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Maurizio Lorenzini

Maurizio Lorenzini

appassionato di atletica, istruttore Fidal e runner

Non sono mai stato, e credo che mai sarò, un super maratoneta, nel senso del numero di volte che si corrono le maratone, sono quindi una voce fuori dal coro. Amo l’atletica, che significa tempi e misure, quindi un parametro qualitativo. Eppure sono qua a dire la mia, dal…basso delle mie “sole” 40 maratone e ultra. Eppure non credo si possa restare indifferenti di fronte a quanto fanno questi appassionati dei chilometri che non bastano mai. Soprattutto, ciò che è stato fatto in uno dei periodi più difficili mai vissuti, dal quale sono nate le Maratone della Speranza, titolo quantomai opportuno, di questi tempi.

Mi sono avvicinato a questo mondo degli ultramaratoneti grazie alla Orta 10in10, dovrei dire ancor prima grazie a Paolo Gino, persona che avuto modo di conoscere ed apprezzare nel tempo; non ho mai corso una maratona nel corso di questa manifestazione, ho fatto qualche mezza e anche a giorni alterni.

La prova provata, ammesso ce ne fosse bisogno, di una passione che a me talvolta pare un po’ insana, è il successo delle Maratone della Speranza; si tratta di un’idea, tanto per non cambiare, del vulcanico Presidente Paolo che non poteva lasciare i membri del club (ma anche qualcun altro) così tanto tempo senza macinare chilometri. La (forzata) novità era quella che ognuno lo faceva a modo suo. 

Il plus dell’iniziativa? La raccolta fondi, e alla fine sono un sacco di soldi. Ma le ragioni del successo sono anche altre.

Dovevano essere “solo” undici le Maratone della Speranza, qualcuno aveva il dubbio che la cosa non funzionasse ed invece non sono nemmeno bastate. E avanti con altre nove, un percorso bellissimo che in tanti hanno corso e vissuto insieme, anche se…col distanziamento.

 Il maratoneta macinatore di chilometri non si ferma di fronte a nulla, figuriamoci al Covid19; sono soggetti che mescolano più o meno razionalmente passione, entusiasmo; non possono permettersi l’astinenza podistica, sarebbe un guaio per loro, e probabilmente anche per chi gli sta vicino. Una fissazione? Di certo non per queste persone, o comunque una sana fissazione, dal loro punto di vista.

Ora tutto questo è raccolto in questo libro, un insieme di racconti, esperienze, persino emozioni di correre in modo particolare, direi strano (del resto il titolo “famola strana”, dice molto, se non tutto). Nessun filtro, ogni racconto è fedelmente pubblicato come l’autore voleva e credeva, e sono tutte storie a loro modo particolari. Da ricordare bene che le imprese, perché comunque la si voglia vedere di questo si tratta, si sono svolte in condizioni davvero particolari. C’è stato il periodo dell’obbligo della mascherina, anche correndo, il rispetto della distanza di 2-300 metri dalla propria abitazione, gli sguardi feroci della gente (ricordate…dagli al podista untore?) a cui spesso seguivano segnalazione alla polizia. Naturalmente sempre e solo in solitudine, o quasi, per il rispetto dell’ormai famoso distanziamento sociale; ma forse questo era l’aspetto meno preoccupante, credo che la corsa di lunga lena si faccia soprattutto con sé stessi, anche se nei dintorni ci sono migliaia di persone. Di certo non era questo il caso, per via delle note limitazioni.

Ho trovato interessante che la prestazione agonistica sia passata in secondo piano, anche se direi inevitabilmente, lasciando spazio al racconto di ciò che si vedeva intorno, spesso con cenni storici delle zone attraversate, descrizione degli ambienti circostanti. Chissà se la mancanza di un percorso obbligato, come avviene nelle gare, paradossalmente non si sia tradotto in un vantaggio. Ognuno in fondo correva dove voleva e quanto voleva.

Alla fine cosa resterà di tutto questo? Di queste venti Maratone della Speranza? Beh, di certo 33.000 euro di donazioni, l’aspetto più tangibile dal punto di vista economico. Future emulazioni? Difficile perché è stata una cosa lunga e complessa, ma è possibile: si è già visto che dopo la Orta 10in10 qualcuno ha proposto 12 maratone in dodici giorni. Di certo, per quel poco o tanto che conosco queste persone, è probabile che avranno nostalgia di questa esperienza, penso abbia fortificato ancor più il senso di appartenenza al Club Super Marathon e al mondo delle “lunghe”.

Invece sono convinto che chi avrà la voglia e la pazienza di leggere questi racconti troverà lo spaccato di un mondo peculiare, che ha saputo affrontare un periodo difficile nel modo più bello che si conosce. Correndoci sopra.

Nel pdf in allegato che potete vedere qui sotto, trovate gli autori, gli attori ed i personaggi di questo lungo percorso

 

 

14 agosto 2020. Parevano un abisso quei 20 secondi che separavano il suo personal best rispetto al record di Kenenisa Bekele (12:37:05) ed invece l’ugandese se li è divorati in una gara che lo ha visto dominare dall’inizio alla fine. Esaurito il lavoro delle lepri ha corso in assoluta solitudine sin dai 3.000 metri e concluso col mostruoso tempo di 12:35:36. Al secondo posto Nicholas Kimeli Kipkporir (Kenya), anche lui chiudendo in 12:51:78 migliora nettamente il suo precedente personale (12:57:90). Terzo il connazionale Jakob Krop (13:11).  

Delusione per Yeman Crippa, ritirato. Si è trovato a metà strada tra avversari imprendibili davanti ed altri troppo lenti per fare ciò che aveva in mente, il record italiano, ha perso la motivazione e la voglia di combattere, magari per portare a casa un risultato modesto. Giusto? Sbagliato? Sono scelte, e come tali vanno rispettate, poi ognuno si farà la sua idea.

Nei 1500 metri vince Timoty Cheruiyot in 3:28:45, sfiorando di pochissimo il suo personale (3:28:41). Ma la notizia è il nuovo record europeo realizzato da Jakob Ingebritsen: con 3:28:68, oltre ad aver rischiato di vincere, ha battuto il precedente di Mo Farah (3:28:81). Terzo in 3:29:47, anch’egli con primato personale, il britannico Jack Wightman.

Gli altri italiani in gara: Claudio Stecchi (asta) chiude al quarto posto con la misura di 5,50 mt. Anna Bongiorni sesta nei 100 metri in 11:44. Erika Furlani settima nel salto in alto con 1,84 mt. Paolo Dal Molin (110 hs) al quinto posto col tempo di 13:61.

 

 
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Si trovava a Livigno, coi suoi atleti, dopo aver seguito il loro allenamento e aver cenato si è sentito male durante una passeggiata nei boschi. A nulla sono valsi i soccorsi con il trasporto all’ospedale di Sondrio. Una tragedia, non riesco a immaginare il dolore di chi gli era vicino ed ha vissuto il dramma di quei tragici momenti, tra questi gli atleti della nazionale Micol Majori e Leonardo Cuzzolin.

Così ci ha lasciato a 62 anni Vincenzo Leggieri, allenatore da lunghissima data della Pro Sesto, si risale al 1977; prima ancora buon atleta nel mezzofondo, la sua distanza erano i 1500 metri.

Conoscevo Vincenzo Leggieri, innanzitutto una bella persona, sempre pacato ed equilibrato, disponibile. Poi un coach davvero bravo, mi è capitato assistere quando allenava, soprattutto nel settore giovanile, un ambito nel quale le capacità tecniche vere e proprie devono fondersi con la sensibilità di “sincronizzarsi” coi giovani. Ho imparato qualcosa da lui, anche solo guardando e ascoltando.

Una vita intera spesa nell’atletica, con passione ed entusiasmo.

Un percorso condiviso con i dirigenti della Pro Sesto e dell’Atletica Cernusco. Ho raggiunto telefonicamente Grazia Maria Vanni, 40 anni insieme nello sport: era distrutta, questo uno dei suoi primi pensieri:

Non avrei mai pensato di vivere un momento così doloroso per la perdita di un amico con il quale ho sempre condiviso una passione: fare l’allenatore.

Vincenzo mi mancherai molto, soprattutto mi mancherà il condividere con te le scelte tecniche per la nostra Società che entrambi amiamo.

Amare lo Sport è proprio questo.

Ho perso un fratello ed un amico.

Ciao Vinc riposa in pace, anche se rimarrai sempre nel mio cuore. 

A titolo personale e da parte della redazione di podisti.net porgiamo le nostre condoglianze alla moglie Cosetta ed a tutte le persone che gli sono vicino.  

Tanta fatica per niente. Il grande risultato ottenuto da Sondre Nordstad Moen non è valido; World Athletics non ne aveva dato notizia prima e, al momento che scrivo, non comunica ufficialmente la decisione adesso.

Ne avevamo parlato qui

https://www.podisti.net/index.php/in-evidenza/item/6376-sondre-moen-stabilisce-il-nuovo-primato-europeo-dell-ora-in-pista.html

raccontando che il 7 agosto il forte atleta norvegese in 60 minuti, sulla pista di casa di Kristiansand, aveva coperto la distanza di 21,131 chilometri, superando il 20,944 km fatto nel lontano 1976 da quel grande atleta che è stato Jos Hermes, oggi manager di alto livello.

Cosa è successo? Beh, la diatriba sulle scarpe è complessa, probabile che siamo solo all’inizio di una storia che rischia di durare a lungo, ma per il momento ci soffermiamo soprattutto sugli aspetti che riguardano la prova di Moen.

Alla fine di luglio World Athletics aveva decretato che la suola delle scarpe non può essere maggiore di 25 mm (gare in pista, invece 40 mm per quelle su strada) tuttavia, a stagione in corso, era complicato per gli atleti cambiare scarpe, pertanto era prevista una deroga sino al 31 dicembre. Deroga che pochi giorni dopo era stata revocata, pertanto la disposizione era immediatamente efficace. A pochi giorni dal suo tentativo era oggettivamente impossibile per Moen cambiare scarpe, tenendo anche conto di quanto possa incidere sui tendini (in particolare l’achilleo) una maggiore o minore altezza dal suolo.

Moen, in accordo col suo staff, ha deciso di correre comunque con le scarpe abituali (non credo potesse fare diversamente, salvo rinunciare al tentativo) ed ha realizzato il record.

Mi risulta sia stata presentata una memoria, se non un vero ricorso, affinché venga riconsiderata la situazione, verrà accolta la richiesta? Chissà, di certo le tempistiche di World Athletics sono state quantomeno inopportune.

Poi resterebbe da capire quali siano i reali vantaggi, dal punto di vista prestativo, con suole di diverso spessore. Poi ci sarebbe anche da capire quali interessi possano eventualmente esserci dietro determinate decisioni, perché è chiaro che è in atto una grande battaglia dei marchi per produrre scarpe che possano garantire la miglior prestazione possibile. Ne riparleremo.

 

 
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Manca quasi un mese al Don Kenya Mile eppure è già tutto pronto per quella che promette di essere una riunione di ottimo livello, certamente per gli atleti elite ma anche per tutti gli amatori amanti del mezzofondo. Gara vera, gara Fidal, nel pieno rispetto dei protocolli e delle normative esistenti, sulla storica pista di atletica di San Donato Milanese (MI), che ha visto tanti campioni passare da queste parti: Fiona May e Gennaro Di Napoli, giusto per citare i più noti. A proposito di nomi e di record, proprio qui quando la pista era chiamata “Snam” (oggi campo sportivo E.Mattei), Di Napoli nel 1992 realizzò il record sulla distanza (3:51:96) e proprio qui il nostro atleta più rappresentativo, Yeman Crippa, cercherà di batterlo. Non sarà un’impresa semplice, ma l’organizzatore Matteo Vecchia (Don Kenya Run) sta lavorando per creare le migliori condizioni possibili.

Per correre forte ci vogliono lepri in grado di garantire ritmi elevati e precisi, ma anche atleti di alto livello, ci saranno entrambi. Diamo uno sguardo ai migliori tempi degli atleti accreditati. La miglior prestazione sui 1500 metri appartiene all’australiano Ryan Gregson, 3:31:06 sui 1500 metri, invece 3:53:51 sul miglio. Finalista a Rio 2016.

Ancora meglio sulla distanza dei 1609,34 metri è il connazionale Matthew Ramsden, un giovane 23enne che nel 2019 ha fermato il crono a 3:53:32.

Poi ci saranno tanti italiani a spingere forte Yeman Crippa nel corso del suo tentativo, ma anche per cercare il proprio personal best. Mohad Abdikadar, che ha corso i 1500 metri nel 2018 in 3:36:54; David Nikolli, che ha appena migliorato il suo sui 1500 metri, portandolo a 3:39:19; Yassine Bouih, anche lui sotto i 3:40 sulla stessa distanza. Poi i fratelli Ala e Osama Zoghlami, Yohannes Chiappinelli e altri ancora per rendere le gare avvincenti.

Non mancheranno nemmeno al femminile tante atlete davvero forti, come Gaia Sabbatini, Martina Tozzi, Micol Majori, Isabel Mattuzzi, Martina Merlo, Nicole Reina, tutte capaci di correre i 1500 metri intorno ai 4:20, e anche sotto.

Infine, grande spazio agli amatori, saranno moltissime le batterie perché si prevede un’elevata partecipazione e perché il protocollo federale impone un massimo di 8 atleti per ogni gara.  

Maggiori dettagli seguiranno a pochi giorni dalla gara, per ora è importante sapere che le iscrizioni si devono fare solo online sul sito tessonline.fidal.it, entro le ore 24, 1 settembre. Ritrovo alle ore 15.30, si parte col settore giovanile (distanza 1000 metri), a seguire il settore assoluti e master, prime batterie saranno (giustamente, a mio avviso) quelle di atleti con tempi di accredito più alti. Intorno alle 20.30 sarà la volta delle gare elite femminili e maschili (solo ad invito), per poi concludere con le altre batterie maschili.

Il 30° Miglio Ambrosiano e 1° Trofeo Don Kenya Run è organizzato da Atletica Ambrosiana e Don Kenya Run, con la collaborazione della Studentesca Dan Donato e il G.P. Tiremm Inanz.

Questa riunione rappresenta anche la prima prova del Club del Miglio 2020, dopo che le precedenti sono saltate causa Covid19.

www.clubdelmiglio.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Diceva di stare bene, ma spesso nelle interviste è apparso un po’ spavaldo, invece aveva ragione lui. Prima di stasera aveva infilato, in allenamento, tanti 800 metri corsi in 1:48, poi a Cles 3:39 sempre sui 1500 metri, ma con cattive condizioni meteo. Da dire che aveva corso gli ultimi 500 metri, senza avversari, in 1:11, tempo indicativo di chi sta veramente bene.

E stasera ha fatto il botto, chiudendo in 3:35:26, quarto miglior crono italiano all time, dietro Gennaro di Napoli (3:32:78), Stefano Mei (3:34:57) e Davide Tirelli (3:34:61). Da porre nella massima evidenza che, a differenza di chi attualmente lo procede, stiamo parlando di un “diecimillista”, a cui in teoria potrebbe mancare un po’ di quella indispensabile velocità, tipica dei mezzofondisti.

Yeman Crippa si migliora di oltre due secondi rispetto al precedente primato, 3:37:812 (Rabat 2019).

Bene le lepri (Lorenzo Pilati e Stefano Migliorati), sempre più importanti quando si vuole correre forte e mancano avversari di livello superiore. Gara complessivamente di ottimo livello, dove hanno trovato gloria e crono due suoi compagni di allenamento, David Nikolli (3:39:19) e Mohad Abdikadar (3:38:91). Ora prosegue il suo programma che prevede allenamento in altura (Livigno) per tutto il mese di agosto, ma intervallato con un prestigioso appuntamento a Montecarlo il 14 agosto, quando nel corso della riunione Joshua Cheptegei tenterà di fare il record del mondo, detenuto da Kenenisa Bekele, 12:37:35; invece Crippa proverà a battere Salvatore Antibo, che attualmente detiene il primato italiano con 13:05:59, un tempo che Crippa ha già avvicinato a Londra nel 2019, quando fermò il crono a 13:07:83. Certo che il tempo realizzato a Rovereto fa pensare bene, e la gara di Montecarlo sarà tiratissima, con avversari, e lepri, di alto livello: tutto indica che le prospettive sono davvero buone.

Un piccolo passo in avanti, per molti inutile, insignificante, non risolverà nulla. Forse è così, ma se ci guardiamo indietro di due mesi, col nulla assoluto, qualche gara si potrebbe fare se gli enti locali lo consentiranno e soprattutto se c’è ancora un briciolo di entusiasmo. Non è superfluo ricordare che qui si parla di gare Fidal.

Ma vediamo qualche passaggio, nel dettaglio.

Partenze con crono individuale: nulla cambia rispetto a prima e, aggiungo io, nulla risolve, tranne che non si parli di gare a bassissima partecipazione, che peraltro devono pagare elevate tasse gare.

Partenze scaglionate, massimo 50 atleti, batterie ogni tre minuti. Obbligo di indossare la mascherina sino al via. Anche questo era già previsto col precedente protocollo. Gare ad elevata partecipazione durerebbero troppo, se concepite in città o comunque su percorsi interessati al traffico sarebbe un problema.

La novità è invece rappresentata dall’opportunità di fare batterie fino a 200 atleti, con partenze stavolta ogni cinque minuti. La differenza rispetto a prima (oltre alla concessione sino ai 200 partenti) è che si dovrebbe mantenere la mascherina per i primi 500 metri. Si può intuire la “ratio”, ma è impensabile esercitare un controllo. Giudici che tra 200 persone ancora ammassate dovrebbero identificare, e squalificare, chi ha abbassato o si è tolta la mascherina? Dai, non scherziamo. Un altro passaggio si presta a critiche: il protocollo dice “200 atleti distanziati”, come? Di quanto?

Ovviamente Fidal precisa che tali partenze a batterie sono consentite solo nelle regioni che permettono i cosiddetti sport di contatto.

Insomma, cosa cambia per gli organizzatori? Tutto sommato poco, credo nulla per i grandi eventi. Le gare a bassa partecipazione (direi sino a 7-800 partecipanti) sarebbero fattibili, a condizione di starci dentro nei costi e che possono contare sulla buona volontà e disponibilità degli enti locali ( anche di accettare l’occupazione del suolo per tempi della manifestazione inevitabilmente più lunghi). Di certo sono impossibili le gare su più giri, dando ovviamente per scontato che i migliori partirebbero davanti, diventa inevitabile il ricongiungimento e il sorpasso.

Certo tutto questo fa un po’ sorridere vedendo ciò che accade in giro.

Una possibilità da valutare potrebbe essere quella di ridurre la distanza della gara, ad esempio una mezza maratona che diventa una 10 k, ciò darebbe almeno tre vantaggi: 1)riuscire a portare comunque avanti la manifestazione, ovviamente se questa è la volontà 2)impegnare strada e persone per un tempo inferiore 3)minori costi in termini di tassa gara.

Aggiungo un particolare, secondo me interessante: c’è voglia di gareggiare per tanti, necessità per molti, ad esempio i mezzofondisti. Infine, una 10 chilometri è una distanza alla portata di tanti, se non tutti.

 
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Lunedì, 20 Luglio 2020 00:04

Idroscalo (Milano) - 5 Krono

Tra le tante virtual e modalità varie di gareggiare…senza gareggiare, questa è quella che a mio avviso più soddisfa la voglia di competizione dei runner in crisi di astinenza da pettorale.

La ragione è molto semplice: si corre tutti sullo stesso percorso, niente alchimie tipo partenze da cavalcavia o tratti che tendono più a scendere che a salire, metri che spesso mancano, ma che i GPS quasi sempre ti regalano. Inoltre, corrono tutti quasi nello stesso momento, quindi nelle medesime condizioni atmosferiche.

Questo è ciò che è successo oggi all’Idroscalo di Milano, anche se in realtà compreso tra i comuni di Peschiera Borromeo e Segrate. Un parco gestito dalla città metropolitana ma appetito da molti privati che intenderebbero trasformarlo per ovvie ragioni di business. Ideale sito per molti scopi, incluso quello di fare sport in condizioni di sicurezza; se rimaniamo nel nostro ambito, il running, molti ricorderanno il Giro da Paura, purtroppo scomparso dai calendari, 6 chilometri intorno ad un bacino artificiale di discrete dimensioni (1,6 chilometri quadrati).

Da un’idea di Corro Ergo Sum e Almostthere è nata questa 5 k cronometrata, nel pieno rispetto delle ormai famose norme anti-covid. Partenze individuali a distanza di un minuto (dalle ore 08.00) in base ad un preciso ordine stabilito in precedenza (niente iscrizioni sul posto), quindi nessun assembramento, con la ripetuta raccomandazione di presentarsi al via solo nell’orario precedentemente assegnato. Partenza ed arrivo rigorosamente distanziati (circa 1000 metri). Niente pacco gara, ristori, docce, deposito borse.  Nessuna classifica, ma il riconoscimento “ufficiale” della propria prestazione in base ad un cartellino consegnato alla partenza e la registrazione del tempo all’arrivo. Partecipazione gratuita.

Assomiglia ad una prova che da lungo tempo ogni fine anno facciamo come gruppo sportivo (G.S. Zeloforamagno), in questo nostro caso si fa il giro completo.   

Una competizione prima di tutto con sé stessi, ovviamente, ma la formula era comunque stimolante, perché si trattava magari di raggiungere e superare chi era partito prima, oppure di non farsi prendere da chi era partito dopo. Nella selezione del tratto di 5 chilometri, utile la scelta di tagliare fuori i due ponticelli ed il tratto in sterrato di circa un chilometro, quantomeno a vantaggio di chi cercava di realizzare il miglior tempo possibile.

Dato l’orario di gente non ce ne era molta, pertanto si è potuto correre in condizioni ottimali, col percorso sostanzialmente sgombro da passeggiatori e camminatori.

In totale i finisher sono stati 46; la donna più veloce, Chiara Moras (21:02), l’uomo più veloce, Giannantonio Di Domenico (16:13).

Per me una buona esperienza, di questi tempi. Un’edizione zero che vorrebbe diventare una “prima” vera nel 2021, secondo gli organizzatori Corro Ergo Sum e Almostthere. Al pari di un’altra loro iniziativa, Run with the Sun, una 10 k corsa quest'anno (21 giugno) in modo indipendente e su tracciati a scelta ma rigorosamente entro le 21:16. Orario del tramonto nel giorno del solstizio d’estate.

Domenica, 19 Luglio 2020 23:59

Idroscalo (Milano) - 5 Krono

Tra le tante virtual e modalità varie di gareggiare…senza gareggiare, questa è quella che a mio avviso più soddisfa la voglia di competizione dei runner in crisi di astinenza da pettorale.

La ragione è molto semplice: si corre tutti sullo stesso percorso, niente alchimie tipo partenze da cavalcavia o tratti che tendono più a scendere che a salire, metri che spesso mancano, ma che i GPS quasi sempre ti regalano. Inoltre, corrono tutti quasi nello stesso momento, quindi nelle medesime condizioni atmosferiche.

Questo è ciò che è successo oggi all’Idroscalo di Milano, anche se in realtà compreso tra i comuni di Peschiera Borromeo e Segrate. Un parco gestito dalla città metropolitana ma appetito da molti privati che intenderebbero trasformarlo per ovvie ragioni di business. Ideale sito per molti scopi, incluso quello di fare sport in condizioni di sicurezza; se rimaniamo nel nostro ambito, il running, molti ricorderanno il Giro da Paura, purtroppo scomparso dai calendari, 6 chilometri intorno ad un bacino artificiale di discrete dimensioni (1,6 chilometri quadrati).

Da un’idea di Corro Ergo Sum e Almostthere è nata questa 5 k cronometrata, nel pieno rispetto delle ormai famose norme anti-covid. Partenze individuali a distanza di un minuto (dalle ore 08.00) in base ad un preciso ordine stabilito in precedenza (niente iscrizioni sul posto), quindi nessun assembramento, con la ripetuta raccomandazione di presentarsi al via solo nell’orario precedentemente assegnato. Partenza ed arrivo rigorosamente distanziati (circa 1000 metri). Niente pacco gara, ristori, docce, deposito borse.  Nessuna classifica, ma il riconoscimento “ufficiale” della propria prestazione in base ad un cartellino consegnato alla partenza e la registrazione del tempo all’arrivo. Partecipazione gratuita.

Assomiglia ad una prova che da lungo tempo ogni fine anno facciamo come gruppo sportivo (G.S. Zeloforamagno), in questo nostro caso si fa il giro completo.   

Una competizione prima di tutto con sé stessi, ovviamente, ma la formula era comunque stimolante, perché si trattava magari di raggiungere e superare chi era partito prima, oppure di non farsi prendere da chi era partito prima. Nella selezione del tratto di 5 chilometri, utile la scelta di tagliare fuori i due ponticelli ed il tratto in sterrato di corca un chilometro, quantomeno a vantaggio di chi cercava di realizzare il miglior tempo possibile.

Dato l’orario di gente non ce ne era molta, pertanto si è potuto correre in condizioni ottimali, col percorso sostanzialmente sgombro da passeggiatori e camminatori.

In totale i finisher sono stati 46; la donna più veloce, Chiara Moras (21:02), l’uomo più veloce, Giannantonio Di Domenico (16:13).

Per me una buona esperienza, di questi tempi. Un’edizione zero che vorrebbe diventare una “prima” vera nel 2021, secondo gli organizzatori Corro Ergo Sum e Almostthere. Al pari di un’altra loro iniziativa organizzata lo scorso 21 giugno, Run with Sun, una 10 k corsa però in modo indipendente e su tracciati a scelta ma rigorosamente entro le 21:16. Orario del tramonto nel giorno del solstizio d’estate.

Questo il pronunciamento del Ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, che con una lettera inviata al Coni LEGGI QUI spiega le ragioni per le quali le elezioni non si possono rimandare. 

Ecco il passaggio specifico:

“….la delibera votata il 2 luglio, che prevedeva una finestra da settembre 2020 a fine 2021 per le elezioni a seguito del rinvio delle Olimpiadi di Tokyo, risulta in contrasto con la normativa vigente «che non contempla l'ipotesi di proroga della durata del mandato degli organi» di Coni e federazioni «oltre il formale termine di legge».

Giova ricordare che le elezioni coincidono con l’anno olimpico, quindi ogni 4 anni. Lo spostamento delle Olimpiadi di Tokio al 2021 aveva fatto ipotizzare uno scivolamento in avanti delle elezioni, perlomeno questo è ciò che chiedeva il presidente del Coni, Giovanni Malagò, questo è certamente quanto auspicava l’attuale consiglio della Federazione Italiana di Atletica Leggera, in testa il Presidente Alfio Giomi. Le motivazioni tecniche addotte a sostenere la tesi del rinvio (continuità del lavoro svolto, mancanza di tempi per organizzare un nuovo staff, etc) francamente parevano piuttosto deboli, invece sembrava una buona idea per restare a bordo un altro anno. (nota personale: anche a dispetto dei risultati poco confortanti sinora ottenuti). 

Quindi elezioni da tenersi con le usuali modalità e tempistiche, queste ultime potrebbero risultare allungate per problemi congiunturali, ma di certo da farsi ben prima delle Olimpiadi di Tokio. Ricordo che elezioni Fidal erano calendarizzate nel mese di novembre, e per ovvi motivi (Olimpiadi di Tokio) sarebbe il caso di non andare troppo oltre.

Finisce tutto qui? Mah, vediamo i prossimi passi del Coni, il Presidente Malagò tante volte ha mostrato capacità non indifferenti di giocare le sue partite.

A me personalmente pare una scelta logica quella di votare nei tempi canonici, certamente perché questo dice la legge, ma altrettanto perché se si prova ad immaginare un ennesimo rinvio, causa pandemia, delle Olimpiadi di Tokio, che accadrebbe? Si andrebbe avanti ad oltranza con gli attuali vertici?  

 

 
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