Novellara (RE) - 34° Trofeo Avis
SERVIZIO FOTOGRAFICO - Novellara 18.04.2022 - Dopo tanti anni a Gualtieri, la Pasquetta podistica targata Reggio Emilia si è spostata a Novellara dove oggi si è svolta la 34^ edizione della Camminata Avis con annessa Mezza Maratona competitiva in circuito (6.8 km - 6.8 km - 7.2 km).
Complessivamente hanno portato a termine la gara competitiva meno di 150 atleti ma la manifestazione ha avuto comunque un successo straordinario con almeno 2000 partecipanti alle varie distanze non competitive.
La cittadinanza ha risposto come ai vecchi tempi e la giornata di sole ha infiocchettato una domenica spettacolare, una domenica che il podismo reggiano faticherà a replicare altrove quest'anno.
Nella mezza maratona maschile ha dominato Andrea Bergianti (Excelsior Corradini Rubiera, già primo nella precedente edizione del 2019)) che ha chiuso solitario in 1:12:00, alle sue spalle è giunto Fabio Poggi (San Vito ASD, 8° nel 2019) in 1:17:27, terzo Paolo Bertani (Pod. Cavriago) in 1:17:53, quarto Luca Marzi (New Moter Bike) in 1:18:59.
Peccato per Giuseppe Castiello (Modena Runners) che, all'ultimo dei 3 giri, non è stato aiutato a trovare la giusta via al bivio dove si proseguiva a sinistra anziché girare più direttamente per la piazza (come si era fatto nei primi due giri) e, dopo attimi di sconforto con opera di convincimento dello speaker (il sottoscritto), è rientrato in gara perdendo circa 5 minuti e chiudendo in quinta posizione in 1:19:26.
Nella gara femminile non c'è stata storia, a vincere dopo una gara sempre al comando è stata Rosa Alfieri, la reggiana tesserata per il Circolo Minerva di Parma (seconda a Bondeno due giorni fa) ha completato la gara in 1:25:52.
Seconda tra le donne è giunta Natalia Pagu (GP Avis Novellara) in 1:31:28, terza Sara Gozzi (Pod. Cavriago) in 1:31:42.
Complimenti all'Avis Novellara per avere allestito un evento cosi impegnativo e superando molti ostacoli.
[F. M.] … ma il diavolo ci ha messo la coda
Un percorso nuovo, a quanto ricordo (nella personale memoria pluridecennale ci sta una 30 km, fatta per la Pasquetta del 94, poi negli ultimi anni delle 21 km, però su giro unico). Correre su tre giri non è il Male Assoluto, specie se il tracciato è piacevole (2 km erano su sterrato, in parte su un delizioso pratino e a fianco di un canale bello pieno, che però mi ha fatto pensare alla povera Saman, altrocché fosse scavate coi badili), e totalmente interdetto al traffico: ma l’idea di cambiare senso alla marcia nel terzo giro, a meno di un km dalla fine, costringendo all’arrivo nei due sensi opposti tra chi finiva la gara e chi invece, appena concluso il secondo giro, cominciava il terzo, è alquanto bislacca. Sia perché, essendo la strada (viale Roma di uscita dalla piazza, o di ingresso per chi finiva) acciottolata con tre sole corsie “single track” lastricate, i podisti tendevano a stare su quelle, col rischio di un frontale (nel vero senso del termine); sia soprattutto perché la compresenza di due frecce, che indicavano due direzioni opposte dove il mio Gps segna esattamente il km 20, andava gestita in maniera più evidente: quanto meno, separando due corsie e indicando chiaramente con cartelli che per il traguardo si andava a sinistra mentre chi era al secondo giro doveva andare a destra.
Ci si è invece fidati solo di segnalazioni ‘umane’, cosicché quando, intorno al mio km 12,5 (che per i primi era oltre il 19) sono stato doppiato dai primissimi, dopo Bergianti che aveva già un vantaggio incolmabile, è apparso Castiello, a sua volta con almeno 250/300 metri sul gruppetto degli inseguitori capeggiato da Poggi, ma che non mi sembrava assolutamente in grado di raggiungerlo. Dopo meno di un km arrivo al bivio maledetto (confluenza di via De Gasperi in via Costituzione) e vedo gli addetti abbastanza agitati: uno mi chiede se sono in arrivo o ho ancora un giro, altri due confabulano tra loro “attenti che è già successo un casino col secondo”.
Ai miei livelli non c’è problema, ma posso capire i primissimi che in debito d’ossigeno hanno innestato il pilota automatico e pensano solo a spingere: nelle adiacenze della magnifica piazza d’arrivo il percorso era molto tortuoso, con parecchi incroci dove piegare ad angolo retto, qualche freccia sull’asfalto anche in senso contrario per i percorsi non competitivi: insomma, sono momenti delicati, che a mio parere andrebbero prevenuti disegnando un percorso più semplice possibile, e secondariamente segnando in maniera rigorosa il percorso prescelto. Posso capire che, dato il grosso distacco tra il primo e gli altri, gli atleti non si vedessero tra sé, e non fosse stata prevista una bici a far strada anche al secondo: d’altronde, la memoria mi dice che anche nella 21 di Reggio di qualche anno fa ci furono due vincitori (uno era lo stesso di oggi) sbucati da due percorsi diversi. Allora fu Brighenti a decidere chi aveva vinto, contraddicendo i giudici d’arrivo… oggi Morselli ha potuto fare solo da mental coach.
Penso anche alla coppa identica a quella del vincitore, data dalla Regina a Dorando Pietri nel 1908; oppure al premio-partita che avevo promesso ai miei nipotini bolognesi in caso di vittoria del Bologna nell’ultima partita di campionato: il Bologna non ha vinto, ma siccome è il vincitore morale (teste Patrick Zaki), ho pagato ugualmente il premio.
Peccato per l’inghippo, perché sarebbe stata una Pasquetta memorabile, con un allestimento tecnico-burocratico perfetto sul quale Cristian Mainini lavorava ancora alle 0,14 della sera di Pasqua (ci siamo scritti allora!), con un servizio di consegna pettorali all’interno della Rocca molto puntuale e finalmente senza mascherine né greenpass né autocertificazioni, ma addirittura un deposito bagagli (ditelo a quelli di Reggio…); il ritrovo in una piazza-gioiello, che se avesse anche il Po di fianco sarebbe stata degna sede dei film di Don Camillo e Peppone; segnalazioni lungo il … resto del percorso sempre chiarissime e spesso supportate da sbandieratori.
Insomma, abbiamo smaltito il pranzo di Pasqua (io meno di altri: forse pasteggiare a cappelletti in vino e coda di manzo con salsina di prezzemolo non era la dieta ideale), abbiamo allungato lo sguardo fino al Cusna innevato, oltre i campanili dei paesi circostanti, e, una volta lasciati andare quei 7-8 superatleti che ci hanno doppiato, abbiamo rivaleggiato in coda, riproponendo, noi M 70, lo stesso arrivo del campionato regionale di Correggio 2020, salvo che stavolta, dietro il marziano Leandro Gualandri che vola talmente alto (foto 687) da non riconoscerci nemmeno più, Ideo Fantini, che nella foto 355 mi stava ancora dietro, mi ha superato per il platonico argento, senza però raggiungere, non dirò Luca Salardini che nonostante il barbone ci ha dato 10 minuti abbondanti, o Giancarlo Greco dal cuore neroverde, ma nemmeno quel mostro di Giancarlo Masoni, M 80 (foto 351) che ha vinto con onore la nostra personale contesa fuori-categoria: e tra noi si è inserita anche Rossella Goldoni, classe 1963 (foto 349) che già mi aveva preso al secondo giro, poi malgrado una sosta fisiologica piuttosto prolungata mi ha vittoriosamente ripreso senza appello. Guerre tra poveri? No, divertimento puro, applicando a noi stessi i versi di Guccini inscenati dall’eroe locale Augusto: “girare lenti strascicando i piedi”, in “un ciondolare stanco verso il nuovo bianco giorno che verrà”; ma “un giorno crescerò - e nel cielo della vita volerò”.
Poi ci sono le calorie smaltite (nel mio caso 1414), peraltro da recuperare stappando la bottiglia di lambrusco reggiano con etichetta dedicata: “Cin cin, fuori dal tunnel”.
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