato nel Plf (da compilare on-line non prima di 48 ore della partenza, e armandosi della pazienza di San Giobbe per terminare la registrazione a causa del server sovraccaricato). Poi, nella malaugurata ipotesi di una positività, arrivava un’ambulanza per trasferirti in una apposita struttura dove dovevi rimanere fino alla guarigione, ovvero alla negatività al test, che non poteva essere eseguito prima di cinque giorni; e, ovviamente, ti dovevi pagare le spese di vitto ed alloggio…
2. Con queste premesse, la domanda è: ne valeva la pena sottoporsi a questa lotteria? La risposta è: decisamente sì. Entrambi avevamo eseguito l’iscrizione dell’anno 2020 (annullata), prima che scoppiasse il bubbone malefico, e l’organizzazione aveva concesso la possibilità di potervi partecipare quando le condizioni lo permettevano senza ulteriori oneri. Aprendosi Israele al turismo, ciò è stato reso possibile. Bisogna sfatare le notizie che vengono divulgate dai media. Israele viene vantata dai media come modello per combattere la pandemia per la rigidità delle regole, ma lì non si assiste agli isterismi che si vedono qui da noi, e pochissimi indossano la mascherina. Non parliamo poi dello Stato di Palestina, lì se ti vedono con questa specie di “micro burqa” vieni quasi irriso, nessuno lo indossa né all’aperto, né nei locali né sui mezzi pubblici (tutti posti affollatissimi); in una giornata puoi contarle sulle dita di una mano le persone che ne fanno uso, tant’è che per adeguarci lo abbiamo riposto mestamente in tasca. La percentuale di vaccinati è bassa. Insomma, nei territori palestinesi il virus è come se non fosse mai esistito e i problemi per la popolazione sono ben altri, in primo luogo la libertà di movimento (Freedom of Moviment) che è poi il motto adottato dagli organizzatori della “Palestine Marathon”.
3. E’ la prima volta che mi succede di arrivare al traguardo primo degli italiani, nel senso che eravamo presenti solo io e Riccardo. Il sito web della gara di Betlemme non è ancora stato aggiornato e, allo stato attuale, non è possibile reperibile il numero dei partecipanti e le classifiche delle quattro manifestazioni podistiche in programma: la 42,195 k, la 21,097 k, la 10 k e la family run di 5 km, partite rispettivamente alle ore 6,00, 6,30, 10,00 e 10,30. Ironia della sorte, la distribuzione del pettorale è avvenuta al “Putin Center” un complesso multifunzionale che non ha nulla di attinente con lo zar russo.
Per la distanza regina ho calcolato, con concorde parere di Riccardo, che non si è superato il centinaio di unità con una stima in eccesso. Betlemme è situata come Gerusalemme (che dista 12 km) sui monti della Giudea per cui il tracciato della maratona, un circuito di 21 km da ripetere due volte, non è una passeggiata per i continui saliscendi sull’arteria per Hebron/Al Khalil (l’antica capitale d’Israele) e, aguzzando la vista, puoi scorgere anche l’amba dell’Herodion (il palazzo d’Erode) al culmine della salita in prossimità delle piscine di Salomone. Tuttavia, chi corre questa gara, deve entrare in un’altra ottica che non è quella della competizione e del risultato cronometrico, ma di altissimi valori che azzerano l’aspetto ludico. Sei a Betlemme, che significa la casa del pane. Qui sono nati Gesù e il re Davide. Se sei uno spirituale, sei alla sorgente delle Fede, dove è iniziato il calendario “dopo Cristo” adottato da tutto il mondo. Il paesaggio geografico non offre niente di speciale. Non ci sono i paesaggi fiabeschi delle Alpi o le foreste del Belpaese: solo distese di oliveti su roccia calcarea che ricorda in parte quella della Puglia, in un’area fortemente antropizzata dove la cementificazione di massa ha sconvolto il territorio. Mi vien da ridere quando penso alla transizione ecologica sbandierata in Italia. In Palestina non si pratica la raccolta differenziata dei rifiuti. Capita spesso che cumuli di spazzatura di ogni genere e abbandonati in ogni dove, vengano dati alle fiamme, come si pratica in verità anche nelle nostre periferie, e il sapore dell’aria è acre perché ai citati miasmi si sommano quelli degli scarichi del parco circolante assai vetusto (anche se abbondano veicoli della classe premium): capita di vedere ancora in circolazione automobili vecchie quanto il cucco: FIAT 127, FIAT 131, Opel Ascona ecc.
4. La maratona è amata dai betlemiti, ne vanno orgogliosi e ti senti un ospite molto gradito, però bisogna correre concentrati perché fino a metà gara procedi in solitaria e per non sbagliare strada devi seguire le segnalazioni a terra costituite da grandi frecce di vernice gialla. Affianchi il muro costituito da pannelli prefabbricati di cemento armato che separano i due stati, con le torrette di guardia annerite dal fumo, ed è un vero e proprio libro aperto dove i graffitari si sono sbizzarriti trasformando la barriera in un’opera d’arte inneggiante alla libertà di movimento. Per essere onesti, il check-point di Betlemme non è presidiato dalle forze armate israeliane come altrove, segno di una volontà tra le parti di vivere in pace.
Alla seconda tornata si sono aggiunti gli atleti della mezza maratona e mi sono accorto di transitare a fianco del campo profughi di Aidà, uno dei più vecchi della Palestina, confinante con un cimitero islamico. I ristori sono risultati molto ravvicinati per non dire esagerati, e l’arrivo è stato emozionante, facendo slalom tra il fiume di gioventù che proveniva in senso contrario dei concorrenti delle gare minori in un ovazione da stadio, che ho interpretato come una sorta di cambio generazionale. Sia io che Riccardo siamo rimasti molto affascinati da questa maratona veramente sui generis. La sera, sopra la sopra la mangiatoia dove è nato Gesù, si posa una abbagliante luna piena…
5. Gerusalemme (Israele) venerdì 25 marzo 2022.
La maratona della Città Santa è molto impegnativa e ne ho dato conto della mia prima partecipazione in un articolo su queste pagine pubblicato nel marzo 2019:
Dato che mi trovavo in zona, mi sembrava un occasione da non perdere cimentarmi nella corsa sorella a una settimana di distanza da quella di Betlemme. Anche qui sono giunto al traguardo primo degli italiani non per la mia magra prestazione, ma perché sono risultato l’unico a correrla (dove si poteva), in una giornata dove si sono scatenate le forze della natura.
Gerusalemme, trovandosi sulla sommità delle montagne della Giudea che sono poi delle dolci groppe, è spesso flagellata dal vento e d’inverno non sono poi così rare le nevicate, insomma fa un freddo cane. Se viaggi in stile minimalista come nel nostro caso nel periodo di fine inverno, le case e gli ostelli sono delle cave di ghiaccio, e non nascondo che i primi tre giorni a Gerusalemme, a Betlemme e a Hebron/Al Khalil sia io che Riccardo abbiamo dormito vestiti perché la stufetta elettrica non riusciva nemmeno a intiepidire l’aria della stanza. Riccardo venerdì invece ha preferito continuare a esplorare i territori palestinesi tra Ramallah e il villaggio cristiano di Taibè facendo uso dei mezzi pubblici palestinesi (con targa israeliana) che fanno capolinea su porta Damasco a Gerusalemme est, risparmiandosi ore di flagello mio, mezzo nudo tra vento e pioggia. Ma del mio (e nostro) quarto viaggio in Terra Santa, nei territori palestinesi, potrei scrivere un libro e non è il caso di inserirlo nel contesto sportivo. Segnalo solo che la popolazione araba, di buona forchetta, è piuttosto sedentaria e non ama praticare il podismo, o quantomeno camminare, anche per problemi oggettivi che trovi nelle città quali il traffico e l’assenza di aree verdi. Ad Hebron/Al Khalil, a Ramallah, a Nablus, a Jenin, a Burqin, a Tulkarem e Gerico, cioè dalla Giudea alla Samaria, non ho visto una sola persona praticare jogging. E dal pomeriggio di giovedì è iniziata la “tempesta” che ha avuto la fase parossistica nella nottata di venerdì, che non mi ha permesso di riposare bene durante la notte per via del frastuono. Molto scenografico è risultato il centro maratona al Jerusalem Cinema City, con i pannelli luminosi che bombardavano messaggi secondo cui il giorno della gara entrava l’ora legale, ciò per evitare di arrivare un’ora dopo la partenza…
Nelle adiacenze del grande complesso commerciale fervono i lavori di costruzione di un’immensa futuristica area direzionale. Anche qui, il programma sportivo non prevedeva solo la lunga distanza, e si sono svolte altre cinque corse: la 21, la 10, la 5, la 1,5 e la 0,8 k e i numeri sono stati importanti: i dati ufficiali parlano di un totale di 13.421 presenze di cui 469 arrivati al traguardo nella maratona. L’unica variante che ho registrato rispetto all’edizione 2019 è che il giro del Monte Scopus è stato fatto in senso inverso, per il resto la partenza è avvenuta sempre davanti alla Knesset (il parlamento israeliano) e l’arrivo al parco Sacher, diventato per i violenti acquazzoni una palude. Un consiglio per chi vorrà partecipare a questa dura maratona è di portare al seguito degli alimenti perché qualcosa da mettere sotto i denti (banane, datteri e carbon-gel) la trovi solo a partire dal km 30. Tuttavia negli ultimi scenografici cento metri era stata allestita una passerella di materiale plastico che ha evitato di pattinare sul fango. Per dovere di cronaca da segnalare l’eccellente prestazione della prima donna, l’ukraina Valentyna Veretka in 2:45’54”, terza assoluta nella classifica mista generale.
Un ringraziamento particolare lo devo alla coppia di Milano impegnata nella mezza distanza (partita alle ore 6,45), che mi ha fatto dono del proprio ombrello. Mi scuso se non posso documentare il vivo della corsa con le foto, ma le condizioni meteo non lo permettevano.
حَبيبي Habibi - شكرًا لك shukran - שָׁלוֹם shalom – תודה todà.-
2 commenti
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Mercoledì, 30 Marzo 2022 07:58
inviato da Giovanna
Anch’io ho corso entrambe le maratone a un anno di distanza l’una dall’altra ricordo entrambe con emozione, specialmente quella di Betlemme: molto ci sarebbe da dire sulla situazione politica ma non vedo l’ora di ritornare a Betlemme per rifarla e salutare Eitedal che e’ la donna che riesce a organizzare una maratona tra mille difficoltà
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Martedì, 29 Marzo 2022 21:28
inviato da Grazia
grazie Gianni per il piacevole racconto sempre molto preciso nelle descrizioni del luogo e della gente che lo abita.
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